martedì 21 luglio 2009

Zaia e il formaggio autarchico

Lidano Grassucci


Ho visto il ministro Zaia, quello dell’agricoltura, protestare ai confini contro il latte belga e tedesco. Dice, Zaia, che quello italiano è meglio. Perché la mucca tedesca fa un latte diverso da quella di Biella o di Latina, non è sempre vacca?
Perché in Belgio ci sono alte norme alimentari rispetto all’Italia?
Qualcuno avverte l’amico Zaia che i confini in Europa non ci sono più, che il latte è europeo e non italiano o belga. Facciamo battaglie ridicole, inutili. Bisogna fare prodotti buoni. Con il criterio di Zaia i belgi dovrebbero mangiare formaggio belga, bere latte belga, fare le vacanze in Belgio. Così noi italiani dovremmo fare tutto in casa, come quando eravamo poveri. Come ai tempi della pellagra, che non avevamo modo neanche di mangiare un’arancia. Perché i lombardi mangiavano lombardo, i veneti veneto e i siciliani siciliano. Il risultato: morivano di fame tutti e pure solo. Oggi a Milano mangiano le arance, a Palermo il gorgonzola, e la polenta la fanno pure a Napoli. E siamo tutti meglio e nessuno muore di fame.
Caro ministro Zaia lasci perdere le frontiere, che ciascuno mangi quel che vuole: a Parigi il parmigiano a Sezze il Camembert. Perché questo è ricchezza per tutti.
I formaggi italiani sono migliori? Credo che il parmigiano e il gorgonzola siano il massimo al mondo, ma non ho paura dell’emmenthal, non mi dispiace il roquefort. Roma è bellissima, ma Parigi mi affascina. Insomma Zaia non lo sa m il mondo è un grande libro e ciascuna pagina è bellissima perché differente dalle altre.
Sandro Pertini disse che lui da “italiano non era primo rispetto ad alcuno ma secondo a nessun altro”.
Ecco il nostro è latte buono, ma non è il solo late buono al mondo.

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