sabato 27 febbraio 2010

Mezze cartucce, ambizioni e politica


Marco Picca

In passato mi divertivo ad osservare le mezze calzette della politica che ad ogni consultazione elettorale si armavano di autoconvinzione, gonfiavano il petto e vai! Tutti lanciati al salto di qualità. I consiglieri circoscrizionali? Potenziali sindaci. I consiglieri comunali? Probabili assessori. I consiglieri provinciali? Sicuri presidenti di Regione. Alcuni sindaci? Prossimamente Papi. I vicesindaci? Almeno Cardinali.
Oggi sono disgustato.
A Latina ci sono nato ed ho passato buona parte della mia vita a fare un lavoro che mi ha tenuto minuto per minuto a contatto con le persone. Credo di averle iniziate a conoscere. A questo aggiungi  qualche piccolo ruolo che ho ricoperto, l'iniziativa editoriale di questa testata e l'obbligo  di approfondire la conoscenza dei soggetti che man mano mi si sono parati davanti.
Sorpresa? Credo di sì. Perché se ancora oggi mi vedo presentare interlocutori candidati o aspiranti che cercano di farmi capire il mondo mi convinco dell'inadeguatezza dei soggetti  e l'essere sprovveduti nel sottovalutare l'attenzione che "la società civile" mette nel valutare le persone.
L'arroganza, la presunzione, il delirio di onnipotenza che colpisce i nostri "politici" li rende totalmente vulnerabili ad ogni loro esternazione. Per dirla in francese: raccontano tante e tali cazzate da disarmare l'ascoltatore. Gran parte dei nostri campioni è a mala pena arrivato alla terza media, ma insegna qualsiasi materia a tutti. Quasi tutti i nostri grandi scienziati non ha mai lavorato o lo ha fatto molto poco, ma è il toccasana di tutti i mali davanti alle più nere crisi economiche. Solo per aver ricoperto qualche incaricuccio rappresentando 5-600 elettori pensano di essere almeno chiamati dal Presidente della Repubblica per formare il prossimo Governo. Pazzesco.
Già da qualche giorno chi ti chiama a destra, chi a sinistra per spiegarti quanto sei fortunato a sapere in anteprima come verrà stravolta la regione se voterai per lui. Tutto il bene del mondo contro il male totale subito fin ora, però agli stessi prezzi di quelli di prima. Intendo il compenso dei consiglieri regionali che è equiparato, se non sbaglio, a quello dei parlamentari.
Qualcuno a questo punto può pensare: ma allora sei buono solo tu? No, io non penso di essere buono, ma ne sono consapevole. La maggior parte dei competitor alle prossime regionali ne è consapevole? Non credo.
Cari candidati, non deve essere sconvolgente apprendere che esistono mezze calzette, mediocri, discreti, buoni, ottimi ed eccellenti. Le eccellenze secondo me in questa provincia sono poche nel centro destra e nel centro sinistra, forse tra i primi pure meno. Prendete coscienza che la maggior parte di voi ha già avuto tanto dalla propria carriera politica rispetto a quanto, per cultura, esperienza, acume, idee avrebbe meritato. Accontentatevi, ingordi!
Scendete dalla cattedra, ascoltate la gente che forse qualcosa da imparare avete. Non sottovalutate gli elettori che, forse perché la provincia è provincia, la gente chiacchiera e dei propri "rappresentanti", anche se non vi sembra, conosce tutte le qualità e le carenze.
Essere ambiziosi è un sentimento sano, autoconvincersi è dannoso, credere di essere diventati onnipotenti dimostra di essere diventati vittime della propria ambizione.
Vi pensate casta, ma a volte sembrate un cast di quelli teatrali, da avanspettacolo.
Fortuna che qualche vero leader c'è e il capo, quello vero, non si discute. Zitti!  Anche ad essere gregari, con umiltà e onestà si serve la collettività.

Il nostro compleanno e la signora Teresa



Lidano Grassucci

Sono sei anni che usciamo tutti i giorni con questo giornale. Tanti? Pochi? Potrei dire faticosi. Sei anni, oltre 2100 numeri. Tanti e difficili. Perché è difficile fare cose nuove in un paese vecchio, in un paese dove regna il privilegio di chi si è sistemato prima. Siamo entrati in un mercato in cui i nostri competitori avevano contributi pubblici, a noi negati, andavano con un eterno due al prezzo di uno, dove c’erano rendite di posizione. Davide contro tanti Golia, eppure siamo qui. A fatica ma ci siamo, ogni giorno 10.000 copie diffuse in free press e in edicola, 30.000 lettori. Siamo qui a testimoniare e a raccontare una provincia fuori dai luoghi comuni, fuori dal politicamente corretto. Siamo diventati per molti un’abitudine, siamo una voce di queste terre. Ed era il nostro obiettivo, certo non è semplice presentarsi senza “inventare” le notizie, senza criminalizzare chi la pensa diversamente. Ma credo che altro spirito per fare questo lavoro non c’è, è comunque il mio spirito.
Non nascondiamo la nostra attenzione ad una nuova classe dirigente provinciale, ma non possiamo neanche non raccontare, come il caso delle regionali, di candidature improvvisate, tirate fuori dal cilindro come i conigli negli spettacoli dei maghi di periferia.
Ho prestato attenzione al percorso di movimenti che nascevano liberali, innovatori (come Forza Italia), ma vedere nel listino della Polverini la moglie di Alemanno, la figlia di Rauti, non mi fa una bella impressione. Vedere due compagni di vita entrambi in lista (Veronica Cappellari e Francesco Pasquali) mi lascia basito, perplesso. Preoccupato. La stessa perplessità che provai ad una trasmissione di Radio 1 Rai in cui le elezioni romane, con la vittoria di Alemanno su Rutelli, erano commentata da Bianca Berlinguer e Barbara Palombelli. Trovai la cosa stucchevole e sapeva di sinistra, trovo questa vicenda del listino della Polverini stucchevole ancor più.
Questo è lo spirito di questo giornale che, se potrò, continuerò a mantenere. Sono sei anni che teniamo questa barra, che teniamo questa rotta. Non raccontiamo il mondo che vorremmo ma il mondo che c’è, mai banali spero.
Seguiremo questa campagna elettorale con onestà intellettuale, ma le nostre perplessità di metodo restano tutte. Perché per noi la politica è la cosa più seria che c’è, è l’idea stessa di vivere insieme, è cosa per cui vale la pena mettere in gioco anche la vita. Per questo ci indigniamo di compari, comari, di mogli. Pino Rauti è stato un esponente di spicco della destra italiana, personalmente non ho mai (e mai lo farò) condiviso niente del suo pensiero, ma lui si è sempre proclamato meglio della partitocrazia degenere e liberale: ora il genero è sindaco di Roma e la figlia sarà consigliere regionale. Forse era meglio la vecchia partitocrazia.
La nonna di un mio collega, Giovanni Del Giaccio, la signora Teresa commentava nel lontano ’94 quando spariti i partiti di centro rimasero solo ex fascisti e ex comunisti: “i fascisti li abbiamo conosciuti e non so gente bona, i comunisti non li conoscemo ma non sono boni manco loro”. Mi sa tanto che aveva ragione la signora Teresa.

martedì 23 febbraio 2010

Il sito ex Granarolo torna sul mercato. Cercasi acquirente

Teresa Faticoni
«Le basi di un percorso sono state gettate, adesso tutti devono fare la loro parte per trovare una soluzione». Tonino Passaretti, a margine dell’incontro che si è tenuto ieri in Provincia per la Granarolo, mostra moderata soddisfazione. Un riunione fortemente volutadalle organizzazioni sindacali, perchè se è vero che il 30 giugno - termine in cui scade la cassa integrazione - appare lontano, è più vicino di quanto si possa pensare. Erano presenti, al vertice in via Costa, gli assessori provinciali alle attività produttive Silvio D’Arco, e quello all’agricoltura Enrico Tiero; il sindaco di Sermoneta Giuseppina Giovannoli;  per la cooperativa bolognese che ha abbandonato portando via il marchio Pettinicchio Claudio Leandri; Tonino Passaretti della Uila Uil, Giovanni Gioia per la Flai Cgil, Domenico Iazzetta e Armando Valiani per la Ugl e una delegazione di lavoratori. Dei 157 rimasti senza lavoro nel 2008, quando la Granarolo mise in atto un vero e proprio scippo del marchio, ne sono rimasti 118. Un problema occupazionale serio, quindi, che i sindacati vogliono agganciare al destino del sito. Hanno, infatti, richiesto, ulteriore ricorso agli ammortizzatori sociali per un anno per trovare un nuovo acquirente del sito di via Appia disposto a rilevare stabilimento e lavoratori. «Per passare dalle parole ai fatti - continua Passaretti - abbiamo chiesto alle istituzioni di creare un tavolo tecnico in cui sia gli assessori sia il Comune di Sermoneta, sia l’imprenditore cerchino di elaborare qualche ragionamento e una proposta che possa rendere appetibile quel sito e agevolare chi si vuole presentare». La Granarolo ha mostrato ampia disponibilità. «Le condizioni sono cambiate - specifica Valiani - perchè adesso con il distretto lattiero-caseario possiamo pensare, grazie all’intervento delle istituzioni, al rilancio vero».

L'ARCINORMALE - L’Italia di Pupo e quella di Verdi

Lidano Grassucci
Quando da queste parti venne Felice Cavallotti a portare il verbo libertario e repubblicano lasciò quella impronta che ancora la mia gente porta con sé: l’odio per re, padroni e onore alla Patria dei liberi. Sarà per questo che anche io non amo i re e i sudditi che per me uomini non sono. Il suddito serve, il cittadino sceglie. Racconto questo per via della penosa esibizione di un signore, mi pare si chiami Vittorio Emanuele, che senza alcuna grazia ed alcuna voce ha cantato dell’Italia a Sanremo.
L’Italia è la sua tragedia di divisione, è la schiavitù sotto il gioco nemico che sono state raccontate nel “Va Pensiero” di Verdi. Sono le ansie italiane nella lirica che a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento hanno infiammato di ardore patrio milioni di ragazzi, italiani. L’Italia di tante cose ha bisogno ma non di canzonette, non di retorica italiota.
Marcello Caliman su queste colonne ha spiegato di un esilio ingiusto di un bimbo innocente. Caro Marcello quel giovine che ingiustamente è stato tenuto lontano dalla Patria non è uno che si sentiva italiano, ma “re degli italiani”. Si sentiva “sovrano”, sopra tutti. E non lo ha rinnegato. Quando ero piccolo mi hanno insegnato che “i somari hanno padrone, i cani hanno padrone. Gli uomini sono liberi”. Caro Caliman racconta la tua ingiustizia a quei ragazzi morti, in nome del Re, a Porta San Paolo, a Cefalonia. Avevano intorno a 20 anni e mentre loro difendevano il Re, il nonno del bimbo esiliato, fuggiva, pensava alla pelle. I reali inglesi rimasero a Londra quando sulla loro testa piovevano le V1 e le V2, i reali inglesi stavano con il loro popolo.
Il bisnonno del nostro ragazzo era un pò nano, per via di quella cosa che capita ai re di non mischiarsi con gli altri. Se non cambi sangue esce sangue marcio, lo fecero sposare con la regina di Montenegro, una bella donna fatta a forma di donna e la razza migliorò, ma non credo che la cosa abbia fatto effetto sul cervello, tanto che il padre ha avuto problemi con la giustizia francese e ne fece le spese un povero turista in quel di Cavallo.
L’Italia è quella che muove sulle musiche di Verdi, altro che bimbi viziati e ginevrini. E’ vero, il rampollo è stato in esilio perché Re e questo, caro Caliman, è una colpa, è un reato contro l’umanità che non è umana se non è libera. Per le arie di Verdi ci viene da piangere, per il Piave ci viene da piangere, per questa roba del re ci viene il rigetto. Una, libera e repubblicana come pensava Giuseppe Mazzini il padre di questa Patria. 

