martedì 21 luglio 2009

Via il Parco Nazionale

Lidano Grassucci


In una seduta del parlamento inglese apostrofarono (come usano gli incivili, i privi di civiltà) Disraeli, primo ministro della Regina, con il solito “sporco ebreo”. Lui di rimando: “sappia l’onorevole collega che quando i suoi ancor pascolavano le pecore negli altipiani della Scozia i miei pregavano il dio unico nel tempio di Gerusalemme”. Cito questa cosa perché i romani (non quelli antichi ma i vari funzionari mandati qui dal governo centrale) ci considerano come fastidiose presenze in una terra che, altrimenti, sarebbe bellissima. Così ci hanno scippato la terra nostra e fanno governare Gaetano Benedetto presidente del Parco Nazionale del Circeo. Il presidente del Parco, che nessuno ha eletto, che dei nostri posti nulla sa, ha, nei giorni scorsi, attaccato il presidente della Provincia (eletto dai cittadini pontini con il 56% dei consensi) reo di aver detto la sua sul lago di Paola. Ora se non può parlare il presidente della Provincia, se deve tacere il sindaco di Sabaudia (Maurizio Lucci anche lui eletto dalla sua gente e il cui nonno, bisnonno e andate più giù nel tempo già vivevano da queste parti) chi deve parlare?
Penso che ci siamo abbondantemente stufati di avere qui proconsoli romani, Benedetto dovrebbe, prima di tutto, rispettare chi qui ci vive da secoli e ha consentito al Lago di Paola di arrivare così bello sino a noi, e per secoli non c’è stato il Parco, alla foresta di Sabaudia di arrivare intatta fino ad oggi. E non c’era il Parco, non c’erano i direttori del Parco.
Ho letto di un appello di benpensanti che chiedono sostegno per salvare il Parco nazionale del Circeo. Sono d’accordo, ma quella zona va salvata dal Parco. La foresta va coltivata, vanno sfoltite le piante, curato il sottobosco. Insomma vanno fatte le cose che noi dei Lepini, di Terracina, di San Felice facciamo da secoli: tagliare la legna, andare a funghi e tutte le altre attività legate al bosco. Attività che hanno mantenuto quell’ambiente intatto per secoli.
Sul lago di Sabaudia non sono “abusive” le barche, come dice il Parco, ma è fuori luogo l’idea che hanno di quel lago i funzionari dello Stato. Lì ci navigavano i romani, e il lago non sta morendo per le barche che ci sono sopra, ma per il fatto che nessuno lo draga, da anni. Sta soffocando. Il Parco invece di creare problemi a chi lavora, e lo ha sempre fatto, su quello specchio d’acqua dovrebbe pulirlo, dovrebbe difenderne l’equilibrio.
Il direttore del Parco non tagli gli alberi e non draga il lago, ma spiega al presidente della Provincia cosa fare a casa sua, e al sindaco di Sabaudia come si vive.
Al Parco Nazionale del Circeo sono arrivate a dire che alla Bufalara (che si chiama così perché ci sono le bufale, come si evince dalla parola stessa) inquinavano proprio i bufali. Lo hanno detto sul serio, non hanno sentito il senso del ridicolo della cosa. Per il parco del Circeo sono abusive le bufale, i cristiani, le barche. Insomma lì possono vivere solo loro.
Aboliamo il parco nazionale, liberiamoci da questo equivoco e torniamo padroni a casa nostra.

1 commento:

  1. Sono d’accordo totalmente con Lidano Grassucci e con il suo articolo “Via il Parco Nazionale” (sul “Territorio” del 22 luglio 2009). Basta con questi stanchi vincoli, con questi valori naturalistici internazionali, con questa bellezza del paesaggio. Basta con inutili leggi regionali, nazionali ed internazionali che tutelano il bene comune. Cancelliamo le leggi, non solo quella del Parco, anche il vincolo paesistico, la zona Ramsar, la ZPS e il SIC europei, i vincoli archeologici o, come oggi, facciamo finta che non ci siano, basta essere tutti d’accordo. Perché non si presenta una proposta di legge in questo senso? O forse ne andrebbero preparate diverse, visto che si dovrebbe sconvolgere l’attuale quadro normativo, che ha radici dalla legge sul Parco del 1934 e su quella sul paesaggio del 1939, e che è stato confermato da Ministero dell’Ambiente, Regione Lazio, Prefettura e Procura della Repubblica. Ma sì, facciamoci tutti gli affari nostri, costruiamo alberghi e ristoranti sul lungomare del Parco – qualcuno dice giustamente “riminizziamo” – aumentiamo il carico dell’agricoltura, costruiamo bei palazzi fino negli anfratti più nascosti della campagna, senza tanti fronzoli, ognuno si muova come ritiene. La proprietà privata è sacra, il diritto dell’individuo supera ogni altro interesse della società. Ve lo immaginate che bello il Lago di Paola coperto di barche, di yacht enormi, di traghetti veloci, magari di navi da crociera? D’altronde è anche vero che non è il kerosene che inquina, sono questi stupidi pesci e molluschi che defecano a dismisura (ma i romani ce l’avevano il kerosene?). Per non parlare delle folaghe carnivore che fanno stragi ittiche. E poi è vero che settantacinque anni di protezione della Forestale hanno danneggiato la foresta. Cosa importa che nell’ultimo decennio siano stati fatti fior fiore di studi per definire gli interventi da eseguire in un delicatissimo ecosistema che da quarant’anni è tutelato integralmente. E che proprio in questi giorni l’Università di Roma La Sapienza ha presentato i risultati della rete ecologica che confermano l’eccezionale valore naturalistico della foresta. Ma si, tagliare! E certo, il Parco – istituito da due anni e senza soldi - dovrebbe dragare il lago, chissà dov’era il Comune di Sabaudia che risulta che alcuni anni fa ha esborsato diversi miliardi proprio come risarcimento per averlo inquinato per decenni. Ed infine le bufale, pensate che ne ho messe dieci nel giardino di casa mia perché i loro liquami sono profumo per le mie narici, ci faccio anche giocare i bambini insieme. Mi viene il dubbio che se alla Bufalara ci devono essere le bufale, allora anche a Porto del Bufalo…. Certo, è pur vero che un tempo nel Parco la densità delle bufale era un decimo dell’attuale, ma cosa importa? Sempre bufale sono. Per me ad esempio andare al mare su una spiaggia deserta ai Caraibi o a Torvaianica in mezzo alla folla è uguale, non c’è alcuna differenza. Torvaianica. Pensandoci bene è proprio questo il mio modello di sviluppo. Facciamo le case fin sulla spiaggia, belle dense, magari come sul Lido di Latina una diversa dall’altra, abusive magari, in blocchetti, con un bel tocco artistico. Mettiamoci un bell’oceanario. Asfaltiamo le foci dei Laghi e riempiamoli di barche. Un bel mucchio di turisti italiani e magari anche gli stranieri verranno di sicuro, a frotte, a respirare gli scarichi delle auto imbottigliate sul lungomare. E vai con l’economia. O no? (Giuliano Tallone – Direttore Ente Parco Nazionale del Circeo)

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