martedì 28 luglio 2009

Prestigiacomo, Circe e la civiltà

Lidano Grassucci


Arriva il ministro Prestigiacomo, ma cosa gli fa vedere il Parco? Una foresta in agonia, un lago già morto. Il ministro Prestigiacomo sta visitando un cimitero, dagli anni ’30 a oggi i romani hanno ucciso questo pezzo di terra nostra. Il Parco Nazionale del Circeo evidenzia un senso di miseria impressionante, di abbandono come Valona. Cosa faranno vedere al ministro? Quel lago fermo monumento alla negazione dei posti. Il lago senza barche è come il Monte Bianco senza gli scalatori. Ma spiegalo ai Benedetto, spiegalo ai verdi di tutte le schiatte che questa è terra di uomini, che questo è posto per uomini. Qui non ci sono le fiere come nei parchi del Sudafrica, qui non c’è l’orso grizzly come in America. Qui al massimo c’è un cinghiale con cui vengono bene le salsicce, qualche passero per farci il sugo sulla polenta. L’animale più feroce qui è la quaglia. E se vedi una biscia ti rendi conto di quanto “inumano” è sto posto. Caro ministro Prestigiacomo faccia una cosa semplice, semplicissima ridia quel pezzo di terra a noi o, se ne ha il potere, butti giù quelle ville sulla duna, le cancelli per sempre. Il parco fino a ora l’hanno gestito i politicamente corretti delle ville sulle dune, ministro lo potrebbe lasciare a noi burini? Meglio ce lo potrebbe ridare, ne faremo un giardino. Lei è siciliana, ministro, conosce più di altri il bisogno di autonomia di autogoverno delle comunità. Deve fare solo quel che fa per la sua gente, rispettarci. Nomini uno di noi a capo del parco e cacci tutti i mercanti dal nostro tempio.
E assaggi il cinghiale, mangi il prosciutto, capirà da sola che da queste parti comandano gli uomini che del cinghiale non buttano niente. Benvenuta nella terra della civiltà umana. Quando Roma ancora non c’era, Firenze non era nella mente di Giove, qui Circe trasformava i marinai in porci e li faceva pascolare sul lago.

CISTERNA - Sciopero alla Nalco

Teresa Faticoni
Aggrapparsi con i denti al lavoro. Non cedere alle lusinghe di un reddito garantito per stare a casa. Ieri mattina i dipendenti della Nalco di via Artemide a Cisterna hanno scioperato contro la decisione dell’azienda di licenziare 21 persone senza trattare, senza sentire ragioni. Otto ore di astensione dal lavoro con una proposta chiara. L’azienda dell’area industriale ha aperto la procedura di mobilità per 21 dipendenti a Cisterna, di cui 16 operai della produzione e 5 amministrativi, e altri 23 lavoratori a Roma. Ora: tra i ventuno, 13 possono sicuramente agganciarsi alla pensione negli anni previsti della mobilità. Di più: 4 o 5 raggiungerebbero lo scivolo con un paio di mesi. Perchè quindi non trovare una strada che possa tradursi in un percorso indolore per le parti? La dirigenza Nalco ha deciso di opporre un muro contro muro. Per esempio. Il servizio di guardiania, ora affidato a un dipendente, dovrebbe essere esternalizzato. Chi se ne occupa è un lavoratore disabile che rientra nel novero di quelli messi in mobilità. Situazioni estreme, per le quali concertare darebbe applicazione alla responsabilità sociale delle aziende che invece pare essere un miraggio. Le rappresentanze sindacali unitarie (Giuliano Otgianu e Walter Penazzo della Ugl; Mauro Coluzzi della Uil; Massimo Gargiulo della Cgil) che hanno indetto lo sciopero di ieri comunicandolo non solo alla direzione aziendale di Cisterna, ma anche al capo della produzione europea. Un modo per coinvolgere tutti i livelli in questa vertenza che si potrebbe risolvere, ma non c’è evidentemente la volontà chiara di portare a soluzione. I lavoratori che ieri mattina erano in strada con un caldo asfissiante (con loro anche Dario D’Arcangelis segretario generale della Filcem Cgil di Latina e il segretario provinciale di categoria Walter Cassoni) ipotizzano che dietro la chiusura alla trattativa da parte della società ci potrebbe essere la volontà di levarsi di torno qualche elemento considerato scomodo. Certo, qualche segnale contraddittorio è stato dato da parte del management già da dicembre scorso. Per le festività di Natale e capodanno la Nalco aveva chiesto 7 giorni di cassa integrazione. Rifiutati sia dai lavoratori sia dall’Inps. Poi a marzo scorso tra contratti interinali non rinnovati e pensionamenti sono usciti dallo stabilimento già 17 lavoratori. Ora su 104 vogliono cacciarne altri. Intanto è scaduto il tempo per la trattativa territoriale. La palla passa in Regione, ma i sindacati non escludono che si possa trovare un accordo in fabbrica per giungere alla Pisana solo con un documento da ratificare. Intanto, però, in via Artemide le commesse continuano ad arrivare. Alla Nalco si fanno prodotti per il trattamento delle acque, prodotti per la petrolchimica e da qualche anno anche basi per la cosmetica. Come si gesticono questi picchi di produzione se si mandano via i lavoratori? «Tredici sono sufficienti», dicono i dipendenti. Basterebbe un passo avanti, insomma, per una procedura di ammortizzatori sociali assolutamente indolore. Perchè no?

Bossi arcitaliano

Lidano Grassucci


Mi piace Bossi, è un animale politico e non è servo. E’ l’unico che parla con Berlusconi alla pari, è l’unico che non ha paura di dire come pensa. Ma lui a cui questa Italia piace poco è il più italiota di tutti. Questo paese ha un vizio, la paura, l’accomodamento, la codardia. E’ un male che sta nel dna dalle Alpi a Lampedusa. Quando Bossi dice: “li riporterei tutti a casa”, riferito ai nostri soldati in Afghanistan. E’ la preoccupazione delle italiche mamme sempre a consigliare le maglie di lana, è la voglia di fuggire davanti alle responsabilità. Mai soldati, sempre in missione di pace. Mai a far la guerra, sempre a salvare la pace. A Latina, in piazza Roma, hanno fatto un monumento (amministrazione Finestra) è dedicato ai bersaglieri. Io amo i bersaglieri per quel giorno del 1870, il venti settembre, in cui liberarono la mia gente dalla schiavitù dei preti e ci fecero italiani. Sotto il monumento c’è scritto “ai bersaglieri soldati di pace”.
E’ offensivo: i bersaglieri sono stati, sono e saranno “soldati”. Uomini pronti non a difendere la pace, ma la Patria. Capisco che è difficile e lo spiego meglio con la risposta che diede Gianni Agnelli a chi gli chiedeva perché avesse servito, da ufficiale di cavalleria, durante la seconda guerra mondiale. Lui serio spiegò: “Quando la Patria chiama non ti puoi domandare se sta nel giusto o nel torto, devi andare”. Lui, come centinaia di migliaia di ragazzi italiani, non risposero alle guerre del duce, ma alla chiamata dell’Italia. Per questo chi li mandò in guerra è infame. Ma erano soldati, con il loro onore. Per questo non fa onore a Bossi chiedere ai nostri di ritirarsi. Ma per capirlo bisognerebbe avere senso dello Stato, rispetto per i soldati, senso della patria. L’italiota Bossi non può capirlo, per farlo bisognerebbe essere un Paese serio. Noi facciamo ridere.

lunedì 27 luglio 2009

Pd, la volata congressuale

Teresa Faticoni
Seimila357 pontini hanno scelto il Partito democratico. Loreto Bevilacqua, segretario provinciale, fa il punto sulla campagna di tesseramento conclusa il 21 luglio scorso; descrive le prossime mosse; parla di un futuro che è molto vicino. In realtà chi vuole può ancora iscriversi, ma quelli che lo hanno già fatto hanno la possibilità di partecipare ai momenti congressuali per la scelta dei candidati alle primarie, che invece saranno aperte a tutti. Le date sono 11 e 25 ottobre. «Un tesseramento non gonfiato – ha precisato il segretario, ma considerando la giovane età del Pd raffronti non se ne possono fare, anche se la somma pare essere superiore a ciò che raccoglievano Ds e Margherita – grazie al lavoro della commissione che ha stabilito le regole. La gente veniva spontaneamente. Nonostante la sconfitta elettorale si è creato un bel movimento in tutti i comuni». Tutti e 33 i centri della provincia di Latina, infatti, sono rappresentati. Con il capoluogo che ha 1.675 iscritti, Sezze che tra centro e lo Scalo raccoglie 672, Formia 412. Per parlare di numeri alti. In linea generale vanno bene i comuni governati dal centrosinistra, ma sembra che cominci a tirare vento di partecipazione. Nonostante i tesseramenti precongressuali siano sempre molto coinvolgenti, il risultato della federazione pontina è assolutamente soddisfacente per i dirigenti. In totale nel Lazio si registrano circa 90 mila iscritti. A far la parte del leone, naturalmente, Roma e provincia che accumulano 58mila tesserati. In provincia di Frosinone, a fronte di circa 500mila abitanti, sono stati tesserati 9mila persone. A Viterbo a fronte di poco meno di 300mila abitanti 7mila persone sono state tesserate. 4.400 tessere a Rieti con poco meni di 15mila abitanti. Latina, quindi, considerando l’eterna punizione delle urne, fa registrare una buona performance che può far rima con futuro. Perché finisca finalmente l’epoca di una mancata democrazia dell’alternanza in una provincia da anni appannaggio del centrodestra nel comune capoluogo, in via Costa e in tanti comuni. «Un tesseramento sostanzialmente regolare – ha dichiarato Salvatore La Penna membro della commissione di garanzia – ora redigeremo l’anagrafe degli iscritti. Il tesseramento è un momento fondamentale per il radicamento del partito nel territorio. Questo partito ha bisogno di vettori che trasportino il messaggio riformista a fronte di un polo antagonista che ha nella forza mediatica e nella manipolazione delle informazioni una grande risorsa». La Penna parla di militanza diffusa e di capillarità. E proprio sui temi che Bevilacqua vuole sfidare il centrodestra: sanità, ambiente e lavoro. Ma su tutti la legalità «che non si esaurisce con una eventuale decisione sul caso Fondi». Proprio per chiedere al consiglio dei ministri di decidere giovedì o venerdì (quando si terrà la prossima riunione a Palazzo Chigi) il Pd sta organizzando un sit in a Roma. E poi? Il futuro non si chiamerà Bevilacqua, perché il segretario non si ricandiderà. Propone un volto giovane, ma sui nomi le bocche sono cucite. Sul tema delle alleanze, poi, vige il rigore democristiano: si faranno sui programmi. Non si tratterà di sommatorie, ma di percorsi comuni.

domenica 26 luglio 2009

Il popolo degli allarmati e la politica

Sergio Corsetti
Allarme caldo. Allarme traffico. Allarme influenza. Tutto un allarme insomma. Se la colonnina del mercurio comincia a superare i trenta gradi centigradi ecco che arriva puntuale l'allerta meteo ripreso immediatamente dalle agenzie di stampa e dai media. Anche chi non soffre il caldo si lascia suggestionare. Comincia a sudare anche se sta fermo dentro casa a fare nulla, beve acqua fredda e più beve più suda. Più sente telegiornali e più sente caldo. Una specie di effetto spirale che perversamente lascia i più in pieno panico. Come se fosse strano che a fine luglio faccia caldo o che si protragga fino ad agosto. Poi a cavallo del ponte di Ferragosto, con i primi temporali, che da che mondo è mondo ci sono sempre stati, comincerà l'allarme maltempo per piogge fulmini e allagamenti. Ad ingrossarsi dovrebbe essere soltanto il fegato dei cittadini che vengono quotidianamente bombardati da messaggi che incutono terrore. Come il caso dell'influenza che si sta cavalcando ora. L'unico risultato sarà quello di far riempire i borsoni delle case farmaceutiche che da qui ad ottobre andranno a preparare il vaccino antinfluenzale in questione. Poi dice che la sanità è in crisi e con bilanci in profondo rosso. La notizia più sconvolgente per il traffico, poi, è rappresentata dai diversi chilometri di coda presenti sulla circonvallazione di Mestre. Saranno almeno vent'anni che questo accade: quando va bene i chilometri sono otto quando va male sono venti. Da qui l'invito alle partenze intelligenti, anticipate, posticipate, di prima mattina o in notturna. Ma l'idea di costruire finalmente una variante autostradale in uno dei punti di snodo del traffico nazionale come la vedete? Dopo la notizia sulle file qualcuno si è chiesto perché queste strade non sono state mai fatte e siamo rimasti all'autostrada del sole degli anni sessanta? Sembra tanto il caso delle vie della nostra provincia. La 156 realizzata in un tratto e in fase di realizzazione per l'altro, è nata con trent'anni di ritardo, tarata per il traffico degli anni settanta. Per non parlare della Roma, Latina, Formia o Corridoio Tirrenico che dir si voglia. E' una vita che se ne parla sembra sempre lì lì per partire alla fine sarà nel programma di governo anche nella prossima legislatura. E poi nella prossima ancora. Ecco, il vero allarme è quello di una classe politica inadeguata, incapace di leggere i problemi del territorio e dare risposte idonee ad un futuro migliore e con servizi di qualità. Altro che allarme caldo.

