lunedì 27 aprile 2009

BOTTA ... - 25 aprile, ha ragione Gianpaolo Pansa

Salvatore Delio (Coordinamento del Movimento Repubblicani Europei - Gaeta)
Gent.mo Direttore,
sono un Suo assiduo lettore e non mi sono perso il Suo editoriale "Buonanotte popolo" sulla edizione di domenica 26 aprile del Nuovo Territorio. Ho condiviso in linea generale la Sua idea di resistenza e di lotta partigiana, in particolare che una lotta armata per la libertà e la democrazia Ë anche e soprattutto una lotta di sangue. Lei ha incalzato sul concetto di una violenza necessaria osservando che la storia non è quel gran calderone "dove i buoni dovrebbero essere ingenue dame di San Vincenzo" a giustificazione del prezzo di sangue sempre pagato da conquiste di libertà e democrazia. Fin qui La capisco, la violenza come mezzo per un fine nobile di democrazia pure. Ma non capisco chi usa la violenza come mezzo per eliminare l'odiato dittatore in nome di democrazia e libertà, ma nel contempo sopprime chiunque altro abbia una visione di libertà e democrazia diversa dalla propria. Il fine di quella violenza appare solo desiderio di instaurare la propria dittatura in luogo di quella di altri. Mi ha sorpreso poi, che Lei taccia Gianpaolo Pansa di revisionismo di comodo quando egli narra di azioni non proprio "eroiche" messe in atto da certe frange della lotta armata partigiana che, più che una generica libertà dal fascismo, miravano a realizzare la propria visione di libertà materializzata da una visione comunista della società italiana post fascista. Però, in nome di quella visione di libertà si uccidevano non solo chi incarnava per loro il male assoluto ( i nazifascisti), ma anche chi semplicemente aveva una visione di libertà diversa da quella incarnata dal comunismo del tempo. Gianpaolo Pansa non ha bisogno della mia difesa, ma egli narra fatti che un giornalista ha il dovere di narrare, senza trarne conclusioni preconfezionate per il lettore. Ed in ciò egli, penso io come lettore, ha fatto opera di diffusione della conoscenza e non di opportunistico giornalismo revisionista modaiolo e di comodo. Il 25 aprile è festa della libertà e della democrazia, ed io sono libero anche perché persone come Pansa hanno avuto il coraggio di dire verità scomode e sgradite alla "cultura dominante" che, come tale, reca in sé già il germe pericoloso di ogni forma di fascismo che intendiamo condannare. In questo 25 aprile, Gent.mo Direttore, c'è anche chi, come me, vuole ricordare con cuore riconoscente tutte le brigate partigiane del partito di azione, ma una in un modo particolare : la brigata "osoppo" che ora non vive più perchè brutalmente trucidata a tradimento all'inizio del 1945 in Friuli sul confine orientale da uomini di una brigata partigiana comunista comandata da Mario Toffanin detto "Giacca". Giacca, narra Gianpaolo Pansa nella "grande bugia" (non smentito fino ad ora, che io sappia), era uno di quei comunisti fanatici i cui soli idoli erano Stalin e Tito e che considerava fascista chiunque non fosse comunista. Sempre Pansa, si chiede sbigottito: Giacca fece quella strage di sua iniziativa o ebbe ordine dai dirigenti del PCI friulano ? Fu quella una vergogna che vide partigiani uccidere altri partigiani per divergenza di opinioni politiche. Anche oggi, purtroppo, si vede qualcosa di simile in certi comportamenti politici di certi partiti che, pur di eliminare i più piccoli partiti politici concorrenti, non esitano ad "uccidere" ( per annientamento) la democrazia partecipativa con leggi di sbarramento camuffate dalla ricerca di una falsa semplificazione che in realtà altro non è che "eliminazione fisica" di ogni altro concorrente politico che non si sia uniformato al pensiero unico dominate del PDL e del PD. Gent.mo Direttore, cito a tal proposito dal libro di Pansa, pag.356, il ritratto che ha dato dei partigiani della Osoppo il critico Roberto Silvestri de "Il manifesto": "Lassù, ad aspettare i viveri e gli ordini degli alleati, c'è chi vuole un' Italia democratica, a suffragio universale, ma dove comandino gli stessi di prima, a parte adeguati ritocchi istituzionali. L'Italia di Sogno, Pacciardi, Cossiga e Andreotti; chi vuole fare di tutto, persino bande armate clandestine di nome Gladio e di cognome Stragi, pur di fermare i rossi, la democrazia sostanziale, la parte finale del risorgimento italiano". Era chiara (lo spiega meglio Pansa) la motivazione politica della strage dove morì il partigiano delegato del Partito d'Azione" commissario politico Gastone Valente detto Enea, unitamente ad altri partigiani cattolici e socialisti.

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