Grasso è meglio, almeno nei volatili

Raffaele Vallefuoco 
Chi ha detto che il grasso fa male? Gli scienziati, certo. Ma ora alcuni ricercatori italiani ne pontificano l'utilità, almeno nei volatili migratori. Attraverso una serie di dati raccolti sull'isola di Ventotene, infatti, Fernando Spina e Andrea Ferri, dell'Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale di Ozzano Emilia, con la collaborazione di Leonida Fusani, del Dipartimento di biologia ed evoluzione dell'università di Ferrara, in sinergia  con Wolfgang Goymann del Max-Planck-Institut für Ornithologie della Germania, hanno pubblicato su Biology Letters, uno studio che evidenzia i vantaggio ottenuti dai volatili con uno strato adiposo più consistente. «La migrazione  - scrivono i ricercatori italiani su Biology Letters  - rimane uno dei grandi misteri della vita animale. I piccoli uccelli migratori contano su scali di rifornimento, dopo aver attraversato barriere ecologiche come deserti e mari. Studi precedenti hanno suggerito che le riserve di carburante possono determinare la durata della sosta, ma questa ipotesi non può essere testata a causa delle limitazioni metodologiche. Qui, forniamo le prove che le riserve di grasso sottocutaneo determinano la durata della sosta, misurando con il metodo della telemetria la durata della permanenza dei beccafichi  su una piccola isola del Mediterraneo durante la migrazione primaverile. I beccafichi con grandi quantità di depositi di grasso partono dall'isola in maniera significativamente prima degli uccelli magri. Tutti, tranne un uccello grasso, hanno lasciato l'isola la sera stessa dopo la ‘‘cattura’’, con una stima media di sosta totale di 8,8 ore. Al contrario, la durata media stimata dello scalo totale degli uccelli magri è di 41,3 ore». I ricercatori, quindi, sottolineano: «Siamo giunti alla conclusione che nei beccafichi le riserve di grasso determinano la durata delle pause durante la migrazione. Poiché le condizioni atmosferiche erano perfette per la migrazione lungo tutto il periodo dello studio, le differenze tra i due gruppi sono probabilmente imputabili a fattori interni, quali, ad esempio, le riserve di grasso». Quello realizzato a Ventotene è il primo studio al mondo che misura la vera durata della sosta minima di un uccello canoro durante la migrazione. Gli ornitologi italiani, che lavorano da anni a Ventotene, svolgendo anche una preziosa attività di educazione ambientale,  tanto che sono diminuiti diminuire drasticamente i fenomeni di bracconaggio. Secondo Wolfgang Goymann, quindi: «I risultati ottenuti sono inequivocabili. I beccafichi più robusti riescono a fare pause più brevi per reintegrare le riserve di grasso durante il viaggio annuale verso le aree di riproduzione. Riteniamo che la maggior parte degli uccelli fossero arrivati sull'isola la mattina in cui li abbiamo ‘‘catturati’’. Tuttavia, anche se non  fosse così, i nostri dati hanno evidenziato chiaramente che gli uccelli più in carne aspettavano solo fino all'imbrunire dello stesso giorno per ripartire. Al contrario, gli uccelli più magri dovevano aspettare il giorno successivo, in modo da aver accumulato riserve di grasso sufficienti per poter continuare il viaggio». Insomma,  cammello docet. 

Il Dono Svizzero di Formia eccelle

Raffaele Vallefuoco 
Qualcuno storcerà il naso, qualcun'altro, invece, si ricrederà, ma, secondo un’analisi comparata tra tutte le strutture sanitarie, effettuata dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, il Dono Svizzero di Formia registra punte di eccellenze. In particolare la ricerca, che mostra il grado di efficacia e sicurezza degli ospedali della Regione, mette al secondo posto il nosocomio formiano, in una speciale classifica di alta performance, per quanto concerne l'Ima, la mortalità a 30 giorni da infarto miocardico acuto. A precedere in questa graduatoria Formia, solo l’Aurelia Hospital. Nel dettaglio tutte strutture che hanno conquistato i risultati più favorevoli mostrano un tasso di mortalità medio pari a 10.1%. E nelle altre strutture? I dati offrono un quadro ad alta variabilità. Cerchiamo di capire meglio: osservando i tassi “aggiustati” risulta che la struttura con le migliori performance è l’Ospedale Vannini con un 12.2%, mentre la maglia nera spetta al Policlinico Umberto I di Roma, con una mortalità del 24.5%. In sintesi, al Policlinico Umberto I si rischia il doppio. Entrando nel dettaglio, oltre agli ospedali di riferimento e dopo il Vannini, gli esiti più favorevoli si registrano al Policlinico Gemelli (12.3%), al Santissima Trinità di Sora (12.4%), al San Paolo di Civitavecchia (12.5%) e alla Nuova Itor (12.6%). I valori peggiori, invece, dopo il Policlinico Umberto I, si registrano al Presidio ospedaliero di  Anzio - Nettuno (20.9%), al Policlinico Tor Vergata di Roma (20.8%), al Policlinico Casilino (20%) e al San Giovanni Evangelista di Tivoli (19.2%). Come più volte ribadito in campagna elettorale dalle candidate alla presidenza della Regione, la sanità è un terreno di confronto e d’investimento. Qualcuno chiede sacrifici, i cittadini vogliono eccellenza e questo riconoscimento, parzialmente li accontenta.

Uniti nel nome di Cicerone

Raffaele Vallefuoco 
Si svolgerà mercoledì, presso il Comune di Arpino, la cerimonia di gemellaggio tra la città ciociara e il Comune di Formia, entrambe unite nel nome simbolo di Marco Tullio Cicerone. Per l’occasione il sindaco di Formia, Michele Forte,  sarà ospite dell’omologo ciociaro, Fabio Forte. Un legame, quello tra i due Comuni, che si rafforza nel segno della biografia del celebre retore: la città di Arpino gli ha dato i natali,  a Formia invece ha trovato la morte nel 43 a.C. ad opera di alcuni sicari inviati da Antonio. Per ricordare la figura di uno dei più grandi luminari dell’antichità la città di Formia ha voluto istituire due Premi in suo onore: il Premio Internazionale Cicerone e il Premio Cicerone Città di Formia. La prima edizione del Premio Cicerone si è tenuta a settembre 2009 riscuotendo un grandissimo successo di pubblico e di critica. Nei giorni scorsi, invece, è stata presentata la seconda edizione in calendario, programmata per i giorni 17-18-19 Settembre 2010. Non solo una rievocazione storia, in quanto «Le notti di Cicerone» rappresentano per Formia un evento culturale, turistico, musicale, gastronomico, archeologico e storico. Un appuntamento alla riscoperta delle radici romanistiche della città, che, nella passata edizione,  ha vantato la partecipazione di oltre 13 mila visitatori con il coinvolgimento delle scuole, laboratori didattici e visite guidate sui principali siti archeologici della città. La serata di gala, invece, si è svolta nel suggestivo scenario archeologico dove è situata la Tomba di Cicerone. I premi conferiti nella prima edizione sono stati assegnati a Massimo Manfredi (Premio Internazionale Cicerone) e Pietro Mennea (Premio Città di Formia). Ma nel ripartire i meriti di questo successo, non possiamo non menzionare l’apporto concreto dei fratelli Campino, la cui verve culturale arricchisce la città di Formia. Ma tornando al patto di amicizia e  gemellaggio con Arpino, l’amministrazione comunale di Formia aveva approvato nei giorni scorsi un’apposita  delibera di giunta. Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Forte: «Attorno alla figura storica di Cicerone si ritrovano unite due città del Lazio. Era doveroso creare un vincolo di amicizia tra le comunità di Arpino e di Formia  in maniera da condividere e progettare per il futuro iniziative congiunte finalizzate ad intensificare rapporti e scambi interculturali nel nome del grande oratore del senato romano Marco Tullio Cicerone».

lunedì 22 febbraio 2010

FORMIA - Auto in un pantano: coppia salvata dai vigili

Raffaele Vallefuoco  
Le piogge battenti cadute ininterrottamente per tutta la mattinata hanno creato non pochi disagi a Formia. Diversi gli  interventi esperiti dai vigili del fuoco del distaccamento di Gaeta, i quali si sono distinti per un'operazione di recupero, in via Tranzano, nell'entroterra formiano. Qui il personale della 5A, diretta dal caposquadra De Carolis, ha tratto in salvo una coppia di mezz'età, letteralmente bloccata, nella Citroen di proprietà. L'auto, percorrendo la strada secondaria che finisce per immettersi in via Rotabile, si è impantanata dopo lo straripamento del torrente che corre parallelo per un tratto all'arteria viaria. Ma più si succedevano i tentativi di superare il tratto stradale, peraltro quasi una cunetta naturale, più il livello dell'acqua cresceva, sino a rendere impossibile l'apertura delle porte, bloccate dalla pressione. Per questo i due occupanti hanno allertato il 113, la cui sala operativa, a sua volta, ha inoltrato la segnalazione al distaccamento dei vigili del fuoco di Gaeta. Il personale, che aveva valutato impossibile l'utilizzo di una gru, giunto sul posto, alle 10.20 interveniva immediatamente in soccorso della coppia, estraendola a braccia dal cofano della vettura, tirata via dal pantano con catene. Viabilità in tilt per tutta la mattinata. Le piogge hanno reso ancora più problematica la circolazione stradale, gravata dai lavori sulla Litoranea. Intanto, come siamo abituati ogni volta che si presentano abbondanti precipitazioni, Acqualatina segnala fenomeni di torbidità delle acque nei Comuni di Gaeta, Formia, Minturno e Castelforte

domenica 21 febbraio 2010

LE SCAMPAGNATE – La politica pontina (e non solo) vista da ‘no lavannaro REGIONALI, I RISVOLTI DELLA CANDIDATURA DI FAZZONE