TERRACINA - Stazione dei treni abbandonata da tutti tranne che dai passeggeri e dai rifiuti.


Sergio Arienzo



Sul blog di Paolo Giannetti (terracinablog.com) possiamo vedere un filmato dell’epoca (1934) relativo all’arrivo nella stazione di Terracina di un treno carico di turisti, accolto da una popolazione festante, il tutto in occasione della sagra dell’uva moscato. Si può notare una stazione viva, importante, cuore pulsante di una città piena di tradizioni. Accompagnare le cugine canadesi a prendere il treno delle 7.30 diretto per Roma è un’esperienza vergognosa. Non ci sono altre parole per descrivere lo stato d’animo di un cittadino che ogni volta scopre un peggioramento delle condizioni architettoniche, igieniche e funzionali della stazione. All’ingresso cartoni sporchi ovunque, cestini stracolmi di rifiuti di ogni genere che troneggiano anche lungo i binari ricoperti da erbacce. Il tabellone degli orari? Guardatelo su internet perché alla stazione è solo un miraggio. Nessun addetto se non quelli che arrivano con il treno da Roma che riparte immediatamente dopo, quasi con la paura di sporcare le carrozze ancor di più di quello che sono. Terminano le scuse da dire (sciopero di tutti, tromba d’aria, alieni che prima di partire hanno svuotato le stive) per evitare di dire la verità: la nostra è una stazione fantasma abbandonata da tutti. Eppure nel disegno strategico della Terracina che cresceva a vista d’occhio degli anni 60, la stazione era fondamentale per l’economia e per i collegamenti con il resto della regione. Una strada di scorrimento a 4 corsie con l’esplicito nome di Stazione-Mare era nel Prg, a distanza di anni solo alcuni pezzi sono stati realizzati e anche a terminarla sarà solo Stazione-Muro, visto che proprio un muro di cinta di una villa impedisce lo sbocco fondamentale sul lungomare. In anni recenti spesso si era paventata la chiusura definitiva della stazione dopo che per lungo tempo gli unici treni circolanti erano le vecchie littorine tra Terracina e Priverno. Poi quella che sembrava una svolta importante: quattro treni diretti per Roma al giorno. Sembrava il preludio al rilancio della stazione come centro nevralgico e snodo dei trasporti. L’amministrazione aveva “sistemato” un terreno incolto adiacente la stazione adibendolo a futuro terminal delle corriere, spostamento mai avvenuto e sito diventato parcheggio per i viaggiatori e ricettacolo di rifiuti di ogni tipo, biglietto da visita della città per quei turisti che, specialmente il sabato alle 16,30 arrivano dai paesi scandinavi. Isole Ponziane, meta importante di un turismo vacanziero che affolla le navi veloci e i traghetti che partono dal porto di Terracina, sembrerebbe naturale predisporre un servizio di navette che portano quei turisti dalla stazione al porto, promuovendo gli spostamenti da Roma con il treno ed evitando che le auto al seguito invadano i parcheggi rigorosamente lontani , visto che l’unico sfruttabile è stato assegnato quasi totalmente alle giostre. Sembrerebbe, ma la realtà è molto diversa quasi a sottolineare che questa stazione farà la fine di tante altre promesse di “sistemazione” della viabilità e dei trasporti di Terracina. All’epoca i treni in stazione emettevano il tradizionale ciuff ciuff, a breve ci sarà il solo rumore delle corriere che portano i viaggiatori alla stazione di Monte San Biagio?

venerdì 24 luglio 2009

Caso Fondi, Pedica il petulante

Alessia Tomasini

Il consiglio comunale di Fondi resta in piedi. Ogni decisione sul Comune della provincia di Latina è stato rinviato alla prossima riunione del consiglio dei ministri. Nella stessa sede sono però stati deliberati, su proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni, lo scioglimento dei consigli comunali di Fabrizia (Vibo Valentia) e Vallelunga Pratameno (Caltanissetta) nei quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, la proroga della gestione commissariale del consiglio comunale di San Cipriano d'Aversa (Caserta) e dell'Azienda sanitaria provinciale n. 5 di Reggio Calabria. Una posizione, quella del non decidere, che ha innescato la reazione dell’esponente dell’Italia dei valori, Stefano Pedica. Il senatore del partito di Di Pietro ha fatto irruzione nella sala stampa interrompendo il ministro Mariastella Gelmini chiedendo spiegazioni sul mancato scioglimento del comune di Fondi per infiltrazioni mafiose. La Gelmini ha tentato di riprendere la conferenza ma, dopo un ulteriore interruzione, ha abbandonato la sala stampa rivolgendosi ironicamente al parlamentare dell'Italia dei valori: «L'Idv è sempre una forza molto democratica, complimenti...». Dopo la scenata il senatore dell'Italia dei valori è rimasto a Palazzo Chigi, in attesa di «risposte concrete sul mancato scioglimento del Comune di Fondi» annunciando di essere determinato a «non muoversi fino a quando non avrò una risposta da parte di un ministro. Non la voglio certamente da Maroni che quattro mesi fa ha dato il suo via libera allo scioglimento. Al presidente del Consiglio basterebbe un minuto per richiamare i ministri e decidere». Una situazione, quella di Fondi, che sta assumendo i colori di una guerra politica. Il centrosinistra che attacca, il centrodestra che si difende e i cittadini che sono al centro di un attacco mediatico costante e senza appelli. Una storia che si trascina da mesi. Era il settembre del 2008 quando il ministro Maroni ha ricevuto la relazione del prefetto di Latina Bruno Frattasi. Un documento nel quale si sosteneva la necessità di intervenire secondo l’articolo 143 e in cui si proponeva lo scioglimento del consiglio per collusione mafiosa. Due le commissioni d’accesso che, secondo quanto dato sapere, hanno confermato, a febbraio, la tesi del prefetto Frattasi. Da lì è stato un succedersi di riunioni, di annunci di scioglimento che si sono consumati nell’arco di settimane in cui in sostanza nulla si è mosso con rimandi che hanno fatto seguito solo ad altri rimandi. Quello che non si comprende è perchè, nonostante gli appelli mossi dai cittadini e dagli esponenbti politici di tutti gli schieramenti, il consiglio dei ministri non abbia assunto alcuna posizione nel merito. «Se si ritiene la proposta di scioglimento, che mi risulta essere condivisa dal ministro dell’Interno, priva di fondamento, la si respinga e si spieghi il perché. Se è motivata, la si accolga e si proceda con atti conseguenti. Stiamo parlando di criminalità organizzata - spiega l’assessore agli affari istituzionali e sicurezza della Regione Lazio, Daniele Fichera - e non di qualche irregolarità amministrativa. Non si possono lasciare per mesi le altre istituzioni e i cittadini in condizioni di incertezza di fronte a questioni di tale rilevanza». Intanto, una recente operazione della Direzione distrettuale antimafia di Roma ha portato ad alcuni arresti a Fondi, dopo quelli che erano stati effettuati nell’operazione Damasco di due anni fa. Le misure di custodia cautelare raggiungono 17 persone tra cui Carmelo Giovanni Tripodo e il fratello Venanzio Tripodo, alcuni dirigenti comunali di Fondi e anche l'ex assessore Riccardo Izzi. Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere di stampo mafioso, abuso, corruzione e falso. Tre di queste persone sono poi state scarcerate. «Mi auguro si tratti dell’ultimo rinvio - interviene il presidente della RegioneLazio, Marrazzo - di una decisione ormai davvero improcrastinabile.Ci aspettiamo quindi che, prima della pausa estiva, il Governo finalmente si pronunci» .Una vicenda intricata quindi su cui il Governo è chiamato a decidere. Lo scioglimento, o meno, del Comune di Fondi ha un valore anche politico ma soprattutto incide sul diritto dei cittadini a vedere chiuso quello che è diventato un caso nazionale.I

Parco del Circeo, guerra tra le associazioni sul commissariamento

Teresa Faticoni
Quanti galli a cantare tra i sentieri, mai battuti come in questi giorni, del Parco nazionale del Circeo. È come con la nazionale di calcio, tutti si sentono ct. Ora scoppia la guerra tra le associazioni ambientaliste. Chi è più avanti, chi sta fermo. L’ipotesi avanzata dal presidente della Provincia Armando Cusani di un commissariamento dell’ente Parco nazionale del Circeo ha avuto senz’altro il merito di scoprire il vaso di Pandora. Si è aperto un dibattito e finalmente sappiamo chi sta con chi e perché. Ora è la volta di Fare Ambiente che per bocca del suo coordinatore per il Lazio Piergiorgio Benvenuti va a gamba tesa contro Legambiente, evidentemente su posizioni politiche opposte. L’attuale dirigenza rappresentata dal direttore Tallone e dal presidente benedetto. Vertici nominati all’epoca del governo Prodi dall’allora ministro per l’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. «Quando finalmente la politica, nella fattispecie il Presidente Cusani – dichiara Benvenuti -, prende decisioni rivolte verso il "fare", presentando un progetto di riqualificazione dell´area del parco, ci sono sempre delle resistenze che tendono a bloccare qualsiasi forma di rinnovamento in sintonia ed in rispetto dell´ecosistema». «Fare Ambiente ha una visione diametralmente opposta rispetto a chi pensa che cancellando pezzi di territorio serva a garantire la tutela e la conservazione della biodiversità, quindi una visione solo vincolistica porterebbe all´impoverimento – continua il rappresentante del movimento ecologista europeo -, evidenziando i danni provocati dal fondamentalismo ambientalista, ribadendo la necessità di superare anche in Italia, come nel resto d'Europa, il negazionismo che tanto nuoce alla causa della fruibilità delle aree protette». Benvenuti attacca quello che a suo avviso è un «radicalismo ambientale» da cui deriverebbe la necessità impellente del commissariamento perché «non si verificano le condizioni di gestione finalizzate all´innovazione e alla sostenibilità».

"An... vedi" gli assessori

Sergio Corsetti
"An… vedi che faccia". Questo il commento di un cittadino schifato di certi modi di fare politica. La questione riguarda gli assessori provinciali del Pdl, ex Alleanza nazionale, che facendo finta di nulla hanno ricevuto e accettato, nel corso del consiglio provinciale di ieri, le deleghe assegnate loro dal presidente della Provincia Armando Cusani. Solo per ricordare la vicenda, al momento dell'insediamento dell'assise di via Costa, dopo la comunicazione della giunta da parte del presidente, i tre assessori in quota ad An, Fabio Bianchi, Salvatore De Monaco e Fabio Martellucci, avevano rassegnato (minacciato, ventilato, sventolato gli altri verbi possibili) le dimissioni dall'incarico. Una sorta di record assoluto: assessori in carica per 27 secondi. Un regolamento politico tra Forza Italia e Alleanza nazionale di fatto. Ebbene che cosa ha portato questa faida interna al partito unico del centrodestra pontino? Nulla. Almeno a quanto è dato sapere. Infatti sulla vicenda non è stata data alcuna lettura ufficiale dalle parti. Cusani ha parlato di continuità nella squadra di governo e di obiettivi da raggiungere fissati dal programma elettorale di mandato. Nessun accenno alla vicenda neanche da parte degli apparati di partito in attesa di un incontro chiarificatore che al momento non c'è stato e che se dovesse esserci probabilmente vedrà i protagonisti comportarsi come le tre famose (o famigerate) scimmiette: non vedo, non sento e non parlo. Così va la politica. E' il caso di ricordare a tal proposito l'antico adagio andreottiano in base al quale le dimissioni non si minacciano perché poi qualcuno potrebbe accettarle. La questione è più complessa e grave in quanto un partito unico, il Pdl, a capo di una coalizione di centrodestra, si presenta unito ai cittadini per una vittoria elettorale schiacciante, addirittura al primo turno e non riesce a formare una giunta. O meglio ci riesce dopo le solite diatribe interne. Il problema è vecchio e più volte sollevato: quello della differenza tra le maggioranze elettorali con quelle di governo. Una buona prassi politica vorrebbe imposta l'indicazione anticipata della squadra di governo o quanto meno una rosa ristretta di nomi tra i quali scegliere gli assessori. Probabilmente solo reminiscenze scolastiche o sogni di mezza estate.

giovedì 23 luglio 2009

Il cavaliere e la fidanzata giovane

Lidano Grassucci


Per pruderie ho ascoltato le registrazioni della D’Addario sugli incontri con Berlusconi. Premesso che la questione interessa, molto, la moglie di Berlusconi (o ex) poco noi. Certo se il cavaliere avesse evitato di fare il cattolico moralista in pubblico e i suoi battaglie ridicole per togliere le prostitute da via Nomentana, la cosa sarebbe stata più elegante. Ora suona per noi liberali così: “hanno tolto le prostitute da via Nomentana per portale a palazzo Grazioli”. Il resto sono casi loro, certo sentire la signorina D’Addario, una professionista, che dice al cavaliere, classe 1936 (eravamo in guerra con l’Etiopia): “come ho fatto l’amore questa sera con te, erano anni”. Fa ride. Queste cose le dicevano le signorine delle città vecchia di Genova raccontate da De Andrè, col vecchio professore che di giorno chiama le signorie “pubbliche mogli”, poi di sera sono loro che mettono il “prezzo alle sue voglie”. I vecchi dovrebbero andare con i nipoti non giocare a fare i pupi nei letti grandi.
Berlusconi ha cambiato questo paese, ha dato voce a pezzi di Italia che non ne avevano. E’ libertino, ma si è vestito da chierichetto. Ora dice che non è santo, è vero ma per far credere della sua santità ha assunto nella scuola gli insegnanti di religione cattolica, ha seguito la chiesa nella ignominia del veto alla ricerca sulle staminali, ha costretto migliaia di coppie ad andare all’estero per avere figli. Questa non è la rivoluzione liberale, ma la restaurazione chierica. Ora dice che non è un santo, sono felice per lui, i mistici sono tristi, ma avrei tanto piacere che oltre a non esser santo non fosse chierico. Chiudo con un ardito consiglio: io agli urletti di piacere delle pubbliche mogli non darei tanto credito. Sa lo fanno di mestiere.

