giovedì 30 aprile 2009

ECONOMIA - Pontine disoccupate croniche

Teresa Faticoni
Saranno molti di meno i lavoratori che oggi potranno festeggiare con serenità il primo maggio. Sono 19mila i cittadini della provincia di Latina senza un occupazione. Ieri l’Istat ha diffuso i dati della rilevazione sulla forza lavoro. Il periodo di riferimento è il quadro trimestre del 2008. Emerge forte e stridente il gap che ancora divide le donne e gli uomini nel mondo del lavoro. In terra pontina vivono, in età attiva – cioè anagraficamente collocati tra i 15 e i 64 anni -, 220mila persone, di cui 137mila maschi e 84mila femmine. Sul totale sono occupati 202mila, di cui 128mila uomini e 74mila donne. Il tasso di occupazione conseguente è 54,5% (inferiore a quello nazionale che è 58,5 per cento): ma gli uomini sono il 69,4% e le donne 39,8%. Cioè su 100 donne pontine in età lavorativa ne lavorano nemmeno 39. Un dato preoccupante, che dovrebbe far riflettere su quote rosa e pari opportunità. Significa che i datori di lavoro preferiscono assumere uomini, e che i servizi che alleggeriscono l’esistenza in rosa non sono ancora sufficienti. Asili nido, per esempio, o sostitutivi per le cure parentali. Da notare, inoltre, che il dato regionale è più elevato, sebbene non confortante. Nel Lazio il tasso di occupazione femminile arriva al 49%. Maglia nera, dunque per la nostra provincia. Degli occupati 16mila lavorano in agricoltura, con i dipendenti che sono 5 mila e gli indipendenti il doppio. Nell’industria sono impiegate 60mila persone, di cui 51mila sono dipendenti e il resto indipendenti. Top scorer il terzo settore nel quale si registrano 93mila dipendenti e 33mila indipendenti. Il dato fa emergere quanto annunciato già nei giorni scorsi dalla Confartigianato Latina. L’impresa autonoma funziona un po’ da ammortizzatore sociale. In sostanza sono molti quelli che pur di non uscire dal mercato del lavoro si mettono in proprio con buone prospettive di riuscita. Il tasso di disoccupazione in Italia passa dal 6,6 per cento del quarto trimestre 2007 all’attuale 7,1 per cento. Nel Lazio si attesta al 7,5%. In provincia di Latina schizza all’8,5%. Segnale evidente di come questo territorio si stia meridionalizzando. Ma a leggere il dato disaggregato c’è di che stupirsi. Il tasso di disoccupazione maschile è al 6,4% con 9 mila uomini a caccia di un impiego. Quello femminile è all’11,8% con 10mila donna in cerca di un posto di lavoro. Peggio di noi ci sono, magra consolazione, Frosinone e Viterbo. Il lavoro è un diritto garantito dalla Costituzione, che lo pone come asse fondamentale dell’Italia. Ma che paese stiamo diventando? A poco serve raccontare di crisi e recessioni. Oggi è primo maggio, la festa dei lavoratori, e sarà festeggiato con un occhio rivolto al futuro.

SABAUDIA - Il gotha pdl per Lucci sindaco

Antonio Picano
Cornice le sale dell’hotel “Oasi di Kufra”, Maurizio Lucci ha tenuto nel pomeriggio di ieri la sua prima conferenza stampa da neo candidato a sindaco di Sabaudia per il Popolo della Libertà. A far da padrini il coordinatore provinciale del partito unico di centrodestra, Claudio Fazzone, e il suo vice Fabio Bianchi, mediatori dell’accordo raggiunto qualche giorno fa con Giovanni Secci. Al tavolo centrale, anche il sindaco di Formia e coordinatore pontino Udc, Michele Forte, che con il Pdl ha siglato un’intesa elettorale, il presidente della Provincia, Armando Cusani, e naturalmente Giovanni Secci. Lo stato maggiore pontino del Pdl, insomma, a dar contorni prestigiosi all’incontro segno della ritrovata serenità interna. Aspetto che Fazzone ha evidenziato, ringraziando i dirigenti sabaudiani di An e Forza Italia per le capacità di sintesi e per aver messo al primo posto gli interessi della comunità, rinfoderando deleteri personalismi. “Ormai il Pdl – ha detto il senatore – è diventata un’unica grande famiglia, per cui la scelta di Lucci è stata ampiamente condivisa, così come la corsa di Secci alla Provincia dove in caso di elezione andrà a ricoprire un incarico amministrativo”. Poi, cambiando argomento, ha tenuto a ricordare che “noi non siamo il partito della cementificazione, ma contro una visione troppo vincolistica del Parco. Nostro intento, infatti, è conciliare protezione ambientale e fruibilità dei luoghi per uno sviluppo compatibile del territorio”. Lo stesso concetto ripreso poco dopo da Armando Cusani che, parlando del progetto di riqualificazione del lago di Paola, elaborato da Ente Provinciale e Comune, ha definito “vergognosi” gli incontri, tema presunte infiltrazioni mafiose nell’area del Parco, ultimamente organizzati. All’unisono, infine, Lucci e Secci hanno evidenziato che mai è stata in pericolo a Sabaudia la compattezza del nuovo soggetto politico, “Non mi sento sconfitto – ha dichiarato l’assessore - anzi il confronto è stato un valore aggiunto sulla strada della coesione”. “Sul fronte elettorale e della futura Amministrazione, ben poco però è emerso, se non la coalizione con i casiniani, e che posti in lista e poltrone in giunta saranno equamente suddivise tra An e Forza Italia, che dovrà farsi carico anche di esponenti delle piccole componenti del Pdl. Tra queste non figurano però i Popolari Liberali di Rosato Giulianelli, movimento che fa capo al sottosegretario berlusconiano, Carlo Giovanardi. A precisa domanda, Fazzone ha detto di ignorarne la presenza a Sabaudia, e di non avere, in ogni caso, ricevuto alcuna richiesta in merito, così come avvenuto in altre realtà locali. Affermazioni che di lì a poco hanno trovato la sarcastica reazione del coordinatore provinciale dei Popolari-Liberali, Edmondo Angelè: “Ora non esistiamo, dimenticando che Cusani era presente all’incontro di qualche giorno fa con Giovanardi a Terracina, dimenticando che fino a qualche mese fa il comune di Sabaudia constava di un assessore e di due consiglieri in quota nostra, ma soprattutto dimenticando che quando stava per materializzarsi il rischio spaccatura tra An e Forza Italia, siamo stati contattati da entrambe le parti”. Intanto sembra in dirittura d’arrivo l’accordo tra Lucci e Forza Sabaudia.

LA FORMICA ATOMICA - Fiat in America, mondo capovolto

Lidano Grassucci
Sono appassionato di automobili e sono, automobilisticamente parlando, ipernazionalista. Non credo che esistano auto tedesche in grado di avere il fascino di un’Alfa, non credo che esistano idee motoristiche geniali come una Isetta, come un’Ape Piaggio, come una 500, o una Bianchina cabrio.
Ma le auto americane… Una Corvette è indiscutibile, una Cadillac è grandezza pura. Mi sono innamorato delle auto per unaa storiella che aveva per protagonist una Ford modello T che volava.
L’America è per me il massimo. Mi inorgoglivo delle auto italiane perché Ford si toglieva il cappello davanti ad un’Alfa Romeo.
Adesso? Noi italiani, dico quelli della Fiat, andiamo ad insegnare agli americani a fare le auto. Non capisco, il mondo alla rovescia. Quando Agnelli, Giovanni il fondatore, andò in america Ford faceva 500 mila vetture l’anno, lui, il torinese, non arriva a 10.000.
Adesso i suoi tecnici insegneranno a fare le automobili agli americani.
Chi lo avrebbe mai detto, come corre il tempo.
Con orgoglio dico, lo avevo capito e già ero montato con la mia Alfa nera, mo mi sento più americano di Johan Wyiene, di Johan Ford.
Non vorrei che qualcuno in america ci prendesse sul serio producendo un film in cui sogna di fare l’italiano.
Il mondo capovolto. Alla fine della guerra gli italiani fecero la campagnola copia delle Jeep, adesso quelli della Jeep copiano la Panda.

L'ARCINRMALE- Passione politica

Lidano Grassucci
Non riesco ad appassionarmi a questa partita elettorale. Perché? Non ci sono in gioco passioni. Calma piatta. Ieri ci siamo infiammati per le veline in lista. Se non ci piacciono, c’è la preferenza, basta non votarle. E’ come con i cibi dove c’è scritto: consumare preferibilmente entro… se uno preferisce dopo è a suo rischio e pericolo. Berlusconi, come Franceschini, possono candidare chi vogliono, saranno gli italiani poi a votarli o meno. Trovo certe polemiche un po’ cretine.
Berlusconi dice che le sue ragazze conoscono le lingue e hanno due lauree. Non discuto, ma andare a rappresentare i cittadini non è come fare il concorso per commissario di polizia, in politica si rappresenta istanze, valori, interessi. Non servono le lauree servono le passioni, la capacità di capire e rappresentare gli altri. Questo non c’è più, chi fa politica è una sorta di piccolo pinguino inamidato che mette la faccia e non dice. Nel Pd per trovare una idea originale nel travaso da Veltroni a Franceschini c’è voluta una ragazza, Debora Serracchiani, per dire qualcosa, per dare un segno di vita. Era laureata, fa l’avvocato, è anche carina, ma ha fegato, ha idee, ha passione. La politica non può non essere questa roba, altrimenti è niente. La politica è che quando discuti ti incazzi, è che il fegato ti si fa grosso davanti a chi non la pensa come te. La politica è carne, sudore. Invece arrivano dei zombie, delle gatte morte che guardano ebeti nel vuoto.
Che ti vuoi appassionare nella disputa tra il molliccio similBossi che se la piglia con il molliccio similFranceschini che è in disaccordo con il Dipietrino di turno.
Ma che mondo di domani sogna sta gente?
Enrico Berlinguer (uno lontano anni luce dalla mia idea di politica) diceva: “La fantasia non è sola propria dei bambini, ma anche dei rivoluzionari, perché senza fantasia non si può immaginare il mondo di domani”.
E non vale solo per i politici: Irene Bignardi davanti al ministro Brunetta ha scambiato Brodolini per Brandolini e non si è vergognata. La Bignardi se avesse avuto amore per la politica, passione, da avversaria o da compagna di strada doveva sapere che quell’uomo era stato il padre dello Statuto dei lavoratori. Bene ha fatto Brunetta a indignarsi. Perché anche chi fa il giornalista deve avere una idea del mondo.
Insomma per fare politica, per fare i giornalisti, ci vogliono le scuole, bisogna aver letto tanti libri, ma bisogna anche avere passione.
Per questo non sono d’accordo con Berlusconi, perché credo che la politica (interessarsi della città) tra le attività umane sia la più complicata, la più difficile.
Insomma non è roba da bambini, per la politica si vive e si può morire. Sarà per questo che non mi appassionano questi dilettanti: io ho visto giocare professionisti, ho visto le immagini di Nenni e il suo vento del Nord, ho sentito tuonare (pur non condividendo nulla di lui) Almirante, mi sono innamorato di Riccardo Lombardi.
Mo sentire la Carfagna fa bene agli occhi, ma stride le orecchie.
Ho letto (non condividendo nulla) Montanelli, ora sento l’ignoranza della Bignardi e… inorridisco
Corrono tempi malati. Mi correggo, inutili.