 Roberto Campagna
Scontata. Non mi sorprende proprio la candidatura di Claudio Fazzone alle Regionali del 28 e 29 marzo. Così come non dovrebbe sorprendere gli osservatori più attenti della  provincia, quelli soprattutto che giornalmente seguono il suo cammino politico.  Erano i tanti indizi a dare per certa la sua discesa in campo. In particolare, le  sollecitazioni dei suoi colonnelli, quelli provenienti da Forza Italia, capeggiati da Michele Nasso, coordinatore del Popolo delle Libertà di Latina, da Vincenzo Bianchi, vice coordinatore provinciale del partito, e dall’ex parlamentare europeo Stefano Zappalà. Ma era il comportamento di Enrico Tiero che faceva presagire che il coordinatore provinciale del Pdl sarebbe stato della partita. Più che il comportamento, erano le sue dichiarazioni a far pensare che Fazzone avrebbe corso per riprendersi quel posto in via della Pisana che aveva già conquistato, con una valanga di voti, per due volte consecutive. “Se si candidata Fazzone, ritiro la mia candidatura”, ripeteva continuamente il biassessore (Tiero è contemporaneamente assessore alla Provincia e al comune di Latina).  E così è stato. Anche se aveva messo in moto da tempo la macchina elettorale. Dicono ora che Tiero verrà ricompensato, in caso di vittoria del centrodestra, con la presidenza dell’Ater o con quella di Acqualatina. Vedremo se Fazzone rispetterà i patti, così come li ha rispettati Tiero. Sì, i due s’erano accordati. O meglio, era stato Fazzone a dettare legge e Tiero a subire. Ma torniamo alla candidatura del coordinatore provinciale. Perchè era scontata? Semplice: il Popolo delle Libertà non può rinunciare ai suoi 30-40 mila voti perchè potrebbero essere quelli necessari per far vincere Renata Polverini. E’ vero che la partita delle Regionali si gioca soprattutto a Roma, ma è anche vero che una battuta d’arresto del Pdl in provincia di Latina, primo serbatoio elettorale del centrodestra laziale, potrebbe pregiudicare l’esito della consultazione. Ecco perchè  la Polverini non metterà sicuramente becco: inghiottirà in silenzio il rospo della sua candidatura, anche perché non ha la forza (lei sindacalista proveniente dall’Ugl)  e non è così forte (lo dicono i sondaggi) per porre veti alle scelte del partito che la candidata. Quanto a Fazzone, più che per spirito di servizio, ha scelto di candidarsi perchè gli conviene. Innanzitutto, per rafforzare la sua leadership in provincia e poi perchè il seggio al Senato gli va stretto. Meglio un incarico di prestigio alla Regione. Quale componente della commissione Giustizia, infatti, che “operazioni” potrà mai fare? Invece, come assessore regionale  la sua  sarebbe veramente un’azione “proficua”. Sotto tutti i punti di vista. La Sanità non gliela daranno mai. Ma un assessorato di peso, ad esempio l’Agricoltura, sì. Se, poi, non ce la fa ad entrare in giunta, si dimette scegliendo di restare al Senato. Le due cariche (consigliere regionale e senatore) sono incompatibili.


Spigno Saturnia - Muore ciclista

Raffaele Vallefuoco
E' morto ieri pomeriggio, dopo il ricovero presso il Goretti di Latina, Raffaele Orgera, sessantunenne di Spigno Saturnia, che percorrendo la super strada 630, all'altezza del bivio per Minturno, a bordo della sua mountain bike, ha registrato una rovinosa caduta, sulle cui cause i militari della stazione di Minturno stanno indagando. Erano le 10.30 quando gli automobilisti fermatosi per soccorrere l'uomo, trovato riverso a terra, allertavano il 113. I militari della sala operativa dei carabinieri, quindi, prima di precipitarsi a Spigno, inoltravano la segnalazione al personale del 118. Sul posto gli operatori sopraggiunti hanno esperito i primi soccorsi. Ma le condizioni del sessantunenne sono apparse tanto gravi da richiedere l'intervento dell'eliambulanza, atterrata poco dopo sulla super strada interdetta agli autoveicoli. Caricato a bordo del veivolo, il sessantunenne veniva trasportato presso il Goretti di Latina, dove al suo arrivo l'attendeva l'equipe per l'operazione. Ma Raffaele Orgera non ce l'ha fatta. è spirato nel corso dell'intervento a causa delle gravi emorragie riportate all'addome e al capo, dove, in particolare, i medici gli hanno diagnosticato un trauma cranico che lo ha indotto al coma. Il sessantunenne, operaio della ditta Saltarelli, lascia due figlie, rispettivamente di 25 e 30 anni, e una comunità, quella spignese, in lutto, affranta dal dolore. Intanto sono proseguiti per tutta la mattinata i rilievi per accertare la cause della caduta del sessantunne, che era solito passeggiare in bici la domenica mattina, Per il momento quella accidentale è la tesi più accreditata, ma non si esclude la pista del pirata. I medici, infatti, hanno riscontrato ferite da urto in movimento, che non possono  escludere l'impatto con un'auto

L'ARCINORMALE - Polli generazionali




Lidano Grassucci


“Sicuramente la sanità”, “sicuramente il lavoro”. “Sicuramente”. La Polverini vuole diventare presidente del Lazio rassicurandomi, dandomi certezze. La Bonino dice di essere una “Bella idea”. Le guardo, la prima sorride inespressiva, la seconda astuta. Le guardo, ma che ho a che fare io con questo? In giro tutti vogliono tutelarmi accusando i candidati avversari di essere “non onesti”, nascondendo le proprie disonestà. Travaglio l’ipermoralista scrive una lettera offesissimo perché quelli di Libero e de Il Giornale hanno fatto illazioni sulle sue frequentazioni, hanno espresso dubbi sui suoi comportamenti. E resto stupito. Candidano l’iperlibertaria Emma Bonino alla presidenza della Regione e considerano “in candidabili” gli avversari “sospettati”. Metto insieme tutte queste cose poi penso a quello che diceva Mario Mellacina ospite di “Chiacchiere e paccheri” a Tele Etere giovedì scorso: “sognavamo un mondo migliore, invece…”
Poi: “lo volevamo giusto questo mondo, invece…”. Invece siamo qui “normalizzati”, meglio grigi a guardare manifesti inespressivi. Noi “se questa è la pace che voi volete, vogliamo la guerra. Vogliamo vedervi finir sottoterra”. Cantavamo così ed ora quella mi dice che “sicuramente”, e l’altra che è “una bella idea”. La sicurezza fa schifo, la sicurezza è piccolo borghese, mediocre, nega il cambiamento. E le belle idee? Non sono la faccia di una donna ma, e qui “ricito” Mellacina: “sono un sogno”.
Ecco questa roba non mi fa sognare, non mi fa immaginare alcun domani. Il sogno, per dirla alla Gaber “si è come rattrappito, come un uccello che non ha più l’idea del volo”.
Onesto-disonesto, sicuro-insicuro, non sono dicotomie del nostri sogni. Che triste che fine, dovevamo volare come rapaci siamo diventati polli voraci con il culo così pesante che il volo ci è inibito anche in fantasia. A destra, gli eredi di Mellacina, sono “sicuri”, i miei hanno “belle idee”.  Abbiamo perso, una generazione che ha perso, e non ci sono più sogni.
Chi voterete? Non lo so, chi ci fa più comodo, ormai grassi borghesi senza sogni.

sabato 20 febbraio 2010

Il cappello di pelliccia di Anita



Lidano Grassucci

«Che bel cappello di pelliccia che hai». Le avevo detto così quel giorno che c’eravamo incontrati nella sala riunioni della Confagricoltura. Del resto che ne potevo sapere: lei, Anita, era sempre elegante nel vestire nel portamento, nei modi. E quel cappello era un vezzo, almeno a me pareva un vezzo. Lei non si scompone, mi guarda con gli occhi grandi e il solito sorriso e mi dice: «Guarda che sto male…». Io sarei sprofondato, volevo giocare a fare i complimenti come si fa per educazione quando si incontra un’amica. E invece lei mi ha raccontato di un “piccolo problema”. Poi l’ho rivista tante volte e ho cercato sempre di giocare con l’ironia della vita per non pensare e non farla pensare a quel “piccolo problema”. Lei ogni tanto ribadiva che la stava combattendo la sua battaglia, che ci credeva in quella battaglia. Io credo che tutti combattiamo la medesima battaglia, che è quella di vivere. Lei sorrideva quando ci siamo messi a giocare sui ricordi dell’adolescenza, di quando quelli della mia generazione, maschi e femmine, si sono emancipati, o hanno cercato di farlo, dalle loro famiglie. E così i ricordi di questa nostra generazione, che sognava il mondo bello e si ritrova a vivere, o ha vissuto, in un mondo normale ci facevano pensare ad altro. Poi i nostri incontri si sono diradati. Mi comunicava su facebook che le piaceva qualche nostro articolo, o ci incitava a continuare nel nostro lavoro. La foto era di lei sorridente, forse in montagna tra la neve o al mare adesso non ricordo bene, ma comunque è la foto di un posto dove era stata e dove c’era tanta vita. Ecco la voglio ricordare così questa donna che ingiustamente è andata via. E io e gli altri siamo ancora qua a raccontarci le storie che forse servono a poco. Ma credo che un messaggio lei lo voleva dare, che è quello di una vita che va vissuta fino all’ultimo istante per il tempo che ci è dato nella speranza che il tempo che manca non esiste e quindi lo dobbiamo pensare senza fine, il nostro tempo. Era veramente elegante con quel cappello di pelliccia, perché la bellezza resta se ce l’hai, anche con i “piccoli problemi” o con le grandi disperazioni o con il sorriso. Io la saluto pensando e sperando che la sua speranza è la mia speranza e quella di tutti quelli che l’hanno conosciuta che lei ha vissuto il suo tempo nella maniera giusta. Sorridendo appunto. Ciao Anita e non penso che incontrerò un’altra donna capace di indossare con la tua eleganza quel cappello di pelliccia  davanti e con dentro un “piccolo problema”. Grazie per il tuo coraggio e ciao. Ci rivediamo. 

