sabato 28 febbraio 2009

La città riformista

Lidano Grassucci


Non entro nel merito della conferenza del sindaco di Latina, Vincenzo Zaccheo. Lui ha, con passione, raccontato il suo lavoro, come immagina la città. Ha spiegato quel che farà. La cosa su cui voglio ragionare è una parola che dal ’93, in una conferenza di sindaci di Latina, non avevo più ascoltato. Massimo Rosolini, assessore all’urbanistica del Comune, spiega che l’amministrazione Zaccheo ha un rapporto “riformista” in materia urbanistica. Va avanti e non rinnega di venire dalla cultura “socialista”. Parla di un approccio laico alla città: “Abbiamo superato due ideologie: quella che voleva, in nome dell’antifascismo, distruggere la città di fondazione e quella, altrettanto radicale, che voleva ritornare alla città di fondazione”.
Rosolini parla di approccio riformista e laico rispetto alla città, per la prima volta parla di una città “accettata”. Di una città che è una, dalla fondazione ad oggi. L’amministrazione Zaccheo non chiede alla comunità di fare un esame di fascismo o di antifascismo, non vuole dare alla comunità un significato differente da quello di essere comunità.
Rosolini “uccide” anche l’idea “salvifica” che era stata attribuita al piano regolatore Cervellati, una operazione tutta legata a guardare la città che era stata e non alla città che sarà. Un tentativo con ottima pubblicistica quanto inutili effetti di nostalgia, un piano più moralista che morale.
Rosolini richiama l’esperienza di Salerno, dello sviluppo della città che nasce dalle parti per il tutto e non parte dal tutto per le parti.
Chiude questo intervento l’equivoco del “rifiuto” della città nuova da parte della città vecchia, ma anche quello della città nuova rispetto alla sua storia. Un filo contradditorio ma senza rotture.
Una sorta di pace urbanistica.
Rosolini viene dal socialismo liberale, dall’idea che l’utopia non giustifica sacrifici presenti. L’idea che bisogna cambiare il mondo non nel paradiso di domani, ma nella valle di lacrime presente. Un ragionamento sul presente e sul domani, scevro da uomini nuovi, da uomini con virtù eroiche.
Stanno pensando ad una città di uomini, semplicemente, normali.
La nostalgia di Finestra, il suo moralismo con tanta retorica del fascismo regime è finita, ora c’è una città italiana. Una città “riformista”.

Pozzi Ginori, parte la bonifica ma non lo sviluppo dell’area

Alessia Tomasini

Sono il filo rosso che attraversa la cartina di Latina. Sono i siti dismessi. Sono i luoghi in cui un tempo si era concentrato lo sviluppo economico dell’agro pontino, la crescita dell’occupazione e la ricapitalizzazione di ricchezza sul territorio. Sono la ex Pozzi Ginori di borgo Piave, la Controlcavi sulla Pontina, l'Elletre in via Ezio, nelle immediate vicinanze del campus universitario, l'Ilio sulla Pontina, l'Orni nella zona di campo Boario, la Vianini, a Latina scalo e la ex Nova Solai. Tutti siti dismessi diventati discariche a cielo aperto o riparo provvisorio per senzatetto, immigrati clandestini e spacciatori. Sono le aree dimenticate che i cittadini sperano di vedere risorgere e che invece assorbono risorse, quelle per la bonifica, senza alcuna continuità progettuale. La ex Pozzi Ginori è il simbolo di questa incapacità di riempire di contenuti zone vaste con posizioni strategiche. Il Comune di Latina ad ottobre 2007 aveva sottoscritto un accordo transattivo con la Sviluppo immobiliare Latina, proprietaria del complesso, per procedere agli interventi di bonifica necessari alla tutela ambientale dell’area. Il costo dell’operazione è di un milione e 500 mila euro garantiti da fidejussione bancaria. Il progetto di bonifica è stato approvato con determina dirigenziale il 28 gennaio di quest’anno e prevede la rimozione totale dei rifiuti costituiti da terre di fonderia. A sei anni di distanza si tratta del secondo intervento che viene portato a termine, i lavori dovrebbero iniziare entro la prima metà di marzo, a seguito dei controlli dell'Arpa per verificare l'inquinamento della falda acquifera. Nel 2003 il sito aveva richiesto il provvedimento urgente della polizia provinciale che sequestrò l'area e messo i sigilli. Le analisi avevano dimostrato che sia il terreno che la falda sottostante presentavano un elevato tasso di inquinamento. Si era andati ai ripari con la bonifica immediata ed integrale dell’area con la rimozione di circa quattromila metri cubi di eternit che costituivano le coperture degli stabilimenti e con la ripulitura del terreno inquinato da alte percentuali di piombo, zinco, ferro e manganese. Poi? Il nulla. La ex Pozzi Ginori è tornata al punto di partenza e le risorse spese per ridare dignità al sito sono state letteralmente gettate nel cestino. Millecinquecento metri quadrati di copertura di eternit ed altri materiali di scarto bonificati. Il Comune di Latina, dopo numerosi sopralluoghi, aveva tentato di raggiungere il proprietario del sito per la rimozione delle coperture di eternit e dei tanti rifiuti accatastati all'interno dello stabilimento. Poi? Il silenzio, interrotto solo da sporadiche intenzioni di intervento che coincidono, di solito, con la campagna elettorale. Fino ad ora, infatti, nel capoluogo non ci sono stati grandi interventi di recupero da parte dei privati. Sono disponibili aree di oltre 200 mila metri quadrati. Su cosa farne si gioca una partita importante nell'ambito della riqualificazione della città e del suo tessuto produttivo. Quindi? Se è vero che ci sono gli edifici storici, quelli di fondazione, che debbono trovare una nuova ragione d'uso, come il campus universitario, non si può dimenticare che esistono anche i pezzi di un sogno industriale mancato. Aree che diventano terra di nessuno e su cui ogni amministratore o politico cerca di realizzare i propri piani di sviluppo. Nel sito della ex Pozzi Ginori, già Fonderie Genovesi, a ridosso della pontina sembra si voglia creare un centro commerciale. Ma? Una città non si riprogetta a pezzi, è necessario avere una visione d'insieme. Questo è un altro pezzo della storia di Latina che non va sottratto al resto. Quella della ex Pozzi Ginori è una delle tante strutture senza anima di Latina. E' l'emblema di una situazione diffusa. Un sito industriale che, nello stesso tempo, ha la fortuna e la disgrazia, di trovarsi in una posizione strategica. Nel tempo è diventato appetibile, il centro dell'interesse di molti, mai oggetto di una decisione definitiva. Ora l’ardua sentenza è affidata alla commissione siti dismessi e al buon senso della politica.

venerdì 27 febbraio 2009

Metronotte tutti salvi

Teresa Faticoni
Tutti salvi i metronotte della Securitas Città di Latina. Ieri un incontro fiume in prefettura a Latina ha permesso di raggiungere una soluzione considerata ottimale per tutti. Innanzitutto si è partiti dalla verifica fatta sui numeri dichiarati dalla società. La scadenza dell’appalto con il Monte dei Paschi di Siena aveva spinto la società a licenziare i 22 agenti di sicurezza che effettuavano servizio di vigilanza fuori dalle filiali. Era partita una lunga trattativa che si è conclusa solo ieri dopo alcuni vani tentativi esperiti sia presso la Direzione provinciale del lavoro – al momento della trattativa incompetente – sia presso l’ente bilaterale regionale per la vigilanza privata dove per ben due volte consecutive le aziende che subentrano nell’appalto non si erano presentate. A vincere la gara la Coop Service di Reggio Emilia, con uffici amministrativi anche a Pomezia. La quale ha ceduto una parte dell’appalto alla Cosmopol di Formia. Le due società in un primo momento non avevano intenzione di procedere – come da contratto collettivo nazionale – all’assunzione di coloro che erano in esubero. Di più: hanno chiesto anche 22 decreti per il porto d’armi destinati alle guardie giurate. Ieri, però, in apertura di incontro è stato subito messo in chiaro che in seguito alle verifiche fatte gli esuberi non erano 22, bensì 14. Al tavolo convocato presso la prefettura hanno partecipato, oltre al rappresentante territoriale del governo a Latina Bruno Frattasi, la dirigente della Direzione provinciale del lavoro, le rappresentanze sindacali, i dirigenti delle tre società coinvolte, e due componenti dell’ente bilaterale di Roma. I 14 esuberi non saranno licenziati come da proposta della Direzione provinciale del lavoro per bocca della dirigente Giulia Caprì: 9 saranno assunti dalla Cosmopol, 3 dalla Coop service e altri due rimangono in organico alla Securitas. Un risultato davvero convincente, che lascia soddisfatti un po’ tutti i partecipanti al tavolo e che viene anche in conseguenza della manifestazione che lunedì i metronotte hanno inscenato in piazza della Libertà. Uno sciopero che non intendeva punire nessuno, ma che tendeva a evitare che si creasse un precedente: chi subentra dovrebbe mantenere i livelli occupazionali. Il prefetto Frattasi, soddisfatto per l’esito dell’incontro, ha tenuto a ringraziare le imprese intervenute e i rappresentanti sindacali di categoria nonché la dottoressa Caprì per il paziente lavoro di approfondimento tecnico e propositivo svolto. «Esprimo la mia soddisfazione – afferma il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Favero – per l’accordo raggiunto grazie alla collaborazione di prefetto e Dpl. Ma in questo momento di crisi è importante aver creato un precedente». In sostanza l’accordo siglato ieri può fare scuola in altre vertenze simili di cambio appalto in una normativa che lascia molti coni d’ombra. In seconda battuta il risultato ottenuto è davvero importante per via delle continue emorragie di posti di lavoro che si registrano in provincia: questi lavoratori sarebbero stati difficili da ricollocare sul mercato del lavoro per motivi anagrafici: il documento sottoscritto ieri mantiene i livelli occupazionali e garantisce le figure professionali.

Martino: sei avvisi di garanzia. Terracina sotto choc

Francesco Avena
Sei avvisi di garanzia notificati dai carabinieri di Terracina nella serata di giovedì per «reati contro la pubblica amministrazione». Per alcuni dei sei indagati, non trapelano i numeri precisi ma con ogni probabilità si tratta di due o tre persone, l’accusa è più grave: «morte o lesioni come conseguenza di altro delitto». L’inchiesta disposta dalla procura della Repubblica in seguito al suicidio del segretario generale del Comune di Terracina, Marino Martino, procede a ritmi serrati e ha prodotto i primi sei avvisi di garanzia che, occorre ricordarlo, rappresentano degli atti a tutela dell’indagato per opportuna conoscenza della propria posizione in merito all’inchiesta. Queste le sei persone raggiunte dai carabinieri giovedì sera: Giuliano Masci, vicesindaco del Comune di Terracina e assessore alle finanze; Simona Savelli, segretaria dello stesso vicesindaco; Vincenzo Chiumera, Vincenzo Percoco e Piero Maragoni, Roberto Palmacci, impiegati dell’ente comunale. Abitazioni e uffici delle sei persone attualmente indagate per «reati contro la pubblica amministrazione» sono state visitate dagli uomini dell’Arma. Una ventina di carabinieri hanno perquisito uffici e abitazioni, sequestrato materiale cartaceo e non, presumibilmente informatico. Nessun ulteriore sequestro, l’unico ufficio con i sigilli rimane quello dell’ormai defunto segretario generale Marino Martino. La svolta nelle indagini è arrivata dopo il doppio incontro tra magistrati e militari. Mercoledì gli uomini del capitano Alessandro Giordano Atti erano in procura. Giovedì è stata il sostituto procuratore Luigia Spinelli, titolare dell’inchiesta, a far visita alla caserma di via Appia. Al pm Spinelli è stato affiancato il sostituto procuratore Chiara Riva. Segno che l’indagine è ampia e articolata. Dagli inquirenti non trapelano i capi d’imputazione specifici per i vari indagati, tutti accusati di «reati contro la pubblica amministrazione», senza che si possa al momento specificare sulla natura precisa dei reati. Più grave la posizione di alcuni degli indagati cui è stato notificato l’avviso di garanzia. «Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto» rappresenta un capo d’imputazione ancor più grave dell’«istigazione al suicidio», di cui pure si era ipotizzato nei giorni scorsi. Un’ipotesi poi smentita dagli stessi inquirenti. La svolta alle indagini dopo i primi ma intensi giorni di attività investigativa. Fondamentali pare per le indagini, le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri dalla moglie del dott. Marino Martino, ascoltata dai militari dopo il funerale del marito, e che non avrebbe parlato esplicitamente di minacce rivolte da qualcuno nei confronti di Martino. Anche altre persone di propria spontanea volontà hanno deposto una loro testimonianza in seguito ai fatti tragici del suicidio di Martino. Anche in questo caso non sono trapelati informazioni su quante persone abbiano conferito con gli inquirenti e su come abbiano influito sul proseguimento delle indagini. Certamente il suicidio del segretario generale, che in passato aveva ricoperto anche la dirigenza agli affari generali, ha smosso molte coscienze. Non ci sono settori precisi relativi all’attività amministrativa su cui ci si sta occupando. Questo proprio perché la figura del segretario generale incideva su tutta la pubblica amministrazione. Tuttavia la notifica degli avvisi di garanzia all’assessore alle finanze e a impiegati nella ragioneria del Comune, è traccia di un’indagine di natura contabile, forse partita proprio da quella relazione della Corte dei conti inerente ad assunzioni facili e impegno di spese senza necessaria copertura finanziaria. Di cui molto si è parlato fin dalla notizia della morte di Martino. All’esame degli inquirenti adesso i nuovi documenti sequestrati da uffici e abitazioni dei sei indagati raggiunti dagli avvisi di garanzia, che potrebbero aprire nuovi scenari nell’inchiesta.