mercoledì 29 aprile 2009

POLITICA - Mal di Pdl per le truppe Forte

Alessia Tomasini
Tra mal di pancia e mal di lista procedono le riunioni tra Michele Forte e Claudio Fazzone alla ricerca di un’intesa che possa garantire altri cinque anni di amministrazione provinciale sotto il segno della coesione e della guida del presidente Armando Cusani. Il lavoro del leader del Popolo della libertà si sta facendo più faticoso ogni giorno. Conciliare le aspirazioni con le alzate di testa non è mai cosa semplice. L’Udc di Forte vuole contare. Lo vuole fare partendo da una lista che vedrà confermati molti degli uscenti come Panfili, Tatarelli e Fusco, tutti assessori, e altri voti noti della politica pontina come Bafundi, Nardin e Di Girolamo. Una armata che mira a consolidare il peso specifico del partito fuori e dentro l’amministrazione provinciale in vista della nascita del grande centro. La strategia del segretario dell’Udc è chiara. La campagna acquisti è iniziata. Oggi saranno ratificate le tessere di Alessandro Catani, ex indipendente, e di Andrea Palombo che siede in consiglio comunale grazie ai voti di Alleanza nazionale. A questi potrebbero aggiungersi altri consiglieri comunali tra i quali qualche transfugo indeciso dell’area Partito democratico. Ma la partita vera resta quella mirata alla rivitalizzazione di una politica in crisi esistenziale. Le provinciali sono un banco di prova e un traghetto verso ben altre mire. Tradotto, per tutti, da sinistra a destra passando per il centro grande o piccolo che sia, stanno guardando al prossimo anno e a quelle regionali cui puntano Fazzone nel ruolo di presidente, Tiero per il consiglio seguito da Di Giorgi e dai Galetto per arrivare al trittico di uscenti del centrodestra come Aldo Forte, Fabrizio Cirilli e Romolo Del Balzo. Su questo palcoscenico l’Udc si sta muovendo a testa bassa per aumentare i consensi e farli pesare sul tavolo delle trattative finali, quelle per le nomine nella giunta e nelle società partecipate. Michele Forte e il suo gruppo vogliono diventare il terzo polo, essere l’alternativa al Pdl e al Pd, con la costruzione di alleanze che gli consenta di essere appetibili e vincenti. Per questo sino alla presentazione ufficiale delle liste nessuno esclude colpi di scena. Tra oggi e domani, Forte convocherà la direzione provinciale del partito per impartire alle truppe le direttive finali e concludere la compilazione della lista che ha qualche dubbio su Latina. L’imperativo di Michele Forte e dei suoi è vivere e far sopravvivere l’Udc a tutti i costi, anche a prezzo di sfidare potenziali alleati sul terreno di una caccia al voto all’ultimo consenso.

Quando il brindisi è di cuore

Maria Corsetti
Quando le idee sono semplici e sincere il loro risultato è sempre positivo. Della grande festa che si è tenuta lunedì sera al pub Ludwig di Latina rimarrà non solo il ricordo e le foto che circolano allegrissime su Facebook, ma rimarrà la traccia importante di un gesto generoso: 650 euro raccolti tra le persone che hanno partecipato per essere devolute in favore della Lilt, la lega italiana lotta contro i tumori. «Siamo davvero soddisfatti - ha commentato Gino, il gestore del pub - della risposta dei nostri clienti. Noi avevamo chiesto di devolvere un euro ogni birra consumata, ma a quanto pare sono stati tutti molto generosi, hanno capito lo spirito della nostra proposta». Una proposta che nasce dalla malattia di un amico di Gino, dalla lotta che ha dovuto combattere, dall'evidenza di quanto sia importante reperire fondi. E quanto sia intelligente chiedere qualcosa in occasione di un'inaugurazione - lunedì è stato tagliato il nastro del nuovo impianto di spillatura della birra - dove birre e buffet vengono offerte dai gestori. La musica dei fratelli Barbone per rendere più lieta l'atmosfera, il lavoro chi ogni sera accoglie con un sorriso, Gino è affiancato dalla sorella Marina e dalle collaboratrici Alina e Maddalena, una birra fresca e il calore che solo un pub sa offrire mentre fuori piove, ha reso tutto perfetto.

martedì 28 aprile 2009

BIGNARDI, BRUNETTA, DE ANDRE' E IL NANO

Sergio Corsetti
Alla destra del ring il ministro della Pubblica Amministrazione, "la Lorella Cuccarini del governo Berlusconi", Renato Brunetta. A sinistra del tappeto, la conduttrice dell’Era Glaciale, Daria Bignardi. L’intervista su Rai 2 si trasforma in un match a suon di battute e frecciatine. Quale spettacolo migliore di una ex conduttrice del Grande Fratello, infastidita dal diniego dell’indisponente Renato alla prima domanda: “ha seguito Xfactor?”? Quale spettacolo migliore di un ministro che non riesce a non sfoggiare la sua aggressività? Brunetta come il nano protagonista della canzone “Un giudice”? De Andrè canta “Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura? Te lo rivelan gli occhi e le battute della gente”. E la Bignardi insiste sul problema; Brunetta è infastidito dall’insistenza e preferisce parlare della sua vita lavorativa. Come nella canzone, “fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore che preparai gli esami”, anche il ministro parla di sacrifici affrontati per diventare “grande”. Il ministro parla, poi, di amministrazione, cita numeri, leggi e accusa la Bignardi di non aver letto il suo libro. La conduttrice lo definisce “antipatico” ma Brunetta non cambia atteggiamento, imperturbabile, è uomo di potere. Non è più solo un “piccoletto”. Brunetta diventa ministro come in De Andrè il nano diventa giudice. "E allora la mia statura non dispensò più buonumore a chi alla sbarra in piedi mi diceva Vostro Onore, e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio, prima di genuflettermi nell’ora dell’addio non conoscendo affatto la statura di Dio”. E i dipendenti pubblici…

CULTURA - De Sio, tragicomica Mrs. Robinson

Luisa Guarino
Alcol, sesso, sigarette: Mrs. Robinson usa questi tre ingredienti per bilanciare un’esistenza piatta e fatta di apparenza, con un marito mai amato e sposato solo perché incinta, e una figlia che le è del tutto indifferente. Fa quasi tenerezza nel suo sgangherato comportamento, la protagonista di “Il laureato”, in scena al D’Annunzio di Latina lunedì e ieri sera: una sempre affascinante Giuliana De Sio in un ruolo pieno di ironia e cinismo, scandito da sonore risate, che strappa più di un sorriso agli spettatori. Il testo, trasformato da film cult in simpatica commedia, perde un po’ rispetto all’originale in incisività e critica dei costumi sociali e sessuali alla fine degli anni ’60 in America, così come lo stesso ruolo della protagonista è sicuramente molto meno drammatico rispetto a quello interpretato nel 1967 (oltre quarant’anni fa) da Anne Bancroft nel celebre film di Mike Nichols, a sua volta adattato da Terry Johnson e tratto dal romanzo di Charles Webb. Nella traduzione di Antonia Brancati e Francesco Bellomo, lo spettacolo è diretto da Teodoro Cassano ed è prodotto da Francesco Bellomo e The Dreamers Productions; scene, molto eleganti e funzionali, con soluzioni particolarmente efficaci, di Carmelo Giammello; costumi di Teresa Acone; light designer Stefano Pirandello (che regala tra l’altro una magica chiusura del primo atto in violetto sulle note di The sound of silence”). A questo proposito, appare perfino superfluo sottolineare la validità della colonna sonora della pièce, curata da Renato Giordano, con i brani più belli del film, composti ed eseguiti da Simon & Garfunkel, una vera leggenda.
Nei panni di Benamin Braddock, il laureato del titolo, simpatico e disorientato, il giovane e bravo Giulio Forges Davanzati tiene egregiamente testa alla De Sio. La vicenda portante della commedia ruota intorno alla loro relazione, che si consuma in una stanza d’albergo dove non mancano battute e gag; intorno ai due un gruppo di attori molto azzeccati, che strillano, parlano, costantemente esagitati: gli attori Antonio Petrocelli, Luigi Di Fiore, Valentina Cenni, Giulia Weber, Paolo Gattini, Adriana Fortunato. Il linguaggio è molto più esplicito e libero rispetto a quello della viziata middle upper class americana dell’epoca: ma questo è un segno inequivocabile della contemporaneità, così come i parecchi centimetri di pelle scoperti in più di Mrs. Robinson (a proposito, che fastidio sentirla chiamare ‘signora Robinson’).
“Il laureato” conclude la stagione di prosa 2008-2009.

LA FORMICA ATOMICA - Febbre suina e i reduci

Lidano Grassucci
Ecco la pandemia, eccola di nuovo. Qualche anno fa aveva le ali (aviaria), adesso se ne va a zonzo tra maiali. Ci hanno invaso di immagini di cinesi con le mascherine, adesso sono messicani. Ma è tutto eguale. Gli esperti, naturalmente, rassicurano. Poi? Poi tutto torna come prima. Abbiamo paura di mostri, annunciamo catastrofi. Eppure la catastrofe è nelle cose, si muore ogni giorno. La paura è cosa assurda, sono morte 149 persone di febbre suina, ma solo ieri sono andate vie migliaia di persone per incidente stradale eppure non abbiamo messo le mascherine alle automobili, non abbiamo chiesto agli esperti se c’è pericolo, non abbiamo smesso di andare in auto. Da certi commenti si percepisce l’idea che saremmo immortali, che se non ci fosse la “pandemia” vivremmo in eterno. Purtroppo non è così. Una volta in un cartone di Yoghi, il piccolo Bubu rimprovera il furbastro orso dicendogli: “Guarda che mangiare cestini dei turisti fa male, noi orsi dobbiamo mangiare ghiande come i nostri avi”. Yoghi lo ha guardato e gli ha chiesto: “ma ti risulta che qualche nostro avo sia ancora in vita?”.
Tutto qui. Verificate anche voi quanti vostri avi siano ancora in vita e nessuno è trapassato per febbre suina.
Questa roba è buon senso, ma come la dici. Del resto già oggi la nostra vita è un miracolo: negli anni ’70 ero ragazzo e mi hanno annunciato che saremmo morti di freddo perché il petrolio sarebbe finito negli anni ’90; poi non dovevamo sopravvivere alla mucca pazza e tutti diventammo esperti di prioni; poi l’aviaria. Per tacere l’Aids l cui crescita esponenziale avrebbe distrutto la vita umana in questo pianeta.
Ecco, possiamo dire che siamo dei reduci. Possiamo dire che la vita continuerà.
Ieri gli italiani sono diventati 60 milioni, forse questa era la notizia.

GAETA - Fuga per la... vittoria?



I notisti politici della città si sono avventurati in varie ipotesi circa l'inopinato improvviso abbandono dell'aula consiliare da parte dell'undici di Raimondi. Ognuno ha detto la sua!
Chi ha attribuito la colpa alla ZTL, chi alla mozione di Gallinaro. Altri hanno ipotizzato una fuga per salvare lo... stipendio. Nulla di tutto questo!. La verità l'ha scoperta solo oggi Kocis.
Per la mattinata del 25 aprile l'undici guidato da Raimondi doveva giocare - in non meglio precisato paesino delle Marche - una partita del torneo “Un volo per Bruxelles” a cui partecipano tutte le piccole formazioni politiche che non supereranno lo sbarramento del 4%.
La formazione allenata da Raimondi è scesa in campo per difendere i colori della Melchiorre. Al vincitore del torneo andrà in premio un posto nel parlamento europeo.
Non sappiamo se hanno vinto o perso. Le partite si giocheranno rigorosamente all'alba ed a porte chiuse ed il risultato definitivo sarà reso noto solo il 7 giugno. L'unica notizia certa è l'esclusione dalla formazione del calciatore Gallinao, ala sinistra, per aver chiesto di giocare all'ala destra.

Un intervento di Sandro Pertini

«Ci preoccupa quello che si verifica con la mafia in Sicilia, la camorra nel napoletano e la 'ndrangheta – non so mai pronunciare bene questa parola – in Calabria. Però io qui mi permetto di fare questa osservazione.