Giustizialismo, giornalismo e Mariorenzi

Lidano Grassucci


Scarcerato perché il provvedimento di arresto è nullo. Così il riesame per Mariorenzi il dirigente del comune di Fondi implicato in una operazione che sembrava la Caporetto della mafia.
Nullo, il provvedimento è nullo. Non doveva essere ristretto nella sua libertà. Quando su queste colonne, unico tra i giornali (i miei colleghi amano la forca, amano il potere che fa palchi per esecuzioni pubbliche), sostenevo (come sosterrò fino alla morte) che stavamo raccontando le tesi dell’accusa non la “Verità”. Capisco che dare certezze incrollabili per giovani cronisti è piu’ facile che pensare, capisco che ci sono colleghi che debbono fare il dettato (ogni riferimento al senatore Ciarrapico direttore di fatto di Latina Oggi è voluto), ma non capisco la menzogna, il non pensare che quando scriviamo stiamo parlando di persone in carne e ossa. Stiamo parlano di persone per bene, fino a prova contraria. Non mi spingo al richiamo alla Costituzione e alla presunta innocenza del cittadino sino a sentenza passata in giudicato, sarebbe troppo arduo per i miei colleghi studiare la Costituzione della Repubblica, scrivono tanto ma leggono poco e studiamo niente.
Dico che ho sostenuto la tesi delle garanzie quando era difficile, la sostengo ora con il conforto del pronunciamento di un tribunale. Non mi piacciono le operazioni a sirene spiegate, le conferenze stampa dove si annunci di aver battuto il male assoluto e poi il tempo riporta che non si trattava neanche di una multa per eccesso di velocità. Ora come racconteranno del mostro che hanno dipinto partendo da un agnello? Ora come diranno che le accuse erano, almeno eccessive, tanto da non giustificare la privazione di libertà? Avranno la dignità di scrivere con il dubbio?
Continuo a scrivere che c’è il pericolo di una investigazione sociologica-politica, di un sistema inquirente che è piu’ vicino al romanzo che al diritto e alle indagini.
Mi fido di quel che i miei occhi vedono e non di quello che mi raccontano su quello che ho davanti agli occhi: Gianfranco Mariorenzi io lo conosco, è un galantuomo. Ieri il riesame ha detto che non doveva essere privato della libertà, è un giorno felice per me c’è Giustizia e non giustizialismo. La Santa Inquisizione e la presunzione di colpevolezza è finita da secoli, ma per i giornalisti pontini è viva e vegeta. C’è un giornalismo che puzza, c’è una giustizia da riformare.

LATINA - Il Consorzio agrario chiama a raccolta tutti i creditori e propone una moratoria

Teresa Faticoni
Erano in centinaia ieri mattina in fila al Consorzio agrario. L’ente di via dei Monti Lepini ha convocato i creditori non finanziari, cioè i fornitori, per proporre una moratoria. In sostanza, considerate le difficoltà economico - finanziare del Consorzio agrario, il direttore, il presidente e l’advisor che ha redatto il piano industriale hanno proposto un piano di rientro che prevede la rinuncia a qualsivolgia azione legale per i prossimi tre anni. Il tutto per evitare che si vada in amministrazione controllata. Il piano serve a garantire il pool di banche cui si è fatto ricorso per il mutuo da 24 milioni di euro con il quale cominciare a rimettere in piedi l’attività del Consorzio. Ma perchè sia vero almeno il 60% dei creditori dovrebbe sottoscrivere la moratoria. In sala c’erano molti fornitori, ma molti altri si erano fatti rappresentare da commercialisti o legali. Un po’ di malumore è serpeggiato quando è stata letta la bozza in cui si fa riferimento ad alcuni allegati che però non sono stati forniti. Insomma, nessuno vuole firmare cambiali in bianco.

LATINA - Un centro minori di serie A in via Legnano

Teresa Faticoni
Si respira aria pulita in via Legnano 8. Al centro diurno per minori del Comune di Latina le animatrici ci accolgono con un sorriso aperto e sincero. I bambini - che loro tutelano chiedendo in maniera decisa di non fotografare o videoriprendere - stanno giocando. Ma le incalzano con domande e racconti. E le ragazze hanno per tutti una parola o una soluzione. Con loro c’è la signora Tommasina che da dieci anni porta i suoi figli qui. Il centro minori, gestito dalla cooperativa Universiis, offre servizi di sostegno alla famiglia. Ci sono programmazioni invernali ed estive. Durante il periodo scolastico i ragazzi arrivano qui alle 14 e 45: nella prima parte della giornata fanno i compiti, poi la merenda e quindi si dedicano ad attività ludico-ricreative che le animatrici gestiscono su programmazioni quindicinali. Per l’estate, invece, 2 volte a settimana passano giornate intere in piscina allo Scivosplash, il resto è dedicato ad attività nel centro. L’organigramma: il coordinatore generale è Piero Argiolas; la coordinatrice del servizio Barbara Bonomi; Federica Nogarotto è l’animatore referente e poi Annalisa Solferino, Carla Del Brocco, Damiano Boni e Cinzia Romano sono gli animatori. Tutti sono a stretto contatto con i ragazzi. «Siamo sempre dietro le quinte - ci dice la referente Nogarotto - ma questo è un servizio che funziona». «Vogliamo sottolineare - ci dice la singora Tommasina che è anche rappresentante dei genitori - gli aspetti positivi di un servizio cui va il nostro pieno riconoscimento. Vogliamo ringraziare i componenti del gruppo per l’impegno e la passione dimostrata nel lavoro svolto». Il centro minori ospita 70 ragazzi (potrebbe accoglierne una cinquantina, ma i turni vengono organizzati in modo da consentire la partecipazione più ampia possibile), dai 5 ai 15 anni. Le iscrizioni si effettuano o in via Legnano o presso l’ufficio servizi sociali del Comune di Latina in via Duca del mare. Si paga un retta mensile in relazione al modello Isee. «Una delle novità di quest’anno - precisa la signora Tommasina - è l’inserimento di circa 30 bambini in una scuola calcio a titolo completamente gratuito preso il centro sportivo Helsinky. L’iniziativa va nel senso di dare la possibilità ai ragazzi di coltivare sogni e far emergere eventuali talenti. «L’eccezionalità di quello che riceviamo - conclude Tommasina - ci consente di dire “Grazie centro minori di via Legnano” con l’augurio che la cooperativa Universiis assieme a tutti gli operatori venga riconfermata (l’appalto scade a ottobre n.d.r.) e a tale proposito vogliamo cogliere l’occasione di rinnovare un appello alla sensibilità dell’amministrazione comunale per un centro che ha iniziato a viaggiare alla grande anni fa e che ancora sta sulla cresta dell’onda». Per festeggiare la chiusura delle attività il 29 è stata organizzata una cena in pizzeria al Pinguino. Con un sorridente arrivederci a settembre.

Cassa integrazione in deroga, a Frosinone più soldi che a noi

Teresa Faticoni
Cassa integrazione in deroga per 2.700 persone. La Regione Lazio ha adottato i primi provvedimenti di autorizzazione al pagamento degli ammortizzatori sociali per 86 imprese che ne avevano fatto richiesta. Tutto ciò è stato possibile grazie alla firma del 13 luglio di una convenzione con l’Inps. La cassa integrazione in deroga per la provincia di Latina è stata concessa a 10 società per un totale di 191 lavoratori con una spesa prevista 3 milioni e 320mila euro circa. Nell’analisi dei grafici stride il rapporto che c’è con la provincia di Frosinone, che ha ottenuto quasi nove milioni di euro da distribuire su 603 dipendenti di 30 diverse società. Perché? Frosinone ha più aziende, quindi la crisi attecchisce in maniera superiore. Oppure la Ciociaria ha un canale privilegiato aperto con la Regione Lazio. Di fatto per quanto riguarda il territorio pontino a usufruire del provvedimento saranno imprese operanti in vari settori produttivi, dal commercio al turismo, dalla sanità all’assistenza sociale.«I provvedimenti adottati – ha precisato l’assessore al lavoro della Regione Lazio Alessandra Tibaldi - consentiranno l’erogazione di assegni mensili di circa 800 euro. Così si permetterà l’accesso agli ammortizzatori sociali anche a dipendenti di imprese che non ne avrebbero diritto sulla base della legislazione ordinaria. Si tratta, per esempio, di lavoratori di aziende con meno di 15 addetti, di settori non coperti dalla cassa integrazione, apprendisti, lavoratori interinali ecc, che potranno così ottenere un sostegno al reddito che consenta loro di affrontare la crisi economica in corso». La spesa totale per tutto il territorio regionale ammonta a circa 48 milioni di euro per accordi già tutti sottoscritti nella scorsa primavera. E ora? «Vengono così quasi esauriti i primi 60 milioni di euro resi disponibili dal Ministero del Lavoro come prima tranche sulla base dell’Accordo con la Regione Lazio sugli ammortizzatori in deroga – precisa la Tibaldi -. Altre richieste di cassa integrazione in deroga potranno essere autorizzate a fronte del rispetto degli impegni assunti dal ministero e dalla messa disposizioni di fondi nazionali, cui si aggiungerà il cofinanziamento regionale di risorse comunitarie del Fondo Sociale Europeo». Di fatto dei nove milioni di euro in tre anni promessi dal governo Berlusconi nemmeno l’ombra dalle parti della Pisana. «Continueremo a batterci – ha concluso Tibaldi - perché ad ogni lavoratore e lavoratrice colpito dalla crisi sia riconosciuta una forma di reddito che li aiuti ad andare avanti. Il nostro impegno è quello di sostenere al tempo stesso il tessuto economico e sociale del nostro territorio così da permettere una rapida ripresa nell’ottica di un welfare rinnovato».

martedì 21 luglio 2009

Zaia e il formaggio autarchico

Lidano Grassucci


Ho visto il ministro Zaia, quello dell’agricoltura, protestare ai confini contro il latte belga e tedesco. Dice, Zaia, che quello italiano è meglio. Perché la mucca tedesca fa un latte diverso da quella di Biella o di Latina, non è sempre vacca?
Perché in Belgio ci sono alte norme alimentari rispetto all’Italia?
Qualcuno avverte l’amico Zaia che i confini in Europa non ci sono più, che il latte è europeo e non italiano o belga. Facciamo battaglie ridicole, inutili. Bisogna fare prodotti buoni. Con il criterio di Zaia i belgi dovrebbero mangiare formaggio belga, bere latte belga, fare le vacanze in Belgio. Così noi italiani dovremmo fare tutto in casa, come quando eravamo poveri. Come ai tempi della pellagra, che non avevamo modo neanche di mangiare un’arancia. Perché i lombardi mangiavano lombardo, i veneti veneto e i siciliani siciliano. Il risultato: morivano di fame tutti e pure solo. Oggi a Milano mangiano le arance, a Palermo il gorgonzola, e la polenta la fanno pure a Napoli. E siamo tutti meglio e nessuno muore di fame.
Caro ministro Zaia lasci perdere le frontiere, che ciascuno mangi quel che vuole: a Parigi il parmigiano a Sezze il Camembert. Perché questo è ricchezza per tutti.
I formaggi italiani sono migliori? Credo che il parmigiano e il gorgonzola siano il massimo al mondo, ma non ho paura dell’emmenthal, non mi dispiace il roquefort. Roma è bellissima, ma Parigi mi affascina. Insomma Zaia non lo sa m il mondo è un grande libro e ciascuna pagina è bellissima perché differente dalle altre.
Sandro Pertini disse che lui da “italiano non era primo rispetto ad alcuno ma secondo a nessun altro”.
Ecco il nostro è latte buono, ma non è il solo late buono al mondo.