Fondi - Il bilancio della Protezione civile

Raffaele Vallefuoco
Dodici mesi da Falchi con i volontari della Protezione civile di via Occorsio in Fondi, i quali ricostruiscono un anno di attività ad altro rischio. Un arco temporale che gli operatori definiscono "intenso e impegnativo" per gli interventi profusi in ambito locale, provinciale e nazionale.  A tracciare un bilancio delle attività svolte è il presidente Mario Marino. “"Il 2009 non è stato solo l’'anno della grande tragedia abruzzese - ha spiegato Marino - in quanto la nostra associazione ha contato oltre 200 interventi, esperiti su richiesta della Sala operativa regionale di Protezione Civile, su segnalazione di cittadini, autorità civili e militari. A tutti va il mio personale ringraziamento per la fiducia che hanno riposto in noi". Interventi non circoscritti ai confini di Fondi, ma che hanno interessato anche gli ambiti comunali, provinciali, regionali e nazionali. "Di questo - analizza Marino - ne sono particolarmente grato ai volontari operativi dell’associazione Falchi, che hanno svolto, con impeccabile professionalità e serietà, la loro attività di pronto intervento, portando con sé tutto il bagaglio professionale acquisito grazie alla frequenza dei numerosi corsi di aggiornamento organizzati dalle istituzioni. Oltre a garantire la nostra presenza a 360 gradi sul territorio, ci ha contraddistinto la capacità di intervenire contemporaneamente su più fronti, svolgendo tantissime altre attività, tra cui la lotta agli incendi boschivi; abbiamo effettuato operazioni di spegnimento su incendi di macchia mediterranea, parchi, boschi, sterpaglia, canneti, pinete, discariche abusive, aziende agricole, oltre a incendi di autovetture, autocarri, furgoni, mezzi edili, abitazioni, magazzini, chioschi, autocarrozzeria, canne fumarie, cassonetti, raccoglitore di indumenti usati da distribuire a persone meno abbienti" ricostruisce dettagliatamente il presidente del sodalizio. "Per quanto riguarda invece l’'allerta meteo  abbiamo rimosso alberi divelti dal manto stradale e risolto allagamenti. La nostra presenza è stata più volte richiesta anche in caso di sinistri stradali, talvolta anche mortali. Intervenuti per la chiusura della strada statale 7 Appia, tra le località di Monte San Biagio e Fondi al chilometro 115.820" solo per citare un intervento. "Ci sono poi le operazioni di soccorso a persone, recupero volatili, assistenza a manifestazioni pubbliche". Ma non sono mancati impegni istituzionali, come l'’82° Adunata Nazionale degli Alpini che si è svolta a Latina "al quale eravamo presenti" ricorda Marino. Insomma un costante punto di riferimento per le genti pontine. 

Latina - Lavoro, il precariato si impenna


Teresa Faticoni
Uomo e precario. Questo l’identikit del lavoratore tipo della provincia di latina che emerge dal rapporto della Uil nazionale sul disagio occupazionale nel 2009. Un quadro allarmante, perché Latina è ormai diventata a tutti gli effetti una provincia del mezzogiorno d’Italia, con le caratteristiche di arretratezza economica e sottosviluppo occupazionale che accompagnano il meridione. «È un monitoraggio straordinario e continuo - dichiara Luigi Garullo segretario generale della Uil di Latina- che la Uil sta conducendo per seguire da vicino gli impatti della crisi sull' occupazione, questo studio ci da per la prima volta uno spaccato chiaro, analitico e reale sui dati di occupazione e disoccupazione nella nostra Provincia. Purtroppo, - continua Garullo - non mi sorprende il fatto che a pagare il prezzo più alto sono stati i lavoratori flessibili, già per tempo avevamo lanciato questo allarme e oggi i dati ci dicono che nel 2009 abbiamo perso oltre 3700 posti di lavoro flessibile». Nel 2009 gli occupati in provincia di Latina erano 200.921, di cui 126.950 uomini e 73.971 donne. La forza lavoro l’anno scorso era di 221.411 persone, con 8n tasso di ricerca di lavoro del 5.5%. Significa che di tutti quelli in età lavorativa poco più del 5% era ancora in cerca di occupazione. In questo dato non sono inseriti coloro che rinunciano a cercare un posto, per disperazione. Quelli che non rientrano più nelle statistiche, ma affollano gli uffici di welfare. «Il tasso di disoccupazione totale - dice ancora Garullo - passa dal 8,5% del 2008 al 9,4% del 2009 con un aumento di quasi un punto percentuale». Il tasso di occupazione, cioè il rapporto percentuale tra il numero di persone occupate e il totale della popolazione, nel 2009 in Italia era del 57,7%. Nel Lazio cresce e si attesta al 59%. In provincia di Latina si scende al 53,4% in totale. Ma il dato sconfortante è quello che riguarda l’occupazione femminile, ferma al 39%. Il che significa che le donne trovano pochissime opportunità di lavoro. Infatti il tasso di disoccupazione femminile l’anno scorso era del 12,7% a fronte del 7,3% di quello maschile. Di coloro che hanno un lavoro 150.870 erano dipendenti.  di questi 126.789 con un contratto a tempo indeterminato e 24.081 con uno a scadenza. Il dramma arriva quando si parla di lavoro flessibile, che significa precariato. Oltre a quelli con contratto a tempo determinato, l’anno scorso c’erano 6.481 collaboratori di vario genere. «Rispetto a questi problemi ci sono  degli interventi di sostegno della Regione e della Provincia, purtroppo però - conclude Garullo - seppur la strada è quella giusta, questi interventi da soli non bastano, ci vuole ben altro coraggio per cambiare le cose e dare slancio allo sviluppo».

venerdì 19 febbraio 2010

L'ARCINORMALE - Giudici, giornali e bari



Lidano Grassucci


Si sente odore di voto, ed ecco puntuale come una cambiale arrivare l’avviso di garanzia ad orologeria. Fazzone annuncia la candidatura? Ed ecco l’azione della magistratura che richiama fatti, le lettere di raccomandazioni, che risalgono alla giunta Storace, ad almeno sette anni fa.
 Possibile che in sette anni non abbiamo verificato se c’era un reato o no nei comportamenti del senatore? Sette anni sono ottantaquattro mesi, 2520 giorni. Il bambino che è nato all’epoca dei fatti ora fa la seconda elementare, uno studente che si è iscritto all’università sette anni fa ha conseguito la laurea di primo grado, la specialistica ed ha fatto pure il praticantato. E la magistratura ancora deve capire se il comportamento di Claudio Fazzone è reato o meno? Non basta: non solo i magistrati non capiscono, ma di quello che non capiscono parlano al giornale locale del partito dei magistrati, Latina Oggi, che fa da grancassa non a una condanna, non a reato accertato, ma alla intenzione dei magistrati di verificare se c’è un reato con titoli cubitali che lasciano intendere non un “reato da accertare”, ma un reato consumato.
Quando Paride Martella stava per assumere un incarico alla società autostrade per conto dell’allora ministro Di Pietro, fu arrestato e la cosa non si fece. Dopo qualche tempo i giudici stabilirono che “non si doveva arrestare”. A ogni vigilia di elezioni puntuale arrivava la notizia della possibile corsa di Gianni Cosmi per il centrosinistra, con la stessa puntualità arrivava un provvedimento giudiziario sull’Aser che coinvolgeva lo stesso Cosmi, che puntualmente non veniva candidato. Cosmi, dopo alcuni lustri di questa storia, è risultato innocente, assolutamente innocente.
Cosa dire? Continuo a pensare che su chi ha incarichi pubblici elettivi debbano decidere gli elettori, che i magistrati hanno il potere massimo che si può attribuire ad un uomo, incidere sulla libertà degli altri, e per questo avrebbero il dovere del silenzio sulle loro indagini mentre si svolgono. Ma questo non è, ho letto tanti titoli giganteschi sulle ipotesi di reato, tanti microscopici sulle assoluzioni conseguenti. Non mi piacciono i giustizialisti, non mi piacciono i moralisti.
Il giornale giustizialista della città osservava sulla inopportunità di candidare gli indagati alla Regione, io ritengo che sia più grave avere dei condannati passati in giudicato al senato della Repubblica, ogni riferimento a Giuseppe Ciarrapico è voluto. Prendo atto: questo paese ha un grande dramma nazionale, la giustizia.
Rendo merito al sindaco Zaccheo che in consiglio comunale ha tuonato: troppe intercettazioni ai politici e troppo poche a quelli che poi uccidono. Zaccheo è stato giustizialista, se anche lui ha dubbi garantisti capisco che forse c’è qualche cosa che non va con il potere giudiziario.

giovedì 18 febbraio 2010

L'ARCINORMALE - Le gaffe di Polverini e Cirilli


Lidano Grassucci 
Forse è il caso che qualcuno di quelli che comandano faccia un mini-corso ai ragazzotti che ha mandato in giro a far politica. Prego Berlusconi di avvertire la signora Polverini del fatto che lei è candidata del centrodestra e che il governo di centrodestra nella figura del suo primo ministro Silvio Berlusconi ha scelto in scienza e coscienza di tornare al nucleare. Se la signora Polverini non è d’accordo su questo poteva evitare di candidarsi con questa parte politica e optare per il centro sinistra.
Lo stesso Berlusconi dovrebbe ricordare alla signora Polverini che il centrodestra è per il mercato, per ridurre al minimo la presenza dello stato e che la posizione da lei espressa sul ritorno al pubblico della gestione dell’acqua va bene per il centrosinistra che,  a detto dello stesso Berlusconi, è statalista, e non va bene per il centro destra. Anche qui, se la signora Polverini non è d’accordo poteva evitare di candidarsi con il centrodestra e scegliere il centro sinistra.
Una volta il Duce degli italiani era alle prese con gli atavici ritardi dei treni ereditati dall’Italietta liberale. Il nostro non poteva subire l’onta di questi ritardi e rimise tutto “in orario” includendo nei tempi di percorrenza dei treni anche i loro ritardi. Avrà avuto questo modello la signora Polverini quando ha proposto di ridurre al 35% la quota di raccolta differenziata. In questo modo tutti i comuni arrivano in orario.
Vi ho raccontato queste tre prese di posizione della Polverini per segnalarvi che la politica non è una cosa che puoi apprendere con i Cirannini dalla sera alla mattina. Spero che la signora Polverini studia un po’ meglio perché se è questa la sua idea di Regione ha poco o niente da spartire con quella della destra di governo.
Fra i ragazzi da educare c’è anche il nostro amico, neo-democristiano, Fabrizio Cirilli, il quale continua ad affiggere manifesti e, come ha ricordato il suo compagno di partito Carnevale, fa la guerra a se stesso. Spero che Michele Forte gli faccia un po’ di ripasso di cultura democristiana. Ne ha bisogno, altrimenti rischia solo un ridicolo palese.
Poi ogni tanto qualcuno mi chiede a cosa servono i partiti: servono ad evitare che si possano dire cretinate, sarò nostalgico ma continuo a credere che con i partiti era meglio. Spero che Berlusconi e Forte si mettano di buona lena ad educare questi ragazzotti. Lo dico per loro, lo dico per evitare loro, intendo i capi, pessima figura.