Il popolo siciliano non deve essere confuso con la mafia. Il popolo siciliano è un popolo forte, popolo che ben conosco, perché negli anni passati, quando ero propagandista del mio partito, ho girato in lungo e in largo la Sicilia. Li ho conosciuti nella prima guerra mondiale i giovani siciliani, con il loro coraggio e la loro fierezza.
Il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente. Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltà greca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo. Quindi non deve essere confuso con questa minoranza che è la mafia. È un bubbone che si è creato su un corpo sano.
Ebbene, con il bisturi, polizia, forze dell'ordine, governo debbono sradicare questo bubbone e gettarlo via, perché il popolo siciliano possa vivere in pace. Così si dica della 'ndrangheta in Calabria.
Io ho girato in lungo e largo la Calabria. Se vi è un popolo generoso, buono, pronto, desideroso di lavorare e di trarre dal suo lavoro il necessario per poter vivere dignitosamente, è il popolo calabrese.
Così il popolo napoletano con la camorra. Anche qui sono una minoranza i camorristi. Parlano troppo di quello che è in carcere, capo-mafia. Quello si sente un eroe. I giornali ne parlano tutti i giorni ed è chiaro che entra il giornale in carcere e lui si sente un eroe, questo sciagurato. Ma il popolo napoletano non può essere confuso con la camorra ».

www.quirinale.it Sandro Pertini, Messaggio di fine anno agli italiani, Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1983

GAETA - Tra scomuniche e contro scomuniche un'altra fumata nera in Commissione Bilancio.

Franco Schiano
Ieri si è riunita nuovamente la commissione bilancio per tentare di eleggere il presidente, dopo le dimissioni di Gallinaro e il tentativo fallito della settima scorsa. Tentativo a vuoto anche questa volta., Nemmeno ora si è arrivati alla votazione. Quindi la commissione rimane ancora paralizzata, almeno fino al prossimo 5 maggio quando è fissata la prossima convocazione. E intanto il termine per l'approvazione del bilancio si avvicina.
Sicuramente ha pesato l'assenza di Luciani, ma sopratutto è venuta a mancare una volta di più il richiesto pronunciamento di Raimondi e Magliuzzi. “Anzi - come ha affermato Vecchio - la questione si è ulteriormente complicata. Infatti se nella precedente riunione la situazione d'incertezza riguardava solo il sottoscritto e Laselva, ora riguarda anche il consigliere Gallinaro che sembra essere anch'esso stato espulso dalla maggioranza. Si rende pertanto – ha concluso Vecchio – più urgente che mai un pronunciamento del Sindaco, che porta tutta la responsabilità politica dello stato di cose che si è venuto a creare ”. Durante il dibattito, Gallinaro, che aveva in apertura incassato la solidarietà di tutti i membri della commissione per il metodo con cui è stato estromesso dal suo gruppo politico, ha dichiarato:” Mi dispiace che non siano state ben colte le motivazioni delle mie dimissioni. Qualcuno ha confuso la mia fedeltà al programma amministrativo con la fedeltà alle persone. In attesa di un chiarimento ufficiale del Sindaco sulla mia posizione, non posso far altro che astenermi.” Una seduta imbarazzante, durante la quale si è passati dall'autocandidatura alla presidenza di Paone, quale unico “membro certo”della maggioranza presente, addirittura ad una possibile presidenza di Minoranza, quella ufficiale (Matarazzo/Ranucci). La decisione di rinviarla al 5 maggio(data famosa) è stata accolta come una liberazione generale. A margine della riunione Gallinaro, a proposito della sua “espulsione”, ha ribadito di non aver mai aderito al partito della Melchiorre, e che nell'attesa di conoscere il pensiero del Sindaco, non intende affatto abbandonare l'MDP, di cui è l'unico legittimo rappresentante in consiglio, semmai sarà qualcun altro a doversi cercare un'altra casa. Come a dire che semmai è lui che “espelle” Magliuzzi” dal gruppo consiliare MDP, non il contrario!Una questione tecnica regolamentare in base alla quale potrebbe essere il Presidente del Consiglio doversi scegliere un'altro gruppo consiliare.

TERRACINA - Guerra sugli arenili, Nardi si giustifica

Francesco Avena
È polemica aperta sull’affidamento a privati dei tratti di spiaggia in concessione al Comune. Dopo la notizia dell’apertura di un bando di gara per consegnare a privati gli arenili, fino alla scorsa estate gestiti direttamente dal Comune, si è sollevato un vespaio di polemiche. Ieri l’intervento di Lucia Berti, dell’associazione Città partecipata. «Tra una crisi e l’altra il sindaco Nardi, pur sostituendo deleghe e assessori, continua ad amministrare in assenza totale di progettualità attuando una politica sempre più scellerata della cosa pubblica. Le spiagge ne sono l’ultima prova. L’amministrazione nonostante abbia avuto tutto il tempo necessario, a partire da fine stagione 2008, per trovare le adeguate modalità della gestione diretta, ha perso del tempo nel suo stato di crisi permanente riducendosi ad affrontare la questione arenili solo a ridosso della stagione estiva 2009». Cosa che costringe tutti ad agire di fretta, visto che l’estate è alle porte. Non si è fatta attendere la replica del sindaco Stefano Nardi. «Il Comune di Terracina rimane titolare delle concessioni e non c’è nessuna privatizzazione dei tratti di arenile oggi messi a bando. Le condizioni economiche del Comune ci impongono scelte oculate. Non possiamo più assumere direttamente il personale per la gestione degli arenili né garantire i costosi servizi essenziali (assistenza ai bagnanti, ecc.)». In altre parole, senza le disponibilità in cassa, il servizio ai cittadini non si può più offrire come negli anni passati. La concessione resta del Comune che continuerà a pagare le spese demaniali, mentre la gestione passerà a chi si aggiudicherà la gara, sborsando cifre a cinque zeri proprio alla tesoreria municipale. «È probabile che i residenti – incalza la Berti - possano essere sfavoriti nell’affitto dell’ombrellone e nella fruizione di altri servizi nelle spiagge attrezzate, a differenza di quanto avveniva nelle stagioni scorse. L’amministrazione pur prevedendo nel bando un prezzo agevolato per i residenti (per un ombrellone e due sdraio circa 400 euro stagionali), non stabilisce criteri per garantirli rispetto al turista. Per questa grave assenza regolamentare, è chiaro che per il gestore privato sarebbe più conveniente assegnare il posto ombrellone ad un non residente per ricavarne maggior profitto». Anche su questo punto la risposta del sindaco Nardi. «Il bando prevede agevolazioni di punteggio per il concorrente che praticherà le tariffe più convenienti per residenti e invalidi».

SABAUDIA - Sindaco, già 4 gli aspiranti

Antonio Picano
Clima finalmente sereno (almeno all’apparenza) tra Alleanza Nazionale e Forza Italia, dopo l’accordo siglato Fazzone-Fabio Bianchi, che ha portato all’investitura ufficiale di Maurizio Lucci a candidato a sindaco di Sabaudia con i colori del Popolo della Libertà, dopo mesi e mesi di duello con Giovanni Secci. Atmosfera distesa e goliardica, affermano i presenti, nella serata di lunedì ai tavoli del noto ristorante del Lungomare Pontino, scelto dai protagonisti per santificare la ritrovata compattezza. Ma si sa che spesso dissapori e malumori trovano ben poco spazio davanti ad un bel piatto di spaghetti, diluendosi tra i fumi del gusto e dell’allegria indotta. Archiviati i brindisi, al partito unico di centrodestra toccherà ora inserire i tasselli giusti nella lista elettorale e nel mosaico della squadra di governo, sempreché la cittadinanza confermerà il trend di consensi registrato nelle ultime consultazioni amministrative. Se i finiani hanno incamerato la candidatura alla carica più prestigiosa, gli azzurri non sono certo rimasti a bocca asciutta. A loro, secondo il patto avallato dai vertici provinciali, oltre al lancio di Secci nella competizione per la Provincia, spetteranno in dote 12 o 13 nomi nell’elenco elettorale (comprensivi anche di un paio al massimo d’estrazione Dca e “cespugli” vari), il vice sindaco, il rappresentante nel Cda del Parco e la maggioranza degli assessorati. Si parla di 4 alla corrente berlusconiana, 2 ad An e di uno a disposizione dell’Udc, prossimo ad entrare nella coalizione, così come una prevista lista di sostegno al primo cittadino. Mentre ancora incerto appare il ruolo che andranno ad assumere i Popolari Liberali di Rosato Giulianelli che ieri sera a Terracina hanno ricevuto la visita del leader nazionale Carlo Giovanardi e che già oggi potrebbero sciogliere la riserva. Con il decollo di Lucci, son già quattro ad oggi i pretendenti alla guida della futura amministrazione: Franco Brugnola (Pd), Luciano Sangugni (Progetto per Sabaudia) e Alberto Lattuille (Italia Condivisa). Non pervenute ancora, invece, le intenzioni di Nuova Area per il Pdl di Salvatore Schintu e di Forza Sabaudia, ramo del Coordinamento delle Attività Produttive, rimaste nell’attesa speranzosa che gli sviluppi della querelle Lucci-Secci conducessero ad una frantumazione del maggiore partito di centrodestra. In realtà, visto che almeno formalmente An e Forza Italia ne sono venute fuori con reciproca soddisfazione, starebbero accelerando sulla strada di una intesa per non consentire al Pdl, elettoralmente parlando, di far terra bruciata attorno a sé. In caso positivo, il candidato a sindaco potrebbe andare in quota al raggruppamento degli imprenditori che all’uopo avrebbero già pronto un ampio ventaglio di nomi. Da decifrare, infine, le mosse del “Movimento Per la Nostra Terra” di Enrico Gambacurta e Piero Giuliani.

APRILIA - Ottantamila presenze in tre giorni, la Fiera dei record a Campoverde

Carmen Porcelli
I problemi legati al Polo fieristico di Campoverde, la struttura di proprietà comunale posta sotto sequestro per problemi di agibilità, non ha scoraggiato l’arrivo di visitatori alla edizione 2009 della Mostra Agricola Campoverde. Anche quest’anno, come le 81mila presenze registrate, è stata raggiunta una cifra da record.
La Fiera Nazionale dell'Agricoltura , aperta dal 23 al 26 aprile, nelle sole due giornate di sabato e domenica, ha incassato il pienone cone oltre 50mila ingressi, ma ha riscosso successo anche per l'apporto delle scuole 187 classi che hanno visitato, con insegnanti e accompagnatori, la fattoria didattica ed il salone delle farfalle all'interno dei 6 ettari di area espositiva. L’obiettivo di portare i bimbi in fiera, insomma, è stato raggiunto. Del resto per loro, oltre all’esibizione dei butteri e al tractor pulling, il divertimento è stato assicurato dalla presenza degli animali in fiera, tra cui cavalli, pony, cammelli, lama e mucche nane. Cresciuto anche il numero di espositori: una maggiorazione del 15% con il padiglione del Biologico, delle bioenergie e del Salone dell'Olio. Davvero un ottimo risultato. Soddisfatta la Tre M, società che organizza la Fiera Nazionale dell'Agricoltura di Campoverde e che per il 2010 ha in programma una grande festa per celebrare il 25° anniversario della Mostra Agricola. «Questa manifestazione deve essere un esempio», spiega il Presidente della Tre M Cecilia Nicita «Abbiamo creduto e crediamo da sempre in questo evento, lo abbiamo dimostrato specialmente quest'anno riuscendo a mettere in piedi la Mostra Agricola nonostante le avversità. Credo che le cose belle debbano essere tutelate ed incentivate. Tutte le istituzioni devono essere più vicine a chi promuove il territorio, per non ritrovarci come negli ultimi anni in emergenza».
Per il prossimo anno la Fiera vuole crescere ancora di più in termini di spazi espositivi, proprio per celebrare i 25 anni: «Ci servirà la collaborazione di tutti, speriamo di non avere ostacoli, ma anzi di essere sostenuti dalle istituzioni».

CISTERNA - Danni al kiwi, il Comune chiede lo stato di calamità

Maltempo: ingenti danni all'agricoltura e all'intero comparto produttivo. Si aggrava la crisi di un settore, quello agricolo ed in special modo del kiwi, già penalizzato da una serie di congiunture negative, a causa di pioggia, vento e grandine abbattutesi sulla provincia din questi giorni. Il Comune di Cisterna ha già attivato le procedure e preso contatti con i competenti Uffici regionali al fine di avanzare la richiesta per chiedere l'accertamento dei danni e il riconoscimento dello "stato di calamità naturale" per il territorio comunale. Il Sindaco Mauro Carturan e l'Assessore all'Agricoltura, Antonello Merolla, hanno avuto modo di ascoltare i problemi che le piogge persistenti di questi giorni ed il forte vento hanno causato all'intero comparto, soprattutto alle produzioni di kiwi. Trattandosi di un settore trainante per l'economia locale è stato chiesto alla Regione Lazio lo stato di calamità e la possibilità di studiare interventi economici per risollevare le sorti del settore.