Via il Parco Nazionale

Lidano Grassucci


In una seduta del parlamento inglese apostrofarono (come usano gli incivili, i privi di civiltà) Disraeli, primo ministro della Regina, con il solito “sporco ebreo”. Lui di rimando: “sappia l’onorevole collega che quando i suoi ancor pascolavano le pecore negli altipiani della Scozia i miei pregavano il dio unico nel tempio di Gerusalemme”. Cito questa cosa perché i romani (non quelli antichi ma i vari funzionari mandati qui dal governo centrale) ci considerano come fastidiose presenze in una terra che, altrimenti, sarebbe bellissima. Così ci hanno scippato la terra nostra e fanno governare Gaetano Benedetto presidente del Parco Nazionale del Circeo. Il presidente del Parco, che nessuno ha eletto, che dei nostri posti nulla sa, ha, nei giorni scorsi, attaccato il presidente della Provincia (eletto dai cittadini pontini con il 56% dei consensi) reo di aver detto la sua sul lago di Paola. Ora se non può parlare il presidente della Provincia, se deve tacere il sindaco di Sabaudia (Maurizio Lucci anche lui eletto dalla sua gente e il cui nonno, bisnonno e andate più giù nel tempo già vivevano da queste parti) chi deve parlare?
Penso che ci siamo abbondantemente stufati di avere qui proconsoli romani, Benedetto dovrebbe, prima di tutto, rispettare chi qui ci vive da secoli e ha consentito al Lago di Paola di arrivare così bello sino a noi, e per secoli non c’è stato il Parco, alla foresta di Sabaudia di arrivare intatta fino ad oggi. E non c’era il Parco, non c’erano i direttori del Parco.
Ho letto di un appello di benpensanti che chiedono sostegno per salvare il Parco nazionale del Circeo. Sono d’accordo, ma quella zona va salvata dal Parco. La foresta va coltivata, vanno sfoltite le piante, curato il sottobosco. Insomma vanno fatte le cose che noi dei Lepini, di Terracina, di San Felice facciamo da secoli: tagliare la legna, andare a funghi e tutte le altre attività legate al bosco. Attività che hanno mantenuto quell’ambiente intatto per secoli.
Sul lago di Sabaudia non sono “abusive” le barche, come dice il Parco, ma è fuori luogo l’idea che hanno di quel lago i funzionari dello Stato. Lì ci navigavano i romani, e il lago non sta morendo per le barche che ci sono sopra, ma per il fatto che nessuno lo draga, da anni. Sta soffocando. Il Parco invece di creare problemi a chi lavora, e lo ha sempre fatto, su quello specchio d’acqua dovrebbe pulirlo, dovrebbe difenderne l’equilibrio.
Il direttore del Parco non tagli gli alberi e non draga il lago, ma spiega al presidente della Provincia cosa fare a casa sua, e al sindaco di Sabaudia come si vive.
Al Parco Nazionale del Circeo sono arrivate a dire che alla Bufalara (che si chiama così perché ci sono le bufale, come si evince dalla parola stessa) inquinavano proprio i bufali. Lo hanno detto sul serio, non hanno sentito il senso del ridicolo della cosa. Per il parco del Circeo sono abusive le bufale, i cristiani, le barche. Insomma lì possono vivere solo loro.
Aboliamo il parco nazionale, liberiamoci da questo equivoco e torniamo padroni a casa nostra.

In provincia l'acqua è sempre più azzurra

Andrea Apruzzese
La qualità delle acque del mare pontino migliora sempre di più e - in particolare - in esse non si registrano problemi sanitari. È il risultato illustrato dal presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, al termine dell’ultima serie di monitoraggi svolti dall’ente di via Costa e dalla Polizia provinciale in sinergia con l’Arpa Lazio (sezione di Latina), la Capitaneria di Porto e le altre forze dell’ordine. L’azione riguarda l’intero territorio costiero, dai confini con la provincia romana fino a quelli con la regione campana: ieri il presidente si è in particolare soffermato sui risultati del tratto dal Circeo fino al Garigliano, e, mostrando foto e video realizzati durante le operazioni, ha affermato che «non ci siamo limitati a fare un controllo di routine, ma abbiamo voluto monitorare dall’alto, attraverso un elicottero, i 122 chilometri di costa; attraverso questo controllo abbiamo potuto registrare un netto miglioramento nella salubrità delle acque, confortati anche dai risultati dell’Arpa e dall’efficienza del sistema dei deputatori». Gli unici problemi emersi, ha sottolineato Cusani, «sono quelli relativi alla foce del Garigliano, con una sola macchia di fioritura di alghe, l’unica registrata durante il monitoraggio, e sulla quale è intervenuta subito la Capitaneria di porto». Quelli della foce del fiume (nelle cui vicinanze, ha ricordato il dirigente della sezione pontina dell’Arpa Lazio, Ennio Zaottini, «vige un divieto di balneabilità»), derivano in particolare «da situazioni provenienti dalla vicina provincia di Caserta, come una discarica che abbiamo prontamente denunciato. L’inquinamento delle acque non conosce confini: per questo, ci siamo già attivati con le competenti istituzioni regionali e provinciali, per porre in essere azioni di contrasto al fenomeno». Il monitoraggio verrà effettuato costantemente e «ogni dieci giorni pubblicheremo foto e video della situazione sui siti internet istituzionali, per informare i cittadini». «L’ultima uscita l’abbiamo effettuata il 18 luglio - ha ricordato Zaottini - ed abbiamo constatato che non vi sono emergenze. Tra il 2007 e il 2008 l’andamento migliorativo delle acque del Golfo di Gaeta è stato costante: non si sono più verificate fioriture algali (le grandi macchie di diverso colore, ndr), provocate da detriti, alghe e muco prodotto da queste ultime». Netti miglioramenti anche per Terracina, dove si stanno svolgendo indagini solo per la presenza di rifiuti urbani, mentre problemi minori si registrano solo per il canale Portatore, che riceve le acque dei canali Pio, Ufente e Amaseno, l’ultimo dei quali fortemente eutrofico e che, trasportando azoto, favorisce la crescita delle alghe». «Teniamo costantemente sotto controllo tutti i depuratori - ha affermato il comandante della Polizia provinciale, Attilio Novelli - anche con ispezioni improvvise. Per Terracina, c’è un indagine in corso sulle chiuse dei canali, che devono essere costantemente sorvegliate, in modo da consentire il deflusso delle sole acque e non dei rifiuti». Novelli ha concluso ricordando che «la sorveglianza aerea si giova dell’ausilio anche dell’Associazione Nazionale Carabinieri che, nelle quotidiane uscite per contrastare fenomeni di incendi boschivi, effettua passaggi sulle coste». Nella prossima settimana, inoltre, saranno resi noti i risultati dei monitoraggi anche per la parte nord del territorio costiero, dal Circeo ai confini con la provincia di Roma.

lunedì 20 luglio 2009

SABAUDIA - Benedetto al contrattacco

Nei giorni scorsi Armando Cusani aveva accusato l’Ente di gestione del Parco Nazionale del Circeo di inerzia, di “feroce opposizione” al piano di riqualificazione dell’area del lago di Paola, presentato dalla Provincia, e di lesioni all’economia di Sabaudia per la paralisi turistica generata dalla situazione. E prospettato il lancio di una richiesta ufficiale di commissariamento dell’Ente di via Carlo Alberto, «incapace ormai di assolvere anche la normale amministrazione e in balia di una deriva incontrollabile». «Il commissariamento? Se la proposta della Provincia fosse accolta sarebbe un caso unico: per la prima volta un Ente verrebbe commissariato per aver chiesto il rispetto delle norme vigenti e per non aver potuto fare miracoli». Mostra di non accusare il colpo il presidente dell’Ente Parco, Gaetano Benedetto. Anzi la sua replica è veemente come chi, ritenendo di aver sempre fatto quanto il suo ruolo richiede, si sente ingiustamente colpevolizzato. E giù con la “lista della spesa”, delle procedure avviate per la redazione di statuto, regolamento e piano del Parco, ma non giunte al capolinea in particolare per i ritardi e le eccezioni sollevate dal Ministero dell’Ambiente. «Dello statuto, riapprovato dall’Ente all’inizio del 2009 dopo le opportune modifiche – dice – siamo da diversi mesi in attesa della definitiva ratifica che è competenza esclusiva del Ministero dell’Ambiente, mentre per il regolamento, già predisposto dall’Ente, lo stesso Ministero ha obiettato che debba essere conseguente al Piano, non accettando nemmeno l’ipotesi di uno stralcio su temi specifici. E solo di recente, grazie all’intervento della Prefettura di Latina, è stato redatto un regolamento ad hoc sui quattro laghi, attualmente oggetto di confronto tra le istituzioni interessate». Più articolato il discorso sul Piano del Parco, «già avviato dall’Ente, ma inceppatosi per mancanza di risorse trasferite solo lo scorso mese di aprile, ma non ancora utilizzabili per la mancata approvazione della variazione di bilancio da parte del Ministero dell’Ambiente». «Ciò nonostante il cda tra il luglio 2008 e il febbraio 2009 si è riunito ben 6 volte ed il 23 febbraio 2009 ha approvato un Documento Direttore Preliminare di Piano» informa Benedetto sottolineando però che «il presidente Cusani, membro del Consiglio dell’Ente, in queste occasioni è stato presente una sola volta». Ma non è tutto: «Agli Enti locali è stato chiesto il 10 giugno di convocare la Comunità del Parco per poter condividere il primo elaborato di Piano, dell’Università di Latina, ma della risposta non ci sono tracce. La Comunità ha invece trovato il tempo, presente il Presidente Cusani, di riunirsi il 13 maggio 2009 ed approvare un progetto preliminare per un intervento strutturale sul Canale Romano, totalmente privo degli adempimenti richiesti e della completa copertura finanziaria». «Pericoloso – conclude Benedetto – continuare ad illudere imprenditori e cittadini sul fatto che le norme possano essere eluse o scavalcate e cercare risse istituzionali proprio ora che abbiamo con chiarezza avviato un percorso e siamo aperti con tutti ad un confronto di merito».

Cattivik - Quando mamma e papà sono scemi

Maria Corsetti
Conferenza stampa di presentazione della rassegna: ovviamente la location prescelta è Villa Fogliano, in particolare quel capannone dove è ospitato una sorta di museo ornitologico. I relatori dietro la scrivania, i giornalisti nella fila di sedie davanti, macchine fotografiche, carta e penna alla mano. Non dovrebbe essere difficile per chiunque dotato di un minimo di intelletto capire che è in corso qualcosa, che se si entra a visitare il museo, è bene farlo in silenzio. Fermo restando che nei musei in genere si fa silenzio, l’unica voce ammessa è quella della guida che spiega. Ma i vacanzieri di Villa Fogliano non sono al corrente di questo. Quando hanno spiegato l’educazione a scuola loro stavano a letto con la scarlattina. Entrano diversi adulti e qualche bambino. La voce di un piccolo che chiede spiegazioni è ammessa, il bofonchiare del genitore impreparato alla risposta no. Però attenzione, i genitori sanno bene che i bambini non devono essere fotografati, guai se soltanto si prende in mano una macchina fotografica, chissà che fine faranno quegli scatti. Ed la grande confusione che c’è tra un museo e un parco giochi, tra una conferenza stampa e un consesso di pedofili lascia tramortiti.