Sì alla centrale futurista

Lidano Grassucci


Ma questo è un paese serio? Il capo del centrodestra annuncia l’apertura delle centrali nucleari, nei territori quelli del centrodestra dicono di no. Non capisco, sono stupido. Ma in giro c’è tanta paura, tanta codardia. Mi viene da ripensare alle letture patrie, quelle della mia infanzia: alla piccola vedetta lombarda che, per la Patria, per il giusto si fa uccidere. Qui tutti osannano Berlusconi, ma quando arrivi all’orto di casa, cambia tutto. Arrivano i no. Nessuno, però, è disposto a rinunciare all’energia, al tenore di vita che abbiamo. Siamo un popolo di ciccioni che vogliono continuare a mangiare dolci, ma non vogliono lavare i piatti.
Il governo non dirà a nessuno dove farà le centrali, ma le farà. Anche perché Berlusconi non è codardo, a Chiano la discarica c’è, le chiacchiere non più.
La centrale si farà e si farà a Latina, perché non ci sono altri posti dove farla. Allora non diciamo retorici no, andiamo a chiedere un patto per lo sviluppo. Osiamo, rischiamo, pensiamo senza paura. Pensiamo futurista. Balla, Marinetti avrebbero esaltato la forza innovativa del nucleare, la potenza di distruzione dei parrucconi ecologisti, del politicamente corretto, delle menzogne degli ambientalisti in servizio permanente effettivo, di quel pensiero piccolo borghese di fare le cose piccole.
Esaltate la fondazione di Latina, poi non fate la cosa più coerente che c’è: scommettere sul nuovo.
Balla volava quando tutti avevano paura dell’aereo. Per quelli del no oggi voleremo come volano i tacchini. Energia, forza disponibile, tecnologia, questo è l’energia nucleare. Ma le scorie? Sono un problema, ma gli uomini sono stati fatti per risolvere i problemi non per averne paura. Hanno la testa, ma per vivere ci vuole fegato.
Altrimenti? Assisteremo immobili al declino e ogni giorno scriverò di una fabbrica che va via, di posti di lavoro persi. Non voglio fare il beccamorto del lavoro, facciamo la centrale, rilanciamo. Facciamo qualcosa, l’alternativa è morire di paura.

giovedì 26 febbraio 2009

prima pagina del 27 febbraio 2009

Camera di Commercio, Tar e fregnacce

Lidano Grassucci



Il Tar si è pronunciato, non ritenendolo urgente, sulla richiesta di sospensiva di alcune associazioni di imprenditori sulle nomine del nuovo consiglio della Camera di Commercio.
I miei studi giuridici sono datati e non sono un giudice. Però, da cittadino, credo di poter fare delle osservazioni. Non mi esprimo, quindi, sulle ragioni che hanno portato il giudice amministrativo a non dare la sospensiva, ma ragiono sugli effetti.
In uno dei ricorsi la Confagricoltura segnalava che, se fossero vere, le autodichiarazioni di rappresentanza avanzate dalle associazioni agricole, questo settore avrebbe 46.000 addetti in provincia. Sarebbe a dire, che il 20% della forza lavoro della provincia di Latina è impiegata in agricoltura. Una percentuale senza precedenti in un paese industriale avanzato (il peso del settore primario, in questi paesi, sul lavoro è tra il 3 e il 5%). Difficile da spiegare anche per stati in via di sviluppo come l’Albania, improbabili anche per economie africane come la Tanzania. In punta di diritto non è urgente bloccare una rappresentanza in base a questi numeri? Mi sia consentito un po’ sopra le righe, considerare tutto ciò quantomeno illogico.
Quindi: dal punto di vista di diritto non c’è urgenza dal punto di vista della giustizia (che è il senso del giusto, di ciò che è equo) è tutto veramente incredibile.
Se quelli di Confagricoltura, per paradosso, avessero dichiarato 50.000, 100.000, o un milione di addetti la rappresentanza che ne derivava era “normale”, “accettabile”.
Non entro nel merito ma 46.000 agricoltori, e lo dico da figlio di quella gente pure orgoglioso di esserlo, non ci sono a Latina neanche contando i defunti.
Credo che il giudice del Tar abbia proceduto nel rispetto scrupoloso delle norme che regolamentano la sua funzione, ma resto dell’avviso che siamo davanti ad una palese ingiustizia, ad una situazione paradossale. Perché se è vero che abbiamo 46.000 agricoltori dobbiamo fare richiesta all’Onu di essere inseriti tra i paesi in via di sviluppo, dobbiamo avere gli aiuti relativi dalla Fao, altrimenti siamo davanti a “fregnacce”. In entrambi i casi trovo tanta urgenza nel verificare. Magari sono sbagliato io. Trovo ingiusto che il rappresentante assegnato alla Confartigianato è stato cancellato per via di un presunto ritardo, la rappresentanza se è legittima non è come il latte che scade. Non sono tipo da pensar male, ma guarda caso questa rappresentatività punisce associazioni datoriali non legate alla sinistra che governa la Regione.
Il giudice ha agito nel diritto, ma l’ingiustizia è palese. E quando la “giustizia” e il “giusto” sono distanti, il Paese è malato.
PS: ora tempo che in Camera di Commercio per far quadrare i numeri invochino un nuovo Pol Pot, sì il dittatore Cambogiano che decise di far tornare tutti a fare gli agricoltori. Gli inglesi dicono “Dio salvi la Regina”, credo che il mio paese non si possa salvare.

Nel cuore elegante del Futurismo






Maria Corsetti

Ancora una volta è Clemente Pernarella a indovinare tempi e modi. Il direttore artistico del Teatro Fellini di Pontinia sceglie di celebrare il centenario del manifesto futurista con uno spettacolo teatrale di gran gusto e molto ben allestito. Chissà come avrebbero reagito i sacerdoti della velocità di fronte ai convegni paludati, agli incontri interminabili che si moltiplicano in questi giorni in tutta Italia. Scegliere un'arte antica come il teatro per restituire le atmosfere del primo novecento, quando ancora tutto doveva succedere, è dare la giusta luce ai colori di quando l'eleganza sapeva stare in coppia con la trasgressione.
In scena questa sera alle 21 sul palco di Piazza Indipendenza "Donne, velocità, pericolo", un lavoro a più mani liberamente ispirato a tre romanzi meno noti di Filippo Tommaso Marinetti: L'alcova di acciaio, Come si seducono le donne e Novelle con le labbra tinte. Francesco Sala e Viola Pornaro, con la collaborazione di Edoardo Sylos Labini, hanno elaborato il testo, l'ultima figlia del fondatore del Movimento, Luce Marinetti, ha patrocinato lo spettacolo fornendo documenti originali e inediti, schizzi e fotografie. La regia dello spettacolo è curata da Francesco Sala e Viola Pornaro, interpreti, oltre allo stesso Sylos Labini, Federica Di Martino, Francesco Maria Cordella e Raffaela Siniscalchi. Dentro una locomotiva «che scalpita sulle rotaie come un enorme cavallo d'acciaio», si aggira l'uomo nuovo, precursore del futuro, che vive e interpreta il Manifesto Futurista, esempio vivente di una nuova era che sta travolgendo il mondo e nella sua furia estirpa le ultime, nostalgiche radici del passato. «Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità». E veloce è tutto ciò che avviene in scena: Edoardo Sylos Labini interpreta l'uomo nuovo che corre verso il futuro, e velocemente consuma i suoi rapporti con le donne conosciute in treno, così come consuma la guerra, intesa come spettacolo polifonico travolgente anche nel suo aspetto più tragico. Il tutto è rapido, spezzettato, come il dj-set allestito da Antonello Aprea che sottolinea la sincope con le sue irriverenti incursioni musicali che sovrastano la tradizione ottocentesca - simboleggiata da una cantante lirica.

Il biglietto costa 12 euro, ma gli abbonati potranno acquistarlo al prezzo ridotto di 7 euro.
Info: 0773-841508
teatrofellinipontinia.com

Haupt Pharma detta le regole del rilancio

Teresa Faticoni
Si è tenuto ieri il tanto atteso incontro tra la Haupt Pharma e tutte le sigle sindacali. L’azienda che è subentrata a Pfizer nello stabilimento di via Monti Lepini ha voluto aprire un tavolo con Cgil, Cisl, Uil e Ugl categorie chimici dopo che la sola Ugl – il sindacato maggiormente rappresentativo tra i lavoratori di quel sito - aveva aperto una stagione di conflitto dopo che la multinazionale americana del farmaco non aveva stipulato l’accordo per la stabilizzazione del personale con la società entrante. Ieri la Haupt ha confermato in maniera categorica che non ci sarà consolidamento per tre anni. Va conquistato. La fabbrica di Borgo San Michele cambierà completamente fisionomia: da centro di costo si trasformerà in luogo di profitto. Prima nel network Pfizer venivano assegnati a Latina prodotti che facevano profitto con la commercializzazione. Ora Haupt è nel mercato: il profitto si fa qui e subito. Tra i parametri che Haupt ha annunciato, infatti, per le produzioni c’è la velocità: cioè il tempo che intercorre tra l’arrivo della commessa e il suo esaurimento. Un altro indice sarà la flessibilità dell’organizzazione. I sindacati hanno chiesto formazione per tutti, dai dirigenti agli addetti al ciclo produttivo. Perché non si tratta solo di un cambiamento di strategia, ma di un cambiamento di cultura, che va sostenuto per non cader nel vuoto. Una nota di positività è stata annunciata ieri: la Haupt ha chiesto ai sindacati di siglare un accordo per la proroga di alcuni contratti a tempo determinato in scadenza. «Abbiamo chiesto maggiori garanzie – sottolinea moderatamente soddisfatto Luciano Tramannoni, segretario generale della Femca Cisl di Latina – vogliamo maggiori aspettative per il futuro».

prima pagina 26 febbraio 2009

mercoledì 25 febbraio 2009

Una centrale per cambiare il mondo

Lidano Grassucci


Ho espresso ieri l’opinione che il nucleare per Latina potrebbe essere un’opportunità. Apriti cielo: i tumori, la fine del mondo, la morte del mare. Il cambiamento del clima. Alcuni anni fa sono andato in vacanza nella valle del Rodano in Francia. Posti belli, mi sono affacciato dalle mura di Avignone, la città dove i Papi andarono a farsi francesi, davanti c’era una centrale nucleare. Con me centinaia di turisti, la gente del luogo era cordiale, nei parchi pubblici tante persone anziane e in buonissima salute a prendere il sole. Non ho trovato Hulk, uomini verdi, non ho trovato donne torcia, non ho trovato uomini gomma. Era gente normale, come me. Anche le oche in campagna non erano diverse da quelle di casa mia. La gente sorrideva, lavorava, si innamorava, si disperava, come da noi. Quando mio padre si guadagnò qualche soldo lavorando alla costruzione della centrale di Latina, mi pare lavorasse per la Torno, si riempì la bocca di mondo nuovo, di un futuro migliore del suo presente. Era pieno di speranza, lui e gli altri che lavoravano con lui. Si sentivano parte del futuro. Ora intorno vedo tanta paura, tanti distinguo.
In genere i cugini francesi mi irritano, sono spocchiosi, si allargano. Ma gli invidio la rivoluzione, gli invidio la capacità di non aver paura del passato, di reinventarsi una nazione. Sono liberi e credono nella dea ragione, noi abbiamo paura di osare, la felicità è peccato.
Il risultato? Stiamo morendo. Andate in via Panisperna a Roma, dalle parti di via Cavour, nella Roma piemontese. Lì è nato il nucleare: Amaldi, Pontecorvo, Fermi, Majorana. Lì hanno capito l’atomo. Naturalmente il dittatore (i dittatori sono sempre cretini) li cacciò per via della “razza”. Il risultato è che lui perse la guerra (vivaddio), e l’energia di domani nacque altrove. Gli italiani sono così, non osano sono vittime di paure e pregiudizi.
Genio e paura. Io farei una grande centrale nucleare, per tornare a cambiare il mondo.