LA FORMICA ATOMICA - Un po' di sole per tutti

Sergio Corsetti
Mala tempora. Vento forte, caldo, sahariano. La pioggia, poi, colpisce ancora la provincia. A terra i rami e le strutture che non hanno resistito alle intemperie. Semafori, cornicioni, tabelloni e tetti. La brutta stagione ha deciso di non andare via, resiste. Un po' simboleggia la brutta situazione che vive il paese e la provincia. La crisi economica che l'attanaglia. Nel comprensorio pontino si susseguono notizie di aziende in difficoltà che chiudono o mandano a casa, in cassa integrazione, i propri lavoratori. Mala tempora se pensiamo a una classe politica che ora, in previsione delle elezioni, europee e provinciali, prometterà il promettibile che poi difficilmente, come al solito, riuscirà a garantire. Una classe politica che è attaccata alla poltrona e che lotta, coltello tra i denti, per conservarla pur non essendo in grado di dare risposte ai problemi e alle esigenze dei cittadini. Una politica attenta quasi esclusivamente alle prebende e ai benefici che il politicante di turno può avere e non sulle potenzialità che può mettere a disposizione della collettività. Non sul contributo. Eppure al di là delle colline deve esserci un arcobaleno. C'è sempre stato. La storia umana, la storia delle nostre genti è piena di momenti di crisi superati brillantemente grazie alla coesione e alla volontà. Questo dovrà essere lo spirito. Lo spirito della nuova generazione che si affaccerà al mondo del lavoro e a quello della politica con idee nuove e fresche. Anche la politica dovrà trarre nuova linfa da questi giovani che riuscirano a tener fuori dai loro comportamenti tutti i vizi dei loro esempi politici. Che bello sarebbe se i giovani amministratori del futuro traessero spunto dai loro nonni, quelli che nei lontani anni della liberazione determinaro la rinascita dell'Italia e il suo sviluppo socio economico. Se ancora si dibatte sul valore del 25 aprile, se giustamente ci si confronta sulla mozzarella del 26 ora la lezione del 27 aprile dovrebbe essere semplicemente: rimboccarsi le maniche e crederci. Solo così potrà arrivare il sospirato bel tempo per noi e per i nostri figli. Insieme agli Almamegretta come non cantare "Sole quando sorgerai su di me su di noi? Vorrei sole su di me su chi non l’ha visto mai".

TV - Se la rossa non va, meglio il divano

Sergio Corsetti
Quando la rossa non va, il popolo della rossa sonnecchia. Ebbene sì, l'annata di Formula 1 si preannuncia grama per la Ferrari. Colpa di un disegno mal riuscito e della capacità delle altre marche costruttrici di giocare sul filo del lecito e delle interpretazioni regolamentari. La rossa di Maranello, che aveva sbaragliato il campo degli avversari negli anni scorsi e anche nelle prove di quest'anno, sta pagando pegno. Mai classificata nelle prime tre, una sola volta, in queste prime tre gare, una vettura è arrivata alla bandiera a scacchi, per miseri 4 punti. Meglio che niente. Le ripercussioni si hanno sulle trasmissioni televisive. Rai e Sky F1 stanno perdendo vertiginosamente telespettatori. La domenica per gli appasssionati di automilismo nostrano diventa una tortura. Nonostante almeno nei primi giri ci sia molta più bagarre. La televisione si trasforma in un oggetto da rifiutare, la poltrona in un comodo giaciglio tanto se la rossa non va tanto vale riposarsi. Allora? La speranza è l'ultima a morire; anche per Rai e Sky. I due colossi contano su una rapida ripresa della Scuderia. Lo spartiacque della stagione diventerà il Gran premio di Barcellona. Se in questi pochi giorni il reparto corsa della Ferrari riuscirà a trovare soluzioni idonee a superare il gap allora si tornerà alla normalità. Rossa sul podio, Massa e Raikkonen vincitori di almeno una corsa ogni due, inno di Mameli sparato a tutto volume dal podio con sullo sfondo il tricolore della azienda che fa capo al gruppo Fiat. Altrimenti? Tanto vale sonnecchiare sul divano anche perché mica si potrà guardare per un anno intero un paracarro (Jenson Button) e un pensionato (Barrichello) e sul podio l'auto del patron di Virgin radio, Richard Branson…

Cattivik Sopravvissuti al Cern, sterminati da galline e maiali

Maria Corsetti

E dopo galline e mucche sotto processo ci vanno i maiali. L’aviaria che doveva sterminarci è rimasta confinata a pochi casi nel mondo, altrettanto è accaduto per il morbo causato dai bovini impazziti, ma state sicuri che i suini non perdonano. Oltreoceano si registrano 81 casi in Messico e 20 negli Stati Uniti. In Europa solo sospetti, in Italia per ora non è successo nulla, ma prudenza vuole che si aboliscano braciole e salsicce dal menu. In realtà la febbre suina non si trasmette ingerendo carne, ma per contagio da animali vivi oppure da uomini contagiati. Occhio quindi a chi si frequenta: bisogna accertarsi che di recente non sia stato in America e che non abbia l’abitudine di passeggiare tra i porcili, che abbia amicizie corrispondenti ai requisiti di cui sopra. Il virus si trasmette per le vie respiratorie. Attenzione sul pullman o in treno, lo sbadiglio di qualcuno potrebbe tramutarsi in una tentata strage. Dicono che presenti gli stessi sintomi della più banale delle influenze, ma vuoi mettere quanto potrà essere fico un giorno poter raccontare di essere sopravvissuto alla peste del terzo millennio. Sempre che qualcuno sopravviva perché di sicuro tra un po’ arriverà la terribile febbre del dromedario, destinata a sterminare l’umanità.
Che, ad andare mica poi tanto indietro nel tempo, doveva finire lo scorso settembre 2008, grazie agli esperimenti del Cern di Ginevra. Per questo mondo sarebbe stato il modo più elegante di chiudere la sua storia: con un grandissimo omaggio alla scienza. Siamo ancora qui, ineleganti come sempre, a combattere galline e maiali.

Latina- Travolto dal ramo, grave ciclista

Daniela Bianconi
Non era proprio quella che può essere definita la giornata ideale per andare a fare una passeggiata in bici. Il primo nemico era il vento, il secondo, conseguenza del primo, i rami pericolanti. La causa principale alla base del grave incidente di cui è stato protagonista un 64enne di Anzio, è a scarsa manutenzione degli alberi. Erano da poco passate le 9 di ieri mattina quando, per cause che sono ancora al vaglio delle forze dell'ordine all'Acciarella appena dopo Torre Astura al confine tra la Provincia di Latina e il comune di Nettuno mentre Roberto Borello era in sella alla sua bicicletta è stato travolto da un pesante ramo che si è staccato da un albero posto ai margini della strada. L'uomo in seguito al violento urto è caduto dalla bicicletta ed è finito rovinosamente sull'asfalto. Un uomo che era alla guida della sua macchina e che, ha assistito impotente alla scena ha immediatamente chiamato i soccorsi. Dalla centrale dell'Ares è stata attivata l'eliambulanza. I medici hanno subito riscontrato una grave lesione alla colonna vertebrale e, in sinergia con i medici dell'ospedale Cto di Roma hanno disposto l'immediato trasferimento nell'ospedale capitolino. Qui l'uomo trasportato con un codice rosso, colore che indica i casi più gravi, è stato ricoverato e la sua prognosi resta riservata. Il colpo, almeno stando ai primi esami ai quali è stato sottoposto gli hanno causato una lesione particolarmente grave alla spina dorsale e corre il rischio di non poter più camminare. I carabinieri hanno chiuso la strada per consentire ai Vigili del Fuoco di rimuovere i rami dal centro della carreggiata. Il centralino dei Vigili del Fuoco del capoluogo pontino ieri è andato letteralmente in tilt. Decine sono state le chiamate che sono arrivate al 115 per segnalare altrettante emergenze legate al maltempo e soprattutto al vento che ha sradicato rami dagli alberi. I Vigili del Fuoco sono intervenuti con tre partenze per far fronte a tutte le situazioni delicate che si sono registrate lungo le strade pontine. Puntuale, proprio in merito ai rami pericolanti è arrivata anche la precisazione di Giorgio Libralato, esponente dei Verdi. «Il pericolo è relativo al fatto che gli alberi non hanno un'adeguata manutenzione Alcuni danni risalgono al luglio 2005 (circa 30.000 euro ai vari impianti e apparecchi elettrici e elettronici della zona, senza calcolare ilvalore dei prodotti nei congelatori e frigoriferi da buttare) e lo scorso anno con diversi alberi caduti sulla strada, addosso alle macchine (la mia compresa) in transito, incidenti evitati per caso avrebbero consigliato, agli enti preposti, di intervenire per prevenire.Il forte vento ha riproposto il problema, e io ho scritto agli organi competenti».

Latina - Palmyra, una nuova realtà associativa

Luisa Guarino
Continua ad arricchirsi l’articolato panorama delle associazioni no profit di Latina. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il sodalizio culturale italo-arabo Palmyra, presieduto dal professor Hassan Raad, che si occupa di progetti e di integrazione dal punto di vista sociale e culturale con il mondo mediorientale. L’associazione nasce dalla consapevolezza della necessità di rendersi più visibili dal punto di vista socio-culturale proprio in relazione alle ondate di immigrazione che hanno visto le comunità locali della nostra provincia crescere in modo esponenziale. Le famiglie di origine araba che vivono sul nostro territorio comportano una serie di implicazioni sotto ogni profilo, e l’associazione Palmyra si prefigge due obiettivi paralleli: 1) Agevolare l’integrazione di questi nuovi cittadini, ma allo stesso tempo, nell’ottica di una migliore convivenza civile basata sulla tolleranza e il rispetto, educare anche le nuove generazioni arabe ai loro diritti e doveri per vivere nella società italiana: dunque un’integrazione che permetta di creare una società multietnica e globalizzata basata sul rispetto reciproco. 2) Far conoscere alla società ospitante la realtà degli immigrati, la loro cultura di provenienza, la lingua, la religione, gli usi e i costumi, in vista di un reciproco arricchimento dato dalla conoscenza l’uno dell’altro, nella consapevolezza che il concetto di cultura deve unire i popoli e non dividerli.
Nell’ambito dell’integrazione dunque l’associazione culturale per l’amicizia euro-araba Palmyra di Latina promuove diverse attività: organizza corsi, conferenze e convegni sull’integrazione e la convivenza tra due civiltà diverse; tiene corsi di cultura araba nelle scuole di ogni ordine e grado, corsi di lingua araba di vari livelli, corsi di lingua italiana per stranieri; agevola il mondo produttivo locale, offrendo sostegno e servizi (traduzioni in simultanea) sia a chi intende avviare un’attività con i paesi arabi, sia per le delegazioni arabe che vengono a Latina.
Per ulteriori informazioni, si prega di contattare Hassan Raad, presidente, 338.4483217-348.6531011; Stefania Sofra, referente dei progetti e dei corsi di arabo a Latina, 347.3601609. La neonata associazione culturale ha scelto come logo l’immagine di Zenobia, regina di Palmyra (Siria), dove regnò dal 267 al 271 dopo Cristo. La sovrana si ribellò contro l’Impero romano e tra il 269 e il 270 occupò la Bitinia e l’Egitto. Ottenuto il potere, si attribuì titoli divini e si definì “discendente di Cleopatra e di Semiramide”. Ma con l’imperatore Aureliano le cose cambiarono e fu ristabilito il controllo romano: dopo l’assedio di Palmyra, Zenobia venne catturata con il figlio e relegata in una villa di Tivoli, dove morì nel 275. Un’altra versione narra invece che la regina morì suicida durante il suo viaggio a Roma.
L’associazione culturale Palmyra partecipa al IV Meeting della solidarietà in programma a Latina da oggi al 3 maggio.