Luca Marin, amore, nuoto e tanto tanto Borgo Grappa

Paolo Iannuccelli


Borgo Grappa aspetta il suo Luca Marin. Come fanno i giornali a definire siciliano uno che ha un simile cognome? "Mitico" Luca Marin, 23 anni, è un nuotatore italiano che fa sognare un intero borgo, uno dei posti più ridenti e civettuoli del’Agro Pontino. Il papà Claudio, 51 anni, partì 25 anni fa per Vittoria, in provincia di Ragusa, spinto da una ditta svizzera; è un esperto di coltivazione in serra, per questo hanno chiesto la sua preziosa collaborazione. Ma i Marin, la grande famiglia di origine veneta che risiede in via Migliara 42 ed in via Bufalara, sono pontini doc, figli della palude. La casa della famiglia Marin, in via Litoranea, è un tipico podere dell’Onc, l’opera combattenti, da lì partono le navette per raggiungere il mare. Stesso tifo, stesse speranze per i Dottor, la famiglia della madre, veneti tra i veneti, padani tra i padani. Televisione sempre accesa, gente che tifa, segue i giornali sportivi e rosa, al borgo sanno tutto di Luca, sono pronti a difenderlo in ogni circostanza, guai a toccarlo. I parenti più stretti hanno da tempo in tasca i biglietti per tifare durante i giochi iridati. Luca Marin ha sempre i riflettori su di lui, è normale, è un big dello sport italiano, fa parlare le cronache rosa per le sue splendide fidanzate. Gli amori bollenti. Alto 1,86 metri, è specializzato nei 400 misti, ha cominciato a nuotare a soli 5 anni. Il medico disse alla madre: “Signora, suo figlio deve andare in piscina per stare meglio”. Detto e fatto, da quel momento un vero crescendo di risultati. Luca è legato alla società ISPRA Swim planet. Marin ha partecipato nel 2001 agli Europei giovanili ottenendo ottimi risultati. Nel 2003 partecipa agli EuroJunior mantenendo sempre risultati di alto livello, l'anno successivo conquista agli Europei il secondo posto nei 400 misti. Nello stesso anno partecipa sia ai Giochi Olimpici di Atene che agli Europei in vasca corta. Nel 2005 sempre in vasca corta, agli Europei, conquista un 2° e un 8° posto, rispettivamente nei 400 misti e nei 200 dorso. Nel 2006 negli Europei in vasca corta di Helsinki batte il suo rivale di sempre László Cseh.
Nel 2007 Luca ottiene un terzo posto alla finale dei 400 misti nei mondiali di Melbourne, migliorando il suo record italiano che tuttora detiene. Marin arriva 5° nella finale dei 400 misti alle Olimpiadi di Pechino. Ai campionati europei del 2008, ad Eindhoven, giunge terzo e medaglia di bronzo che diventa d'argento in seguito alla squalifica per doping del greco Ioannis Drymonakos
Ora è legato sentimentalmente a Federica Pellegrini, l’atleta italiana più famosa al mondo, grande favorita per l’oro. Precedentemente a questa relazione era legato alla nuotatrice francese Laure Manaudou, nota per il suo modo di vivere bizzarro e disinibito. Adesso Marin è pronto per disputare i 400 misti nei Mondiali capitolini, poi pensa di trasferirsi per sempre a Los Angeles. Il bel Luca, dopo il nuoto, vuole fare l’attore, così ha dichiarato al Corriere dello Sport. Ha le idee chiare. A borgo Grappa, probabilmente, torneranno ad organizzare il cinema estivo.

Pdl con le doglie ma il parto è lontano

Alessia Tomasini

Manovre piccole e grandi, riunioni che succedono a se stesse senza produrre alcun effetto. Vecchie alleanze che si rompono, nuove che si consolidano, riposizionamenti dell’ultimo istante. E, all’orizzonte, solo tentativi di restare a galla in attesa che il verbo venga diffuso alla massa. Ieri tra il sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo, il leader del Popolo della libertà e il segretario provinciale dell’Udc non si è tenuto alcun incontro. Gli impegni, equamente distribuiti tra i campioni del centrodestra pontino, hanno portato a rinviare tutto. L’unico vertice, se così si può definire, è quello che ha visto riuniti in una sola stanza consiglieri ed assessori comunali in quota al Popolo della libertà. Prevista, ma non pervenuta, la presenza di Fazzone. Un modo per cercare di serrare le file, per far sentire tutti protagonisti di una sola maggioranza compatta almeno sul programma elettorale del sindaco Zaccheo ancora in cerca di attuazione. Dichiarazioni a bassa voce, appelli che si ripetono sempre uguali e poi tutti a casa passando per una riunione di giunta dove le differenze e la distanza tra ex di Forza Italia ed Alleanza nazionale si misura sulla lunghezza d’onda di eventi e lavori pubblici. Per il resto tutto in ordine e niente a posto. Nel centrodestra pontino la legge che regola i rapporti è quella dei lunghi coltelli. La stretegia seguita da tutte le parti in ballo è semplice: si porta l’avversario a stringere la mano solo per fargli abbassare la guardia e colpire più forte. A meno che non sia accaduto qualcosa di incomprensibile nei rapporti a fil di nervi che legano Fazzone, Forte e Zaccheo non si preannunciano mesi facili per la maggioranza che governa il territorio. Che il matrimonio tra An e Forza Italia non sia riuscito si sa oggi ma si sapeva, almeno per quanto riguarda la provincia pontina, già ai nastri di partenza. I partiti che dovevano fondersi in un solo corpo con una sola anima sono rimasti ben distinti. Il bello è che la tempesta si scatena sempre quando nessuno se lo aspetta. Quando le cose sembrano andare per il meglio, ecco che il centro destra ritorna nel pantano delle discordie interne. Quel "male oscuro" che a tratti sembra essere stato debellato è torna ad infestare la coalizione manifestandosi a suon di rivendicazioni. Alla base di ogni piccola rivoluzione c’è sempre la richiesta di coerenza ed il rispetto di un accordo, quello che aveva consentito di uscire indenni dalle elezioni del 2007 prima e del giugno 2009 dopo, che è stato invece archiviato. Una rottura si è aperta e sanarla sarà compito dell’arte politica. Quella che si basa sul presupposto che tutto può cambiare nell’arco di una notte. Il potere d’acquisto della componente di Forza Italia nel Popolo della libertà, per mandato dei cittadini, è aumentato. Zaccheo non può più fare il gioco delle tre scimmiette nei confronti di alleati, bistrattati in una fase, ignorati in tutte le successive. Il sindaco si trova a fare i conti anche in casa con un’Alleanza nazionale senza una linea politica univoca, incapace di rappresentare una novità sul territorio e giocando sempre e costantemente di rimbalzo. Il tridente del Pdl ha le doglie da tempo, ma il parto è ancora lontaneo da essere concluso.

Latina - Da sabato in scena la 15esima edizione di Villa Fogliano – Festival delle Arti

Maria Corsetti



È uno di quegli appuntamenti che danno ritmo all’estate di Latina, di quelli che arrivano a compiere tre lustri con il sorriso, nonostante le difficoltà e la concorrenza, molto spesso non all’altezza, ma comunque concorrenza almeno in termini di sponsor. Al via sabato prossimo la 15esima edizione di Villa Fogliano - Festival delle Arti che si svolgerà sulle rive del lago fino a domenica 2 agosto. Proposte interessanti, imperdibile Moni Ovadia la sera del 29 luglio, spazio ai talenti che offre la città di Latina, da Rosalba Silvestri, primo premio nazionale di Teatro Fersen per la drammaturgia, alla Tunuè, l’ottima associazione culturale che si occupa di fumetto, all’attrice Elisabetta Femiano. Un lungo elenco di appuntamenti che ha come filo conduttore le atmosfere del Mediterraneo, diversi gli incontri musicali a base di sonorità etniche, senza dimenticare chi non potrà partecipare al Festival. Prevista, quindi, una tappa – giovedì 30 luglio – alla casa circondariale di Latina, dove si terrà il seminario concerto a cura di Piergiorgio Ensoli, Marco Libanori, Roberto D’Erme e Massimo Gentile.
Il festival si apre la mattina di sabato 25 luglio con il convegno: “Fogliano e la cultura dei giardini del Mediterraneo”, al quale parteciperà la professoressa Varoli Piaza dell’università della Tuscia di Viterbo. «Abbiamo voluto far partire il festival con un convegno – ha spiegato Nazzareno Ranaldi, presidente dell’associazione VILLAggio Fogliano e da sempre anima del festival - sulla cultura dei giardini del Mediterraneo. Innanzitutto perché il giardino di Fogliano si sta letteralmente trasformando per colpa del punteruolo rosso. E poi perché riteniamo che il giardino sia poco utilizzato. Insomma, dare il via a un percorso che porti al recupero completo del borgo a partire proprio dal giardino. Per quanto riguarda invece il programma artistico, abbiamo voluto mantenere il filone che ha sempre caratterizzato il festival, riservando spazio anche alle novità, sempre coniugando artisti nazionali con il meglio del prodotto locale. Seguendo il filone dell’integrazione. Novità come l’ideazione di una giornata della creatività. Se è stato possibile rinnovare l’appuntamento con il Festival, è doveroso ringraziare Litorale Spa, Parco Nazionale del Circeo, Regione Lazio e gli altri enti locali che hanno patrocinato la 15^ edizione». Altra figura che ha contribuito ala realizzazione della rassegna è il regista Renato Chiocca: «Seguendo la linea di coerenza del festival – ha spiegato nel corso della conferenza stampa alla quel è intervenuto anche il vice presidnete dell’associazione VILLAggio Fogliano, Francesco Iannella - abbiamo voluto mescolare poetiche, suoni e personaggi creando una sorta di itinerario nell’arco della giornata creativa. A partire dai ragazzi di Tunuè, casa editrice locale, che metteranno in mostra l’eccellenza dei loro fumetti. Sarà nostro ospite anche Enrico Ruggeri, giovane fumettista al quale è stata commissionata un’opera per il festival. Da non dimenticare poi la mostra fotografica La Deriva dei Continenti, già esposta al circolo degli Artisti di Roma, ed il reading dell’Anonima Scrittori. Poi la proiezione del mio cortometraggio The Color of your Life ed un party esposizione su second life. Filo conduttore della giornata sarà il dialogo intergenerazionale».

domenica 19 luglio 2009

APRILIA- Multiservizi, i conti non tornano

Daniela Bianconi

Che a una scossa di terremoto faccia seguito la successiva detta di assestamento è cosa risaputa dagli esperti sismologhi, ma che ad un uragano ne facesse seguito un altro è cosa assai più rara. Ma questo principio non vale quando in ballo c'è la Multiservizi. Dopo che l'indagine della Digos ha fatto tremare la struttura con la notizia di 22 avvisi a comparire nei confronti di altrettante persone tra dirigenti e amministratori della municipalizzata, il polverone non accenna minimamente a scomparire. Dall'analisi fatta dagli uomini del vicequestore Paolo Viola che si stanno avvalendo anche di un consulente tecnico di Torino, sono emersi altri aspetti interessanti. Il primo fa riferimento a fatture false o palesemente gonfiate. La ditta per operare si è avvalsa nel corso degli anni anche di altre società, come quando ha curato alcuni eventi ricreativi per il centro sociale. In questo caso la ditta si è avvalsa del servizio offerto da alcuni alberghi e, per cause ancora tutte da chiarire, le fatture emesse dalle strutture sono lievitate. L'importo nei documenti misteriosamente è triplicato nei bilanci. Ma non finisce qui, ci sarebbe anche un secondo aspetto ancora più grave del primo ed è quello che fa riferimento alla figura del revisore dei conti. In ogni ditta questa figura deve controllare e approvare il bilancio ed ecco che gli investigatori hanno scoperto che nell'arco del periodo che va dal 2003 al 2009 nessuno dei revisori ha dato l'ok al bilancio proprio per alcune difformità come quella precedente. Questo spiega perché nessuna delle persone che ha rivestito questo incarico è stata poi iscritta nel registro degli indagati. Ma questo è solo un primo tassello che si legherebbe ad un secondo facendo emergere un quadro ancora più sconcertante. Essendo la ditta una municipalizzata il bilancio deve essere anche ratificato dal Comune. Sembrerebbe che il documento non sia stato mai approvato dall'amministrazione comunale quindi se quella che al momento è solo un ipotesi fosse successivamente avvalorata da altri riscontri tecnici, l'indagine prenderebbe un'altra piega. Gli inquirenti potrebbero spostare la loro attenzione anche sulle precedenti amministrazioni e in particolare a quando Calogero Santangelo era sindaco. In attesa del confronto che i 22 avranno con il pubblico ministero titolare dell'inchiesta, Raffaella Falcione, la Digos non archivia in alcun modo il caso e continua a spulciare per fare luce sui reati contestati che vanno dalle false comunicazioni inoltrate al comune, al mancato pagamento dell'Irap e dell'Iva sul denaro che la municipalizzata riceveva dal comune, fino ad arrivare al mancato pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali all'Inpdap.
Senza poi dimenticare che c'è anche un ulteriore filone dell'indagine che riguarda le facili assunzioni e le carriere lampo all'interno della stessa ditta. Per il momento si attende il primo confronto di settembre e poi un successivo a ottobre quando saranno ascoltati tutti i 22 indagati. Si tratta di Carla Amici, Felice Palumbo, Riccardo Mignani, Adriano Ansuini, Massimo Bortolameotti, Iacoangeli, Messeri, Palmarino Savini e Amedeo Avenale.
Questi in relazione alle cariche che hanno rivestito nella Multiservizi. Mentre come funzionari l'ingiunzione a comparire riguarda Roberto Catterli, Giuseppe Fiore, Giuseppe Siragusa, Ferdinando Siracusanza, Antonio Ferracci, Lanfranco Pincipi, Maurizio Lupi, Antonio Rocca, Gianmatteo Clazzer, Orazio Piasentin, Goffredo Domenico Migicci, Giovanni Vittoriano e Luigi Ciccone. I 22 saranno assistiti dai legali Pierluigi Palma e Giovanni Stefanelli.