lunedì 15 febbraio 2010

LA FORMICA ROSSA - Nardi, cioè l'allegoria del cattivo governo

Teresa Faticoni
E dire che si era anche proposto come candidato per le elezioni regionali. Prima di volgere il pensiero alla Pisana, il sindaco Stefano Nardi dovrebbe cominciare a guardare cosa accade a Terracina, la bella (una volta) città che si trova in sorte a governare. Perchè sembra un accidente della storia che Nardi si ritrovi su quella poltrona, visto il poco attaccamento che mostra nutrire nei confronti di Terracina e dei terracinesi. Manca tutto in questa città. Parliamo di servizi pubblici essenziali, per cominciare. L’igiene urbana è ai minimi termini. L’estate scorsa i cumuli di immondizia raggiungevano anche i 50 metri e se non si è creato un caso nazionale è solo perchè i cittadini hanno taciuto. E oggi non va meglio: si paga di più per non avere nemmeno uno straccio di differenziata. L’illuminazione pubblica fa ridere: se cade un palo della luce non si sa nemmeno chi deve aggiustarlo, perchè la squadra non è reperibile. I semafori portano la data di scadenza: dopo la manutenzione funzionano al massimo per una settimana. I trasporti pubblici non si sa dove reperirli, sulla brochure del Comune - costata un sacco di soldi pubblici - c’è il numero di telefono sbagliato della stazione ferroviaria, gli scuolabus da marzo non ci saranno più. Per allacciarsi al sistema fognario si deve pagare una gabella ingiusta ma pretesa dal Comune che fa la cresta su quanto dovuto ad Acqualatina. I servizi sociali sono al collasso, ma si pensa a distribuire incarichi e poltrone. E sulle scale che portano a palazzo comunale la fila dei creditori è al limite della capienza della piazza. Se questo è un sindaco, secondo voi. Se questa è una città, allora i cittadini dovrebbero cominciare a indignarsi. Nessuno pensa alla disobbedienza civile? Non c’è niente di artistico in tutto ciò, ma se fosse un quadro sarebbe l'affresco dell’Allegoria ed effetti del cattivo Governo di Lorenzetti. 

A lezione di Legalità al Filangieri

Raffaele Vallefuoco  
«Sapete perchè siamo riusciti a sconfiggere il terrorismo e non le mafie? Perché il primo è stato un potere politico, il secondo uno economico. E un potere economico non si sconfigge». è tanto chiaro, quanto netto, il questore di Latina, Niccolò D'Angelo, intervenuto all'incontro "Mafie e territorio: a proposito di Legalità", organizzato presso l'Itc Gaetano Filangieri dalla Fondazione Antonino Caponnetto. Non una fotografia da poliziotto, quanto l'esatta sintesi degli ingredienti che rendono fortissimi i poteri criminali della nostra penisola. Conoscenze acquisite concretamente sul campo, dopo anni di arresti e sequestri. Le parole del questore sono un pugno nell'occhio per i negazionisti del fenomeno mafioso. Le mafie nel nostro territorio ci sono, eccome. Non serve aggiungere altro. Semmai serve una lezione per capire come contrastarle. Per questo il questore D'Angelo, il presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, Salvatore Calleri, il consigliere del sodalizio, nonché ex membro della commissione parlamentare antimafia, Lorenzo Diane e l'esponente di Libera Caserta, Alessandra Tommasino, giornalista de Il Mattino, si sono ritrovati nell'aula magna del Filangieri di Formia a confrontarsi con gli studenti. Non sono bastate le due ore programmate a soddisfare le curiosità degli alunni, ma, sicuramente, hanno gettato un germoglio nel giardino della Legalità. «L'unico modo di cambiare - ha spiegato il questore ai giovani del Filangieri - è quello di conoscere, sapere. è importante affrontare questa battaglia perché si sta parlando di noi». Questo gli studenti della ragioneria lo sanno bene, almeno a giudicare dall'attenzione con la quale hanno seguito l'incontro. Una vera lezione di storia e sociologia delle criminalità organizzate. In particolare il presidente della Fondazione, Salvatore Calleri, ha analizzato i profili delle mafie, da quelle storiche a quelle emergenti: «Al Qaeda ha copiato la struttura a base familistica della ndrangheta» spiega, prima di lanciare un monito: «Attenti a non far prevalere le illegalità diffuse, quelle sono il presupposto per l'espansione delle attività mafiose». Emerge dai vari interventi un anelito di speranza e ottimismo, unito alla constatazione che il cambiamento ha bisogno di noi. Ne è convinto Lorenzo Diana. «Dopo le stragi del '92 - '93 il solco tra mafia e antimafia fu chiaro e netto. Adesso quella distanza si sta attenuando. Ciò accresce i rischi di attecchimento».  Sulla stessa linea Alessandra Tommasino. «Come eravamo soliti fare alle scuole elementari, dobbiamo tracciare una linea tra buoni e cattivi». Dalle sue parole emerge la necessità di investire sui beni confiscati. Questo l’impegno di Libera. Un obiettivo con forza perseguito per il riscatto di una terra martoriata dalla camorra. Intanto domani è attesa la presentazione di Mafia Export di Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare antimafia. «Le nuove frontiere delle mafie» è il titolo dell’incontro, aperto ai cittadini, e organizzato presso l’aula magna del Liceo classico Vitruvio Pollione al quale parteciperà l’autore del libro, affiancato da Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e dal preside dell’istituto Pasquale Gionta. 

L'ARCINORMALE - La casta Cirilli e l’ipocrisia

Lidano Grassucci 
 
Leggo un manifesto affisso per la città. C’è scritto: “solo ora si sono accorti della malavita organizzata, sono loro, sempre gli stessi”. Mi aspetto che a scriverlo siano extraparlamentari di sinistra, o ultrà di destra. No, no la firma è “Lista Cirilli” e “Udc” con tanto di scudo crociato.
Firma il partito, la Dc, che governa Latina dal 1945 e la famiglia Cirilli che ha i due giovini di casa (Fabrizio e Fabio) che dal ‘93 ad oggi hanno ricoperto i seguenti incarichi: assessore comunale per 10 anni, consigliere regionale, per altri dieci (totale 20) Fabrizio Cirilli; Fabio è stato capogruppo per cinque anni del maggior partito di maggioranza con Zaccheo sindaco (e non ha mai votato contro), poi consigliere comunale in proprio. Erano così potenti che fecero intitolare una piazza di Latina al nonno. La qual cosa fece urtare, non poco, i miei nonni che da dove riposano in grazia di Dio mi domandarono: “per caso siamo figli ad un’altra madre? Perché a noi neanche un vicolo?”. Gli ho risposto: “cari nonni, qua conta chi ha generato gente potente, e non è il caso nostro. Roba di casta, roba di sempre gli stessi”.
Fabrizio è stato anche presidente della commissione regionale per la criminalità nell’ambito della maggioranza Storace. Gli effetti? Il suo lavoro ha fatto calare la criminalità? Quanti malfattori ha acciuffato? Quanti cattivi ha messo in castigo? Insomma, che ha fatto?
Quindi i “sempre gli stessi” chi sono? Sono per caso quelli che hanno avuto incarichi rappresentativi? Allora è lui. Sono quelli che hanno avuto incarichi amministrativi? Allora è lui. Sono forse i vecchi democristiani, cattivi e parassitari? Allora sono quelli del partito suo.
Mi sa che ‘sto manifesto è il primo manifesto boomerang della storia, la casta è lui.
P.S.: Caro Cirilli tu stavi a palazzo, stavi in tutti i palazzi e la criminalità cresceva. Concordo con te, mandiamo via gli incapaci. Mandiamo via i “sempre gli stessi”. Personalmente comincerei da te. Ma non ti ho mai votato, manco al liceo, e quindi non perdi un voto. Ma resti con una bella faccia…
Io - fossi in te, ma grazie a Dio non lo sono - mi farei un esame di coscienza. Teorizzavi la terza posizione, eri antisistema, ora sei democristiano. Almeno fai un altro slogan. 

domenica 14 febbraio 2010

SAN VALENTINO


 Fabrizio Bellini
Gli uomini e le donne della politica, in terra pontina, festeggiano San Valentino? Il giorno degli innamorati è, per estensione, quello dell’affetto, della stima e addirittura dell’amicizia. Insomma, la festa della concordia. Non dico nel privato delle mura domestiche, dove non so e non mi interessa quello che succede, ma nell’ambito dialettico interno ai partiti. A leggere i giornali direi che il buon Santo, quest’anno, abbia evitato certi direttivi politici. Mi sembra che questo 14 febbraio si richiami più che altro a quello del 1929, la notte di San Valentino. Quella in cui gli uomini di Al Capone massacrarono sette “gentiluomini” di Bug (cimice) Moran. Un San Valentino di sangue. Oddio, l’accostamento è un po’ esagerato, ma nel Pdl non si respira una bella aria se è vero, a dar retta alle cronache, che Fazzone e Zaccheo sono quasi venuti alle mani. Perché cosa? Per la candidatura di Fabio Bianchi alle regionali, considerata antitetica a quella di Stefano Galetto. Ammazza che cosa ‘mportante! Più del nucleare, termoinceneritore, viabilità, acqua, Ciarelli e Co., strisce blu e chi più ne ha più ne metta. La questione è: chi si becca i voti a Borgo Faiti e li trasferisce in Regione? Del re-corking (sostituzione dei tappi) del Porto annata 1889, discussa alla vigilia della I guerra mondiale, ve ne ho già parlato, ma a questo livello non credevo che saremmo scesi. In casa del Partito democratico la situazione appare più distesa. I grossi calibri manifestano un sostanziale allineamento e si dimostrano determinati e concordi nel sostenere la difficile candidatura di Emma Bonino. Sono compatti, decisi e molto ben preparati. Almeno quando discutono è un piacere sentirli. Possiamo dire la stessa cosa del lessico fluente dei candidati scazzottatori di destra? Tra Sandro Bartolomeo e Galetto o Bianchi, la differenza la fa il partito perché, a parole, tra loro non c’è partita. Ed ecco che la questione torna al solito punto: Emma e Renata, chi le appoggia e come vengono sostenute. Con quali argomenti che non siano semplici slogan? Nel Pdl aleggia la pericolosa convinzione, più che altro negli ambienti romanocentrici, che le prossime elezioni siano una formalità. In troppi, vista la schiacciante, ipotetica, superiorità che emerge dall’analisi delle intenzioni di voto, si sentono autorizzati ad impegnarsi in “altro”. Sembra che molti si sentano così sicuri di vincere da occuparsi già del “dopo” più che dell’immediato. Non porta bene, qualcuno si “gratti”. Ma tutti si ricordino che la qualità alla fine conta sempre. Chi ce l’ha la faccia vedere e si tolga i guantoni. Ho sentito e sento dire che il voto cattolico non si riverserebbe mai su Emma. Ricordo a chi ha la memoria corta, che tale ingenua previsione ha già segnato le proprie ulcere nella trasversalità del voto sul divorzio prima e sull’aborto dopo. Che Benedetto XVI non è Giovanni Paolo II e che anche le gerarchie della Chiesa guardano alla secolarizzazione con una prospettiva diversa. Se non fosse duttile il cattolicesimo non sarebbe sopravvissuto per duemila anni. Aggiungo poi che i cattolici non sono un partito, non lo sono mai stati neanche ai tempi di Don Sturzo, e che la verginità della Madonna, dopo Pio IX, è un dato acquisito, ma non è un modello a cui le donne si ispirano molto volentieri. Questo per dire che la destra deve assolutamente prendere atto che Renata è una candidata debole, oggi direi debolissima, e che, al contrario, Emma è fortissima. E se anche non fosse vero, deve agire come se lo fosse. Sessantadue anni di rughe politiche rendono straordinariamente affascinante il viso di una donna che, non a caso, è vice Presidente del Senato. Riempie le sale e piace ai giovani come una loro coetanea. E soprattutto, parla. Sa cosa dire e come dirlo. Sente, vive quello che propone e convince la gente. Per batterla ci vuole un’altra sirena che canti come minimo la stessa melodia e un gruppo di coristi, armonico e ben intonato, che ne sostenga gli acuti. I pugili non servono a niente. E poi, Vincenzo e Claudio, almeno a San Valentino, fate l’amore, non la guerra.

