lunedì 27 aprile 2009

A proposito di legalità - Il punto: sette giorni di incontri con i protagonisti della lotta nazionale antimafia


Raffaele Vallefuoco
Forse aveva visto bene Paolo Borsellino. Forse è proprio dalle giovani generazione che può partire una palingenesi culturale. Forse saranno loro a formulare una nuova idea di società mossa da una trinità di valori i cui vertici sono rappresentati dalla democrazia, dalla legalità e dall'amore. Forse si, o forse no. Ma mi piace pensarlo. «Sono ottimista - confessava Paolo Borsellino agli studenti che incontrava - perché so che voi giovani, quando sarete adulti, avrete maggiore forza di reagire di quanta ne abbia avuta io e la mia generazione». In fondo era questo l'impegno del giudice Antonino Caponnetto: attraversare in largo e in lungo il nostro Stivale instillando agli studenti che incontrava quei valori che lo hanno reso «Eroe contromano in difesa della legalità». Ideali che la generazione degli over '50 sembra aver smarrito, ma che affascinano i nostri giovani. Attratti da quei personaggi apparentemente così lontani, come Falcone, Borsellino, Caponnetto, Siani, Diana, Dalla Chiesa e che rivivono nei nuovi totem della legalità Saviano, Cantone, Crocetta, Lumia, sembrano aderire ai loro richiami, contraddicendo un'idea qualunquista di generale apatia. «La legalità non è né del centrosinistra e né tantomeno del centrodestra» ha ammonito mercoledì pomeriggio Lorenzo Diana, consigliere della Fondazione Antonino Caponnetto, in un'aula magna piena di studenti, che dopo le ordinarie 5 ore di scuola, sono tornati nel proprio liceo per ascoltare Elisabetta Caponnetto, Salvatore Calleri, Orfeo Notaristefano e il preside Graziosetto che relazionavano 'A proposito di Legalità'. E se è vero che i giovani sono il futuro sul quale puntare, in quella platea rivivono le idee e i valori di tutti gli esponenti dell'antimafia e di tutti i servitori dello Stato. «Siamo chiamati a fare di tutto per contrastare le illegalità» incalzano a ritmo costante gli esponenti della Fondazione Caponnetto. «Le regole vanno rispettate - rincara il magistrato Raffaele Cantone ai ragazzi del Filangeri sempre mercoledì mattina -. Dove non ci sono regole nasce la camorra». Quella stessa camorra che progetta di ucciderlo. E se un magistrato che fa il suo dovere è scomodo si figuri un palla al piede come Rosario Crocetta, sindaco (antimafia) di Gela, contro il quale si ordiscono quotidianamente trame mafiose: «Mi piace guardare la new mafia dietro la 24ore degli affaristi che degradano il nostro Paese». E ancora: «Dobbiamo rovesciare un mondo che chiama uomini d'onore persone che sciolgono nell'acido i bambini e apostrofa sbirri i servitori dello stato». Non è certo idoli che dobbiamo elevare a chi ha fatto della lotta alle mafie una missione, ma piuttosto tributare quella stessa riverenza che ho visto negli occhi dei tantissimi giovani che la settimana scorsa hanno incontrato tra Gaeta, Formia, e Minturno chi preferisce fare i conti con una vita blindata piuttosto che con un dignità compromessa.

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