SABAUDIA - Hotel del lago, quando apre?

Teresa Faticoni
Quando riapre l'hotel del Lago? La domanda è contenuta in una interrogazione a risposta scritta che i consiglieri del Partito democratico Franco Brugnola e Amedeo Bianchi hanno indirizzato al presidente del consiglio comunale Luca Mignacca e al sindaco Maurizio Lucci. Si tratta di quell'edificio di architettura razionalista in pieno centro della città del parco. Uno di palazzi, sottolineano i due esponenti dell'opposizione, «che disegna le linee principali del profilo architettonico della città e che come gli palazzi è stato generato dalla mente dei fondatori della città: Piccinato, Scalpelli e Montuori». L'albergo è stato chiuso per molti anni. Poi grazie all'interessamento del consigliere regionale del Pd Domenico Di resta la Pisana ha stanziato un finanziamento di 3.540.000 euro per la ristrutturazione dell’immobile. E in effetti i lavori di restyling sono stati completato da tempo. L'albergo, dotato di 46 stanze e di una ottantina di posti letto, avrebbe dovuto essere riaperto per accogliere i nuovi clienti entro l'estate. A tutt'oggi le porte sono sbarrate. «La ricettività alberghiera di Sabaudia è molto contenuta - aggiungono Brugnola e Bianchi - per cui la riapertura dell’albergo consentirebbe di integrare i posti letto a disposizione, contribuendo anche a dare numerosi posti di lavoro diretti e indiretti; da notizie assunte per le vie brevi risulterebbe che per rendere operativo l’albergo mancherebbero ormai soltanto mobili e arredi e che è stato calcolato che per acquistarli sarebbero necessari circa un milione di euro». Da qui la richiesta di conoscere: «I tempi previsti originariamente per la conclusione dei lavori e per la riapertura dell’albergo; i motivi del ritardo rispetto a quanto preventivato e comunicato a mezzo stampa, le iniziative assunte dall’amministrazione comunale per sollecitare la riapertura della struttura».

Cattivik - Ci fossimo davvero liberati degli anni ‘80




Maria Corsetti


Io questa cosa che al mare bisogna andare agghindati come in discoteca e spararsi la musica dentro le orecchie non l’ho mai digerita. Anche perché, per compensare la frantumazione di timpani e non solo, dopo devi andare nel centro benessere in città dove paghi 50 euro per un bagno in una piscina - che hai voglia a buttare incensi, puzza di cloro – dove ti riproducono i suoni e le atmosfere del mare. Allora dico: ma vattene al mare, dove le conchiglie sono gratis e lo scroscio dell’onda giuro che è genuino. Sarà anche da anziane, ma la passeggiata con l’acqua salata ad altezza coscia tonifica più di un’ora di pressoterapia e posso assicurare a chiunque che il sole abbronza almeno quanto quello delle lampade. Gli anni ‘80 e l’edonismo di chi vive in città senza mare ci ha costretto a guardare con occhio deformato il nostro. La crisi forse ci libererà da tutto questo.

Tutti al mare, quello di Latina - La vacanza sotto casa a costo zero. I più chic optano per il lago di Fogliano

Maria Corsetti
Ti accorgi che il 2000 è arrivato anche lì solo dai modelli delle macchine parcheggiate sulla lingua d’asfalto sospesa tra il lago di Fogliano e il mare. Ma basta scendere in spiaggia per trovarsi imbarcati in un viaggio sentimentale che riavvolge il nastro della vita di quarant’anni. Sembra di trovarsi ai tempi della Cassa del Mezzogiorno, ai tempi del boom economico dell’Agro pontino, quando la raggiunta soglia minima del benessere era rappresentata dal lusso del mare la domenica. Tutta la famiglia riunita, l’investimento a inizio stagione per acquistare ombrellone, sdraio, tavolino da picnic e borsa termica. Quattro generazioni sullo stesso tratto di spiaggia, quello che va da Capoportiere a Rio Martino: il nonno, canottiera e pantaloncini, legge il quotidiano, la nonna, costume intero nero, fa la passeggiata sul bagnasciuga, mamma e papà della new generation – tatuaggi, qualche piercing, sigaretta in mano – i più giovani si scatenano a racchettoni e pallone, i bimbi finalmente umani che giocano con palette, secchielli e sabbia, esattamente come i loro colleghi di mezzo secolo fa. Su questo tratto di mare perfino i telefonini sono rari, in fondo tuta la famiglia è lì, non c’è nessuno da chiamare. Tre euro di parcheggio, qualche altro spiccio da spendere per un caffè ai chioschi, un paio di banconote da lasciare all’indiano che ha messo i saldi anche lui e offre teli da mare formato gigante e parei da adattare a copriletto a prezzi imbattibili: dall’alba al tramonto questa è la spesa. Come ai tempi del boom economico. Oggi c’è la crisi, quello che decenni fa era una conquista nel 2000 appare un ripiego, ma i villeggianti sembrano gradire. È un po’come riscoprire il gusto della panzanella, della frittata, della zucca al forno e del pollo alla diavola dopo averli snobbati in favore del sushi, della tartare di cervo, della mousse di salmone e della bistecca di coccodrillo.
Ma attenzioni, c’è chi si vuole distinguere dalla massa, optare per una soluzione più anglossassone – anche se poi il comportamento relativo non ha nulla dell’understatement del Regno Unito – e sceglie le rive del lago di Fogliano. Dove, tanto per cominciare, il parcheggio è gratis. Non ci saranno i chioschi per il caffè, ma alla fine quel termos che stava nella lista di nozze a qualcosa dovrà pur servire. Erba verde, palme (non tutte in ottima salute, in verità), in lontananza i bufali danno quel tocco bucolico che fa tanto new age. Una vacanza sotto casa super chic a costo zero. Dai, che da queste parti non si sta poi così male.

sabato 18 luglio 2009

LATINA - Nozze di fuoco, teatro a Capoportiere





Lidano Grassucci

Teatro a Capoportiere? Non lo avrei mai detto che mi sarei trovato ad assistere a uno spettacolo teatrale a Capoportiere a Latina. Invece sto qui con tante altre persone, la giornata è umida, il mare non ci regala la sua brezza, ma non si sta male. Il palcoscenico è piccolo, il pubblico quasi è dentro la scena. Non nascondo di essere arrivato con la solita puzza sotto il naso che hanno quelli che scrivono teatro con la T maiuscola. Quelli che al secondo biglietto staccato al Sistina ne sanno più di Strehler. Il capocomico è Mario D’Arienzo fa l’ingegnere, ma ha il volto dell’attore, lineamenti scavati ipersociale. La terrazza del Miramare si presta è grande, ma familiare, razionale tanto da fare contrasto con la scena della rappresentazione, una casa napoletana di inizio ‘900.
Si rappresenta “Nozze di fuoco” di Benedetto Casillo. E’ una commedia degli equivoci alla Feydaux, una di quelle commedie che testimoniano nel soggetto il legame strettissimo tra Napoli e la Francia. Bravo l’attore, Luigi Pedone, chiamato a recitare Attilio il cornuto, il turlupinato, di turno. Gestualità da attore formato, capacità di cambiare i toni recitativi da chi ha proprietà nello stare nel palcoscenico. Pedone fa di Attilio una maschera da commedia dell’arte aggiungendo al personaggio aspetti che contribuiscono in maniera importante all’effetto umoristico della piece.
Brava anche Cristina Simonetti, chiamata a recitare la parte della moglie leggera di Attilio, amante pensante di Mimì De Rosa. Ha il fisico per il ruolo, la gestualità non esasperata e anche l’eleganza che credo immaginasse Casillo nello scrivere la storia.
Di fatto sono loro gli attori su cui ruota l’equivoco con il conforto di Zia Filomena, al secolo Lina Casoria, della promessa sposta Angela (Oderica Lisi), di suo fratello Matio (Luca Piga). E di Saturnino (al secolo Peppe Cirinnesio) che caratterizza fortemente il personaggio che sarà la chiave dello scioglimento degli equivoci che si intreccino e crescono per tutto il dipanarsi del racconto.
Mimì De Rosa riempie tutte le scene, è quasi una commedia monologo, lui regge lo spettacolo. La gente applaude più volte a scena aperta, si diverte e ride.
Si muove in uno spazio ristretto ma riesce a evitare l’effetto marionetta e resta personaggio sempre. Ha il senso del palcoscenico, ha anche la capacità di tenere il polso del pubblico aggiungendo battute lì dove sente “distrazione”.
Scorre per quasi due ore lo spettacolo, lo spettatore sente il testo (il capocomico è abile a metterci dentro tanta contemporaneità) di fine ‘800 come vissuto, letto, raccontato al presente.
Amori incrociati, solitudini che si confortano in ambito sociali circoscritti, furberie da non furbi e il gioco dello sciupafemmine, della femme fatale e del cornuto poco avveduto, sono ingredienti sicuri.
Ma questo è teatro: dialogo tra chi guarda e chi recita, a cui si somma la capacità dell’attore di far sentire lo spettatore protagonista.
Ho un metro mio per discriminare il teatro bello da quello brutto, la noia. Se non mi annoio è teatro, altrimenti è filosofia, letteratura, autoerotismo. Mi sono divertito ed ho riso, insomma ho assistito ad uno spettacolo teatrale, comprensibile, veloce (nella prima parte c’è stato bisogno di sintonizzarsi accelerando con un pubblico non proprio grande consumatore di teatro). Il fuoco genera tutti gli equivoci il fuoco li risolve, la donna è pericolosa e “solo le cose che non si fanno non si sanno”. Si chiude il sipario e il pubblico è soddisfatto, è teatro.

LATINA - Alienazione urbana, viaggio nella paranoia della città




Maria Corsetti


Il degrado dietro casa. Pomeriggio d’estate, pieno centro di Latina, in quello spazio ibrido tra i giardinetti e il consorzio agrario. Un parcheggio nato con le intenzioni migliori, con piazzole di verde e muretti. Ma l’alienazione urbana è un fenomeno che esiste, anche in una città che si affaccia sul mare, con Roma a sessanta chilometri e Napoli a poco più. Dove la gente avrebbe altro di più piacevole da fare invece che imbrattare e distruggere recinzioni e aiuole. Se lo guardi appena da lontano, sorvolando bottiglie rotte e cartacce, quel posto è bello, simile a un giardino africano addormentato sotto il sole, in attesa che arrivi la notte a portare fresco e ristoro. La notte invece porta disturbo, ozio paranoico, furia demente. I marciapiedi diventano lo sfogo della tristezza cittadina, della solitudine di chi non riesce a sopravvivere al mondo. Sfoga la sua frustrazione sui muretti, beve una birra non per compagnia ma per passare un tempo che si dilata all’infinito, che deve essere impiegato in qualche maniera per non soccombere a se stesso.
C’è stato un momento, qualche decennio in realtà, in cui quella strada era sempre molto sporca e trasandata, ma almeno trasmetteva l’allegria dell’amore. Al posto del parcheggio c’era una costruzione gemella del consorzio, e quella strada era già l’inizio della periferia. Erano gli anni ’70, gli anni della liberazione sessuale, dove una piccola utilitaria e un preservativo rappresentavano l’idea di un’America molto più lontana di oggi. La mattina, quando si passava da quelle parti, i resti dell’eros erano evidenti. Preservativi, fazzolettini, cicche di sigarette: non era esattamente la Svizzera, ma almeno quei rifiuti raccontavano la voglia di vivere. I relitti di oggi ne raccontano la noia. Una sorta di spleen del 2000, figlio del nulla, senza letteratura. Non è un caso isolato, il viaggio nella miseria mentale della città ha tante tappe da mostrare, ferite sanguinose di anime disperse in un limbo grigio e infinito.