Metronotte ancora in bilico


Teresa Faticoni
Ancora in bilico i 22 metronotte messi in mobilità dalla Securitas Città di latina. La società offriva il servizio di vigilanza provata davanti le filiali del Monte dei Paschi di Siena di Latina, ma l’appalto – che scadrà alla fine del mese di febbraio – è stato vinto dalla Coop service di Reggio Emilia (con uffici amministrativi anche a Pomezia) che darà una parte del servizio in subappalto alla Cosmopol di Formia. La Securitas a quel punto ha deciso di mettere in mobilità i 22 metronotte che effettuavano servizio nelle banche. È partita una estenuante trattativa che non ha trovato soluzione nemmeno ieri mattina durante l’incontro convocato dall’ente bilaterale regionale per la vigilanza privata. Da contratto collettivo nazionale le società entranti, in caso di difficoltà occupazionali nella ditta uscente, dovrebbe tendere alla salvaguardia dei posti di lavoro assorbendo tutto il personale che rischierebbe il posto. Non si tratta, però, di un elemento vincolante. E infatti né Coop service, né Cosmopol hanno intenzione di assumere i 22 metronotte Securitas. Si tratta di una gioco al ribasso: la normativa europea che ha liberalizzato le regole sugli appalti ha di fatto cancellato i tariffari. Ogni società, dunque per vincere la gara e aggiudicarsi il servizio cerca di ofrire prezzi sempre più bassi che vanno a pesare sia sulla garanzia dei servizi offerti, sia sul personale. Mentre, infatti, i dipendenti Securitas – che hanno anche 20 anni di esperienza alle spalle – viene retribuita 20 euro l’ora, le nuove società pagano i propri dipendenti anche fino a 5 euro l’ora. Da qui la strategia di Coop service e Cosmopol che ieri mattina non si sono nemmeno presentate a Roma. «Siamo fortemente preoccupati – afferma Davide Favero, segretario generale della Fisascat Cisl di Latina – per la salvaguardia occupazionale di 22 lavoratori. Metteremo in campo tutte le iniziative per la loro tutela anche in collaborazione con il prefetto di Latina». Rimane confermato, infatti, l’incontro di domani mattina al primo piano del palazzo del governo in piazza della Libertà deciso già in occasione dello sciopero di lunedì mattina. Il prefetto avrebbe in mano un potere gigantesco: la Coop service avrebbe già richiesto a prefettura e questura 22 nuovi decreti per il porto d’armi. Da consegnare ai nuovi metronotte. I sindacati potrebbero far leva su questo tasto per evitare i 22 licenziamenti. Antonio Stancampiano, direttore dell’ente bilaterale, ha inviato alle istituzioni competenti il verbale dell’incontro di ieri mattina e con questo il compito dell’organismo regionale può dirsi concluso. «Chi entra deve assumersi le responsabilità – sottolinea Stancampiano – e garantire occupazione». Ma non ci sono poteri coercitivi in questo senso. E l’ente bilaterale, che funziona come una camera di conciliazione, non ha strumenti per imporre alle nuove società l’assunzione dei 22 vigilantes evitando così un conflitto sociale che si profila come molto pesante. I metronotte della Securitas, infatti, sono anagraficamente difficili da reinserire nel mercato del lavoro. Padri di famiglia lontani dalla pensione e lontani da poter trovare una nuova occupazione. Nei giorni scorsi era girata l’ipotesi di un passo indietro della Securitas, che avrebbe ritirato le mobilità per reintegrare in altri servizi i 22 dipendenti. Ma ieri la continuazione del rapporto di lavoro è stata nuovamente smentita. Tutto sta in mano al rappresentante territoriale del governo a Latina e i sindacati sono decisi a non uscire senza una soluzione da palazzo del governo.

Introiti da multe:Sezze paradiso,Sperlonga inferno

Sergio Corsetti
Automobilisti indisciplinati? Il vostro paradiso è Sezze. Il paese lepino, secondo i dati di una ricerca sulle multe nelle cittadine italiane, pubblicato da Il sole 24 ore, è l'unico ad avere entrate pari a zero dalle contravvenzioni comminate agli automobilisti. Se non si tratta di omessa comunicazione, una manna per gli automobilisti e un problema per le casse comunali. Se Sezze è il paradiso Sperlonga non può che rappresentare l'inferno. La cittadina riceve 1.273.391 euro da introiti per multe a fronte di 896.606 da imposte per un clamoroso 142,02% nel rapporto multe/imposte. In questi ultimi anni, infatti, le varie amministrazioni comunali hanno puntato proprio sulle multe per risanare i deficitari conti pubblici dopo i tagli da parte dello stato centrale nei trasferimenti. Per capire l'importanza della voce in bilancio basti pensare al comune di Formia, che dalle multe riceve il 48,86% del totale di entrate comunali. Su 36.842 abitanti la città del sud pontino incassa 5.351.268 di euro su 10.951.200, il 32,35 % sul totale con una media pro capite di 145 euro. Latina, 112.944 abitanti, dalle contravvenzioni incassa 2.242.601 su 35.346.705 complessivi con una percentuale del 6,34% sul totale. Ogni abitante del capoluogo spende in multe 19,86 euro l'anno. In una posizione "migliore" Gaeta. La citta del golfo, infatti, su 21.623 abitanti riceve 5.826.570 euro di multe (32,35%) su un totale di 17.075.030 con 269,46 euro a testa. Fondi, 35.322 cittadini, incassa 8.933.535 di cui 1.081.999 per un 12,11 % con 30,63 euro pro capite. Anche Terracina e Sabaudia, città turistiche, hanno una buona percentuale di introiti derivanti dalle multe. La città del tempio di Anxur, 42.820 abitanti, riceve 1.034.836 di euro dalle multe su 16.674.703 totali di entrate (6.21 %, 24,17 euro pro capite). La città del lago, si difende bene: 17.825 abitanti, incassa 500.000 euro su 7.102.718 per una percentuale del 7,04 con una spesa a testa di 18,05 euro. Cisterna, la città del sindaco Mauro Carturan, 33.288 abitanti, incassa 453.398 euro su un totale di imposte pari a 9.853.875 euro (4,60% , 13,62 euro pro capite). Aprilia, seconda città in provincia con i suoi 63.830 cittadini, incassa 20.833.989 euro di cui 538.944 dalle multe per un 2,59% con 8,44 euro a testa.

Agguato tra i carri di Carnevale

Daniela Bianconi

Carnevale ogni scherzo vale, ma di certo non un'aggressione nei confronti di due minori. A macchiarsi di questo reato altri due ragazzini. L'ultimo giorno della festa in maschera mentre in Piazza c'era la storica sfilata dei carri del Carnevale è entrata in azione la baby gang. Due bulli di 17 e 14 anni hanno preso di mira un 14enne e un altro ragazzo della stessa età. I due, approfittando della confusione scaturita dai festeggiamenti per l'ultimo giorno vestiti in maschera, hanno minacciato i ragazzi. «Dateci tutto quello che avete, siamo armati? Parole che hanno fatto correre lungo la schiena delle due vittime un brivido di terrore. Queste le frasi pronunciate da due baby che di ingenuo hanno davvero ben poco. «Non scherziamo - hanno aggiunto- siamo armati. Abbiamo un coltello». A questo punto le richieste si sono fatte molto più esplicite. Davanti Piazza del Popolo hanno chiesto che i due ragazzini consegnassero il cellulare e duecento euro in contanti. Uno dei due - approfittando di un momento di distrazione dei due aggressori, ha prima preso il cellulare dell'amico e poi si è allontanato senza lasciare tracce. Le minacce del 17 e del 14 enne, entrambi denunciati dalla polizia per i reati di tentata rapina aggravata, possesso ingiustificato di coltello e detenzione di droga - si sono fatte più feroci. Per evitare di essere scoperti hanno strattonato il ragazzo costringendolo a seguirlo fino ad una via vicina dove c'era meno movimento. Per rendere le minacce più veritiere, il più grande dei due segnalati, ha anche estratto un coltello e lo ha puntato al fianco del 14enne e lo ha perquisito alla ricerca di qualche oggetto di valore. Approfittando della musica e della generale confusione, il 14enne è riuscito a scappare e si è diretto subito in Questura. A questo punto è riuscito a dialogare con il capo della Squadra Mobile Fausto Lamparelli che ha attivato subito la squadra speciale che da anni si è specializzata nella lotta alle baby gang. Le precise descrizioni fornite hanno permesso al personale di rintracciare entrambi i giovani aggressori, incensurati e studenti del capoluogo pontino. Una volta bloccati sono stati accompagnati in Questura, venivano segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Roma per i reati di tentata rapina aggravata e possesso ingiustificato di arma. Poi sono stati riaffidati ai rispettivi genitori. Dalla perquisizione eseguita dagli uomini della Squadra Mobile del capoluogo pontino è stato scoperto sia un coltello da cucina che un piccolo quantitativo di sostanza stupefacente. Gli esami hanno confermato che si tratta di hashish. Per la precisione sono stati sequestrati due grammi di stupefacente che erano nascosti nella tasca dei jeans del 17enne. Vista l'irrisoria quantità di droga il ragazzo è stato segnalato alla Prefettura come assuntore.

