martedì 17 febbraio 2009

La lezione di Soru

Lidano Grassucci




L’onda lunga di Berlusconi non è finita. In Sardegna ha battuto Soru, l’avversario più temibile che la sinistra potesse mettere in campo. Per noi cosa significa? Che, se non si corre ai ripari le prossime elezioni provinciali saranno più vicine al voto bulgaro che a quello del resto d’Europa. Il centrosinistra deve cercare, dentro di se, nella sua storia, le ragioni del riscatto. Da consociazione di interessi a interprete di esigenze collettive. Tempo fa seguimmo la vicenda della Camera di commercio di Latina, segnalando un metodo: minimizzare il consenso massimizzando il potere. I funzionari della sinistra che si resero protagonisti di quella avventura (Enzo Vaccarella Cna, Sandro Salvadori Cia, Marcello Ciccarelli LegaCoop) diventarono un modello non negativo ma positivo. Minimo contatto con le comunità, massimo potere gestito. La sconfitta è questo, la sindrome da “ridotto della Valtellina”. Il “particolare” che diventa tanto forte quanto lo era la solidarietà di partito. Una sinistra inumana quanto la sinistra è stata umana come elemento determinante. Soru parlava poco e aveva paura dei cambiamenti, delle contaminazioni. Non si poteva costruire, i ricchi erano malvagi (tutti tranne lui), la sinistra invece è il sogno: “in questa vita saremo tutti ricchi”. La sinistra è apertura: “le strade aprono al mondo”. Invece? La sinistra autocelebrativa vuole l’esclusiva del sogno, migliorare la vita dei dirigenti. Vuole chiudersi al mondo, niente fabbriche, niente strade, niente futuro.
La sinistra perde perché è presente eterno, il futuro lo racconta Berlusconi.
Perde perché è il partito dei divieti, dei “non si può fare”, la libertà la racconta Berlusconi.
E Berlusconi vince.
A Latina? Cercate un candidato contro Cusani che sia vero, popolare, che riesca a trasferire al prossimo felicità. Cercate uno che lavora, che è giovane, che conosce la storia della sinistra ma non ne è vittima.
Insomma, cambiate. Se… potete

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