Latina -Musicamica in... canta il Cambellotti

Luisa Guarino

Brani orecchiabili e noti a tutti da una parte, freschezza e simpatia dei piccoli interpreti dall’altra: una formula semplice che crea uno spettacolo brioso, fresco e gradevole. Sono questi gli ingredienti del concerto di musica per bambini (che però piace e diverte anche i grandi) che andrà in scena questa sera al Villaggio Cambellotti Estate 2009: “In... cantando”, realizzato dall’Associazione culturale Musicamica di Latina e interpretato dal coro dei bambini che ad essa fa capo. Il gruppo di giovanissimi interpreti, la cui età varia dai 6 ai 13 anni, è nato nel 2001: tutti i componenti hanno uguali capacità di esibirsi sia in coro che come solisti. Il programma che presenteranno questa sera al pubblico comprende una fantasia di brani che spaziano dalle canzoni dello Zecchino d’Oro alle sigle televisive, ai motivi dei cartoni animati di maggior successo. Dal 1991, anno in cui l’Associazione Musicamica è nata, molte sono state le iniziative e manifestazioni da essa organizzata: tra queste citiamo Zecchino d’Oro Story, Saremo famosi, Cantando gli autori, Sanremo Story, per non parlare delle performance in occasione delle festività natalizie o per la Festa della mamma, giunta lo scorso mese di maggio alla XVII edizione. Molto assidua inoltre la presenza dei piccoli interpreti di Musicamica a iniziative benefiche di carattere nazionale, a partire da Telethon. È di poco più di un mese fa la loro esibizione più recente in provincia, nella Piazza del Comune di Sabaudia. Di motivi per non perdere lo spettacolo di stasera dunque ce ne sono molti. Anzi ce n’è uno in più: l’ingresso è libero. L’appuntamento è per le 21.15 nell’arena del museo civico, con ingresso sul lato Via Pio VI.

Bassiano - Con Giò “Fuori e dentro le mura”


Luisa Guarino

Prima personale di pittura e prima mostra in assoluto per Giovanna Giacomini, insegnante di Latina molto conosciuta. Intitolata “Fuori e dentro le mura”. Bassiano e la sua campagna nella pittura di Giò, l’esposizione, che comprende una ventina di tele, sarà ospitata presso la Taverna del ristorante Il Torrione di Bassiano il 25 e 26 luglio, con orario 18-20. L’inaugurazione si svolgerà sabato 25 luglio alle 18.
Nel pieghevole dell’invito, la presentazione è curata da Paola Populin, già docente del Liceo Dante Alighieri di Latina e collega dell’artista, la quale tra l’altro dice: “Giò si avvicina alla pittura con l’intento di coltivare un hobby, poi scopre che le piace. Poi non è più un hobby: il tempo libero diviene tempo pieno, i soggetti scorrono da sé in un flusso continuo, i colori si presentano all’idea, la tecnica in poco tempo si affina, la varietà di soggetti condiziona una ricerca più complessa nell’immagine e nella composizione. La molteplicità dei soggetti è la prima a saltare all’occhio. L’elemento naturale agisce su una varietà di toni accesi, forti, tali da rammentare i riflessi del sole che bruciano le foglie più verdi al nascere dell’estate, o il gioco improvviso che al nostro sguardo distratto offre l’apparire di un arbusto o un ramo fiorito”. Oltre alla natura e alle figure umane, nelle opere di Giò c’è poi, certamente ‘non ultimo’, il paese. “Reali e individuabili - afferma a tale proposito Paola Populin - gli scorci di Bassiano, antico paese italiano, con la conservazione della storia dei vicoli e delle strade che si snodano tra case e persone, delle mura che sentono e raccontano storie. (...) Nel racconto del paese c’è il suggerito, il senso del segreto e della scoperta che conosce solo chi sa osservare da vicino un luogo e lo sa vivere nelle infinite sfumature. Anche a noi piace sempre di più la pittura di Giò - conclude Populin -: abilità nel saper narrare anche i segreti delle cose, nel saper guardare con l’istinto e tradurre in immagine, forte, viva, accattivante. Insomma, tutto quello che ti piace tornare a guardare”.
Giovanna Giacomini, a lungo titolare di lettere classiche nei licei di Latina e provincia, si è avvicinata fin dall’adolescenza alla pittura; ha poi nel tempo ripreso l’hobby giovanile supportandolo, negli ultimi anni, con la frequentazione di specifici corsi presso l’International Academy of Fine Arts di Roma, sotto la guida del Maestro Tullio De Franco.

Formia: Idv senza regole, Barone c'è

Francesco Furlan
La segreteria Idv di Formia è commissariata? Dieci giorni fa un comunicato del direttivo provinciale di Latina del partito dipietrista annunciava l’azzeramento degli incarichi con conseguente commissariamento e incarico a Vito Romano, vice segretario provinciale, del ruolo di commissario, unico delegato a parlare per la sezione formiana. Ciò nonostante, nell’Idv il conflitto deve essere forte se giusto ieri, la missiva è datata 18 luglio, ci è giunta una comunicazione firmata dall’ex segretario Carmine Barone in cui però egli stesso si definisce segretario e, addirittura, promuove un’iniziativa. Ne diamo seguito così come ci è giunta: «Cara Maria Celano, apprendo dalla stampa il vergognoso episodio che riguarda la tua persona e il tuo impegno politico che mi onoro di condividere quale segretario cittadino di Formia. Non ti crucciare dei sussulti di quelle che il senatore Pedica ha definito «basse riunioni» e continua, come io stesso continuo, a difendere quei valori di pulizia e di morale in cui fermamente crediamo. Non posso esimermi dal rilevare l’assoluta ignoranza delle norme statutarie da parte di chi, evidentemente «nostalgico» dei tempi in cui militava in ben diverse compagini politiche, rimpiange gli atti autoritativi che permettevano di difendere arrogantemente feudi e privilegi. Nell’Italia dei Valori, la prerogativa di valutare comportamenti e dignità degli iscritti, come dei dirigenti, compete esclusivamente al coordinatore provinciale e al coordinatore regionale, secondo le modalità di garanzia previste dalle norme statutarie. Ignora, dunque, chi cerca di imbavagliarti, forse nel miraggio di improbabili candidature nelle future tornate elettorali e continua a far sentire la tua voce con forza, ricordando che puoi contare sul pieno e incondizionato appoggio dei tesserati della sezione di Formia e di tutti gli iscritti e simpatizzanti che intendono ripulire la politica, intesa come partecipazione agli interessi della comunità, dalle scorie della politica mercantile che continua ad opprimerci. Con l’occasione ti invito a partecipare all’iniziativa da me promossa in sintonia con altre segreterie del circondario, per la nascita di circoli tematici che favoriscano l’aggregazione spontanea e di base del più sano elettorato del quale il nostro partito ha bisogno per crescere e affermare i propri principi». Riportiamo anche un intervento del 13 luglio scorso del senatore Pedica, coordinatore regionale dell’Idv: «Su Formia pendono troppi problemi, di carattere personale, di carattere legale nel passato e tanto altro. Ma per fortuna tra poco ci saranno i congressi e torneremo a vedere quel sorriso che da anni manca. Tra pochi giorni le segreterie saranno informate delle date per i tesseramenti legali e non come avvenuto in passato. A presto e forza». Ricordiamo che fu proprio il senatore ad auspicare dal suo blog, il 29 giugno, il commissariamento a Formia, poi puntualmente arrivato. Timidamente osserviamo, senza per questo voler entrare nel merito delle vicende interne: ma che partito è un partito dove regole e gerarchie, per quanto possano essere insopportabili, non sono rispettate? Forse il senatore Pedica troverà il tempo di spiegarlo dal suo blog (http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/eletti/stefano_pedica.php.), da dove, peraltro, ha già augurato le ferie a tutti. Beato lui.

Piano casa della Regione: dal mare al futuro

Teresa Faticoni
Un vero piano casa che prevede il recupero e il ripristino di aree ambientali e di pregio, l’incremento degli standard urbanistici per tessuti urbani da riqualificare, l’incentivazione nei comuni costieri alla riconversione degli immobili da uso abitativo a strutture turistico-ricettive e la semplificazione delle procedure. Questo e tanto altro è contenuto nella legge regionale “Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l’edilizia residenziale pubblica” approvata dalla giunta regionale del Lazio. «Un’opportunità importante per l’economia e un’occasione speciale per il nostro territorio», dichiara Claudio Moscardelli, consigliere regionale del Partito democratico e presidente della commissione urbanistica della Regione Lazio. Proprio nell’organismo consiliare guidato dal leader del centrosinistra pontino ora deve arrivare il provvedimento. E Moscardelli ha in mente grandi idee per un iter di partecipazione: di concerto con la commissione lavori pubblici, il cui presidente è Gianni Carapella e tra i consiglieri annovera anche Di Resta e Del Balzo altri due consiglieri eletti in questo territorio, saranno attivate una serie di audizioni per un confronto con le associazioni in rappresentanza dei Comuni e delle province, con gli ordini professionali, con le associazioni imprenditoriali, con le associazioni ambientaliste prima di essere approvato e trasmesso all’aula perché diventi legge. «Questo pacchetto di misure straordinarie nel settore edilizio è volto a contrastare la crisi economica e a favorire l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alla normativa antisismica, a migliorarne la qualità architettonica e la sostenibilità energetico ambientale, secondo le tecniche e i principi della bioedilizia», aggiunge Moscardelli. In sostanza una polticia mirata all’abitare con un occhio lanciato al futuro delle giovani generazioni, lo sguardo ben fermo nel presente mirando alla valorizzazione dell’esistente, senza mai dimenticare il passato. «Tra le misure, tutte interessanti per il nostro territorio, mi preme segnalare quella per il nostro litorale – sottolinea il presidente della commissione urbanistica -. Sarà possibile, infatti, incentivare la trasformazione del patrimonio edilizio attraverso la demolizione e ricostruzione degli immobili con un incremento di volumetria del 60% a condizione che vi sia il cambio di destinazione d’uso da residenziale a turistico ricettivo». Il discorso parte dalle influenze negative di alcuni insediamenti abitativi abusivi che hanno condizionato negativamente lo sviluppo del litorale da Capoportiere a Foce verde per arrivare al porto turistico visto come un’opportunità, ma che non deve essere dilazionata nel tempo. «Basta un solo mandato per trasformare la nostra marina procedendo alla pedonalizzazione dell’attuale lungomare, con arredi e piantumazione lussureggiante – suggerisce Moscardelli -. La funzione del lungomare attuale deve essere spostata più a monte e precisamente il lungomare bis lungo il canale Mastropietro, già realizzato in gran parte da Foce Verde al Villaggio dei giornalisti, solo da completare. Dal lungomare bis basta prevedere le direttrici penetrazione sino al lungomare attuale con servizi e parcheggi. La fascia compresa tra il lungomare bis e il lungomare attuale deve essere destinata ad alberghi, a impianti di turismo sportivo, al centro congressi e alle strutture termali con annesso parco, incentivando la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente sul lungomare a strutture per servizi di ricezione, commerciali e di intrattenimento». Tutte idee immediatamente cantierabili, perché con la nuova legge regionale consente di programmare un processo di delocalizzazione degli attuali immobili con la demolizione e ricostruzione a monte dell’attuale lungomare. «Si può lavorare in commissione urbanistica - conclude Claudio Moscardelli - a migliorare il testo e a favorire questo processo, con la collaborazione del Comune di Latina, in sede di applicazione della legge e di variazione degli strumenti urbanistici. Come presidente della commissione urbanistica avvierò sul territorio un incontro con ordini professionali, imprese ed operatori turistici per approfondire le tematiche suddette».

