venerdì 27 febbraio 2009

Martino: sei avvisi di garanzia. Terracina sotto choc

Francesco Avena
Sei avvisi di garanzia notificati dai carabinieri di Terracina nella serata di giovedì per «reati contro la pubblica amministrazione». Per alcuni dei sei indagati, non trapelano i numeri precisi ma con ogni probabilità si tratta di due o tre persone, l’accusa è più grave: «morte o lesioni come conseguenza di altro delitto». L’inchiesta disposta dalla procura della Repubblica in seguito al suicidio del segretario generale del Comune di Terracina, Marino Martino, procede a ritmi serrati e ha prodotto i primi sei avvisi di garanzia che, occorre ricordarlo, rappresentano degli atti a tutela dell’indagato per opportuna conoscenza della propria posizione in merito all’inchiesta. Queste le sei persone raggiunte dai carabinieri giovedì sera: Giuliano Masci, vicesindaco del Comune di Terracina e assessore alle finanze; Simona Savelli, segretaria dello stesso vicesindaco; Vincenzo Chiumera, Vincenzo Percoco e Piero Maragoni, Roberto Palmacci, impiegati dell’ente comunale. Abitazioni e uffici delle sei persone attualmente indagate per «reati contro la pubblica amministrazione» sono state visitate dagli uomini dell’Arma. Una ventina di carabinieri hanno perquisito uffici e abitazioni, sequestrato materiale cartaceo e non, presumibilmente informatico. Nessun ulteriore sequestro, l’unico ufficio con i sigilli rimane quello dell’ormai defunto segretario generale Marino Martino. La svolta nelle indagini è arrivata dopo il doppio incontro tra magistrati e militari. Mercoledì gli uomini del capitano Alessandro Giordano Atti erano in procura. Giovedì è stata il sostituto procuratore Luigia Spinelli, titolare dell’inchiesta, a far visita alla caserma di via Appia. Al pm Spinelli è stato affiancato il sostituto procuratore Chiara Riva. Segno che l’indagine è ampia e articolata. Dagli inquirenti non trapelano i capi d’imputazione specifici per i vari indagati, tutti accusati di «reati contro la pubblica amministrazione», senza che si possa al momento specificare sulla natura precisa dei reati. Più grave la posizione di alcuni degli indagati cui è stato notificato l’avviso di garanzia. «Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto» rappresenta un capo d’imputazione ancor più grave dell’«istigazione al suicidio», di cui pure si era ipotizzato nei giorni scorsi. Un’ipotesi poi smentita dagli stessi inquirenti. La svolta alle indagini dopo i primi ma intensi giorni di attività investigativa. Fondamentali pare per le indagini, le dichiarazioni rilasciate ai carabinieri dalla moglie del dott. Marino Martino, ascoltata dai militari dopo il funerale del marito, e che non avrebbe parlato esplicitamente di minacce rivolte da qualcuno nei confronti di Martino. Anche altre persone di propria spontanea volontà hanno deposto una loro testimonianza in seguito ai fatti tragici del suicidio di Martino. Anche in questo caso non sono trapelati informazioni su quante persone abbiano conferito con gli inquirenti e su come abbiano influito sul proseguimento delle indagini. Certamente il suicidio del segretario generale, che in passato aveva ricoperto anche la dirigenza agli affari generali, ha smosso molte coscienze. Non ci sono settori precisi relativi all’attività amministrativa su cui ci si sta occupando. Questo proprio perché la figura del segretario generale incideva su tutta la pubblica amministrazione. Tuttavia la notifica degli avvisi di garanzia all’assessore alle finanze e a impiegati nella ragioneria del Comune, è traccia di un’indagine di natura contabile, forse partita proprio da quella relazione della Corte dei conti inerente ad assunzioni facili e impegno di spese senza necessaria copertura finanziaria. Di cui molto si è parlato fin dalla notizia della morte di Martino. All’esame degli inquirenti adesso i nuovi documenti sequestrati da uffici e abitazioni dei sei indagati raggiunti dagli avvisi di garanzia, che potrebbero aprire nuovi scenari nell’inchiesta.

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