lunedì 27 aprile 2009

BOTTA ... - 25 aprile, ha ragione Gianpaolo Pansa

Salvatore Delio (Coordinamento del Movimento Repubblicani Europei - Gaeta)
Gent.mo Direttore,
sono un Suo assiduo lettore e non mi sono perso il Suo editoriale "Buonanotte popolo" sulla edizione di domenica 26 aprile del Nuovo Territorio. Ho condiviso in linea generale la Sua idea di resistenza e di lotta partigiana, in particolare che una lotta armata per la libertà e la democrazia Ë anche e soprattutto una lotta di sangue. Lei ha incalzato sul concetto di una violenza necessaria osservando che la storia non è quel gran calderone "dove i buoni dovrebbero essere ingenue dame di San Vincenzo" a giustificazione del prezzo di sangue sempre pagato da conquiste di libertà e democrazia. Fin qui La capisco, la violenza come mezzo per un fine nobile di democrazia pure. Ma non capisco chi usa la violenza come mezzo per eliminare l'odiato dittatore in nome di democrazia e libertà, ma nel contempo sopprime chiunque altro abbia una visione di libertà e democrazia diversa dalla propria. Il fine di quella violenza appare solo desiderio di instaurare la propria dittatura in luogo di quella di altri. Mi ha sorpreso poi, che Lei taccia Gianpaolo Pansa di revisionismo di comodo quando egli narra di azioni non proprio "eroiche" messe in atto da certe frange della lotta armata partigiana che, più che una generica libertà dal fascismo, miravano a realizzare la propria visione di libertà materializzata da una visione comunista della società italiana post fascista. Però, in nome di quella visione di libertà si uccidevano non solo chi incarnava per loro il male assoluto ( i nazifascisti), ma anche chi semplicemente aveva una visione di libertà diversa da quella incarnata dal comunismo del tempo. Gianpaolo Pansa non ha bisogno della mia difesa, ma egli narra fatti che un giornalista ha il dovere di narrare, senza trarne conclusioni preconfezionate per il lettore. Ed in ciò egli, penso io come lettore, ha fatto opera di diffusione della conoscenza e non di opportunistico giornalismo revisionista modaiolo e di comodo. Il 25 aprile è festa della libertà e della democrazia, ed io sono libero anche perché persone come Pansa hanno avuto il coraggio di dire verità scomode e sgradite alla "cultura dominante" che, come tale, reca in sé già il germe pericoloso di ogni forma di fascismo che intendiamo condannare. In questo 25 aprile, Gent.mo Direttore, c'è anche chi, come me, vuole ricordare con cuore riconoscente tutte le brigate partigiane del partito di azione, ma una in un modo particolare : la brigata "osoppo" che ora non vive più perchè brutalmente trucidata a tradimento all'inizio del 1945 in Friuli sul confine orientale da uomini di una brigata partigiana comunista comandata da Mario Toffanin detto "Giacca". Giacca, narra Gianpaolo Pansa nella "grande bugia" (non smentito fino ad ora, che io sappia), era uno di quei comunisti fanatici i cui soli idoli erano Stalin e Tito e che considerava fascista chiunque non fosse comunista. Sempre Pansa, si chiede sbigottito: Giacca fece quella strage di sua iniziativa o ebbe ordine dai dirigenti del PCI friulano ? Fu quella una vergogna che vide partigiani uccidere altri partigiani per divergenza di opinioni politiche. Anche oggi, purtroppo, si vede qualcosa di simile in certi comportamenti politici di certi partiti che, pur di eliminare i più piccoli partiti politici concorrenti, non esitano ad "uccidere" ( per annientamento) la democrazia partecipativa con leggi di sbarramento camuffate dalla ricerca di una falsa semplificazione che in realtà altro non è che "eliminazione fisica" di ogni altro concorrente politico che non si sia uniformato al pensiero unico dominate del PDL e del PD. Gent.mo Direttore, cito a tal proposito dal libro di Pansa, pag.356, il ritratto che ha dato dei partigiani della Osoppo il critico Roberto Silvestri de "Il manifesto": "Lassù, ad aspettare i viveri e gli ordini degli alleati, c'è chi vuole un' Italia democratica, a suffragio universale, ma dove comandino gli stessi di prima, a parte adeguati ritocchi istituzionali. L'Italia di Sogno, Pacciardi, Cossiga e Andreotti; chi vuole fare di tutto, persino bande armate clandestine di nome Gladio e di cognome Stragi, pur di fermare i rossi, la democrazia sostanziale, la parte finale del risorgimento italiano". Era chiara (lo spiega meglio Pansa) la motivazione politica della strage dove morì il partigiano delegato del Partito d'Azione" commissario politico Gastone Valente detto Enea, unitamente ad altri partigiani cattolici e socialisti.

... E RISPOSTA - Giustizia e libertà, altro non so

Lidano Grassucci
Caro Salvatore Delio la ringrazio per l’attenzione che mostra nei miei confronti e di ciò che scrivo. Mi sento figlio, politico, dei ragazzi di Giustizia e Libertà, non sono mai stato comunista. Odio Stalin tanto quanto tutti gli altri dittatori, e non mi piace neanche Castro. Quindi non volevo giustificare nefandezze che durante la guerra civile sono state commesse dentro la Resistenza, né giustifico le vendette dopo la fine della guerra. Ma, ripeto, non erano tempi normali, ma tempi di guerra. Ho spiegato nel mio articolo che se avessero vinto quelli che “volevan far come la Russia”, noi saremmo andati in montagna, come contro tedeschi e fascisti.
Detto questo, per onesta intellettuale, voglio sottolineare che una grande parte del movimento, e del consenso, del Pci ereditò pezzi della tradizioni riformista socialista (penso al sindacato, al movimento delle cooperative, a molte amministrazioni locali). Per questo la sua storia è “originale” dentro il movimento comunista internazionale.
Sono, come ho sottolineato più volte, socialista e per usare le parole di Sandro Pertini: “Se venissero ad offrirmi la più grande giustizia sociale al prezzo della libertà, la rifiuterei. Da socialista la rifiuterei perché senza la libertà non esiste giustizia. Ma se mi dicessero che può esistere la libertà senza giustizia, mi troverei davanti uomini liberi di imprecare, ma che non potrebbero vivere. Parimenti la rifiuterei”. Non ho nulla da aggiungere, giustizia e libertà sono questi i miei valori.

LA FORMICA ATOMICA - Rintronati, tronati & co. No capacità? No voto

Sergio Corsetti
Di nuovo elezioni, tocca a provinciali ed europee. Con la formalizzazione delle candidature ormai alle porte cominciano a conoscersi i nomi dei soliti noti (le cariatidi) o anche degli illustri sconosciuti (i tronisti) che verranno lanciati nell'agone politico. Iva Zanicchi, eletta la scorsa legislatura al Parlamento europeo, non deve aver insegnato nulla. Non è stata sufficiente a far capire ai nostri signori delle liste che sarebbe l'ora di puntare sul concreto, su chi ha gli strumenti giusti e sa fare politica, oltre ad aver voglia e tempo di farla. Ma, ancora una volta, i desideri di avere una classe dirigente preparata e affidabile sembrano già svaniti. Tra i candidati rigorosamente selezionati dai vertici: un portiere del Milan per Firenze, una hostess dell’Alitalia per Di Pietro, una ex grande fratello per Berlusconi, un volto del tg1 per il Pd e una tronista per il consiglio di Sabaudia. Il cittadino elettore dovrebbe cominciare ad essere più esigente. Dovrebbe pretendere dai candidati la dimostrazione di avere le capacità per il ruolo. Una preparazione specifica in campo politico-amministrativo e delle idee "cantierabili" in tempi certi. Anche perché, un amministratore di condominio può essere scelto sulla base dei film che ha girato o dalle trasmissioni televisive alle quali ha preso parte? Se per un qualsiasi lavoro servono dei titoli e una preparazione professionale perché per le cariche istituzionali si può improvvisare? Tanto varrebbe, allora, puntare sul sorteggio. Nomina assegnata dall'alea, di breve durata e con la possibilità di rinunciare. Dietro la provocazione si nasconde tutta la sfiducia per la classe politica. Non ne abbia la tronista Alessandra Pierelli candidata per Insieme per Sabaudia ma oltre una bella bella faccia, un bel portamento, una bella presenza televisiva ci vuol di più. Si fa presto a dire sì a una candidatura; più difficile chiedersi che cosa si può dare per la comunità. Solo se tutti facessero così, potremmo liberarci di tronisti, rintronati and co. Nel caso in cui l'elettore sovrano lo voglia, ovviamente.

GAETA - PD,Primarie fratricide

Franco Schiano
Domenica si sono tenute le primarie per determinare le candidature dei collegi due provinciali di Gaeta. Per quanto riguarda il collegio di Gaeta 1, i contendenti erano Pina Rosato e Salvatore Di Maggio, entrambi eletti nell'assemblea nazionale. Alla votazione hanno partecipato tutti e 50 i membri del direttivo cittadino. Salvatore di Maggio ha ottenuto 25 voti, Pina Rosato 24 voti. Una scheda bianca. Per il collegio di Gaeta 2, invece non c'è stata competizione, essendo Emiliano Scinicariello l'unico candidato. Questo risultati saranno oggi valutati dagli organi provinciali che faranno le scelte definitive.
A leggere questi dati, sembra che il tempo sia passato inutilmente. Siamo tornati esattamente agli inizi quando gli organi furono formati con il criterio di una equa ripartizione tra ex margheritini ed ed ex DS, con l'auspicio e la speranza che il tempo avrebbe provveduto a far sparire quelle differenze iniziali. Non è successo. Si è voluto andare ad una conta, che ha sancito un partito spaccato esattamente in due parti uguali. Verrebbe da aggiungere anche contrarie. Una conta che, voto più voto meno, ha confermato questa netta divisione che non era affatto difficile prevedere.
Andare a queste cosi dette primarie – con un risultato così divaricante - è quanto di più deleterio ed autodistruttivo potesse essere messo in atto. Non è una novità che in un partito che non ha padroni non si trovi una larga convergenza sulle candidature. In questi casi si è sempre ricorso alle candidature istituzionali:segretario, consigliere, assessore. Con un segretario esperto come Agostino Di Mille, non è pensabile cadere in una simile amnesia, a meno che qualcuno dei due concorrenti pensasse di ottenere più voti di quanti poi ne ha raccolti. Forse si pensava di ripetere il 31 a 19 che portò Di Perna a segretario. Qualcosa non ha funzionato, ed ecco il partito diviso una volta di più, con frizioni che le elezioni non potranno che acuire. Visto il sostanziale pareggio tra i due, Di Maggio e Rosato, sarà la direzione provinciale a scegliere sulla base di considerazioni di più ampio respiro. Qualunque sarà la scelta difficile pensare che i sostenitori dell'escluso/a faranno confluire i voti pacificamente sull'altro. E' probabile che a goderne, a seconda della scelta, saranno il candidato dell'IDV (Ciccariello)o quello della lista del candidato presidente Amici, ancora da designare. Non vogliamo pensare che qualcuno avesse programmato anche questo...

Anche Kocis è tra quelli che pensano: Magliuzzi segue molto.... Raimondi.