Il moralismo di Sesa, Carla e Longobardi

Lidano Grassucci

Alla vigilia delle elezioni comunali di Aprilia il candidato vincitore della primarie del Pd, Longobardi, fu raggiunto da un avviso a comparire per la vicenda Aser. La deputata di quel partito, candidata alla provincia come presidente, disse che “sarebbe stato opportuno che Longobardi avesse fatto un passo indietro”. Una sciocchezza giuridica, una stupidità politica, e un colpo al buon senso. Naturalmente Longobardi non si ritirò, le persone oneste non possono farlo, ma alcuni ipermoralisti che sono in servizio permanente effettivo nella sinistra (versione catto-comunista) si defilarono dalla competizione.
Ieri la Digos ha invitato a comparire Carla Amici, la sorella del deputato moralista, che è anche sindaco di Roccagorga. Se usiamo lo stesso criterio “sarebbe opportuno che Carla Amici facesse un passo indietro”. Perché non lo ha detto l’onorevole Amici? La doppia morale leninista?
Non credo, credo che Carla Amici dimostrerà la nettezza del suo operato, come gli altri amministratori coinvolti, credo che lei sia una professionista seria quanto è serio come amministratore Longobardi. Credo che Sesa Amici alla vigilia delle elezioni di Aprilia abbia perso una occasione per tacere.

la formica atomica - Magari il nucleare pontino

Lidano Grassucci



Tra qualche giorno è l’anniversario dello sbarco dell’uomo sulla luna. 40 anni fa, io c’ero e ricordo il mio stupore allora. Noi bambini eravamo tutti per il progresso, dubitava zia Maria che, da contadina, diffidava di quella roba. Allora la scienza stupiva e alimentava discussioni in famiglia, al bar. In osteria mio padre prendeva in giro gli scettici citando un suo amico, uno un po’ semplice, che ancora non si era persuaso della rotondità del pianeta e confortava questo suo scetticismo con la tesi: “perché se la terra è rotonda quando stiamo a testa in giù il brodo non cade?”. All’osteria ridevano tutti, gli scettici erano considerati cretini. Tutti, e noi bambini per primi, pensavamo che il domani sarebbe stato migliore di oggi. Avremmo avuto energia a go go, e forse una bella casa con vista su Marte. E le cose cambiavano, mio padre veniva a costruire la centrale nucleare a Latina con la bici su strade bianche, ci venne da contadino. A Latina la vita media era di poco superiore a cinquanta anni, l’economia era poco più che di sussistenza. Le industrie? La Cirio che lavorava i pomodori, lo zuccherificio le barbabietole, e a Latina scalo un pastificio. Peggio dell’attuale Albania, della Mongolia. La centrale nella sua fase di costruzione formò gli operai, portò la tecnologia. Mio padre cominciò a costruire la centrale in bicicletta, tornò in Vespa. Qui vennero ingegneri, tecnici da tutte le parti d’Italia e del mondo. Diventammo europei, civili, normali. Quella centrale non ha ucciso le persone ha ucciso la povertà, ha portato l’energia elettrica ovunque (previo la nazionalizzazione del settore fatta qualche anno dopo dai socialisti). Oggi la vita media qui e di quasi 90 anni.
Mio padre divenne operaio, zio Gigino andò la lavorare in tutto il mondo per l’Eni. I contadini uscirono dall’economia di sussistenza e divennero cittadini del benessere.
Per queste ragioni spero che la centrale nucleare di faccia qui a casa mia, dove noi viviamo da secoli e dove abbiamo intenzione di vivere per secoli.
Per questo leggo le posizioni politicamente corrette degli antinucleari con lo stesso spirito con cui all’osteria i miei ridevano di quelli che contestavano la rotondità della terra come la tesi del brodo che non cade quando stiamo a testa sotto.
La scienza è conoscenza non superstizione.

venerdì 17 luglio 2009

APRILIA - Multiservizi, la Procura vuol sapere

Daniela Bianconi
Uragano alla Multiservizi. Un ciclone si è abbattuto ieri mattina sulla municipalizzata del comune di Aprilia. A scatenarlo sono stati gli uomini della Digos. Gli agenti, sotto le direttive del vicequestore Michele Viola, accompagnati da un esperto del Ctu di Torino - già impegnato in un'analoga indagine sull'Aser - hanno notificato 22 richieste a comparire nei confronti di direttori generali e consiglieri della Multiservizi. L'inchiesta ha aperto uno squarcio sulla situazione economica disastrata che caratterizza la società pubblica che si occupa di svolgere lavori per conto del comune di Aprilia, come quelli relativi alla manutenzione delle strade, taglio dell'erba e cura dell'area cimeteriale. I rilievi su cui si indaga vanno nel periodo compreso tra il 2003 al 2009, quindi si verificano tutti gli atti compiuti in questo arco di tempo. I rilievi mosi riguardano: il mancato versamento dei contributi assistenziale e previdenziali dell'azienda in danno dell' Inpdap, una voce che pesa per otto milioni e trecento mila euro; false comunicazioni e evasioni fiscale. Su quest'ultimo punto va precisato che la Multiservizi, essendo una municipalizzata, percepisce un contributo dal Comune. Su 23 milioni di euro che la società ha ricevuto dall’amministrazione non sono state pagate nè l'imposta sul valore aggiunto nè l'Irap (si tratterà di accertare se erano dovuti in base alla particolarità di una azienda che sostanzialmente fa capo all’amministrazione stessa). I soggetti che avrebbero subito il danno sono diversi. Per il versamento dei contributi è l'Inpdap, per l'evasione dell'imposta sul valore aggiunto e per l'Irap si tratta dello Stato, mentre per le false comunicazioni si fa riferimento ai danni che ha subito il comune. Ieri mattina la Digos ha provveduto a consegnare i 22 avvisi a comparire davanti al pubblico ministero Raffaella Falcione il 28 e il 29 settembre a persone non solo ad Aprilia, ma anche a Latina. Verranno ascoltati gli amministratori della società: Felice Palumbo, attuale assessore ai trasporti del comune di Latina, Massimo Bortolameotti consigliere provinciale con il Pdl, l'attuale sindaco di Roccagorga Carla Amici, Amedeo Avenale e Palmarino Savini attuali dirigenti della azienda. Per quanto concerne i prime tre si tratta solo coloro che hanno ricoperto il ruolo di guida della multiservizi. Saranno ascoltati anche Ariano Ansini e Riccardo Mignani. Mentre solo per quanto riguarda le false comunicazioni dalla Multiservizi al Comune e per quanto riguarda l'evasione fiscale sono stati invitati a comparire altri tredici amministratori. Si tratta di Giuseppe Siracusa, Gianmatteo Clazzer, Gianfranco Principi, e Orazio Piasentin. Stesso identico provvedimento anche per altri nove persone che hanno lavorato all'interno della municipalizzata. Ma non finisce qui la Digos sta seguendo anche un altro importante filone legato ad alcune assunzioni. L’'organigramma della societàche prevedeva originariamente solo 150 impiegati mentre allo stato attuale ne vanta 250. Secondo gli inquirenti ci sarebbero state assunzioni da verificare con responsabilità da definire caso per caso. Si stanno verificando anche le progressioni di carriera all’interno della società. Si tratta di una prima fase delle indagini .

Consorzio di Bonifica, la Provincia annuncia il ricorso al Consiglio di Stato

Teresa Faticoni

Chi deve pagare le opere del Consorzio di bonifica? Dopo la bocciatura da parte del Tar nei confronti della Provincia di Latina, via Costa tenta di spiegare le proprie ragioni. Come noto la Regione aveva esercitato il potere sostitutivo relativo alla mancata stipula tra l’Ato4 e i Consorzi di bonifica dell’agro pontino e del sud pontino per stabilire le regole dei reciproci rapporti. Marrazzo aveva nominato un commissario ad acta. La Provincia aveva presentato ricorso (in quanto ente responsabile del coordinamento dell’Ambito territoriale ottimale) contro la delibera della giunta regionale. Il Tar ha respinto quel ricorso in quanto inammissibile. L’amministrazione provinciale va al contrattacco annunciando il ricorso al Consiglio di Stato. «Ricordiamo – precisano da via Costa -, entrando nel merito della questione, che la Regione Lazio pretende (erroneamente per la Provincia di Latina) che le spese di gestione e manutenzione dei canali di Bonifica siano poste a totale carico del Servizio Idrico Integrato e quindi sulle bollette che i cittadini pagano». Secondo la Provincia, invece, la regione vorrebbe scaricare le spese ordinarie di sua competenza «per la gestione della bonifica sulle spalle degli utenti». Ma la battaglia – che si inserisce nel quadro più complessivo di mancanza di sinergia e comunicazione tra regione e Provincia - non finisce in via Doria, si sposta a Roma perché l’amministrazione guidata da Armando Cusani ha già annunciato il ricorso al massimo tribunale amministrativo. «Ai consorzi di bonifica va il plauso e il sostegno della provincia di Latina per il prezioso lavoro svolto quotidianamente». Quando si dice lisciare il gatto nel senso del pelo.

SABAUDIA - Nessun colpo di scena in giunta. D'Argenio all'urbanistica

Antonio Picano
Nessun colpo di scena. Il Sindaco di Sabaudia, Maurizio Lucci, ha ufficializzato ieri 17 luglio 2009 le deleghe agli Assessori, così come già ventilate nelle settimane scorse.
Eccole di seguito:
- il Vice-Sindaco e Assessore Giovanni Secci ha ricevuto la delega alle Politiche del Turismo, Cultura e Personale;
- l’Assessore Felice Pagliaroli ha ricevuto la delega alle Politiche della Scuola;
- l’Assessore Evio D’Ambrosio ha ricevuto la delega alle Politiche Agricole;
- l’Assessore Marilena Gelardi ha ricevuto la delega alle Politiche Sociali;
- l’Assessore Bruno Bellassai ha ricevuto la delega alle Politiche Economiche (Finanze, Bilancio, Patrimonio e Contenzioso);
- l’Assessore Pellegrino D’Argenio ha ricevuto la delega alle Politiche dell’Urbanistica;
- l’Assessore Mario Gangi ha ricevuto la delega alle Politiche per le Attività Produttive (Commercio, Industria, Artigianato e Suap).

Per quanto riguarda le deleghe ai Consiglieri, che il Sindaco ha già pronte, la formalizzazione avverrà solo dopo la surroga dei consiglieri decaduti, D’Ambrosio e Pagliaroli, per effetto della loro nomina ad Assessori, che avverrà durante il Consiglio Comunale, convocato per lunedì 20 luglio 2009 alle ore 19,00. Al loro posto subentreranno i primi non eletti: Antonio Ciriello (Pdl-ramo Dca) e Antonio Zeoli (Pdl-ramo Forza Italia).

L’incertezza del Diritto, la libertà di Croce e io che non mi sento italiano

Lidano Grassucci



Guardo la tv nazionale, il fatturato dell’industria in Italia è sceso del 25%, del 31% gli ordinativi. Poi il commentatore ci conforta: ma a maggio rispetto ad aprile gli ordini sono cresciuti dello 0.4%. Mi sento un po’ preso in giro, abbiamo prodotto un quarto di ricchezza in meno. Non c’è da ridere. Passo davanti la Pettinicchio, l’azienda simbolo dell’industria di qualità pontina legata al territorio (il resto di retorica mettetecelo voi), è chiuso e ormai le bandiere della Cgil e dell’Ugl sono slabbrate e sbiadite, l’atmosfera è da morto, da cimitero. Dici lo Stato, il potere collettivo ora cercherà di aiutare i cittadini? Ma di cosa parlate: a Ponza la magistratura ha “arrestato i pontili” perché le boe sono prive di concessione edilizia. E li dove c’era vita, economia, piacere di vivere (che è un porto) c’è un cimitero. Taccio della tristezza che mi mette il Villaggio al Parco sulla litoranea di Sabaudia bloccato da una magistratura che ha scoperto che quelle case non si dovevano fare solo quando sono state finite. Sto sulla 156 leggo il cartello: posso andare a 50 chilometri all’ora, pure togliendo il piede del tutto dall’acceleratore non ci riesco. Dentro la mia macchina sono legato come un maiale al sedile. Mi telefonano dal giornale, rispondo grazie alle cuffie che ho in dotazione, e mi avvertono che ad Aprilia hanno fatto una grane operazione e preso 22 criminali. Dico “che hanno fatto?”. Non avrebbero versato i contributi. Non ci credo, chiedo conferma. Ribadiscono. Mi fermo, così dovrebbero indagare sul 70% degli imprenditori italiani, dovrebbero indagare su ogni singolo mio concittadino che si deve difendere. Se questo è il reato, nessuno può scagliare la prima pietra, se questo è il male assoluto, allora siamo tutti rei.
Craxi in parlamento davanti al moralismo ignobile chiese di scagliare la prima pietra. Tutti rimasero immobili, fermi. Ma lui fu costretto a morire in terra straniera, come gli eroi del Risorgimento, come i liberi durante la dittatura fascista.
Nessuno fermò il golpe giudiziario e ora siamo tutti in libertà provvisoria.
Da ragazzo mi ero innamorato di Benedetto Croce. Lui raccontava la storia del mio paese, l’Italia, come percorso per la libertà. Il fascismo era una parentesi, orribile, in questa corsa che era determinata dalla storia stessa verso una Patria di liberi. E ora sto in un mondo dove c’è l’incertezza del diritto. Mi scuserete, ma questa non è la mia Patria. Questo posto non fa per me.
Quando mi ferma anche solo un vigile mi appello, da laico, alla clemenza di Dio. Un giorno i vigili mi fermano: avevo la cintura, l’auto nuova di zecca, le cuffie per il telefonino, mi ero fermato al rosso, ripartito con il verde, non superato la mezzeria, patente in ordine e libretto di circolazione da manuale, assicurazione pagata. Ho usato modi cortesi con i vigili, loro sono stati scrupolosi. Mi ridanno la mia roba dopo i controlli, arriva il capopattuglia e mi dice: “è in contravvenzione non ha i fanali accesi”. Resto di sale. Non credo alle mie orecchie, mi guardo intorno e… vorrei dimettermi da italiano. Mi sa che Benedetto Croce è stato un cattivo maestro, fortuna che è già morto altrimenti gli mandavano i Carabinieri con l’avviso di garanzia per “istigazione alla libertà”.