RENATO CHIOCCA, un regista pontino tra realtà e finzione

Teresa Faticoni
Renato Chiocca. A Latina e anche oltre lo conoscono in tanti: ha quel sorriso scanzonato, va al cinema anche da solo ed è un regista particolare che mattoncino dopo mattoncino sta costruendo la sua strada. I mattoni di Renato sono i suoi cortometraggi, la calce è la passione, le fondamenta sono le sceneggiature, la casa è il cinema. I film di Renato stanno girando tutta l’Italia. L’8 febbraio all’Orobie Film Festival di Bergamo, festival di cinema di montagna, ha presentato “Nanga Parbat – la montagna nuda”. Venerdì 26 febbraio il suo “Il profumo della primavera” sarà al festival Amori in Corto di Terni dopo aver calcato le tele del Lian Corto Festival di Roma (ideato dall’attore Pietro De Silva). E poi ancora in giro: il 6  marzo il suo “Walls and borders – Il muro della Thyssen Krupp” sarà al Vercelli Art Movie Festival, il giorno dopo Renato sarà protagonista di una serie di piccole monografie su registi indipendenti all’officina culturale dell’ex Mattatoio ad Aprilia. L’incontro si intitola “Renato Chiocca. Lavori tra realtà e finzione”. Questa sarà l’occasione per fare il punto sui lavori di questo giovane e dinamico regista pontino. Vediamoli, quindi, i suoi corti. «“La Montagna Nuda” è un documentario di creazione che racconta la spedizione di Daniele Nardi al Nanga Parbat, con i suoi 8126 metri tra le più famose al mondo per la sua pericolosità, come un’avventura umana, intima e spettacolare», si legge nel press book. Il Pakistan, due giovani pontini (Daniele Nardi è setino), un’esperienza da vivere e condividere. «“Il profumo della primavera è un film piccolo, un omaggio alla leggerezza dei giochi e alle emozioni di tanto tempo fa». «Differenti è un cortometraggio nato da un progetto di sensibilizzazione alla legalità che l’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) ha sviluppato dopo un protocollo di intesa firmato con il Ministero della Pubblica Istruzione. La difficile scelta tra lavoro e legalità di un ragazzo del sud e di un ingegnere ambientale che si trovano ad aprire gli occhi su una realtà inafferrabile». Impegno civile, vita vissuta, mondi da scoprire. Questo e tanto altro si trova nelle opere di Renato che continuerà a girare l’Italia e il mondo, ma vorremmo che diventasse grande a casa nostra. 

Fondi ricomincia da... Emma Bonino e Maria Civita Paparello

Raffaele Vallefuoco  
«Fondi attraversa un momento politico di grande fragilità ed è necessario ritornare a dare fiducia alle istituzioni». Con queste parole Emma Bonino ha salutato i numerosissimi cittadini di Fondi presenti all'auditorium San Domenico per assistere all'incontro tra le due candidate, l'una a sindaco di Fondi e l'altra alla presidenza della Regione Lazio. Fiducia è il leitmotiv della radicale, alla quale si affiancano trasparenza e partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del loro territorio. «A Fondi – ammonisce la Paparello – ci sono circa 8000 iscritti al centro per l'impiego, un dato veramente allarmante. Significa che in tutti questi anni di amministrazione di centrodestra non è stato fatto nulla per tutelare i cittadini, soprattutto i giovani che troppe volte sono costretti al pendolarismo per avere una garanzia di futuro». Entrambi gli interventi hanno toccato il turismo di qualità come strumento per riscattare il territorio. La soluzione? L'istituzione di un'agenzia turistica comunale, che programmi e coordini con i parchi e le associazioni operanti nel settore le iniziative di valorizzazione di tutti i settori produttivi, le risorse locali, storiche, paesaggistiche ed enogastronomiche. Un turismo esigente che lavori per gran parte dell'anno, per un rilancio efficace ed efficiente dell'economia. Due donne diverse per il loro percorso politico, ma unite da un obiettivo: ricominciare, come hanno spiegato. Una parola, certo, che fa rima con cambiamento e che, secondo le parole della Paparello, «racchiude in sè tanti concetti: ridare fiducia alle istituzioni, riappropriarsi del bene comune e non delegare ai soli candidati il peso del confronto politico, ma sentirsi ognuno come se fosse candidato in prima persona e farsi strumento del cambiamento e della persuasione». «La nostra regione – conclude da parte sua la Bonino - ha tutti gli strumenti e i settori adatti per garantire il cambiamento. Ma tutto questo è possibile solo adottando i metodi della legalità, della trasparenza e del rispetto delle regole. A cominciare dalla pubblicazione  integrale di ruoli, competenze, retribuzioni e curriculum di tutti i dipendenti». 

Assalto glamour alla Pisana

Raffaele Vallefuoco 
Il giorno dopo l’assalto glamour della Bonino, resta il convincimento diffuso tra i sostenitori che la Pisana è meno distante di quanto si credeva o dicano i sondaggi. A smuoverli il carisma e la determinazione della donna che può dare una lezione agli snob del Partito Democratico. La base ha creduto immediatamente nella sua candidatura, l’apparato un pò meno. A convincerli lo sguardo d’ammirazione che hanno colto negli occhi dei simpatizzanti e sostenitori accorsi lungo la dorsale ideale di Latina, Fondi, Formia, e a cui è piaciuto il costante riferimento della candidata radicale alla responsabilità: «Ci vuole un ruolo politico della Regione e degli enti locali». E ancora: «Guidare il paese è una responsabilità che implica onori e oneri» ha spiegato, quindi, incalzando: «Dobbiamo assumerci l’impegno di disegnare il futuro di questa regione. Dobbiamo essere all’altezza delle mutazioni drammatiche di questa società» ha scandito ancora al microfono. «Non ci stiamo alla politica del “così fan tutti”» ha ammonito rievocando la memoria di Giorgio Ambrosoli. Quello che serve all’idea di Politica (con la P maiuscola) sulla quale incombono continui scandali. «Siamo arrivati ad un punto che anche la corruzione usa mezzi spiccioli e degradanti. Siamo arrivati a fatti di cronaca che ci raccontano di quello che porta la tangente di 5 mila euro sotto il bar di casa in un pacchetto di sigarette. E’ assurdo» ricostruisce suscitando l’ilarità della sala. Brillante, anche quando, parlando di energia, cerca di sfatare il mito del nucleare. «Non è vero che la Francia è completamente indipendente sul piano energetico. Certo è vero che la notte ci vende l’energia, ma è costretta ad acquistarla dalla Germania durante l’estate nei momenti di grande richiesta. Volendo fare un paragone – azzarda – è come se, parlando di mobilità si ricorra alla carrozza. Così – accusa - teniamo aperto un problema non risolto a livello mondiale che è quello delle scorie. Serve un programma di investimento e  dobbiamo guardare le energie rinnovabili», ha ricostruito, offrendo la sua ricetta. Fiducia e ottimismo sono le chiavi che tenterà di usare per accedere alla presidente della Regione Lazio. La prima, almeno tra i democratici, sembra smarrita una mattina in via Gradoli, mentre la seconda è in costante ricerca. Ma la candidata del centrosinistra, che non fa mai riferimento alla sua avversaria, Renata Polverini, ostenta anche coerenza quando ricostruendo la sua storia di radicale: «Abbiamo fatto tante battaglie insieme. Molti di noi sono stati radicali, poi sono cresciuti e hanno cambiato partito. Io sono cresciuta, ma sono rimasta una radicale. Ma è bene la contaminazione» commenta assolvendo gli ex colleghi di partito, sovrastata dagli applausi della sala. Tra gli astanti anche Sandro Bartolomeo che, a margine dell’incontro a Formia, conferma la sua candidatura: «Correrò con il Partito Democratico». Oggi la presentazione ufficiale presso il circolo 2 del Pd di Formia, in via San Pietro. 

Bonino, un bulldozer glamour che affascina

Teresa Faticoni
Michela Biolcati sale sul palco con un sorriso timido per regalare a Emma Bonino dei fiori rossi in un cestino verde. è un momento anche commovente. Michela è capogruppo del terzo polo ad Aprilia. Una di quelle che ha vinto la scommessa. Emma legge il biglietto: «Tanti auguri dalle donne imprenditrici di Aprilia». La sala si scatena nei battimani, i microfoni sono aperti e mentre le due donne si abbracciano con dolcezza si sente che Michela dice all’orecchio di questo bulldozer glamour «siamo tutti con te». Le donne sono protagoniste di questo incontro, la Bonino ha la capacità di parlare guardando dritto in faccia le persone senza infingimenti. è simpatica, è vestita con gusto, e racconta della fatica di girare il mondo portandosi appresso le proprie idee. Una storia di lotte e di battaglie che anche se diverse nel merito, nel metodo accomunano tutte le femmine. Insomma, una nella quale ci possiamo identificare un po’ tutte. Poi il carico da novanta: le cure parentali sono tutte a carico di questa parte dell’universo,  «questo welfare all’italiana che si scarica soltanto sulle donne non va bene», «bisogna rimettere in circolo la capacità delle donne». Asili nido da creare anche con soluzioni diverse da quelle tradizionali, badanti da regolarizzare e tanto altro ancora. Non ne sbaglia una questo metro e mezzo di nervi e di valori che si presenta «come la zia che tutti conoscono». Ci piace Emma, che sale sul predellino e comincia con una battuta sulla sua altezza. «Ci vuole anche un po’ di antico», dice conquistando il cuore di tutti i post comunisti in sala, «perchè questa nuova etica modernista di essere donna non ci piace». Noi siamo diverse. Punto.