GAETA - Gallinaro e il salto della quaglia

Franco Schiano
La scelta di Luca Gallinaro di candidarsi alle provinciali in una lista che sostiene il presidente Cusani, gli costa l'espulsione sia dalla maggioranza raimondina che dal MDP-LD. E' quanto si evince da un comunicato diramato dal MDP-LD ieri pomeriggio che così motiva quella che viene definita “una presa di distanza” dal Consigliere Comunale Luca Gallinaro: “Il Direttivo e l’Assemblea del M.D.P.-LD si riconoscono nella linea politica nazionale del gruppo Liberal Democratici Riformisti che si colloca all’opposizione del governo di Centro-Destra. Tale linea è seguita in tutte le istituzioni regionali, provinciali e comunali dove LD ha suoi rappresentanti.
La scelta del Consigliere Gallinaro di candidarsi nelle fila di una lista di Centro-Destra a sostegno del Presidente Cusani, senza un adeguato e democratico confronto con il gruppo politico del quale era rappresentante nel Consiglio Comunale cittadino, è una posizione personale che lo pone in contrasto con lo spirito e la attuale linea politica del M.D.P.- LD. Anche la posizione amministrativa del Consigliere Gallinaro,- prosegue il comunicato - lungi dall’essere concordata con il Movimento, appare spesso imprevedibile e con effetti, quantomeno, imbarazzanti per la coalizione di maggioranza, come la vicenda legata alle sue dimissioni da Presidente della Commissione Bilancio. Tali comportamenti contrastano con la linea politica ed amministrativa del Movimento il quale conferma il proprio ruolo nel Consiglio Comunale a sostegno del Sindaco Raimondi che, peraltro, i LD hanno candidato al Parlamento Europeo. I Dirigenti nazionali - aggiunge ancora il documento - riconoscono l’impegno dei responsabili locali nella strutturazione del partito LD di forte ispirazione liberale, democratica e riformista e lo ritengono la “casa ideale per i rappresentanti civici provenienti dalla società civile, movimenti e liste locali”. La conclusione è affidata ad una cortese frase di commiato:“Al Consigliere Gallinaro si augurano successi per i prossimi impegni, con il vivo rammarico della separazione di obiettivi politici ed amministrativi.” La cosa un po' curiosa è che fino ad ieri Gallinaro era il coordinatore eletto del MDP, oltre che capogruppo consiliare. Non sappiamo se e quando sia mai avvenuta la confluenza del MDP nei LD della Melchiorre, ma queste sono questioni che nella seconda repubblica hanno scarso valore. Di sicuro Gallinaro non ha nessuno a cui poter formalmente – ammesso che lo volesse – ricorrere contro questa sua “espulsione”. Sempre per rimanere nei paradossi: se, Gallinaro non è più nell'MDP non ne può essere più il capogruppo consiliare. Come farà Magliuzzi a conciliare la carica di Presidente del Consiglio con quella di capogruppo – incompatibili a norma di regolamento? Ma queste sono questioni formali che non trovano troppa attenzione di questi tempi. Di concreto c'è che la maggioranza si è ristretta a 11 più il Sindaco, oltre naturalmente alla chiara inequivocabile e dichiarata appartenenza al campo del centro sinistra. Finalmente un po' di chiarezza. Era ora!

A proposito di legalità - Il punto: sette giorni di incontri con i protagonisti della lotta nazionale antimafia


Raffaele Vallefuoco
Forse aveva visto bene Paolo Borsellino. Forse è proprio dalle giovani generazione che può partire una palingenesi culturale. Forse saranno loro a formulare una nuova idea di società mossa da una trinità di valori i cui vertici sono rappresentati dalla democrazia, dalla legalità e dall'amore. Forse si, o forse no. Ma mi piace pensarlo. «Sono ottimista - confessava Paolo Borsellino agli studenti che incontrava - perché so che voi giovani, quando sarete adulti, avrete maggiore forza di reagire di quanta ne abbia avuta io e la mia generazione». In fondo era questo l'impegno del giudice Antonino Caponnetto: attraversare in largo e in lungo il nostro Stivale instillando agli studenti che incontrava quei valori che lo hanno reso «Eroe contromano in difesa della legalità». Ideali che la generazione degli over '50 sembra aver smarrito, ma che affascinano i nostri giovani. Attratti da quei personaggi apparentemente così lontani, come Falcone, Borsellino, Caponnetto, Siani, Diana, Dalla Chiesa e che rivivono nei nuovi totem della legalità Saviano, Cantone, Crocetta, Lumia, sembrano aderire ai loro richiami, contraddicendo un'idea qualunquista di generale apatia. «La legalità non è né del centrosinistra e né tantomeno del centrodestra» ha ammonito mercoledì pomeriggio Lorenzo Diana, consigliere della Fondazione Antonino Caponnetto, in un'aula magna piena di studenti, che dopo le ordinarie 5 ore di scuola, sono tornati nel proprio liceo per ascoltare Elisabetta Caponnetto, Salvatore Calleri, Orfeo Notaristefano e il preside Graziosetto che relazionavano 'A proposito di Legalità'. E se è vero che i giovani sono il futuro sul quale puntare, in quella platea rivivono le idee e i valori di tutti gli esponenti dell'antimafia e di tutti i servitori dello Stato. «Siamo chiamati a fare di tutto per contrastare le illegalità» incalzano a ritmo costante gli esponenti della Fondazione Caponnetto. «Le regole vanno rispettate - rincara il magistrato Raffaele Cantone ai ragazzi del Filangeri sempre mercoledì mattina -. Dove non ci sono regole nasce la camorra». Quella stessa camorra che progetta di ucciderlo. E se un magistrato che fa il suo dovere è scomodo si figuri un palla al piede come Rosario Crocetta, sindaco (antimafia) di Gela, contro il quale si ordiscono quotidianamente trame mafiose: «Mi piace guardare la new mafia dietro la 24ore degli affaristi che degradano il nostro Paese». E ancora: «Dobbiamo rovesciare un mondo che chiama uomini d'onore persone che sciolgono nell'acido i bambini e apostrofa sbirri i servitori dello stato». Non è certo idoli che dobbiamo elevare a chi ha fatto della lotta alle mafie una missione, ma piuttosto tributare quella stessa riverenza che ho visto negli occhi dei tantissimi giovani che la settimana scorsa hanno incontrato tra Gaeta, Formia, e Minturno chi preferisce fare i conti con una vita blindata piuttosto che con un dignità compromessa.

Cattivik - Sabato sera, San Marco e Bella ciao

Maria Corsetti
Berlusconi si frega il 25 aprile e l'Italia si risveglia. Parliamoci chiaro: l'Italia dai 50 anni in su. Già i quarantenni si dividono tra chi ha fatto il '77 e chi no. Tra i primi c'è ancora qualche nostalgico per i quali pensi che la macchina del tempo sarebbe un'invenzione perfetta per spedirli a Salò o tra i partigiani a vedere quanto era divertente. Quelli facevano la guerra, mica i giochi di ruolo. Che se qualcuno di quei ragazzi morti a diciotto anni o anche più giovane potesse uscire dalla tomba si prenderebbe a calci da solo a vedere i prototipi che difendono la sua memoria. I trentenni sabato scorso se ne stavano al mare, gli adolescenti avevano sicuramente altro a cui pensare. La storia va avanti e scrive le sue pagine, del tutto imprevedibili. Sono gli uomini che credono di poterla disegnare. Sabato sera a Piazza San Marco si cantava. Vasco Rossi. Alla richiesta di "Bella ciao" che, per chi non ha fatto né la guerra, né il '68 e tantomeno il '77, è solo una canzone che avrebbe vinto a Sanremo tanto è orecchiabile e struggente la platea diventa di pietra. Aho, non trovi in giro uno che ha votato Berlusconi (e quindi Fini) manco a pagarlo - e quindi pensi che abbiano votato Veltroni - e adesso stanno come stoccafissi. Forse hanno votato la Santanché. Ma non mi pare che a Latina abbia riscosso tutto questo consenso. Un gruppetto timido timido inizia a battere le mani. Poi si mette paura. Cantare a squarciagola proprio no. Qualcuno fa la faccia scura. Scurissima. Ti aspetti un atto di coraggio, che almeno invocando la par condicio, chieda "faccetta nera". Manco quello. Tutti imbarazzati. Incapaci. La canzone finisce e nessuno batte le mani. A chiacchiere e tra amici ci si divide in fasci e compagni, davanti agli altri non sta bene. Si intona di nuovo Vasco Rossi e torna il sereno.

domenica 26 aprile 2009

GAETA - Speculazione o braccino corto?

Franco Schiano
Può accadere che sia la minoranza ad abbandonare l'aula quando la maggioranza da sola non è in grado di mantenere il numero legale. Raramente è capitato di vedere il contrario. E' accaduto intorno alle mezzanotte del 24, quando la maggioranza raimondina ha abbandonato l'aula del consiglio comunale di Gaeta, non permettendo il completamento della discussione dei rimanenti punti all'ordine del giorno.
“Non permetteremo alla minoranza di fare speculazioni politiche in funzione elettorale con argomentazioni populistiche” - hanno detto uscendo dalla sala consiliare, stupendo i pochi spettatori insonnoliti rimasti.
Ma quali erano gli argomenti che la maggioranza non ha voluto che si discutessero “per evitare speculazioni elettorali e populistiche”?
Restavano da discutere tre cose. Un punto, presentato dalla stessa maggioranza, sulla ZTL di Gaeta centro storico; un primo ordine del giorno, presentato dall'MDP (Gallinaro), sul “Piano d'intervento del diritto allo studio”; un secondo odg, presentato dal gruppo misto e dal PD(Vecchio,Laselva, Rosato) riguardante il famoso e discusso aumento del 10% delle indennità di funzione degli amministratori comunali Non è plausibile che pensare che una “speculazione politica” potesse arrivare nè tramite la discussone del odg presentato da Gallinaro su una legge regionale, né tantomeno sull'argomento della ZTL, ritenuto importante dall'amministrazione, tanto da aver indetta il giorno prima apposita riunione con le forze economiche del centro storico. Rimane per esclusione e per logica il terzo odg, con il quale i consiglieri Laselva, Vecchio e Rosato, sostanzialmente chiedevano di devolvere a favore dei terremotati d'Abruzzo tutto l'ammontare di un anno degli aumenti delle “indennità di funzione” di Sindaco, assessori, presidente del Consiglio e consiglieri, che la giunta ha elevato del 10% con le delibere n.31 e 51.
Insomma un concreto aiuto di oltre 26.000 euro come gesto concreto di solidarietà della città di Gaeta in favore di una popolazione duramente colpita. Discuterla e non approvarla sarebbe stato un clamoroso autogol. Rinunciare agli aumenti forse doloroso. Meglio rimandare e gridare alla “speculazione politica”.

sabato 25 aprile 2009

Campo di Sezze e i miei tuareg

Lidano Grassucci
Ogni tanto mi piglia questa nostalgia. Sono passato dall’alto in aereo sul campo di Sezze, quella terra che va dalla stazione a Ceriara, dall’Ufente alla via Murillo. Era la terra che conosco da piccolo, quella con cui giocavo quando diventava fango e io ci mettevo le mani. Dall’alto si vedeva che era differente, nera, come il carbone. Nera come la pelle di quella gente che ci stava sopra, fresca quando è fresco e calda quando è caldo. Ho visto l’Ufente che correva budello limpido che gioca tra le terre. Nera, nera, da farti male agli occhi e verde da pugno sui fianchi.
Ma soprattutto sola. Ti ci devi abituare a quel silenzio. D’estate la terra bassa ribolliva, l’aria si fermava e gli animali si nascondevano alla frescura. Come nel deserto americano, e i mulinelli sono neri, ma hanno la stessa eleganza di quelli del Sahara.
Sarà per questo che non amo la gente della terra marrone, la gente che viene dalla sabbia. Noi, quelli che da generazioni vivono qui, siamo i tuareg di questo deserto, gli uomini blu di questo angolo di mondo dove solo l’anarchia poteva affascinare. Qui i soli, gli uomini soli, si incontravano di rado e con il coltello. Qui il giusto e l’ignavia erano sangue pesto. Da piccolo quando ci vivevo sentitivi cantare in latino quando c’era ancora il fresco della mattina. Poi sentivi i nomi dei santi a cui affidare le imprecazioni per il dolore, per la fatica che erano piatti, bassi e infiniti come tutto qui.
Stavo in alto e sotto era tutto nero. Me ne sono andato da lì ormai da tanti anni (neanche ricordo quanti), ma ogni tanto mi chiedo cosa ci faccio qui. Cosa ci faccio in queste terre argillose, tra questi canali dove l’acqua corre lenta. Dove la terra non trapassa i pantaloni, dove la terra non è borotalco nero.
Ma forse quei posti da dove vengo, semplicemente, non sono più miei e ormai sono uomo da fango pesante, da terre solide. Insomma non sono più quello che ero.
Però vi assicuro che le terre nere, da dove vengo io, sono la cosa più bella del mondo se ci voli sopra. Un trattore ferisce il nero e non vedi uomo, i tuareg di questo deserto sono invisibili… o, forse, non ci sono più.