Nucleare, Latina obiettivo sensibile

Alessia Tomasini

Nucleare, la battaglia è pronta ad entrare nel vivo. Il dibattito al momento è molto politico, tanto emotivo, poco energetico. Il governo, in linea con quanto annunciato, è pronto a scendere in cantiere. A rendere quelle che potevano essere solo intenzioni un programma da realizzare è stata la ratifica dell’accordo tra Berlusconi e Sarkozy che apre ad una costante collaborazione Italia-Francia per la costruzione degli impianti. Sin qui tutto come previsto. Nessuno scossone. Ma? Ora inizia la sfida vera. Si deve romprere il pregiudizio che i cittadini hanno, anche a causa di ripetute strumentalizzazioni politiche, nei confronti del ritorno alla produzione di energia nucleare a 22 anni dal referendum che lo aveva lasciato fuori dai confini italiani. Il progetto è ambizioso. Le maggiori difficoltà da superare sono legate ai costi di costruzione e di mantenimento, ai tempi di realizzazione, alla gestione delle scorie radioattive, alla sicurezza dei nuovi impianti, alle incognite legate alla sufficiente disponibilità delle riserve di uranio in natura, alle resistenze della popolazione e dei Comuni. La cartina con i territori papabili per la costruzione di impianti è stata fornita dal Cnr lo scorso anno. «Nessuna preclusione al nucleare ma credo che si debbano fare valutazioni più approfondite di quelle strettamente tecniche fornite dal Cnr. Su tutte, quella su cui il governo lavorerà, è la sostenibilità sociale del progetto con la definizione di misure compensative». Il presidente della Provincia, Armando Cusani, non ha dubbi sulla posizione da sostenere in merito al nucleare. Ma? I distinguo sono d’obbligo. «In questo caso non dobbiamo lasciarci andare alla spinta emotiva. Si deve ragionare partendo dai fatti. Il governo prima di stabilire qualsiasi intervento procederà ad un a verifica della compatibilità tra i luoghi individuati e la disponibilità delle comunità locali». Secondo questa logica però è difficile trovare comunità pronte ad aprire le braccia agli impianti. «Se Latina fosse giudicata l’unica realtà con tutte le caratteristiche, ambientali e sociali, non ho alcuna pregiudiziale. Ma ho molti dubbi che questo accada. Prima di tutto perchè l’area interessata ha subito negli anni uno sviluppo urbanistico e turistico che non può essere cancellato. In secondo luogo è anti economico demolire quanto fatto sinora con la dismissione, capannoni di stoccaggio compresi».
A questo si deve aggiungere il fatto che in provincia la produzione di energia sta per schizzare alle stelle con la costruzione di due centrali turbogas e la messa in cantiere di nuovi strumenti come previsto nel piano energetico provinciale. «Stiamo dando un contributo oggettivo non solo al fabbisogno locale ma anche a quello nazionale. La strategia che si sta attuando per il territorio è marcatamente turistica e su questo tornare indietro è impossibile. Conciliare questi aspetti con una centrale è impossibile». Quindi? Latina e la sua provincia potrebbero essere salve. E la collocazione della centrale, qualora dovesse avvenire, non sarebbe priva di ostacoli sul piano politico.

La moviola non può essere cornuta

Maria Corsetti

E’ iniziato per caso. Sei a casa con la radio accesa e quella chiacchiera. Inizi la mattina con la rassegna stampa, durante la giornata rimane come un sottofondo. A ora di pranzo neanche presti troppa attenzione a quello che viene detto. Ma il messaggio subliminale penetra sottile e si incardina. Quando sono le due del pomeriggio non puoi fare a meno di seguire quanto accade nel mondo del calcio. Da più di qualche settimana seguo su Radio 24 le dotte riflessioni sulla moviola in campo. Si parlava di qualcosa del genere un’epoca fa, al Novantesimo minuto di Paolo Valenti. Chi se li dimentica quei pomeriggi così belli, dove ti facevano vedere i gol a raffica, che la prima volta che vai allo stadio ci rimani male perché a casa la partita si vede meglio. Torniamo al presente. Oggi i metodi di indagine sono sofisticatissimi in tutti i campi, ti beccano un assassino da un capello che gli è caduto venti anni prima. Tutti siamo altamente tracciabili, in tre secondi ti dicono dove sta il cellulare da dove chiami. Cotanta tecnologia, che non ci lascia un secondo in pace, non può inquinare i campi di calcio. Intendiamoci: a me non piace l’idea della moviola. Però è legittimo chiedersi perché il calcio deve fare eccezione sul resto del mondo. Altresì legittimo chiedersi di cosa si va a parlare durante la settimana se ogni decisione si rivela incontestabile. L’omino nero con il fischietto sarebbe solo il portavoce di una telecamera. Cadrebbe il mito dell’arbitro cornuto. “Moviola cornuta” non ci sta proprio.

la vignetta di Kocis PD: qualcosa sta (s)quagliando....

Il Carnevale di Skiros



Franco Schiano

Skyros è una grande isola greca, di notevolissima tradizione storica e mitologica. E' la più meridionale delle Sporadi, quasi completamente montagnosa, ha una superficie di 210 km2 e conta solo circa 3000 abitanti concentrati sopratutto tra il capoluogo, Chora (o Skira), e il porticciolo di Linarià. Può essere suddivisa in due grandi porzioni: il nord, paesaggisticamente simile alle restanti Sporadi e le coste orientali dell'Eubea e l'immenso sud dominato dal monte Cochilas inospitale e inaccessibile.
E' ancora fuori dai grandi flussi turistici e per questo ha mantenuto il suo stile culturale ed artistico ed ha fortemente sviluppato il suo artigianato.Oggi numerose botteghe e negozi che vendono i famosi ‘Skyriana’, articoli d’arte popolare, lavorati esclusivamente a mano.
L’isola di Skyros è pure famosa anche per i suoi cavalli, che sono una razza autoctona di tipica Skyros. Si tratta di cavalli - piuttosto sgraziati - di piccole dimensioni simili ai ‘pony’. Vengono utilizzati per lavori agricoli e di soma.
L'immagine di Skyros è completata dalle sue coste dirupate meravigliose, le sue baie bellissime, le sue acque limpide, le sue grotte marine insieme alle case dell’isola di architettura proprio particolare, i borghi pittoreschi, la fortezza e le bellissime chiesette di campagna.
Vivere l'isola di Skyros oggi è un po' come vivere Ponza 25 anni fa. Conserva quasi intatte le sue tradizioni e la sua identità culturale.
Anche il carnevale conserva ancora oggi un forte collegamento con la tradizione culturale greca antica.
Le maschere ricordano da vicino quelle dei maumettones sardi con i campanacci delle capre legati alla vita. Nel periodo di carnevale gli uomini mascherati vanno avanti ed indietro per la via principale del paese facendo un baccano infernale, mentre le corelle (donne) gli girano intorno ballando.

La domenica pomeriggio i goliardi carnevali dell'isola portano la tratta (una barca addobbata) in piazza e dalla barca uno di loro, il più spigliato, arringa la folla e in dialetto sbeffeggia tutti rifacendosi ai fatti più importanti avvenuti nell'anno a cavallo dei due carnevali nell'isola e altrove ...
La domenica sera invece c'e' il ballo generale nella piazzetta del korio' in tipico costume tradizionale locale carnevalesco. Tutto il paese o quasi vi partecipa.

Fuori dai negozietti e bar vengono allestiti banchetti con varie cibarie, vino e zippuro (grappa con anice) e i buontemponi tirano fino a tardi fin quando non sono ben brilli.
Le taverne e i bar non chiudono per tutta la notte. Gruppetti di indistruttibili si siedono al tavolo e bevono, cantano, ballano e di tanto in tanto spizzicano. una costina di capretto, un pezzetto di feta, qualche frattaglia fritta, pezzettini di pesce sottolio come le acciughe, 'o sauriello preparato allo stesso modo, seppiette al sugo di pomodoro e aneto, purpetiello alla luciana...e la zuppetta di fava locale . Credo che meriti un salto, o no?

martedì 24 febbraio 2009

prima pagina del 25 febbraio 2009

Nexans blocca la produzione

Teresa Faticoni
La Nexans blocca la produzione. La società che a Borgo Piave produce cavi elettrici ha aperto la procedura di cassa integrazione per 162 dipendenti su un totale di 190. In sostanza tutti gli operai dovranno accedere agli ammortizzatori sociali. Una pesante tegola si abbatte sul mondo del lavoro pontino e un altro capitolo si scrive nell’ormai quotidiano bollettino di guerra che si registra nel panorama industriale di questa provincia. Ieri si è tenuto un incontro tra le organizzazioni sindacali e i vertici della multinazionale francese presso Confindustria Latina. La riunione si è chiusa con la mancata firma del verbale da parte dei rappresentanti dei lavoratori. La direzione dell’azienda di via del Crocifisso ha illustrato un drammatico scenario dovuto alla crisi globale ma anche alla caduta vertiginosa delle commesse, soprattutto quelle da parte di Enel. Da qui il ricorso agli ammortizzatori sociali. La multinazionale aprirà una cassa integrazione ordinaria, motivata proprio dalla drastica riduzione dei volumi produttivi, per 13 settimane a partire dal 9 marzo. L’articolazione vede una settimana al mese per l’amministrazione. Per quanto riguarda la produzione, invece, si parla del blocco quasi totale: resteranno in cassa integrazione 40 operai per oltre tre mesi. La rotazione sarà effettuata su due gruppi, ognuno dei quali resterà fermo per 6 settimane. Di più: nei quindici giorni a cavallo tra marzo e aprile è previsto lo stop totale di tutte le attività produttive del sito di Borgo Piave, lasciando operativi solo gli uffici commerciali e quelli tecnico-amministrativi. Le categorie chimici di Cgil, Cisl e Uil ritengono «indispensabile – si legge in una nota diffusa ieri -, vista la criticità della situazione, una verifica congiunta (con l’attivazione del coordinamento nazionale) sulla corretta e coerente applicazione del piano industriale presentato dai vertici europei della compagnia (per bocca del responsabile per l’Europa Y. Raak) ed accettato dalle organizzazioni sindacali come ultima spiaggia per evitare la chiusura dei siti italiani». Nello specifico della procedura di cassa integrazione i segretari di Filcem , Femca e Uilcem hanno espresso qualche perplessità in quanto dopo la fine degli ammortizzatori sociali non c’è la sicurezza di una piena ripresa delle attività produttive. In più, nello specifico, le modalità scelte dalla multinazionale per la gestione degli ammortizzatori sociali comporteranno ripercussioni negative sia sul piano economico sia sul piano normativo per i lavoratori impattati (riduzione consistente del reddito; trascinamenti su tredicesima e quattordicesima, ferie). Da queste considerazioni la conseguenza della mancata firma del verbale di accordo. I sindacalisti hanno chiesto ulteriori chiarimenti con un approfondimento circa la dichiarazione aziendale secondo la quale (contrariamente a quanto esplicitato nel piano industriale del 2006) lo stabilimento di Latina, senza Enel, non è in grado di sopravvivere in questa situazione di mercato. Nei prossimi giorni si terrà un coordinamento nazionale del gruppo ma prima di quella data in fabbrica si terranno le assemblee nei quali i responsabili decideranno con i lavoratori se intraprendere delle iniziative di lotta. «Una situazione complicata - commenta Luciano Tramannoni, segretario della Femca Cisl - in cui la mancanza di commesse da parte di un committente pubblico mette in discussione l’esistenza stessa dello stabilimento. Non sappiamo come andrà a finire, tutti sperano ripresa attività nel secondo semestre».