LATINA - BAGNO DI FOLLA E MOLTI APPLAUSI PER LA BONINO

Elena Ganelli
C’è una sala strapiena ad attendere Emma Bonino nella prima tappa pontina del suo tour elettorale. Ci sono i leader ed i rappresentanti dei partiti che sostengono la sua corsa alla guida della Regione Lazio: i consiglieri regionali uscenti Claudio Moscardelli e Domenico Di Resta, il presidente dell’Astral Titta Giorgi, consiglieri provinciali e comunali e sul palco la deputata del Pd Sesa Amici insieme ai segretari dell’Italia dei valori Enzo De Amicis e di Sinistra e Libertà Renato Malinconico. Ma soprattutto  c’è tanta gente comune, giovani e meno giovani, che non riescono a non farsi contagiare dal suo carisma fatto di grandi ideali e passioni ma anche di progetti concreti. Non delude il suo pubblico Emma, parla quasi sempre a braccio, con la naturalezza che le è propria e strappa applausi mentre spiega quale amministrazione ha in mente per il Lazio coinvolgendo tutti e lanciando un appello affinchè ciascuno dei presenti nella sala del teatro Cafaro si senta a pieno titolo parte di questo progetto e dia il suo contributo per farlo crescere. Non ci sono steccati ideologici o barriere ma la sua storia di grandi e piccole battaglie che ha deciso di mettere in campo ancora una volta. E le quasi 500 persone che la ascoltano, le sorridono e la applaudono sanno che il suo è un patrimonio prezioso: e anche uscire dal teatro per salire in auto verso la prossima tappa è difficile tra strette di mano, abbracci, frasi di incoraggiamento e sostegno. E quando l’auto riparte verso il sud pontino in molti hanno ancora quel sorriso di condivisione, traccia indelebile di un incontro che non si dimentica. (Elena Ganelli)

EMMA la pasionaria che conquista Latina

Alessia Tomasini
Le dieci del mattino di sabato. Giorno considerato di festa ma non per chi come Emma Bonino è conosciuta per essere una donna instancabile fuori e dentro la politica. La pasionaria che guida la ricerca di conferma del centrosinistra alla guida della Regione Lazio sfiora le lancette della puntualità. La folla che in molti si attendevano stenta a formarsi. Il boom arriva solo mezz’ora dopo. La Bonino viene accolta da tantissime persone che si sono conquistate una poltrona all’interno del teatro Cafaro. Non ci sono quelle che vengono definite le truppe cammellate. C’è l’entusiasmo e c’è quel silenzio che solo un vero, grande, leader politico sa imporre. Introdotta dal deputato del Pd, Sesa Amici, che si limita a dare una descrizione delle criticità made in Latina la Bonino prende la parola accolta da un applauso che assorda per la continuità. E’ concreta, diretta, immediata nei messaggi che rivolge in estrema sintesi alla folla. Sa come parlare alle persone ma non intimorisce dall’alto degli incarichi che ha ricoperto e dell’esperienza che pochi politici possono vantare. «Dobbiamo fare della differenza la nostra forza senza farci inghiottire da facile cannibalismo interno e - spiega - dobbiamo capire che la sfida con i nostri avversari non sarà nè facile nè scontata perchè loro hanno risorse finanziarie, e non solo, maggiori rispetto alle nostre». Ogni riferimento alle polemiche e alle perplessità suscitate dal Pd al momento dell’ufficializzazione della sua corsa alla guida della coalizione di centrosinistra e alla possibilità di verdersi protagonista di qualche sgambetto interno colpisce in pieno volto i presenti. Guarda negli occhi i presenti mentre parla. Tutti sono protagonisti di uno spaccato del suo discorso. «Dovete sentirvi tutti candidati alla presidenza della Regione Lazio e tutti dovete pensare a cosa potete fare per arrivare alla vittoria. Abbiamo tanti strumenti, da internet ai social network, usiamoli insieme per vincere». Ma la Bonino diventa un gigante, nonostante il suo fisico esile, quando entra nel vivo. Snocciola i punti principali del suo programma. Si va dalla sanità alla formazione passando per l’energia, il sociale, il lavoro e l’acqua. «Voglio chiarire che sul nucleare sono contraria ma non nel Lazio come fanno molti. Sono contraria ad una scelta che non è altro se non un ritorno ad un passato cancellato, superato e da superare con strumenti che abbiamo a disposizione come la creazione di un piano per il fotovoltaico che darebbe nuovo impulso e lavoro anche per le piccole e medie imprese della provincia». Insomma non si deve aver paura del cambiamento nè tantomeno di diventare grandi. La Bonino non si lascia andare a nessuna forma di radicale presa di posizione. Vola basso, non si addentra in questioni che potrebbero “imbarazzare” gli esponenti del Pd nè gli altri alleati. Dimostra, come se ce ne fosse bisogno, che si possono avere idee precise sma che se non si è figli di un bieco pregiudizio le si possono rendere compatibili con tutte le altre. «Il nostro imperativo deve essere uscire dall’isolamento e fare del Lazio una grande regione europea e non come accaduto sino ad oggi isolata e staccata da tutto il resto del mondo». Un’altra Regione è possibile nella versione radicale e contemporanea della Bonino. «Per farlo però è necessaria un’inversione di rotta della politica. Se vogliamo legalità dobbiamo essere noi i primi a rispettare le leggi e non conoscerle solo per modificarle a nostro uso e consumo. Solo regole sono una garanzia per tutti, le eccezioni invece garantiscono pochi e sempre gli stessi. Questo sistema va ribaltato». E’ tanta la voglia di acoltarla che anche glòi applausi quando entra nel vivo delle situazioni si fanno più radi. In sala solo tante teste che annuioscono come una marea che cresce trascinata dalla forza delle onda rossa Emma. E allora dopo una piccola pausa incalza. «Il Lazio di domani sarà una Regione dove tutte le province avranno il proprio peso, il proprio ruolo e un posto in giunta. Perchè solo con il contributo di tutti, di chi conosce il territorio che lo ha eletto, potremo lavorare insieme per un futuro diverso ma possibile. Dobbiamo volere e non aver paura di credere che volere questo sia la nostra meta».

sabato 13 febbraio 2010

LA VIPERA - Romantici per forza



Aemme

I commensali hanno tutti appeso sul petto, dal lato sinistra, si intende, un enorme cuore rosso. Di cartoncino, credo. Tutti, almeno otto persone, hanno avuto, contemporaneamente, come un raptus, una voglia improvvisa ed irrefrenabile di romanticismo. E’ San Valentino e “si deve” fare così. Una scena di un film, Julie and Julie, per la precisione. Pessimo film, secondo me, ma pessima e patetica scena. Tutti, uno di fronte all’altro a guardarsi con l’aria da pesce lesso che va a finire la sua cottura nel forno. Festa peggiore tra le ricorrenze del “businnes is businnes”, la più ridicola, soprattutto se vissuta con l’obbligo, solo ed esclusivamente quel giorno, di dimostrare amore a qualcuno. Coll’aria melensa e quasi triste del finto romantico. In giro ci sono fior di avvoltoi pronti a fregare, i romantici a cottimo, con gioielli e diamanti, con champagne e mazzi di fiori, per finire con menù a prezzo fisso con tanto di rosa alla signora. Passi per i ragazzi sotto i 25 anni al loro primo grande amore, quello per la vita, ma gli altri, per favore, svicoliamo dal ridicolo. Se un amore c’è, se si ha accanto una persona romantica (perché ci sono e io lo so) non avrà certo bisogno della festa comandata per mostrare il suo amore, soprattutto in pubblico. Diffiderei, care signore, dell’uomo che, solo ed esclusivamente nel giorno stabilito (il 14 febbraio di ogni anno) si presenta con il regalo e con la faccia di chi non vede che te. Siete ancora in tempo a trovarne un altro. Buona fortuna.

FORMIA - Sanità: la cura di Emma

Raffaele Vallefuoco
La Bonino passa per Formia, e lascia il segno. Almeno tra gli iscritti e i simpatizzanti che hanno affollato l’hotel Fagiano. Lì la candidata alla presidenza della Regione per il centrosinistra ha cercato di scuotere gli animi dei suoi supporter, lanciando un primo assalto soft alla Pisana. Al centro del suo intervento la quotidianità, quanto mai caotica, e i suoi bisogni. Infrastrutture. “Basta venire qui per capire qual’è uno dei problemi da affrontare. Certo prima bisogna arrivarci” commenta ironicamente.  Quindi tentando di dare la sua ricetta, afferma: “Ci vuole un ruolo politico della regione e degli enti locali”. Responsabilità sembra essere il filo conduttore di ogni obiettivo che lancia alla platea. “Guidare il paese  è una responsabilità che implica onori e oneri” spiega, e noi dobbiamo assumerci “l’impegno di disegnare il futuro di questa regione. Dobbiamo essere all’altezza delle mutazioni drammatiche di questa società”, incalza. Quindi passa alla sanità, cavallo di battaglia. Emma Bonino pensa ad una riorganizzazione complessiva, che parta dal quotidiano. “Questa voce assorbe 1/3 del bilancio della regione e se parlate con la gente c’è una diffusa sensazione di inefficienza. Per questo è necessario intervenire. Il Policlinico del Golfo è un’opera in prospettiva, ma, intanto, la soluzione è una minore ospedalizzazione del territorio. Dobbiamo offrire più servizi ed evitare che la gente affolli inutilmente i pronto soccorso. Oggi, attraverso una dilazione del debito che la regione ha ereditato, siamo riusciti a colmare il grave deficit, ma sono convinta che su questo tema la Politica abbia le sue colpe. E’ necessario rendere più trasparenti i criteri di scelta dei manager”. L’ultima stoccata è rivolta alle società nate “per gli amici degli amici”. “La Laziomar – ammonisce- sia una società veramente utile”. A margine dell’incontro, quindi, è arrivato anche l’atteso annuncio di Sandro Bartolomeo che ha sciolto le riserve: “Correrò con il Partito Democratico”.    

