Lidano Grassucci
Italia e Francia hanno firmato l’intesa sul nucleare. In Italia si faranno quattro nuove centrali. Non tre, non cinque, quattro.
Il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Sarkozy hanno messo nero su bianco. Cosa significa: che l’Italia torna a fare quello che fanno tutti i paese industriali, a produrre energia dall’atomo. Singolare che il paese dove è nata la fisica moderna abbia “dimenticato” la tecnologia nucleare. I ragazzi di via Panisperna e per primo Enrico Fermi si rivoltano nella tomba.
Il ragionamento è: ma dove si faranno le 4 centrali? Guarda caso l’Italia aveva prima del referendum 4 (dicasi quattro) siti nucleari: Trino Vercellese, Latina, Garigliano e Caorso. Le centrali nucleari non possono nascere ovunque, posso nascere dove ci sono condizioni fisiche adatte e la disponibilità di tanta acqua. Vicino ad un fiume o al mare.
Insomma possono sorgere lì dove già c’erano: vicino al Po (Trino Vercellese e Caorso), vicino al mare (Latina e Garigliano). Insomma il ritorno al nucleare passerà per dove già è passato.
Delle due l’uno: ho questo processo viene governato con il consenso locale (disponibilità in cambio di benefit) o ci passerà sulla testa come già è avvenuto negli anni ’60.
Ora la classe dirigente pontina lancerà strali contro l’idea di avere una centrale nucleare, tutti i populismi del mondo convergeranno qui. Ma la politica non è paura, non è istinto, la politica da Machiavelli in poi è ragione. Forse è il capo che la classe dirigente del centrodestra, per iniziare, che esprime Berlusconi e Scajola cominci a ragionare su cosa chiedere, su come essere protagonisti del processo. E’ chiedere tanto? No, sarebbe chiedere una classe dirigente seria.
Torna il nucleare, era ora. Torna a Latina, per fortuna una occasione per uscire dall’isolamento.
martedì 24 febbraio 2009
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Speriamo così si abbandona quell'insano progetto di porto!
RispondiEliminaHo un libro pieno di foto con animali e ortaggi storpi, anzi sarebbe meglio dire mostruosi (tipo vitelli con due teste e pulcini con tre zampe) raccolte nella zona del Garigliano. Il libro, intitolato "L'inquinamento da radionuclidi nelle acque del Lazio meridionale" è stato scritto da Carlo Marcantonio Tebaldi e pubblicato dal Centro Studi "Il Golfo" nel 1985. Vedere per credere.
RispondiEliminaa me sembra che nessuno costruisce pi centrali nucleari, anzi (vedi USA) si va verso lo sviluppo di energie rinnovabili, siamo ormai indietro sul nucleare e tentare di recupeare terreno sarebbe solo anti-economico. Se i venti (per ora) miliardi di euro necessari alla costruzione delle centrali, venissero impiegati per il fotovoltaico, avremmo risolto il problema energetico.
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