Il nucleare torna sempre più Forte sul territorio

Alessia Tomasini
L’accordo c’è. Italia e Francia hanno sottoscritto il patto per il nucleare. Nei prossimi anni il Bel Paese vedrà risorgere centrali sul suo territorio a 22 anni dal referendum che chiuse le porte a questa forma di energia imponendo all’Italia uno stato di dipendenza da altri paesi europei per l’approvvigionamento. Una rivoluzione culturale si è compiuta. Il Lazio potrebbe essere tra le mete privilegiate per la resurrezione degli impianti. Un’ ipotesi sempre più accreditata che trova il via libera dell’Udc. «Il nucleare è una scelta inevitabile per l’Italia, per il Lazio e per questo territorio. E’ ormai evidente che la decisione effettuata venti anni fa è non è stata lungimirante sul piano dello sviluppo economico e sulla competitività di questo Paese». Il capogruppo regionale dell’Udc, Aldo Forte, non ha dubbi. Sul nucleare la battaglia a colpi di dichiarazioni è solo all’alba. Il fronte dei favorevoli sta aumentando ogni giorno. In un piccolo mondo, antico nelle posizioni e contemporaneo solo nelle ambizioni irrealizzate, riuscire a dire quale sia la posizione in merito ad una scelta che potrebbe coinvolgere il territorio che si è chiamati a rappresentare è di per sé eccezionale. Ma non mancano le precisazioni. Ogni progetto, e quello voluto dal governo Berlusconi di realizzare almeno cinque nuove centrali di terza generazione entro il 2020 non ne è esente, porta con sè una sorta di terrore. Un timore della crescita che passa per necessità sotto la spada del progresso e che invece si arena su quella della sindrome Nimby (ovunque purchè non nel mio giardino) e che evidenzia la piccolezza culturale di un Paese e di una provincia che vuole entrare nella macchina di un futuro fatto di sviluppo ma senza pagarne i costi. La posizione assunta dal leader dell’Udc si colloca su un campo minato. Al centro di due posizioni all’estremo. Da una parte quella del centrosinistra guidato dal presidente della Regione, Piero Marrazzo, e condivisa da tutto il Partito democratico pontino che osteggia il nucleare in tutte le sue manifestazioni. Dall’altra il centrodestra, di cui comunque l’Udc fino a prova contraria fa parte, che in provincia trova nel sindaco Zaccheo il grande oppositore ad un ritorno al nucleare che possa essere anche lontanamente targato Latina. «L’Udc non ha mai nascosto di essere favorevole al ritorno del nucleare, quale risorsa strategica per il Paese. Speriamo che la Regione Lazio non si lasci imbavagliare da visioni e pregiudizi ideologici portati avanti da chi - spiega Forte - ha cavalcato l’onda emotiva di incidenti in impianti non gestiti per la produzione di energia ma per fini militari». L’obiettivo è di creare centrali di terza generazione avanzata con raffreddamento ad acqua. Una delle principali caratteristiche è la maggiore sicurezza rispetto alle altre centrali della stessa classe. I reattori Epr hanno quattro sistemi indipendenti di refrigerazione d'emergenza (ognuno capace da solo di refrigerare il nocciolo del reattore dopo lo spegnimento); contenimento metallico attorno al reattore; contenitore e area di raffreddamento passivo del materiale fuso; doppia parete esterna in calcestruzzo armato spessa 2,6 metri e progettata per resistere all'impatto diretto di un grosso aereo di linea. «Quando gli impianti nucleari sono gestiti per la sola produzione energetica, sono altamente sicuri tanto che - spiega il capogruppo dell’Udc in consiglio regionale - il 70% del loro costo è solo per i sistemi di sicurezza». Dal punto di vista delle scorie, queste centrali non offrono particolari novità, se non la possibilità di processare le scorie in modo da separare le più pericolose, riducendo il volume complessivo. «Le centrali sono economiche perché nel costo dell’energia prodotta viene considerato il costo della dismissione dell’impianto e delle scorie. Speriamo – conclude Forte - che la Regione Lazio oltre a pensare alle energie alternative, consideri l’energia nucleare come la nuova vera alternativa». Ora? Non resta altro che capire come l’Udc riuscirà a coniugare questa posizione con i programmi sostenuti, e non solo a livello elettorale, dai colleghi del Popolo della libertà. Certo è che il primo reattore, politico, è stato innescato e le conseguenze per la tenuta del centrodestra sono tutte incognite.

La Fiumana, una storia pontina

Paolo Iannuccelli

I fiumani arrivati al momento dell’esodo in provincia di Latina sono tanti. Adesso possono gioire per la ricostituzione della loro squadra di calcio, la leggendaria “Fiumana” che giocherà a Torino. Ormai quasi certa la rinascita dell'Unione Sportiva Fiumana, la squadra che giocò nella Divisione nazionale e due volte in serie B per poi perdersi nell'oblio a causa della guerra e dell’esodo. Quel sogno è stato oggi ripreso dai fratelli Sergio e Antonio Vatta, entrambi di origini dalmate, cresciuti a Zara, il primo per anni allenatore delle giovanili del Torino, l’altro tutt’oggi presidente della Consulta regionale del Piemonte dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Insieme hanno rilevato i titoli sportivi della società fiumana e nei giorni scorsi hanno inviato alla Federcalcio la domanda per partecipare al campionato.
La concessione a riutilizzare le insegne della vecchia "Fiumana" è arrivata direttamente dal sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio Guido Brazzoduro. Tempo qualche settimana e da Roma dovrebbe arrivare la risposta definitiva. La squadra potrebbe calcare i campi di calcio a partire dall'anno prossimo. Sergio Vatta, oggi ha 71 anni, lo definiscono "Il mago". Sono suoi i meriti di quattro scudetti, sei coppe Italia, le vincite a quattro tornei di Viareggio con la Primavera del Torino; uno scudetto giovanissimi e uno Primavera come responsabile dei parigrado della Lazio. È stato poi direttore tecnico delle nazionali giovanili e allenatore dell'Italia femminile portata alla fase finale dei mondiali: ha visto nascere e crescere campioni. Un serio professionista che per una vita si è messo a disposizione del calcio giovanile. I due fratelli hanno acquisito il nome ed i titoli dell'ex squadra fiumana. Se arriverà l'esito positivo da parte della Federazione dal prossimo anno potranno iscrivere la nuova compagine nella Prima Divisione, portando Torino ad avere tre squadre. Uno sforzo, quello dei Vatta, per ricordare la storia di tanti esuli anche attraverso lo sport. L'Unione Sportiva Fiumana era nata nel 1926, in seguito all'unione di due squadre già esistenti, l'"Olympia" e il "Gloria Fiume". Il club, in maglia amaranto, prese parte inizialmente al campionato interregionale di Prima Divisione, cioè il secondo livello dell'epoca. Il calcio fiumano ebbe un ruolo importante a quei tempi. Nel 1927-28 partecipò inoltre alla Coppa Federale. Nel 1928 approdò al Campionato di Divisione Nazionale e l'anno dopo, con la riforma dei campionati, fu ammessa alla Serie B per la stagione 1929-30, che concluse però all'ultimo posto. Successivamente partecipò, dal 1930 al 1941, al campionato di "I Divisione" (dal 1935 "Serie C"). Vincendo la Serie C 1940-41, la Fiumana fu promossa nuovamente in Serie B. Anche in questo caso, però, la stagione tra i cadetti si concluse, per due soli punti, con la retrocessione. Il 1943 fu l'anno dell'ultimo campionato italiano della Fiumana (sempre in Serie C). Dopo gli eventi della guerra e dell'esodo nel 1947 l'Unione Sportiva Fiumana si sciolse per venire e rifondata col nome "Kvarner", per poi dare vita, nel 1954, all'attuale squadra "HNK Rijeka". Dal vivaio della "Fiumana" uscirono campioni come Ezio Loik, detto l'Elefante che era nato a Fiume nel 1919; Rodolfo Volk, nato a Fiume nel 1906 (centravanti della Roma), Marcello Mihalich, soprannominato Manzelin, nato a Fiume nel 1907 ed i fratelli Giovanni (che era del 1911) e Mario e Varglien, generazione 1905. Un grande giocatore della Fiumana è stato il difensore Cesare Rubinato, che ha chiuso la sua carriera calcistica a Latina, un elemento sempre rimasto nel cuore dei tifosi nerazzurri.

Nucleare a Latina, sì grazie

Lidano Grassucci



Italia e Francia hanno firmato l’intesa sul nucleare. In Italia si faranno quattro nuove centrali. Non tre, non cinque, quattro.
Il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Sarkozy hanno messo nero su bianco. Cosa significa: che l’Italia torna a fare quello che fanno tutti i paese industriali, a produrre energia dall’atomo. Singolare che il paese dove è nata la fisica moderna abbia “dimenticato” la tecnologia nucleare. I ragazzi di via Panisperna e per primo Enrico Fermi si rivoltano nella tomba.
Il ragionamento è: ma dove si faranno le 4 centrali? Guarda caso l’Italia aveva prima del referendum 4 (dicasi quattro) siti nucleari: Trino Vercellese, Latina, Garigliano e Caorso. Le centrali nucleari non possono nascere ovunque, posso nascere dove ci sono condizioni fisiche adatte e la disponibilità di tanta acqua. Vicino ad un fiume o al mare.
Insomma possono sorgere lì dove già c’erano: vicino al Po (Trino Vercellese e Caorso), vicino al mare (Latina e Garigliano). Insomma il ritorno al nucleare passerà per dove già è passato.
Delle due l’uno: ho questo processo viene governato con il consenso locale (disponibilità in cambio di benefit) o ci passerà sulla testa come già è avvenuto negli anni ’60.
Ora la classe dirigente pontina lancerà strali contro l’idea di avere una centrale nucleare, tutti i populismi del mondo convergeranno qui. Ma la politica non è paura, non è istinto, la politica da Machiavelli in poi è ragione. Forse è il capo che la classe dirigente del centrodestra, per iniziare, che esprime Berlusconi e Scajola cominci a ragionare su cosa chiedere, su come essere protagonisti del processo. E’ chiedere tanto? No, sarebbe chiedere una classe dirigente seria.
Torna il nucleare, era ora. Torna a Latina, per fortuna una occasione per uscire dall’isolamento.

prima pagina del 24 febbraio 2009

Conte, i conti non tornano

Sergio Corsetti

“Li spazzermo via” il giorno dopo. Appare evidente che l’impatto di Nuova area per il Pdl non sia stato dei migliori. Sezze non ha risposto alle sirene dell’area. Pochi i cittadini in sala. Pochissimi i setini. Gli altri venivano da fuori, per lo più da Priverno. Ma il dato che dovrebbe preoccupare ancor di più gli organizzatori dell’evento, Gianfranco Conte, Giuseppe Ciarrapico e Umberto Macci, è l’assenza totale di amministratori locali. Nessun consigliere comunale, nessun assessore. Presenti in sala, all’auditorium Mario Costa, solo il secondo degli eletti di Forza Italia Senibaldo Roscioli, un ex consigliere democristiano vicino all’Idv e un esponente molto vicino al Pd, partito nel quale la consorte è dirigente locale. Tutto qua. Il centrodestra setino era assente del tutto. Né i nuovi dirigenti né gli esponenti storici. Se il buongiorno si vede dal mattino, la creazione dell’area - nella vecchia democrazia cristiana si sarebbe parlato di corrente - la creatura appare abortita ancor prima di esser concepita. Appare impensabile creare un raggruppamento antagonista all’interno del Pdl senza la presenza di quadri affidabili e convinti. Per la guerra servono infatti oltre ai generali, presenti, anche gli ufficiali, i sottufficiali e la truppa. Truppa che rischia di essere ancor di più disorientata se solo si pensa al modo e da chi partono i richiami all’etica politica. I cittadini corrono il rischio di sentirsi per davvero imbecilli. Imbecilli a pensare da chi si è governati e da chi dovrebbe lanciare proclami di natura etico-morale. Imbecilli a riflettere sulla sbandierata meritocrazia e poi vedere nullità in politica. Tanto che tra i relatori c’è stato anche l’organizzatore di un corso di formazione politica. Non se ne abbia il buon Gerardo Soricelli. Ma sul risultato del suo lavoro siamo scettici. Soricelli ha proposto ai 65 del Costa una lectio magistralis sulle basi dell’attività amministrativa degli enti locali, sull’efficienza, efficacia e economicità dell’azione amministrativa e sulle novità derivanti dalla riforma federale dello Stato. Ottimo sfoggio di cultura giuridica e di preparazione. Ma, cui prodest? Caro Soricelli, sommessamente, un corso di formazione politica ad usum Delphini.

La parte seria della politica

Lidano Grassucci


Che fine ha fatto la politica? Vedete voi, bambini che si autocandidano alla presidenza della provincia motu proprio, senatori che invece di fare la controfigura del grande Aldo Fabrizi pensano di parlare di politica. Che mondo, vorrei scendere. Siamo ad una sorta di grande gioco a farsi del male, a fare del male a questo paese. La parte politica che fu di Gramsci, Turati, Zaccagnini sta dietro al moralismo bacchettone di un ex sodale di Pannella, quel Rutelli che ora è ipercattolico quanto ieri era mangiapreti. Come meravigliarsi se i bambini si sentono novelli Severino Del Balzo in grado di guidare da sinistra la provincia.
A destra se non fosse stata vera l’assemblea di pochi intimi a Sezze sarebbe stato un bel siparietto da avanspettacolo. Eppure è vero, Ciarrapico Giuseppe è veramente senatore della Repubblica. Capisco che è difficile da credere, ma è così, veramente così. Qualcuno direbbe: fa ride? No fa piagne. Ma è così. Questi sono i tempi, tempi senza il senso del limite, senza il senso della vergogna.
C’era anche Conte, non so chi sia ma pare sia presidente della commissione finanze della Camera. Mi sa che le selezioni per le nomine al Senato sono uguali a quelle di Amici.
La politica, chi se lo ricorda Cervone, Bernardi. Avete mai sentito parlare Lelio Grassucci? Corrono tempi malati, si diceva una volta. Ma è poco. Corrono tempi ridicoli.
Il Bagaglino era l’ironia della politica? No è la parte seria.