L'ARCINORMALE - Emma e Nathan che non c’è


 Lidano Grassucci
 Emma Bonino parla un italiano fluente, ricercato, quasi delicato se non fosse alzato dal tono di voce che sa modulare. Guardo, ricordo di quando leggevo di lei, di Adele Faccio, di Pezzana su L’Espresso. Divorzio, aborto, omosessualità, libertà civili. Ernesto Rossi e il culto della libertà. Capivo poco, ma mi facevano capire che la morale è cosa diversa dal moralismo. Poi guardo le facce della gente che sta lì, che è venuta a Latina ad ascoltarla .
 Lei parla di nucleare, di esempio di chi governa rispetto al ruolo pubblico che obbliga. Per un libertario è musica, poi vedo le facce di una sinistra stanca, di cattolici che mal digeriscono quella intraprendenza. Leggo tanto bisogno di certezze a fronte dei tanti dubbi che può dare un laico. Vedo gente che viene dal sindacato, dall’idea di tutelare il lavoro davanti ad un mercato cattivo, vedo facce di chi legge la società dei diritti e meno la civiltà dei doveri. Penso a Ernesto Rossi, alle sue battaglie civili contro l’integralismo comunista, cattolico, marxista. Lei affabula una platea che forse la comprende meno. Le donne si fanno la foto con lei, come fosse una eroina, le imprenditrici di Aprilia le portano un dono. Guardo, e penso a quella idea azionista di un’altra Italia, laica, liberale quella Italia fuori dalle fedi manichee, l’Italia del merito. La ragazza che presenta spiega che lei, la Bonino, è vicepresidente del Senato, ed aggiunge “questo mi pare importante”. La ragazza insiste: è stata commissario europeo “e questo mi pare importante”. Mi vengono in mente i generali sovietici che alla parata del primo maggio sulla piazza Rossa mostravano il petto medagliato, no non sono importanti quei titoli ma le sue battaglie per le libertà, ma non si possono dire perché liberali. Sognavo una Italia libertaria e laica, mi esaltavo quando Emma e i radicali mi parlavano di Ernesto Nathan, sindaco laico di una Roma italiana da costruire. Avrei voluto che qualcuno lo ricordasse, Emma come Ernesto come la continuazione di quella battaglia risorgimentale che liberò noi laziali dal Papa re e il Papa dalla schiavitù di un regno. Quel percorso di libertà che giovò a tutti, laici e cattolici. Ma contano gli incarichi, il potere esercitato.  Avrei voluto sentirle dire: toglierò il Lazio dalle grinfie del generone romano, dai poteri chierico trasformisti che uccidono Roma e il Lazio. Ma non l’ho sentito. Emma non è l’erede di Ernesto Rossi, di Nathan è la vicepresidente del Senato, se questo è, è poco interessante, se vale la prima sarebbe una rivoluzione.

venerdì 12 febbraio 2010

L'ARCINORMALE - La battaglia di Latina


 Lidano Grassucci
 Sole e luna per significare un potere che viveva di luce propria e uno che era di luce riflessa. I tempi bui del medioevo erano così nell’eterna lotta tra Stato (l’impero) e la Chiesa. Chi vive di luce propria è la fonte di tutti i poteri. Ora chi comanda nel Pdl: Fazzone o Zaccheo? La fusione fredda è stata una somma e da mesi ci sono due partiti in un partito solo, due culture, due lingue, due vite. L’anima fazzoniana è dentro il percorso politico della Dc che ha governato la provincia per tutta la sua storia, quanto quella di Zaccheo è dentro la destra di testimonianza, moraleggiante, che rivendicava diversità morali spesso figlie di esclusioni più che di volontà. Due mondi distanti, ma anche incompatibili. Latinocentrica la seconda, quanto provincia centrica la prima. Mettici che Fazzone eredita anche pezzi del dinamismo socialista proiettato verso i Lepini, verso il sud pontino e nulla è più conciliabile. Zaccheo in queste elezioni punta tutto su Stefano Galetto, tutto. Una scommessa su cui mette una posta grande, da non poter perdere. Fazzone mette in campo anche se stesso (la sua candidatura) per ipotecare il futuro del centrodestra. Siamo alla battaglia finale, siamo al termine dell’equivoco, di un partito che sono due. Latina è stata dal ’93 in poi tirata fuori dalla provincia, quasi un feudo del modello Finestra-Zaccheo davanti a una provincia che era altro. Oggi Zaccheo rivendica la candidatura esclusiva di Galetto per Latina, qui ha la forza di giocare la battaglia, Fazzone vuole palesare quel che già sa, che Latina è permeabile per lui e su di lui. La questione esplode sulla presenza accanto a Galetto, nella lista, di Di Giorgi e anche di Fabio Bianchi, tre di An, tre di Latina. Il feudo diviso, fatto a fettine. Zaccheo non può perdere, deve fare il pieno di voti, ma Fazzone non può non “prenotarsi” il futuro. Si scontrano, come potrebbe essere altrimenti. Ci sono di mezzo anche le generazioni, la distanza generazionale pesa. Chi sono stati gli avversari storici di Zaccheo? La Dc e il Psi, meno il Pci che condivideva l’opposizione. Dove sono le radici di Forza Italia modello Fazzone? Nella Dc e nel Psi. Per quasi 20 anni i moderati di Forza Italia hanno rispettato il patto di non ingerenza a Latina, ora il patto è finito. Si voterà per la Regione, ma è iniziata la battaglia per Latina, battaglia dura perché una sola cosa è certa: non si può vincere in due. Antonio Gramsci spiegava: se hai un avversario troppo forte non andare alla guerra frontale, conquista solo casamatta dopo casamatta. Un giorno il nemico tronfio penserà che nulla è cambiato, ma la sua roccaforte sarà circondata. Bisognava aver letto Gramsci.

L'ARCINORMALE - Lungomare, turismo, Slm: le domande civili


Lidano Grassucci
Servirebbe una classe dirigente ma per farla ci vorrebbe un borghesia che ha bisogno del sentire civile di un comunità. Ci vorrebbero virtù repubblicane, si sarebbe detto una volta. Ma tutto questo non c’è. Latina è una città senza mare, che ha nascosto con un po’ di alpini la sua completa assenza dal mercato turistico. Latina non esiste: non ha il mare, non ha il parco nazionale (qualcuno mi dirà a cosa serve il Parco nazionale del Circeo?), non ha strade. Eppure sulla carta ha tutto, ha avuto un ente di promozione turistica che non ha promosso nulla, un centro intermodale dove non arrivano i treni, una società terme senza terme. Siamo geniali a creare cose che non ci sono, come la città dei puffi.
Se chiedete a quelli dell’intermodale: ma quanti treni movimentate? Vi risponderanno, che li “movimenteranno”. Se chiedete agli esperti del turismo quanti turisti ci sono da noi, imperterriti diranno “arriveranno”.
Se osate chiedere le virtù terapeutiche delle acque delle terme di Latina vi diranno che “resuscitano i morti”. Soltanto che tutta questa roba il contribuente la paga e salata.
E la Camera di commercio? Che servizi eroga? Faceva formazione con Step ed è stata chiusa, faceva internazionalizzazione con Seci e non c’è più, sosteneva il credito alle imprese e non c’è più.
Poi tutti parlano di sprechi che rimandano altrove, cominciamo da questi.
Cominciamo a chiedere al Parco nazionale del Circeo ragione del fatto che non c’è alcun servizio di pulizia sulla duna, lungo la lungomare. Cominciamo a chiedere al Comune di Latina ragione dell’investimento per la logistica merci. Agli assessorati al turismo, alla Provincia, cosa hanno promosso e quanto ci sono costati. Ci siamo baloccati di mafia per mesi, ma di amministrazione chi si è occupato? Perché il Comune di Latina si occupa di terme? Perché si occupa di movimentare merci? Perché il Comune di Latina ripiana perdite di una azienda che dovrebbe scaricare treni per caricare camion? Perché sottrae per questa attività risorse che magari potrebbe utilizzare per gli asili, per la manutenzione delle scuole, per la pulizia delle strade? Chi risponde di quelle risorse?
Domane bizzarre, no normali. E l’opposizione perché non ha fatto queste domande?
Le cominciamo a fare noi, così per celia. Meglio, per fare il nostro dovere. Se passo per il lungomare di Latina e vedo Valona in brutto, debbo chiedere. Se sono sei mesi che passo davanti all’intermodale di Latina scalo e non vedo un treno, debbo chiedere. Se il Parco nazionale del Circeo è una discarica, debbo chiedere. Servirebbe un sentire civile, ecco cominciamo dalle domande il resto arriverà.

martedì 9 febbraio 2010

TERRACINA - Il Comune fa la cresta sulle fogne


Rita Alla
Anno nuovo, richieste vecchie. Sempre le stesse, anche se diverso è l'Amministratore delegato: della serie “dalla presunta incompatibilità al conflitto di interesse, per emulazione del capo ”. Ma questa è un'altra storia. Perché la storia è quella sulle domande di autorizzazione per l'immissione di scarico di insediamento civile nella pubblica fognatura. Alla modica cifra di 396.00 euro. Tempo 30 giorni. Altrimenti «a tutela dei nostri diritti – si legge nella domanda che la Terracina Sviluppo Spa sta richiedendo ai cittadini – in mancanza saremo costretti a intraprendere tutte le iniziative sia legali che tecniche (occlusione del collegamento) per il rispetto delle norme vigenti. Vi alleghiamo la relativa domanda. Sicuri di aver chiarito ogni dubbio in merito attendiamo riscontro». Che fare? Compilare la domanda, fornendo dati richiesti, su alcuni dei quali forse il Garante della Privacy potrebbe avere dubbi o informarsi prima di pagare? Perché siamo proprio sicuri che le cose stanno proprio così come dice Terracina Sviluppo Spa? Ma il Garante del servizio integrato, l'avvocato Lucia Pitzurra, in data 5 novembre, non aveva scritto al Sindaco in quanto «ravvisava diverse violazioni della normativa di settore a danno dei cittadini interessati» restando in attesa di riscontro. Intervento quello del Garante per il servizio idrico integrato, dopo aver raccolto ed esaminato il materiale e in risposta all'esposto presentato dal Partito democratico presentato a seguito dell'ordine del giorno presentato, discusso in consiglio, solo dopo l'intervento del Prefetto, e bocciato con 8 voti favorevoli e 13 contrari. E ancora, ma il vice Direttore generale di Acqualatina, in data 20 novembre, scrivendo al Garante Regionale del Servizio Idrico Integrato e per conoscenza al Sindaco, alle altre autorità e al capogruppo del Partito democratico, non aveva detto che «la somma dovuta quale diritto allo scarico era di euro 154.94 più Iva, come previsto dall'articolo 46 del Regolamento del Servizio Idrico Integrato, viene effettuato per ogni richiesta di nulla osta o variazione, indipendentemente dal numero dei soggetti convenzionati interessati, quindi se la richiesta di rilascio di nulla osta allo scarico o variazione riguarda due o più soggetti il pagamento sarà sempre pari a 154.94 euro oltre iva». E che cosa ne è stato della risposta per iscritto chiesta in data 9 dicembre dal Partito democratico al primo consiglio comunale successivo a quello già convocato? Tra le domande non evase, una nuova convenzione tra Comune e Terracina Sviluppo firmata, dopo quella del 1998. Che cosa cambia ? La somma da pagare. Della serie “il resto... mancia”.