Buonanotte Popolo

Lidano Grassucci



“Fai quel che devi, accada quel che può”, è una frase di Nenni che cito spesso su queste colonne. E’ l’idea che mi guida nel mio agire, nelle cose della vita. E la vita ti pone di continuo davanti a scelte, cose pesanti, che pesano nel tuo sangue, nella tua carne e in quella degli altri. Insomma per vivere bisogna avere una idea del mondo. Ho incontrato giovani colleghi che, in pubblici dibattiti, si dicevano asettici, neutrali. Parlavano come robot, senza passione. Il mio lavoro è solo passione, se non hai passione per il mondo non puoi raccontare del mondo. Faccio quel che faccio per sangue, per una serie di valori che si sono sedimentati in me per il percorso del vivere. Ieri ho scritto il fondo sul 25 aprile, che festeggio da quando ho ragione, da quando non avendo fede oltre la vita, ho assunto la fede per la libertà e la giustizia. La festeggio perché l’unica volta che ho giurato è stato per la mia Patria al corso allievi ufficiali, e odio gli spergiuri. L’ho fatto, quel giuramento, da giovane ribelle ma per onorare una persona che mi ha trasferito l’amor patrio prima della ragione stessa. Poi bisognerebbe conoscere la storia, perché la storia è materia infida e non racconta storie lineari, predeterminate, non è una saga come Harry Potter, non è una fiction agiografica di quelle che vanno di moda oggi in Rai, e non è un reality. Leggo giudizi sulla Resistenza che mettono dentro foibe, le vendette dopo la guerra. Come se la storia fosse un gran calderone, dove i buoni dovrebbero essere ingenue dame di San Vincenzo. I partigiani hanno ucciso e sono stati uccisi, i soldati americani non sono venuti con le rose. Ma la libertà si difende con il sangue. Con il sangue contro gli inglesi è nata l’America, con il sangue contro parrucche, re e preti è nata la libertà di Francia prima e dell’occidente poi, con il sangue è nata l’Italia. La storia non è cosa da signorine, da giornalisti modaioli alla Pansa (antifascista integralista quando era conveniente esserlo, revisionista oggi quando l’aria si è fatta comoda). C’è una canzone di De Andrè che parla di Piero, lui va in guerra, ed ha un momento di dubbio per non vedere “un uomo che muore, lui non ricambia la cortesia…”. La guerra non è bella, ma davanti alla sopraffazione davanti ai dittatori è dovere dei liberi “resistere”. Si chiama, questa cosa, diritto di resistenza ed è la base del nostro modo di vivere. Gli uomini hanno il dovere alla rivolta. Ecco perché trovo triste la mia città il 25 aprile, perché non ha memoria perché ricorda chi l’ha costruita, dimenticando che l’ha anche distrutta e che, dopo, i liberi l’hanno fatta grande. L’hanno fatta città. Mi rendo conto che studiare è faticoso, meglio buttarla giù come viene.
Beata ignoranza se sta bene de testa, de core e de panza.
E dopo l’ignoranza tornano i dittatori, buonanotte popolo.

Il 25 aprile è festa, di libertà

Lidano Grassucci
Oggi è il 25 aprile, festa della liberazione. Quando sono arrivato a Latina dal mio paese mi pareva strano che qui si parlasse tanto di San Marco, poco della liberazione. Credevo e credo che questo giorno sia l’inizio di una vita nuova per la mia nazione ferita da una dittatura, da una guerra infame.
Avevo a Latina la stessa meraviglia che mi veniva nel mio paese quando qualcuno considerava il 25 aprile una festa comunista.
Perché in montagna andarono tanti ragazzi cattolici, liberali, socialisti, repubblicani. Senza dimenticare i soldati che rimasero fedeli al loro Re.
Qualcuno dice: dobbiamo rispettare anche quelli che combatterono con i nazisti e con Mussolini a Salo. Umanamente e per ciascuno di loro il rispetto è dovuto, politicamente e collettivamente stavano combattendo per un dittatore e non c’è in questo nulla da rispettare, tutto da condannare.
Cito sempre la frase della signora Thatcher, capo dei conservatori inglesi, che diceva: “I dittatori vanno schiacciati”. Tutti, e senza pietà. Vale per Mussolini, per Castro, per Stalin, per Hitler per Franco.
Mi capita di incontrare l’ex sindaco di Latina Ajmone Finestra. Persona amabilissima che rivendica con onestà intellettuale la sua scelta giovanile di stare con i repubblichini. Mi sta simpatico, ma fece una scelta errata. Gli ricordo sempre che: se avesse vinto lui e i suoi, i liberi sarebbero stati passati per le armi, hanno vinto i liberi e lui è diventato consigliere regionale, senatore della Repubblica e sindaco di Latina. Questo spiega la superiorità della mia Repubblica rispetto alla barbarie ignobile della dittatura. La sua storia è la prova di quanto sia poco nobile il revisionismo, il che non significa non riconoscere episodi ignobili che ogni guerra porta con se.
A chi dice che la Resistenza è comunista ricordo le brigate Matteotti, gli uomini di Azione e Libertà, i liberali delle formazioni autonomi. E i ragazzi di Cefalonia che votarono liberamente per “resistere” ai tedeschi. Per questo oggi sono in piazza, come sempre.
Come saremmo stati in montagna in una repubblica di soviet.
Oggi vanno anche ricordati i ragazzi americani e degli altri paesi che sono venuti a morire qui, nella nostra europa, per cancellare la nostra stessa follia. Quel ragazzi che forse non sapevano neanche che c’era una terra oltre la loro prateria, oltre il loro mare, che si stava suicidando, che stava negando secoli della sua storia per seguire le più tragiche follie che mai storia umana abbia creato, che eliminate quelle restarono per evitare che la barbarie dello stalinismo le sostituisse.
Chiudo con il testo di Pietro Calamandrei, uno di quegli italiani che avevano il culto assoluto della libertà, il culto di Benedetto Croce, di Giustizia e Libertà, il culto di quei liberali che fecero l’Italia. La leggo di tanto in tanto perché è il senso di quel sentire civile che animò i tanti liberi che andarono in montagna, o combatterono in divisa pLo avrai

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
(Piero Calamandrei)

Catani, un generale per l’armata Forte

Alessia Tomasini
Il 2009 in Comune a Latina passa sotto il segno della novità. In attesa della nascita del gruppo unico del Popolo della libertà ad incassare il colpo grosso ai danni del sindaco Zaccheo è l’Udc. Una campagna acquisti “innocua” dal punto di vista della tenuta della maggioranza ma determinante per il peso specifico del partito di Michele Forte nell’amministrazione dove erano stati più gli abbandoni delle adesioni. Il gruppo era rimasto con i fedelissimi Carnevale e con una “indesiderata quanto sopportata” Patrizia Fanti. Ora? Forte è riuscito a portare nell’Udc Alessandro Catani. Rimasto nell’ombra per alcuni anni, nel 2007 si era conquistato un pezzo sul palcoscenico delle amministrative candidandosi a sindaco di Latina con una lista civica che lo aveva portato a sedere in consiglio tra i banchi dell’opposizione. Catani in questi mesi si è distinto per interventi misurati, slegati da ogni logica di partito, appoggiando e votando questa o quella decisione in linea con quanto era stato prospettato agli elettori con la lista “Per Latina”. Catani aveva sofferto la logica ad excludendum di Zaccheo ai tempi di una possibile candidatura in Forza Italia. La scelta di Catani era stata quella di una collocazione al centro per essere alternativa vera ad un coacervo di simboli uniti solo dal motore della macchina elettorale e che poi non trovano accordo e condivisione su uomini e programmi, bloccando di fatto il governo della città. I moderati sanno giocare lo scambio, danno la certezza dell'apertura, non trascurano le amicizie, selezionandole naturalmente tra coloro che contano e decidono. La forza di Alessandro Catani sta proprio in questo, nel fatto che può contare su una forza elettorale obiettiva, un seguito popolare riconosciuto, un radicamento territoriale profondo. Tutti elementi che confluiscono nel bagaglio di Michele Forte non solo a breve termine con le elezioni provinciali ma soprattutto in vista della nascita del grande centro su cui si sta concentrando l’attenzione dei tanti eredi della cara, vecchia, Democrazia cristiana. Gli attriti con il Pdl infatti stanno cominciando ad emergere e presto potrebbero portare ad una rottura non tanto sotto il segno di Cusani quanto alle regionali e alle amministrative. «Se l’Udc non ha aderito al progetto del Pdl - interviene Aldo Forte, capogruppo regionale del partito - è perché non ha mai creduto a un partito-contenitore che manca di democrazia interna e dove non sono trasparenti i meccanismi di selezione della classe dirigente. Non facciamo le nostre scelte per avere qualche posto al sole ma sulla base di idee e programmi che riteniamo condivisibili».

Poste, chiusure a singhiozzo

Teresa Faticoni
Chiusure arbitrarie e repentine degli uffici postali. La Slc Cgil insorge. È successo nei mesi scorsi a Campodimele dove si effettua solo il turno mattutino, a Itri dove si è chiuso per il turno pomeridiano, ad Aprilia 1 la stessa cosa, idem a Sezze 1. Una situazione che era stata prospettata in un incontro che l’azienda aveva tenuto con le parti sociali. In quella occasione si era convenuto che qualsiasi chiusura, qualsiasi problema, qualsiasi criticità (che Poste Italiane aveva imputato alle manutenzione e lavori di adeguamento) sarebbe stata preventivamente comunicata alle parti sociali prima di prendere qualsiasi provvedimento. Così non è stato. Le chiusure improvvise di solito si verificano nella seconda metà del mese, perché i primi quindici giorni di ogni mese sono quelli in cui ci sono scadenze e pensioni che mettono in fibrillazione uffici e personale. Ora la domanda è: giocano sul fatto che il personale è davvero insufficiente (in alcune zone periferiche di Latina la posta viene consegnata ogni 15 giorni) o hanno deciso di mettere in atto unilateralmente una riorganizzazione senza avvertire i sindacati? L’impressione è che i dipendenti, pressati nelle prime due settimane del mese, non riescano a farsi nemmeno un giorno di ferie, e l’azienda decide di gestire le ferie chiudendo gli uffici. Una soluzione che va contro le esigenze dell’utente- cliente e che mette in difficoltà anche il personale stesso. Una sola novità in positivo si registra: l’ufficio postale di Terracina Lido da monoturno diventerà a doppio turno. Ma se non c’è personale, come si fa a implementare le ore di lavoro e di servizio offerto ai cittadini? «Dissentiamo sull’ atteggiamento aziendale - dichiara Pino Sperandio, della segreteria della Slc Cgil - che ha incautamente eluso l’impegno assunto in fase di incontro con le rappresentanze sindacali unitarie, dove l’azienda assunse e sottoscrisse l’impegno a partecipare le chiusure comunicandone eventuali criticità». Da qui la categoria chiede di sospendere le chiusure ma anche un nuovo incontro urgente «per discutere ed approfondire tale tematica sulle reali motivazioni che impongono tali provvedimenti» chiude il rappresentante dei lavoratori.

