sabato 25 aprile 2009

Catani, un generale per l’armata Forte

Alessia Tomasini
Il 2009 in Comune a Latina passa sotto il segno della novità. In attesa della nascita del gruppo unico del Popolo della libertà ad incassare il colpo grosso ai danni del sindaco Zaccheo è l’Udc. Una campagna acquisti “innocua” dal punto di vista della tenuta della maggioranza ma determinante per il peso specifico del partito di Michele Forte nell’amministrazione dove erano stati più gli abbandoni delle adesioni. Il gruppo era rimasto con i fedelissimi Carnevale e con una “indesiderata quanto sopportata” Patrizia Fanti. Ora? Forte è riuscito a portare nell’Udc Alessandro Catani. Rimasto nell’ombra per alcuni anni, nel 2007 si era conquistato un pezzo sul palcoscenico delle amministrative candidandosi a sindaco di Latina con una lista civica che lo aveva portato a sedere in consiglio tra i banchi dell’opposizione. Catani in questi mesi si è distinto per interventi misurati, slegati da ogni logica di partito, appoggiando e votando questa o quella decisione in linea con quanto era stato prospettato agli elettori con la lista “Per Latina”. Catani aveva sofferto la logica ad excludendum di Zaccheo ai tempi di una possibile candidatura in Forza Italia. La scelta di Catani era stata quella di una collocazione al centro per essere alternativa vera ad un coacervo di simboli uniti solo dal motore della macchina elettorale e che poi non trovano accordo e condivisione su uomini e programmi, bloccando di fatto il governo della città. I moderati sanno giocare lo scambio, danno la certezza dell'apertura, non trascurano le amicizie, selezionandole naturalmente tra coloro che contano e decidono. La forza di Alessandro Catani sta proprio in questo, nel fatto che può contare su una forza elettorale obiettiva, un seguito popolare riconosciuto, un radicamento territoriale profondo. Tutti elementi che confluiscono nel bagaglio di Michele Forte non solo a breve termine con le elezioni provinciali ma soprattutto in vista della nascita del grande centro su cui si sta concentrando l’attenzione dei tanti eredi della cara, vecchia, Democrazia cristiana. Gli attriti con il Pdl infatti stanno cominciando ad emergere e presto potrebbero portare ad una rottura non tanto sotto il segno di Cusani quanto alle regionali e alle amministrative. «Se l’Udc non ha aderito al progetto del Pdl - interviene Aldo Forte, capogruppo regionale del partito - è perché non ha mai creduto a un partito-contenitore che manca di democrazia interna e dove non sono trasparenti i meccanismi di selezione della classe dirigente. Non facciamo le nostre scelte per avere qualche posto al sole ma sulla base di idee e programmi che riteniamo condivisibili».

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