giovedì 23 aprile 2009

ECONOMIA - Artigiani: «Le banche ci uccidono». Analisi di Confartigianato

Teresa Faticoni
Progressiva difficoltà dell’impresa artigiana, flessione di fatturato, forte problematicità nel recupero di crediti vantati per commissioni eseguite. Questo il quadro dell’artigianato in provincia alla luce della tanto sbandierata crisi globale. “Una realtà che va sostenuta concretamente” è il titolo di un’analisi effettuata dalla Confartigianato di Latina sulle imprese pontine. Il fermo immagine evidenzia come le imprese artigiane siano il 20% del totale di quelle registrate alla Camera di commercio, con un trend positivo che cresce di anno in anno: a oggi (i dati sono del 2008) le attività artigiane in provincia di latina sono 10.125, su un totale di circa 57.300 ditte iscritte al registro camerale, contro le 10.002 del 2007 e alle 9.907 del 2006. La geopolitica delle imprese fa registrare a Latina 2.088 attività, ad Aprilia 1.287, a Terracina 866 e a Fondi 826. «Un trend in crescita che dimostra ancora una volta – dichiara Ivan Simeone, direttore di Confartigianato Latina -, l’importanza di un segmento economico che di fatto diviene anche un “ammortizzatore sociale” indiretto. In questi momenti di crisi non pochi sono coloro che, fuoriusciti dalle grandi industrie, si mettono in proprio “aprendosi un’attività” e mettendo così a frutto la propria professionalità». Anche le politiche messe in campo dalle istituzioni vanno nel senso dell’indipendenza: basti pensare ai lavoratori socialmente utili che prendono un bel gruzzoletto dalla Regione Lazio per lasciare il posto e mettersi in proprio. La classificazione per tipologia societaria evidenzia una prevalenza di imprese individuali e, a seguire, le società di persone. Significativo anche il numero di società di capitale che evidenziano come vi sia una lenta trasformazione dell’impresa artigiana. Fin qui tutto il bello. L’analisi di Confartigianato, però, evidenzia anche come far partire un’impresa sia una cosa abbastanza facile, il problema in alcuni casi nasce quando la si deve portare avanti. Sul banco degli imputati, come spesso negli ultimi tempi, il sistema creditizio. «Secondo i dati e il flusso delle richieste che quotidianamente giungono negli uffici di Confartigianato Latina – spiega Simeone -, l’artigiano in particolare, e la micro-impresa in generale, chiede un maggior sostegno nei confronti dei soggetti creditizi». Da quando è partita la fase di recessione infatti, le banche hanno chiuso i rubinetti del prestito, in tempi d’oro gestito in maniera molto disinvolta. Da qui le difficoltà. «Secondo l’ultimo rapporto sul credito, a cura dell’Ufficio studi di Confartigianato nazionale (Aprile 2009), tra inizio dicembre 2008 e metà gennaio 2009 le tensioni sul credito sono aumentate e le difficoltà di accesso al credito sono imputate primariamente all’incremento delle garanzie richieste (per il 30%) nonché ai costi bancari troppo elevati (27%) e alla richiesta di rientri (20%). Un’impresa su tre peggiora le condizioni del credito», aggiunge il direttore dell’associazione. Le banche, secondo la denuncia di Confartigianato, hanno mutato atteggiamento: ora richiedono rientri immediati e così facendo mettono in serio pericolo la stessa sopravvivenza sul mercato delle imprese. Si tratta in questi casi soprattutto di aziende a conduzione familiare che hanno dato garanzie reali, familiari appunto. Ma chi è che ha bisogno di credito? Il 70% delle attività artigiane che chiedono supporto finanziario è costituito da micro imprese, contro un 30% di imprese più strutturate. Perché si chiede supporto finanziario? Il 20% delle richieste è per ristrutturazione aziendale, il 50% per investimenti, attrezzature innovative e immobili e un 30% per liquidità. L’artigianato cambia, dunque, cambia e la vivacità di questo settore è garantita soprattutto dai giovani imprenditori, più disposti a investire e a farlo sulle nuove tecnologie.

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