venerdì 24 aprile 2009

APRILIA - Fiera agricola, tradizione e innovazione in mostra a Campoverde

Carmen Porcelli
Si è aperta la nuova edizione della Mostra Agricola di Campoverde non senza quella suspense che da qualche anno a questa parte contraddistingue l’evento per eccellenza di questa provincia.
Alla fine, dopo tanti tira e molla, si può tirare un sospiro di sollievo.
L’inaugurazione della ventiquattresima edizione si è svolta ieri pomeriggio alle 16.30 quando alla presenza degli organizzatori della Fiera e delle autorità, è stato tagliato il nastro. La Fiera Nazionale dell'Agricoltura ha aperto i battenti ieri pomeriggio e si svolgerà fino al 26 aprile nel Polo fieristico di Campoverde di Aprilia, sulla via Pontina al chilometro 55. Nonostante la struttura al coperto, di proprietà comunale, non sia stata concessa per i ben noti motivi, tutti i 474 stand hanno trovato posto nei sei ettari di area esterna dell'area. Da notare la crescita del 15% degli standisti rispetto allo scorso anno. Presenti all'inaugurazione, oltre a Cecilia Nicita Presidente della Tre M, società organizzatrice della Mostra Agricola, c'erano l'assessore provinciale all'agricoltura Enrico Tiero, il Commissario prefettizio del Comune di Aprilia Cono Federico ed il sub commissario Andrea Cantadori, le autorità militari e religiose.
Tante le novità in questa XXIV edizione: la promozione del territorio con il Salone dell'Olio e del Vino, i butteri di Cisterna e dell'Agro Pontino con i loro spettacoli, la mostra mercato su tutto ciò che ruota intorno al comparto agricolo, il Salone delle Farfalle (con 80 diverse specie di farfalle vive con le quali si potrà entrare in contatto), i prodotti tipici provenienti da tutte le regioni d'Italia, gli animali della fattoria didattica, il salone del biologico e delle bioenergie. Non mancheranno le rievocazioni storiche con la "lestra", l'antica abitazione dei contadini pontini, macchinari per l'agricoltura, lezioni sulla raccolta differenziata e pannelli fotovoltaici in funzione per promuovere l'uso di energie alternative.
«Ci sono stati degli intoppi non
legati alla mia gestione amministrativa - ha tenuto a precisare il Commissario prefettizio del Comune di Aprilia Cono Federico. «Ma sullo svolgimento della Fiera Agricola io non ho mai nutrito dubbi, è troppo importante per il comparto agricolo e per l'economia di questa terra».
Cecilia Nicita, presidente della società Tre M, al termine della cerimonia di inaugurazione, ha potuto tirare un sospiro di sollievo: «Abbiamo vissuto come in un film, ma grazie alla nostra determinazione siamo riusciti anche quest'anno a presentare l'evento, il cui programma è ancora più ricco e attraente rispetto agli altri anni. Nonostante la burocrazia e gli intoppi, siamo ancora qui».
Oggi la Mostra Agricola entra nel vivo anche con gli approfondimenti. Alle 10,30 presso l'Area Convegni si terrà il convegno organizzato dalle Associazioni Capol e Aspol, con la partecipazione dell'Ipaa "San Benedetto" di Latina, sul tema "Un Extravergine di qualità: la Dop delle Colline Pontine".
Insomma buona fiera a tutti. L’anno scorso hanno visitato la mostra 72mila persone. Scommettiamo che aumenteranno?
E infatti oggi sono state 187 le classi delle scuole elementari e medie che tra ieri ed oggi hanno visitato la fattoria didattica all'interno della 24esima edizione della Mostra Agricola Campoverde. La Fiera nazionale dell'agricoltura che si svolgerà fino a domani al Polo fieristico di Campoverde, dopo aver dedicato spazio ai bambini, domani entra nel vivo con numerosi eventi, tra cui il Tractor pulling. L'agricoltura diventa spettacolo con questa straordinaria disciplina che per la prima volta sbarca in Provincia di Latina. Tractor Pulling Italia esiste dal 1999 e ad oggi sono ancora gli unici in Italia in questo strano sport, nato in America circa 50 anni fa e diffuso da parecchi anni in molti paesi europei. Questa singolare disciplina consiste nel traino di un apposito rimorchio zavorrato, chiamato in gergo "slitta",da parte di trattori appositamente attrezzati su di una pista di terreno battuto lunga 100 metri. Non fatevi ingannare dalla definizione semplicistica, la slitta può arrivare ai 25000 kg di peso e i mezzi che la trainano devono sfoderare tutti i loro cavalli per riuscire a portarla più lontano dell'avversario. I mezzi che gareggiano sono i veri protagonisti della scena, sono suddivisi in 5 categorie in base al loro peso ed alla loro potenza ma ognuno di loro è un oggetto unico, creato dal suo pilota, che a sua volta è anche costruttore e meccanico del suo mezzo; e qui la realtà supera davvero la fantasia.

Aprilia oggi si sceglie il sindaco


Carmen Porcelli
«Il candidato a sindaco? LO scegli tu». Manifesti ovunque per ricordare che oggi, 25 aprile una data storica per il Paese e per l’Italia, ad Aprilia si voterà dalle 9 alle 21 per scegliere colui che guiderà la coalizione di centrosinistra nata sotto la spinta del Partito Democratico, dei Verdi e della Sinistra per Aprilia e Stiamo con Aprilia, la civica che nasce a Toscanini ma che ha pian piano raccolto adesioni in più parti della città. Ad aprilia si svolgono per la prima volta le primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. «Le tre forze politiche hanno dunque deciso di competere insieme in quella che può essere definita una festa della democrazia - dice in una nota Alessandro Cosmi del Collegio di Garanzia delle primarie di Aprilia - Partecipano alle primarie quattro candidati, Arcangelo Tataranno, Paolo Di Cesare, Alfonso Longobardi ed Ermanno Iencinella e non un nome imposto come per i nostri competitori del centrodestra, ma più volti tra cui sceglere, ognuno con una propria storia, un proprio progetto».
«La scelta della data, il 25 aprile, non è stata casuale - dice ancora Cosmi - nell'anniversario della liberazione dell'Italia dall'oppressione nazifascista, che è anche l'anniversario della fondazione di Aprilia, noi del centrosinistra chiediamo a tutti i cittadini che si riconoscono nei nostri valori, di essere protagonosti in prima persona di una scelta che sarà partecipata e condivisa. Abbiamo allestito 6 seggi in cui votare, e potranno farlo tutti i residenti di Aprilia che sono maggiorenni.
Ogni cittadino che voterà dovra dare un contributo di almeno un euro che
sarà interamente donato alla popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto».
Insomma i partiti e le liste che hanno aderito hanno dato prova di democrazia. Oggi è compito di ciascun elettore del centrosinistra dare prova del suo orgoglio.

LA FORMICA ATOMICA - Caro Zac, caro Cusani, facciamo una portaerei

Alessia Tomasini
Ho trovato la soluzione. Basta discutere. Basta con le polemiche. Basta con la ricerca di aree. Basta con l’impatto ambientale, le erosioni delle coste, e i rodimenti... politici. Mettiamo in archivio porto e aeroporto che tanto non li vedremo mai e facciamo una bella portaerei. Costruiamo una bella nave da guerra di grandi dimensioni, la mettiamo proprio al centro del lago di Paola e poi da lì al mare. Il ponte romano direte voi? Ecco, guardate al lato positivo della cosa. Con una portaerei accendiamo i motori, ci mettiamo i cappellini da Capitan Findus, e via verso il mare aperto. Il ponte lo buttiamo giù per distrazione, tanto di romano non ha neanche un sercio, e saremo pronti a conquistare il mondo. Grazie alla nave diamo sfogo alle velleità di potenza, potremo lanciare e recuperare aeroplani, agiremo come una base aerea capace di muoversi in mare senza dover dipendere da basi locali per gli aerei. Ho anche pensato al nome, la chiamiamo Royal Armand Zac, così nessuno si offende.
Ci ispiriamo alla USS Enterprise e chiudiamo anche con i pruriti atomici equipaggiandola con motori nucleari sfruttandone la tecnologia per incrementarne l'autonomia. Una sintesi perfetta tra centinaia di aspirazioni mancate. Se ci organizziamo possiamo eleggere un mastro delle feste, ce lo mettiamo sopra, e via con turisti che ballano la lambada con le lucine che orneranno il ponte.
Oppure, visti i tempi di magra sulla sicurezza, creiamo un piccolo esercito pronto a sbarcare al momento giusto per salvare donne in pericolo o vecchiette che potrebbero essere scippate. Oppure ci facciamo i discorsi come Bush sulla Lincoln e mettiamo tanti piccoli Tom Cruise. Così utilizziamo anche la Film commission in tutte le sue versioni e facciamo un telefilm a puntate intolato “Top Gun dell’agro”. Dai, un pò di fantasia al potere. Facciamo qualcosa di grande, facciamo qualcosa di nuovo... insomma facciamo qualcosa.

giovedì 23 aprile 2009

ECONOMIA - Artigiani: «Le banche ci uccidono». Analisi di Confartigianato

Teresa Faticoni
Progressiva difficoltà dell’impresa artigiana, flessione di fatturato, forte problematicità nel recupero di crediti vantati per commissioni eseguite. Questo il quadro dell’artigianato in provincia alla luce della tanto sbandierata crisi globale. “Una realtà che va sostenuta concretamente” è il titolo di un’analisi effettuata dalla Confartigianato di Latina sulle imprese pontine. Il fermo immagine evidenzia come le imprese artigiane siano il 20% del totale di quelle registrate alla Camera di commercio, con un trend positivo che cresce di anno in anno: a oggi (i dati sono del 2008) le attività artigiane in provincia di latina sono 10.125, su un totale di circa 57.300 ditte iscritte al registro camerale, contro le 10.002 del 2007 e alle 9.907 del 2006. La geopolitica delle imprese fa registrare a Latina 2.088 attività, ad Aprilia 1.287, a Terracina 866 e a Fondi 826. «Un trend in crescita che dimostra ancora una volta – dichiara Ivan Simeone, direttore di Confartigianato Latina -, l’importanza di un segmento economico che di fatto diviene anche un “ammortizzatore sociale” indiretto. In questi momenti di crisi non pochi sono coloro che, fuoriusciti dalle grandi industrie, si mettono in proprio “aprendosi un’attività” e mettendo così a frutto la propria professionalità». Anche le politiche messe in campo dalle istituzioni vanno nel senso dell’indipendenza: basti pensare ai lavoratori socialmente utili che prendono un bel gruzzoletto dalla Regione Lazio per lasciare il posto e mettersi in proprio. La classificazione per tipologia societaria evidenzia una prevalenza di imprese individuali e, a seguire, le società di persone. Significativo anche il numero di società di capitale che evidenziano come vi sia una lenta trasformazione dell’impresa artigiana. Fin qui tutto il bello. L’analisi di Confartigianato, però, evidenzia anche come far partire un’impresa sia una cosa abbastanza facile, il problema in alcuni casi nasce quando la si deve portare avanti. Sul banco degli imputati, come spesso negli ultimi tempi, il sistema creditizio. «Secondo i dati e il flusso delle richieste che quotidianamente giungono negli uffici di Confartigianato Latina – spiega Simeone -, l’artigiano in particolare, e la micro-impresa in generale, chiede un maggior sostegno nei confronti dei soggetti creditizi». Da quando è partita la fase di recessione infatti, le banche hanno chiuso i rubinetti del prestito, in tempi d’oro gestito in maniera molto disinvolta. Da qui le difficoltà. «Secondo l’ultimo rapporto sul credito, a cura dell’Ufficio studi di Confartigianato nazionale (Aprile 2009), tra inizio dicembre 2008 e metà gennaio 2009 le tensioni sul credito sono aumentate e le difficoltà di accesso al credito sono imputate primariamente all’incremento delle garanzie richieste (per il 30%) nonché ai costi bancari troppo elevati (27%) e alla richiesta di rientri (20%). Un’impresa su tre peggiora le condizioni del credito», aggiunge il direttore dell’associazione. Le banche, secondo la denuncia di Confartigianato, hanno mutato atteggiamento: ora richiedono rientri immediati e così facendo mettono in serio pericolo la stessa sopravvivenza sul mercato delle imprese. Si tratta in questi casi soprattutto di aziende a conduzione familiare che hanno dato garanzie reali, familiari appunto. Ma chi è che ha bisogno di credito? Il 70% delle attività artigiane che chiedono supporto finanziario è costituito da micro imprese, contro un 30% di imprese più strutturate. Perché si chiede supporto finanziario? Il 20% delle richieste è per ristrutturazione aziendale, il 50% per investimenti, attrezzature innovative e immobili e un 30% per liquidità. L’artigianato cambia, dunque, cambia e la vivacità di questo settore è garantita soprattutto dai giovani imprenditori, più disposti a investire e a farlo sulle nuove tecnologie.