martedì 28 luglio 2009

Prestigiacomo, Circe e la civiltà

Lidano Grassucci


Arriva il ministro Prestigiacomo, ma cosa gli fa vedere il Parco? Una foresta in agonia, un lago già morto. Il ministro Prestigiacomo sta visitando un cimitero, dagli anni ’30 a oggi i romani hanno ucciso questo pezzo di terra nostra. Il Parco Nazionale del Circeo evidenzia un senso di miseria impressionante, di abbandono come Valona. Cosa faranno vedere al ministro? Quel lago fermo monumento alla negazione dei posti. Il lago senza barche è come il Monte Bianco senza gli scalatori. Ma spiegalo ai Benedetto, spiegalo ai verdi di tutte le schiatte che questa è terra di uomini, che questo è posto per uomini. Qui non ci sono le fiere come nei parchi del Sudafrica, qui non c’è l’orso grizzly come in America. Qui al massimo c’è un cinghiale con cui vengono bene le salsicce, qualche passero per farci il sugo sulla polenta. L’animale più feroce qui è la quaglia. E se vedi una biscia ti rendi conto di quanto “inumano” è sto posto. Caro ministro Prestigiacomo faccia una cosa semplice, semplicissima ridia quel pezzo di terra a noi o, se ne ha il potere, butti giù quelle ville sulla duna, le cancelli per sempre. Il parco fino a ora l’hanno gestito i politicamente corretti delle ville sulle dune, ministro lo potrebbe lasciare a noi burini? Meglio ce lo potrebbe ridare, ne faremo un giardino. Lei è siciliana, ministro, conosce più di altri il bisogno di autonomia di autogoverno delle comunità. Deve fare solo quel che fa per la sua gente, rispettarci. Nomini uno di noi a capo del parco e cacci tutti i mercanti dal nostro tempio.
E assaggi il cinghiale, mangi il prosciutto, capirà da sola che da queste parti comandano gli uomini che del cinghiale non buttano niente. Benvenuta nella terra della civiltà umana. Quando Roma ancora non c’era, Firenze non era nella mente di Giove, qui Circe trasformava i marinai in porci e li faceva pascolare sul lago.

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