Metronotte in sciopero





Teresa Faticoni

Un centinaio di metronotte in divisa ha scioperato ieri mattina in piazza della Libertà. Un modo per sollecitare le istituzioni a prestare attenzione al problema occupazionale che si sta creando nella società che gestisce il servizio di vigilanza all’entrata delle filiali di Latina del Monte dei Paschi di Siena. La banca, infatti, ha ceduto l’appalto a due nuove società, che non hanno a quanto sembra, intenzione di assumere gli attuali 22 vigilantes che prestavano servizio per conto della Securitas Metronotte Città di Latina. Proprio la ditta uscente ha aperto una procedura di mobilità per 22 dipendenti sui 260 in organico non sapendo come reimpiegare questi lavoratori. Si tratta di persone che dopo gli ammortizzatori sociali avrebbero difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro per questioni anagrafiche. L’appalto scade il 28 febbraio e alla Securitas subentrerà la Coop Service di Reggio Emilia, che ha anche uffici a Pomezia, la quale ha ceduto una parte del servizio in subappalto alla Cosmopol di Formia. «In prospettiva futura – dichiara Giampiero Cucca, segretario generale della Ugl sicurezza civile – non vogliamo far passare il messaggio che la ditta entrante non assume i metronotte». Il contratto collettivo nazionale della categoria, infatti, prevede che in questi casi i vigilantes siano assunti in toto dalla nuova ditta. Il problema è dei costi. Mentre questi 22 hanno anche 20 anni di esperienza con una professionalità elevatissima vengono pagati 20 euro l’ora, persone più giovani con contratti meno sicuri ricevono compensi di 15 fino a 5 euro l’ora. Naturalmente si gioca al ribasso, ma in questo modo decrescono anche le garanzie. «Una situazione difficile – sottolinea Anselmo Briganti, segretario generale della Filcams Cgil – perché le regole per gli appalti sono state smantellate con le leggi europee, non ci sono più i tariffari. Si taglia la parte economica o il personale per essere competitivi, ma in questo modo aumenta la pericolosità per lo stesso personale e per i cittadini». La nuova società ha già richiesto 22 decreti di licenza per porto d’armi, quindi sembra che sia già pronta a sostituire i 22 attuali impiegati al Monte dei Paschi con nuovo personale. «Abbiamo anche richiesto un incontro all’ente bilaterale di Roma – precisa Davide Favero della Fisascat Cisl – ma le nuove società non si sono presentate. Chiediamo siano rispettate le tabelle prefettizie inerenti il costo del lavoro». Ieri mattina una delegazione dei lavoratori è stata ricevuta ieri mattina dal viceprefetto Caterina Amato la quale ha fatto presente che esiste un monitoraggio continuo da parte della prefettura che segue istante per istante la situazione. Questa mattina, intanto, presso la Direzione Provinciale del Lavoro si terrà una riunione tecnica al fine di sciogliere eventuali aspetti tecnici che possono intervenire per le diverse posizioni delle parti. Dovrebbe essere presente anche un responsabile della Coop Service. La quadratura del cerchio si troverà entro la fine della settimana in una ulteriore riunione in prefettura nella quale si deciderà il destino dei vigilantes.

domenica 22 febbraio 2009

Vuoto, parla il Ciarra

Sergio Corsetti

“Li spazzeremo via”. Il grido di battaglia riecheggia nella sala semivuota dell’auditorium Mario Costa di Sezze. Nel momento clou della giornata, esclusi gli addetti i lavori, ci sono sessantacinque cittadini contati scrupolosamente. Si è tenuto ieri l’incontro organizzato da Nuova area per il Pdl. Sul tavolo dei relatori Gerardo Sorcinelli, Roberto Reginaldi, Umberto Macci, Gianfranco Conte e Giuseppe Ciarrapico.
Umberto Macci inizia quasi timido, afferma di non voler togliere spazio ai big ma confessa che “a Priverno c’era stata più gente”. Poi, per amicarsi il pubblico, ritiene superato lo storico campanilismo che per secoli ha diviso Sezze da Priverno. Ma va? Il sindaco di Priverno, modello San Francesco, ha confessato di fare politica “per restituire agli altri quello che il padreterno per fortuna ci ha donato”. “Abbiamo cominciato per scherzo ora la gente ci segue – dice il sindaco - l’iniziativa dà fastidio, basti pensare ai titoli dei giornali di stamane”. Macci poi, ha puntato sull’emergenza morale rivolgendosi “ad Acqualatina o al servizio sanitario. Ma il governo che ha fatto per il territorio?”. Gelo in sala, vicino a lui c’è un sottosegretario “storico”. “Dimostriamo una diversa sensibilità politica – conclude Macci –. Da noi mai parole offensive. Il partito che verrà si baserà sul dialogo e sul confronto. Vogliano dare risposte alla gente”. Chissà se lo ripeterebbe a fine giornata. L’intervento successivo è toccato al sottosegretario Gianfranco Conte che con Ciarrapico ha giocato il ruolo dei due poliziotti, uno buono e l’altro cattivo. Il sottosegretario ha indossato le vesti del buono. “Credo che l’ambizione degli uomini sia necessaria e debba servire per realizzare le esigenze dei cittadini – dice Conte -. Mai dimenticare, però, che quando si arriva a un posto di potere ci si arriva per realizzare un programma”. Sulla situazione del centrodestra Conte ha parlato di “chiara necessità di confronto. Diciamo no a una politica tra fronti contrapposti e non vogliamo fare l’errore del Pd quindi non dobbiamo mettere insieme le classi dirigenti dei diversi partiti, ma dar vita a un confronto capace di realizzare un programma politico”. “Dico no alla politica del se sei d’accordo con me sei dentro, altrimenti sei fuori – conferma il parlamentare – il Pdl deve rappresentare un progetto inclusivo. Tutti quelli che partecipano deve avere la possibilità di esporre la loro idea. La nostra è un’operazione verità”. “Se ci sarà la possibilità del confronto lo faremo – conclude Conte - se non ci sarà allora ci rivolgeremo ai cittadini anche con una posizione contrapposta. Contrapposizione che non è negativa per definizione. Non possiamo pensare a un partito che per l’arroganza di qualche dirigente perda consenso. Ci muoviamo per intercettare gli elettori dell’area di centrodestra che non si ritrovano con l’attuale classe dirigente”. La conclusione è toccata all’agente cattivo. Ma quale gentilezza, Giuseppe Ciarrapico è partito a colpi di machete. “Volete un esempio delle loro scarse capacità anche di potere? – ha detto l’editore -. Io stesso parlando a Berlusconi di questo signor Fazzone gli ho portato le foto della villa che possiede a Fondi. Chi è Fazzone? Un ex agente di pubblica sicurezza che ha avuto la fortuna di fare da autista al presidente del senato Giuseppe Mancino. E’ Versailles, con una villa anche per la servitù. Tutto questo con lo stipendio da agente di ps e con le prebende di cui ha lasciato larghe tracce al consiglio regionale del Lazio, con una segreteria di raccomandati di oltre 260 persone. E tutti gli appalti trattati da lui personalmente, persino quello delle suonerie”. “Adesso la gente ha capito – dice Ciarrapico - e non ne può più sia di lui che del suo sodale Cusani, presidente della Provincia, che spazzeremo via perché ringraziando Dio noi abbiamo qualità umane che stanno con noi come ha dimostrato Umberto Macci”. Quindi una vera e propria investitura per la candidatura del sindaco di Priverno alle provinciali. “Li spazzeremo via in pochi giorni – ribadisce il parlamentare - e da che parte sta la gente lo dimostrano i fatti. Stamattina, un povero imbecille, alimentato da quattro soldi di stipendiuccio che non si guadagnerebbe in nessun altro giornale, si è inventato su un giornaletto ‘Ciarrapico di non so quale Carnevale’, ma il Carnevale è il loro. Io oggi ho venduto 16mila copie, loro 180”. Un signore. “Non sono io bravo come editore ma come persona per bene – ribadisce Ciarrapico -. Ho ricevuto 380mila voti di preferenza in una campagna elettorale in cui il più acceso rivale fu Veltroni”. Preferenze? Ma il sistema elettorale attuale non le aveva abolite? L’elezione non dipendeva dalle posizioni assegnate dalle segreterie e nel caso specifico di Forza Italia direttamente da Silvio Berlusconi? Non si era parlato di cooptazione? L’ultimo assalto è rivolto a “quattro bastardi attaccati alle loro ville. Li spazzeremo”. Il grido ricorda tanto lo storico “spezzeremo le reni alla Grecia” che risuonò da piazza Venezia. Tutti, o quasi, sappiamo come andò a finire con “il penultimo esercito del mondo sconfitto dall’ultimo”.

giovedì 19 febbraio 2009

Calcio, Fondi reclama la vetta

Stefano Scala



Gli ultimi due pareggi non sembrano sbilanciare troppo obiettivi e classifica in casa Fondi. La cura Carnevale infatti oltre a dare i già noti frutti positivi sul piano dei risultati, ha trasmesso quella serenità che permette a giocatori e società di poter guardare in avanti con grande ottimismo. «Non penso siano occasioni perse - afferma il co-presidente Nicola Ciarlone - nelle ultime due gare abbiamo raccolto meno di quanto seminato perchè abbiamo comunque fatto due belle partite: a Colleferro siamo stati puniti da un arbitraggio non all’altezza mentre con l'Albalonga purtroppo non siamo stati bravi a chiuderla subito». La pensa allo stesso modo proprio l’artefice di questa rinascita Germano Carnevale:«A Colleferro c'è stato un arbitro casalingo - afferma il mister rossoblù - per come è andata alla fine potevamo anche perdere perciò il punto ci sta bene. Domenica scorsa è stata una situazione totalmente differente, infatti abbiamo sbagliato l'approccio alla gara, ci siamo sentiti troppo bravi e quindi siamo entrati in campo con molta superficialità, nel calcio succede anche questo. Spero che tutto questo non succeda più, le partite si vincono con ferocia agonistica e la giusta attenzione in campo ma noi invece abbiamo giocato, convinti di fare un sol boccone degli avversari senza il minimo sforzo». Ai vertici della classifica però la situazione non è ancora chiara. Il Formia è sicuramente la squadra più costante ma ancora non ha ancora la certezza della vetta. Dietro il Fondi comunque le varie Vis Artena, Pisoniano e Virtus Latina non sembrano avere un passo così superiore e perciò per la vittoria del campionato è ancora tutto apertissimo. «Nulla è compromesso - tiene a precisare Ciarlone - il campionato è ancora molto aperto, sarà una lotta bella ed appassionante, io sono fiducioso perché comunque la squadra gioca bene. Andremo avanti sapendo che è dura ma possiamo farcela». Il tecnico invece sottolinea come secondo la giustizia sportiva la sua squadra sia ancora in vetta alla classifica: «Sul Formia ancora non c'è stato un verdetto ufficiale quindi mi considero ancora primo, certo non escludo che i punti possano ancora arrivare. D'ora in poi chi avrà più regolarità vincerà il campionato, chi sbaglierà di meno potrà farcela. Certo il Formia di questi tempi ha una grande costanza, certo se continuerà così sarà veramente dura stargli dietro. Noi comunque se riprenderemo a marciare come prima ce la giocheremo».

