martedì 28 luglio 2009

Bossi arcitaliano

Lidano Grassucci


Mi piace Bossi, è un animale politico e non è servo. E’ l’unico che parla con Berlusconi alla pari, è l’unico che non ha paura di dire come pensa. Ma lui a cui questa Italia piace poco è il più italiota di tutti. Questo paese ha un vizio, la paura, l’accomodamento, la codardia. E’ un male che sta nel dna dalle Alpi a Lampedusa. Quando Bossi dice: “li riporterei tutti a casa”, riferito ai nostri soldati in Afghanistan. E’ la preoccupazione delle italiche mamme sempre a consigliare le maglie di lana, è la voglia di fuggire davanti alle responsabilità. Mai soldati, sempre in missione di pace. Mai a far la guerra, sempre a salvare la pace. A Latina, in piazza Roma, hanno fatto un monumento (amministrazione Finestra) è dedicato ai bersaglieri. Io amo i bersaglieri per quel giorno del 1870, il venti settembre, in cui liberarono la mia gente dalla schiavitù dei preti e ci fecero italiani. Sotto il monumento c’è scritto “ai bersaglieri soldati di pace”.
E’ offensivo: i bersaglieri sono stati, sono e saranno “soldati”. Uomini pronti non a difendere la pace, ma la Patria. Capisco che è difficile e lo spiego meglio con la risposta che diede Gianni Agnelli a chi gli chiedeva perché avesse servito, da ufficiale di cavalleria, durante la seconda guerra mondiale. Lui serio spiegò: “Quando la Patria chiama non ti puoi domandare se sta nel giusto o nel torto, devi andare”. Lui, come centinaia di migliaia di ragazzi italiani, non risposero alle guerre del duce, ma alla chiamata dell’Italia. Per questo chi li mandò in guerra è infame. Ma erano soldati, con il loro onore. Per questo non fa onore a Bossi chiedere ai nostri di ritirarsi. Ma per capirlo bisognerebbe avere senso dello Stato, rispetto per i soldati, senso della patria. L’italiota Bossi non può capirlo, per farlo bisognerebbe essere un Paese serio. Noi facciamo ridere.

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