mercoledì 18 febbraio 2009

Cattivik

Non ci volevo credere, ma è così: c'è ancora chi ti dice che se sei di Latina sei fascista. A parte che la storia troppe ne ha girate di pagine, ma che significa oggi essere fascista? Che sei stronzo? Perchè con questo tono te lo dicono. Poi ci pensi bene: ma noi come ci raccontiamo al mondo? Produciamo libri sull'epopea della bonifica e dell'agro redento (e non dico chi è il maggior conoscitore, il solo che può dire di conoscere l'intera bibliografia perché per averne fatto una volta il nome in proposito si è offeso e non mi saluta più), l'unico scrittore pontino che abbia credito oltre la frontiera provinciale, Antonio Pennacchi, intitola i suoi libri "Il fasciocomunista", "Fascio e martello". Che vuoi che pensino gli altri? Quando capita qualche forestiero da queste parti i motivi di maggiore attrazione quali sono? Palazzo M (spiega il perché della M e perché non l'hanno tirato giù a cannonate) e il tombini con scritto Littoria (spiega perché non hanno cambiato le scritte). Solo che sarebbe da raccontare che qui di notte mandiamo la gente in giro a cercare gli immigrati buttati nelle stazioni non per dargli fuoco, ma farli dormire in un posto migliore e controllare se hanno bisogno di cibo e cure. Sarebbe da raccontare che qui se un bambino chiede l'elemosina al semaforo dopo due minuti arriva qualcuno a spiegare che la cosa non è possibile. E toglie il piccolo dalla strada. E che quello che sto scrivendo non è un sogno, ma è la civilissima e avanzatissima realtà di un posto che il mondo continua a etichettare con il volto di un incidente della storia.

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