Multiservizi, investimenti a perdere Cronaca di un fallimento annunciato

Carmen Porcelli

Quattrocentottanta euro di debito gravano sulla testa di ciascun apriliano. Tanto è costata la Multiservizi, la società municipalizzata del Comune di Aprilia, ai cittadini. Ed è costata tanto perché i consigli comunali che si sono succeduti dal 2004 ad oggi non hanno mai approvato un solo bilancio. Un debito cresciuto a ritmi impressionanti, senza alcuncontrollo da parte dell’ente pubblico. Spese e gestione del personale affidate al libero arbitrio di un’occulta regia. Una situazione, sfuggita di mano, che ha finito per produrre una perdita di oltre 6 milioni di euro, oneri previdenziali esclusi. Oggi i consiglieri comunali, che a vario titoli hanno fatto parte delle diverse maggioranze che si sono succedute, cascano dal pero. Eppure se si ravvisasse per l’azienda un danno erariale, sarebbero tutti responsabili del fallimento di una società nata per far funzionare diversi settori dell’amministrazione. Le maggioranze politiche che hanno governano Aprilia dal 2004 ad oggi non si sono mai preoccupate, attraverso l'approvazione dei bilanci così come stabilito dall'articolo 114 del Testo Unico, di individuare le cause della perdita e risolvere il deficit. Salvo poi, quando tira il vento giusto, scegliere di immolarsi per il destino dei dipendenti che puntualmente percepiscono in ritardo lo stipendio. Se mancano le risorse, però, molto, moltissimo dipendende dall’impiego scellerato che in passato è stato fatto del denaro rimesso dal Comune alle casse della Multiservizi. Denaro, è bene ripetrelo, di cui nessuno ha mai verificato l’impiego. Ma veniamo alle perdita di oltre 6 milioni di euro. Il 60% di questa cifra è stato causato dai maggiori costi sostenuti per il personale, 3.564.919 di euro. Il restante 40% è stato invece determinato dalla diminuzione dei ricavi propri, quindi di quei proventi che la Multiservizi consegue attraverso lo svolgimento della attività aziendale. Il dato è ancor più grave se si tiene conto che i trasferimenti del Comune nel corso del tempo sono aumentati del 38,5 % passando dai 3.807.780 del 2003 ai 5.274.244 del 2007. Inoltre l’azienda ha sempre previsto di spendere una cifra, ma in realtà ha sostenuto costi di due, tre volte maggiori. Solo nel 2003, ma allora era sindaco Luigi Meddi, il consiglio comunale approvò un bilancio e la Multiservizi riuscì a chiudere in attivo l’esercizio. Poi è tutto degenerato. Mancati controlli per le assunzioni, ma anche assenza di freni alla gestione del denaro. Nell’ultimo bilancio della Multiservizi è interessante l'inventario degli indumenti di lavoro. I cittadini hanno pagato 9.742 euro per acquistare uno stock di camici da lavoro tagliati male e guanti inutilizzabili perché difettosi. Non sono mai stati usati, né restituiti. Sono giacenze. E non parliamo del bar del Cral, il cui guadagno non copre neanche la spesa per pagare il dipendente che vi lavora. Su questo, anche su questo, la Magistratura ha ripreso ad indagare, mentre anche la Corte dei Conti cerca di fare luce. Gli agenti della Digos hanno acquisito i documenti contabili. Lavoratori privati della loro dignità, le finanze di un Comune in ginocchio e i servizi allo sbando. E’ la brutta fotografia di una ordinaria storia di malapolitica.

mercoledì 18 febbraio 2009

Lanciate due molotov contro le favelas in via Pionieri della Bonifica

Daniela Bianconi


A volte è meglio partire dal perché. Per quale ragione due ragazzi in un tranquillo martedì sera alle 22:30 decidono di lanciare due bottiglie incendiarie contro le baraccopoli poste sotto il canale delle Acque Medie? Cosa si cela dietro quel gesto sconsiderato che solo per una coincidenza fortuita non ha ferito nessuno? C'è qualche collegamento tra la violenza sessuale commessa ai danni di una ragazzina di 14 anni a Roma e il fatto che gli ultimi stupri siano stati commessi da rumeni? E' un gesto razzista? Non sono solo queste le domande a cui dovranno dare una risposta gli agenti della Digos di Latina che stanno lavorando sull'attentato incendiario. Per gli uomini del vicequestore Michele Viola il primo nodo da sciogliere è quello collegato a chi sono gli autori di un simile gesto. L'azione è scattata in via Pionieri della Bonifica, precisamente all'altezza del ponte sovrastante il Canale delle Acque Medie, dove ormai da anni - nonostante le varie operazioni di sgombero - esistono alcuni rifugi di fortuna solitamente utilizzati da profughi provenienti dall'est Europa, molti dei quali non in regola con il permesso di soggiorno. Le due bottiglie incendiarie si sono infrante sul prato a pochi metri da alcune abitazioni spegnendosi rapidamente e senza fortunatamente provocare danni a cose o a persone. Immediatamente sono scattate le indagini da parte degli uomini della Volante e della Digos che hanno consentito di stabilire l'intento del gesto sconsiderato. Una bravata anche in considerazione del fatto che dal luogo da cui sono state lanciate le bottiglie sarebbe stato molto difficile raggiungere le baracche dove dormono gli stranieri. Gli agenti, durante la notte hanno effettuato alcune perquisizioni domiciliari nel capoluogo.L'attività investigativa in questione, che non ha fornito al momento riscontri positivi utili ad individuare gli autori del gesto, ma ha comunque permesso di delimitare verosimilmente l'ambito in cui è maturato il gesto dimostrativo. Anche se al momento non è possibile escludere alcuna pista investigativa, gli accertamenti sono rivolti anche a un gruppo noto di giovani. I resti delle due molotov, come la procedura richiede in questi casi, sono stati sequestrati e trasmessi alla polizia scientifica che ora li analizzerà alla ricerca di qualche indizio utile a svelare l'identità degli autori. Un compito arduo visto e considerato che il calore finisce per distruggere ogni minima traccia di Dna presente eventualmente sulle prove sequestrate.

Benigni, quando la comicita’ diventa poesia

Sergio Corsetti
Poesia. Emozioni. Sentimenti. Roberto Benigni dal palco dell’Ariston, in occasione del Festival di Sanremo, è riuscito a toccare le corde più nascoste degli spettatori in sala e dei telespettatori. Sempre più maestro di poesia. Dalle rime, a dispetto della tradizione toscana alla quale appartiene, è diventato l’unico che riesce in Italia a declamare e a farsi ascoltare dal grande pubblico. E, soprattutto, ad emozionare. I risultati di pubblico ottenuti con la lettura della Divina Commedia di Dante appartengono ormai alla categoria dei cult. Benigni è l’unico che riesce ad avvicinare il grande pubblico alla musa poetica. Dall’Ariston ha catturato il pubblico con un discorso di non facile presa, quello dell’amore omosessuale. Dopo l’inizio più da guitto, in cui ha parlato prevalentemente di politica e, quindi, ironizzato su Berlusconi, il Roberto nazionale ha recitato a memoria una lettera di Oscar Wilde. Lo scrittore inglese indirizzò la missiva al suo amore, un ragazzo di 21 anni, a causa del quale conobbe la vergogna e le torture del carcere. In Inghilterra l’amore omosessuale era ritenuto un reato. Riferendosi alle polemiche attuali legate al testo della canzone di Povia, il regista premio oscar per la «La vita è bella», ha denunciato come unico peccato quello della stupidità. “Ho sentito delle polemiche sulla omosessualità – ha affermato nell’introduzione Benigni – ma gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Essi sono stati ammazzati nei campi di concentramento. Si tratta di una assurdità; incredibile la rozzezza dimostrata verso persone che commettono come unico reato quello di amare un’altra persona. Anche perché, quando c’è l’amore finisce la mediocrità”. “Mio carissimo ragazzo questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te – attacca Oscar Wilde nella missiva - La speranza, anzi la certezza di incontrarti di nuovo in un altro mondo, è la mèta e l’incoraggiamento della vita attuale. Debbo continuare a vivere per questa ragione. Tendo le mani verso te. Oh possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani”. La dichiarazione di amore per il suo giovane amico è piena di parole e considerazioni dolci. Parole che ogni innamorato ha sognato, e sogna, di ricevere dalla propria amata o dal proprio amore. ““Oh, aspettami – conclude il poeta inglese - Aspettami io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale”. La reazione del pubblico è stata calda. Tutti in piedi, Benigni viene salutato con applausi, battimano e urla di apprezzamento. Al conduttore, Paolo Bonolis, non resta che dichiarare il suo orgoglio di sentirsi, una volta tanto, italiano. A noi non resta che dichiarare: grazie Roberto.

Storie dei nostri giorni in aiuto dell'Africa

Maria Corsetti

"La Badante e l'architetto", un titolo che sa già di storia dei giorni nostri, da quando il nostro vocabolario si è arricchito di una parola che indica chi si prende cura di un'altra persona. Chi si prende cura lo fa per il bisogno di lavorare, chi viene assistito ha bisogno di aiuto. Due necessità estreme che si incontrano e dalle quali nascono storie che già diventano teatro. "La Badante e l'architetto", sarà sul palco del Teatro D'Annunzio di Latina venerdì 20 febbraio alle 21. Scritto, diretto e interpretato da Gino Fiore lo spettacolo vede in scena anche Anna Maria Aspri e Gianluca Lombardi. La rappresentazione ha scopo benefico: il denaro raccolto infatti sarà inviato alla dottoressa Maria Grazia Buggiani che da circa trent'anni dirige l'ospedale di St.Micheal's Hospital nello Zimbawe. Un rapporto fortissimo e da tempo consolidato quello tra la città di Latina e la dottoressa Buggiani che per la serata di venerdì potrà contare anche sul sostegno del Rotary Ltina-Circeo. Il biglietto, prezzo unico 10 euro, si acquisterà direttamente a teatro. E, a chi deciderà di partecipare, il dottor Giovanni Baiano, da sempre sostenitore del progetto della Buggiani, regalerà il suo libro "Storie di divina miseria". I motivi per non mancare venerdì sera sono davvero tanti.

Cattivik

Non ci volevo credere, ma è così: c'è ancora chi ti dice che se sei di Latina sei fascista. A parte che la storia troppe ne ha girate di pagine, ma che significa oggi essere fascista? Che sei stronzo? Perchè con questo tono te lo dicono. Poi ci pensi bene: ma noi come ci raccontiamo al mondo? Produciamo libri sull'epopea della bonifica e dell'agro redento (e non dico chi è il maggior conoscitore, il solo che può dire di conoscere l'intera bibliografia perché per averne fatto una volta il nome in proposito si è offeso e non mi saluta più), l'unico scrittore pontino che abbia credito oltre la frontiera provinciale, Antonio Pennacchi, intitola i suoi libri "Il fasciocomunista", "Fascio e martello". Che vuoi che pensino gli altri? Quando capita qualche forestiero da queste parti i motivi di maggiore attrazione quali sono? Palazzo M (spiega il perché della M e perché non l'hanno tirato giù a cannonate) e il tombini con scritto Littoria (spiega perché non hanno cambiato le scritte). Solo che sarebbe da raccontare che qui di notte mandiamo la gente in giro a cercare gli immigrati buttati nelle stazioni non per dargli fuoco, ma farli dormire in un posto migliore e controllare se hanno bisogno di cibo e cure. Sarebbe da raccontare che qui se un bambino chiede l'elemosina al semaforo dopo due minuti arriva qualcuno a spiegare che la cosa non è possibile. E toglie il piccolo dalla strada. E che quello che sto scrivendo non è un sogno, ma è la civilissima e avanzatissima realtà di un posto che il mondo continua a etichettare con il volto di un incidente della storia.

