mercoledì 25 febbraio 2009

Nucleare, Latina obiettivo sensibile

Alessia Tomasini

Nucleare, la battaglia è pronta ad entrare nel vivo. Il dibattito al momento è molto politico, tanto emotivo, poco energetico. Il governo, in linea con quanto annunciato, è pronto a scendere in cantiere. A rendere quelle che potevano essere solo intenzioni un programma da realizzare è stata la ratifica dell’accordo tra Berlusconi e Sarkozy che apre ad una costante collaborazione Italia-Francia per la costruzione degli impianti. Sin qui tutto come previsto. Nessuno scossone. Ma? Ora inizia la sfida vera. Si deve romprere il pregiudizio che i cittadini hanno, anche a causa di ripetute strumentalizzazioni politiche, nei confronti del ritorno alla produzione di energia nucleare a 22 anni dal referendum che lo aveva lasciato fuori dai confini italiani. Il progetto è ambizioso. Le maggiori difficoltà da superare sono legate ai costi di costruzione e di mantenimento, ai tempi di realizzazione, alla gestione delle scorie radioattive, alla sicurezza dei nuovi impianti, alle incognite legate alla sufficiente disponibilità delle riserve di uranio in natura, alle resistenze della popolazione e dei Comuni. La cartina con i territori papabili per la costruzione di impianti è stata fornita dal Cnr lo scorso anno. «Nessuna preclusione al nucleare ma credo che si debbano fare valutazioni più approfondite di quelle strettamente tecniche fornite dal Cnr. Su tutte, quella su cui il governo lavorerà, è la sostenibilità sociale del progetto con la definizione di misure compensative». Il presidente della Provincia, Armando Cusani, non ha dubbi sulla posizione da sostenere in merito al nucleare. Ma? I distinguo sono d’obbligo. «In questo caso non dobbiamo lasciarci andare alla spinta emotiva. Si deve ragionare partendo dai fatti. Il governo prima di stabilire qualsiasi intervento procederà ad un a verifica della compatibilità tra i luoghi individuati e la disponibilità delle comunità locali». Secondo questa logica però è difficile trovare comunità pronte ad aprire le braccia agli impianti. «Se Latina fosse giudicata l’unica realtà con tutte le caratteristiche, ambientali e sociali, non ho alcuna pregiudiziale. Ma ho molti dubbi che questo accada. Prima di tutto perchè l’area interessata ha subito negli anni uno sviluppo urbanistico e turistico che non può essere cancellato. In secondo luogo è anti economico demolire quanto fatto sinora con la dismissione, capannoni di stoccaggio compresi».
A questo si deve aggiungere il fatto che in provincia la produzione di energia sta per schizzare alle stelle con la costruzione di due centrali turbogas e la messa in cantiere di nuovi strumenti come previsto nel piano energetico provinciale. «Stiamo dando un contributo oggettivo non solo al fabbisogno locale ma anche a quello nazionale. La strategia che si sta attuando per il territorio è marcatamente turistica e su questo tornare indietro è impossibile. Conciliare questi aspetti con una centrale è impossibile». Quindi? Latina e la sua provincia potrebbero essere salve. E la collocazione della centrale, qualora dovesse avvenire, non sarebbe priva di ostacoli sul piano politico.

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