giovedì 30 aprile 2009

LA FORMICA ATOMICA - Fiat in America, mondo capovolto

Lidano Grassucci
Sono appassionato di automobili e sono, automobilisticamente parlando, ipernazionalista. Non credo che esistano auto tedesche in grado di avere il fascino di un’Alfa, non credo che esistano idee motoristiche geniali come una Isetta, come un’Ape Piaggio, come una 500, o una Bianchina cabrio.
Ma le auto americane… Una Corvette è indiscutibile, una Cadillac è grandezza pura. Mi sono innamorato delle auto per unaa storiella che aveva per protagonist una Ford modello T che volava.
L’America è per me il massimo. Mi inorgoglivo delle auto italiane perché Ford si toglieva il cappello davanti ad un’Alfa Romeo.
Adesso? Noi italiani, dico quelli della Fiat, andiamo ad insegnare agli americani a fare le auto. Non capisco, il mondo alla rovescia. Quando Agnelli, Giovanni il fondatore, andò in america Ford faceva 500 mila vetture l’anno, lui, il torinese, non arriva a 10.000.
Adesso i suoi tecnici insegneranno a fare le automobili agli americani.
Chi lo avrebbe mai detto, come corre il tempo.
Con orgoglio dico, lo avevo capito e già ero montato con la mia Alfa nera, mo mi sento più americano di Johan Wyiene, di Johan Ford.
Non vorrei che qualcuno in america ci prendesse sul serio producendo un film in cui sogna di fare l’italiano.
Il mondo capovolto. Alla fine della guerra gli italiani fecero la campagnola copia delle Jeep, adesso quelli della Jeep copiano la Panda.

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