sabato 25 aprile 2009

Buonanotte Popolo

Lidano Grassucci



“Fai quel che devi, accada quel che può”, è una frase di Nenni che cito spesso su queste colonne. E’ l’idea che mi guida nel mio agire, nelle cose della vita. E la vita ti pone di continuo davanti a scelte, cose pesanti, che pesano nel tuo sangue, nella tua carne e in quella degli altri. Insomma per vivere bisogna avere una idea del mondo. Ho incontrato giovani colleghi che, in pubblici dibattiti, si dicevano asettici, neutrali. Parlavano come robot, senza passione. Il mio lavoro è solo passione, se non hai passione per il mondo non puoi raccontare del mondo. Faccio quel che faccio per sangue, per una serie di valori che si sono sedimentati in me per il percorso del vivere. Ieri ho scritto il fondo sul 25 aprile, che festeggio da quando ho ragione, da quando non avendo fede oltre la vita, ho assunto la fede per la libertà e la giustizia. La festeggio perché l’unica volta che ho giurato è stato per la mia Patria al corso allievi ufficiali, e odio gli spergiuri. L’ho fatto, quel giuramento, da giovane ribelle ma per onorare una persona che mi ha trasferito l’amor patrio prima della ragione stessa. Poi bisognerebbe conoscere la storia, perché la storia è materia infida e non racconta storie lineari, predeterminate, non è una saga come Harry Potter, non è una fiction agiografica di quelle che vanno di moda oggi in Rai, e non è un reality. Leggo giudizi sulla Resistenza che mettono dentro foibe, le vendette dopo la guerra. Come se la storia fosse un gran calderone, dove i buoni dovrebbero essere ingenue dame di San Vincenzo. I partigiani hanno ucciso e sono stati uccisi, i soldati americani non sono venuti con le rose. Ma la libertà si difende con il sangue. Con il sangue contro gli inglesi è nata l’America, con il sangue contro parrucche, re e preti è nata la libertà di Francia prima e dell’occidente poi, con il sangue è nata l’Italia. La storia non è cosa da signorine, da giornalisti modaioli alla Pansa (antifascista integralista quando era conveniente esserlo, revisionista oggi quando l’aria si è fatta comoda). C’è una canzone di De Andrè che parla di Piero, lui va in guerra, ed ha un momento di dubbio per non vedere “un uomo che muore, lui non ricambia la cortesia…”. La guerra non è bella, ma davanti alla sopraffazione davanti ai dittatori è dovere dei liberi “resistere”. Si chiama, questa cosa, diritto di resistenza ed è la base del nostro modo di vivere. Gli uomini hanno il dovere alla rivolta. Ecco perché trovo triste la mia città il 25 aprile, perché non ha memoria perché ricorda chi l’ha costruita, dimenticando che l’ha anche distrutta e che, dopo, i liberi l’hanno fatta grande. L’hanno fatta città. Mi rendo conto che studiare è faticoso, meglio buttarla giù come viene.
Beata ignoranza se sta bene de testa, de core e de panza.
E dopo l’ignoranza tornano i dittatori, buonanotte popolo.

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