Terracina, Masci dà i sette giorni a Nardi

Francesco Avena
Colpo a sorpresa del Partito Repubblicano: Giuliano Masci e i suoi compagni di partito mettono alle strette il sindaco Nardi. Ieri mattina un incontro di partito, cui hanno partecipato gli assessori Giuliano Masci e Vittorio Simonelli, i consiglieri Bellezza, Lino e Alfredo Lauretti, Maragoni e il segretario De Federici. Il risultato è un documento shock, una lettera inviata al sindaco Stefano Nardi in cui si chiede di ripristinare etica politica, reintegrare l’Udc nella maggioranza, far ripartire la macchina economica cittadina. Sotto il vigile controllo di un tavolo permanente composto da tutti i partiti di maggioranza. Scadenza dell’ultimatum: 31 marzo 2009 proprio in coincidenza con la presentazione del bilancio di previsione. Il partito dell’edera, dopo aver infiammato l’ultima seduta consiliare con l’abbandono dell’aula e il rischio di non garantire il numero legale, torna a scuotere la squadra amministrativa. Tanti i «premesso che» a giustificazione della missiva. I firmatari ritengono «imprescindibile il ruolo dei partiti», come punto di contatto con l’elettorato, contenitore d’idee e proposte da valutare in maggioranza. «Fondamentale il patto di lealtà politico programmatico dell’amministrazione presentato agli elettori». Da cui, evidentemente, il secondo mandato Nardi starebbe divergendo secondo il punto di vista del Pri. «Necessario trovare altre entrate» aldilà delle tasse, per garantire un rilancio dell’economia dell’ente comunale. Premesso che quella di Terracina è una situazione politico amministrativa di «urgenza permanente», assessori, consiglieri e segretario del Pri chiedono ufficialmente al sindaco una «ripresa immediata dei rapporti con l’Udc». Il partito della vela era stato letteralmente cacciato a luglio dalla maggioranza con la revoca delle deleghe assessorili a Massimiliano Di Girolamo e Sandro Marigliani. E con la sfiducia al presidente del consiglio Gianni Percoco, da quel momento relegato a consigliere comunale oltre che unico rappresentante del partito centrista. Questo è un vero colpo di scena, poiché il sindaco ha più volte caldeggiato l’uscita di scena dell’Udc e con questa richiesta il Pri si scontra con un muro. Altra richiesta la costituzione di un tavolo dei partiti di maggioranza, composti da capigruppo, membri di giunta e segretari. Urgente la redazione di un elenco di provvedimenti da rendere ufficiali entro il 31 marzo, per reindirizzare il cammino amministrativo della maggioranza. Il pezzo forte in conclusione della lettera: «Se le nostre valutazioni non dovessero essere condivise e/o non trovare riscontro in atti, non esiteremo a lasciare ad altri la responsabilità di governo». In altre parole, il sindaco o segue il Pri o lo perde dalla maggioranza. L’ultimatum è partito, Nardi ha un mese di tempo per chiarirsi le idee. Il dado è tratto.

Kraft, cose buone da Aprilia

Teresa Faticoni
Kraft, cose buone dal mondo. Non è solo lo slogan del marchio che ad Aprilia produce carne Simmenthal. Ma anche la sostanza delle notizie che arrivano dal coordinamento sindacale nazionale di gruppo che si è tenuto ieri a Milano. Kraft ha smentito ufficialmente le notizie circolate tramite battage mediatico nei giorni scorsi della vendita dello stabilimento di via Matteotti. Ma l’analisi della situazione è abbastanza preoccupante per quello che riguarda l’opificio apriliano. La dirigenza ha confermato i dati estremamente positivi sul fatturato a livello di gruppo, nonostante siano diminuiti i volumi produttivi. Le maggiori entrate sono dovute ad alcune operazioni messe in campo da Kraft sul mercato, come l’aumento dei prezzi. Non così bene, però, si può dire per la fabbrica pontina. Sono calati del 10% i volumi produttivi e il fatturato non è positivo. Questo pare sia dovuto a un vertiginoso aumento del costo delle materie prime, della carne proveniente dal Sud America in particolar modo. Nonostante tutto, però, Kraft decide di lanciarsi nel futuro e di bypassare la crisi tramite investimenti. La spesa per il 2009 sul sito apriliano ammonta a un milione e 100mila euro. Un investimento importante, che garantisce l’implementazione dell’attività e della qualità delle produzioni. In via Matteotti in tutto sono impiegate circa 140 persone, di cui 35 hanno un contratto part time. Dal primo marzo entreranno anche 20 lavoratori stagionali. Nell’incontro di ieri però sono state manifestate alcune preoccupazioni per il calo dei volumi produttvi, che significa anche la naturale conseguenza della necessità di meno manodopera. I rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto che della situazione pontina se ne discuta sul territorio.

martedì 17 febbraio 2009

La lezione di Soru

Lidano Grassucci




L’onda lunga di Berlusconi non è finita. In Sardegna ha battuto Soru, l’avversario più temibile che la sinistra potesse mettere in campo. Per noi cosa significa? Che, se non si corre ai ripari le prossime elezioni provinciali saranno più vicine al voto bulgaro che a quello del resto d’Europa. Il centrosinistra deve cercare, dentro di se, nella sua storia, le ragioni del riscatto. Da consociazione di interessi a interprete di esigenze collettive. Tempo fa seguimmo la vicenda della Camera di commercio di Latina, segnalando un metodo: minimizzare il consenso massimizzando il potere. I funzionari della sinistra che si resero protagonisti di quella avventura (Enzo Vaccarella Cna, Sandro Salvadori Cia, Marcello Ciccarelli LegaCoop) diventarono un modello non negativo ma positivo. Minimo contatto con le comunità, massimo potere gestito. La sconfitta è questo, la sindrome da “ridotto della Valtellina”. Il “particolare” che diventa tanto forte quanto lo era la solidarietà di partito. Una sinistra inumana quanto la sinistra è stata umana come elemento determinante. Soru parlava poco e aveva paura dei cambiamenti, delle contaminazioni. Non si poteva costruire, i ricchi erano malvagi (tutti tranne lui), la sinistra invece è il sogno: “in questa vita saremo tutti ricchi”. La sinistra è apertura: “le strade aprono al mondo”. Invece? La sinistra autocelebrativa vuole l’esclusiva del sogno, migliorare la vita dei dirigenti. Vuole chiudersi al mondo, niente fabbriche, niente strade, niente futuro.
La sinistra perde perché è presente eterno, il futuro lo racconta Berlusconi.
Perde perché è il partito dei divieti, dei “non si può fare”, la libertà la racconta Berlusconi.
E Berlusconi vince.
A Latina? Cercate un candidato contro Cusani che sia vero, popolare, che riesca a trasferire al prossimo felicità. Cercate uno che lavora, che è giovane, che conosce la storia della sinistra ma non ne è vittima.
Insomma, cambiate. Se… potete

lunedì 16 febbraio 2009

Dal cappio a La Fattoria Grazie Grande Fratello

Sergio Corsetti


Povera. Daniela Martani, la famosa hostess del Grande Fratello, è stata licenziata da Cai. La bella ragazza, assurta all’onore delle cronache per essere stata ripresa dal Tg con il cappio al collo, diventa, così improvvisamente un caso nazionale. Come se di guai non ce ne fossero abbastanza. Il cappio al collo, a suo dire, era il simbolo dello strangolamento di tanti onesti lavoratori, di terra e di aria, della compagnia di bandiera italiana. La protesta era sorta spontanea a tutelare il posto di lavoro. Posto che ora non sembra interessare più di tanto. La giovane romana, la mora protagonista del Grande Fratello non sembra più essere tanto strangolata dal problema lavoro. Se per una “comparsata” di pochi giorni è riuscita a perdere un pur sempre ambito lavoro da hostess, vorrà dire che tanto importante per lei non era. Altro che asfissie varie. La Martani ha deciso di puntare sul mondo dello spettacolo e in tal senso dovrebbe aver raggiunto un accordo con Endemol Italia, che è la società che gestisce diversi reality show e trasmissioni a quiz. Insomma, a seguito del licenziamento in tronco, per giusta causa, della povera Daniela, porterà a fiumi di lacrime. Qualcuno a casa stasera non cenerà o tarderà a prendere sonno ma la bella 35enne non sembra esserne preoccupata più di tanto. Confessa candidamente il suo interesse per il mondo dello spettacolo e sembra sempre più intenzionata a cavalcare le luci della ribalta. Luci che la porteranno ad avere un ruolo di rilievo nella prossima edizione della trasmissione di Canale 5 “La fattoria”. La Martani viene data in partenza per il Brasile in buona compagnia. Zappa alla mano lavorerà con Fabrizio Corona, Lele Mora, Marina Ripa di Meana, la vedova Funari e tanti altri ancora.
“Sono stata hostess per più di 10 anni, ma la mia passione è il canto e la recitazione. Con il cuore resto nella casa ma con la testa devo uscire” aveva dichiarato uscendo dalla casa del Grande Fratello su consiglio dei legali per difendere il suo posto di lavoro. Ora il posto lo ha perso. Avremo una hostess in meno e una attricetta in più. Ma più importante per tutti sarebbe meglio avere una compagnia di bandiera, sana, salute e senza... buffi.

Meccano in marcia sull'Appia per la salvezza

Daniela Del Giovine

«Iniziative eclatanti che faranno parlare di noi". Voce unanime tra i rappresentanti dei lavoratori Meccano. Questa mattina in fabbrica assemblea dell'Rsu di base, insieme ai dipendenti Meccano. Si parte dalla fabbrica, ci si riunisce, si discute e poi tutti fuori in marcia sull' Appia. Ancora non è ben chiaro se, la direzione sarà verso Latina o verso Cisterna. Intanto una cosa è certa i lavoratori marciano per il rispetto dei loro diritti. Il termine ultimo, dato dall'imprenditore è quello del 20 febbraio: venerdì prossimo. Termine che, su richiesta insistente delle parti sociali, era stato gia prorogato di una settimana. Infatti, i lavoratori dovevano ricevere, le lettere di licenziamento da parte dell'azienda, venerdì scorso. Questa si prospetta una settimana di lotta, ma di quelle di altri tempi. E' iniziato il conto alla rovescia per i 158 lavoratori, man mano che la data dei licenziamenti si avvicina, le iniziative si intensificheranno. Si parte tranquilli e poi non si sa. Non si esclude il blocco della ferrovia. Pendolari avvisati. Il neo segretario provinciale (Fim-Cisl) Andrea Minniti precisa:«orami la scadenza del 20 febbraio è dietro l'angolo. Abbiamo di fatto 3 giorni e, dobbiamo trovare soluzioni concrete per i lavoratori Meccano. Questa cosa (la mobilità) non vorremmo che passasse per meno grave di quella che di fatto è». Gerardo Terrazzino (Fiom- Cgil) specifica: «non abbiamo ancora notizie dalla Regione Lazio. Prima che Alberto Veneruso decida lui per tutti noi, dobbiamo fare qualcosa e muoverci. Abbiamo la necessità principale, in questo momento, di pensare e di mettere in sicurezza i 158 lavoratori Meccano. E' vero che c'è la mobilità ma, l'assistenza non è una soluzione valida. Noi non vogliamo questo. Dobbiamo pensare anche a tutte le persone che hanno ancora 15/20 anni di lavoro, prima di andare in pensione. Comprendo che può sembrare strano che - continua Terrazzino- andiamo "contro" le decisioni prese da Sviluppo Lazio sulla questione e, ad alcuni può sembrare che in questo momento vogliamo dare una mano all'imprenditore Alberto Veneruso. Ci tengo, per questo motivo, a precisare che : non è questa la realtà dei fatti. Il nostro obiettivo fondamentale sono i 158 lavoratori e il loro futuro. Non possiamo e, non dobbiamo subire passivamente e lo dimostreremo con le iniziative che intraprenderemo in questi giorni». Tommaso Marcocci, segretario provinciale Ugl dichiara:«siamo stati abbandonati da tutti: Regione e Sviluppo Lazio in testa. Certo fino a venerdì o fino alla convocazione del tavo d'incontro, qualora venisse convocato, non escludiamo un attacco anche alle istituzioni, tra cui il Comune di Cisterna per il mancato sostegno dato sull'area chiesta dal Consorzio Aria. Come al solito è andato tutto nel dimenticatoio». Anche i lavoratori Erickson di Latina hanno qualche problema. Per il momento la loro situazione sembra interessare solo il sito. L'Ericsson, sembra preferire il trasferimento di tutti i lavoratori sull'Anagnina. Fino ad oggi, il sito, permetteva di lavorare a tanti dipendenti che vivono nella nostra zona, senza dover stare ore sui mezzi pubblici prima di cominciare a lavorare.