sabato 20 febbraio 2010

Il cappello di pelliccia di Anita



Lidano Grassucci

«Che bel cappello di pelliccia che hai». Le avevo detto così quel giorno che c’eravamo incontrati nella sala riunioni della Confagricoltura. Del resto che ne potevo sapere: lei, Anita, era sempre elegante nel vestire nel portamento, nei modi. E quel cappello era un vezzo, almeno a me pareva un vezzo. Lei non si scompone, mi guarda con gli occhi grandi e il solito sorriso e mi dice: «Guarda che sto male…». Io sarei sprofondato, volevo giocare a fare i complimenti come si fa per educazione quando si incontra un’amica. E invece lei mi ha raccontato di un “piccolo problema”. Poi l’ho rivista tante volte e ho cercato sempre di giocare con l’ironia della vita per non pensare e non farla pensare a quel “piccolo problema”. Lei ogni tanto ribadiva che la stava combattendo la sua battaglia, che ci credeva in quella battaglia. Io credo che tutti combattiamo la medesima battaglia, che è quella di vivere. Lei sorrideva quando ci siamo messi a giocare sui ricordi dell’adolescenza, di quando quelli della mia generazione, maschi e femmine, si sono emancipati, o hanno cercato di farlo, dalle loro famiglie. E così i ricordi di questa nostra generazione, che sognava il mondo bello e si ritrova a vivere, o ha vissuto, in un mondo normale ci facevano pensare ad altro. Poi i nostri incontri si sono diradati. Mi comunicava su facebook che le piaceva qualche nostro articolo, o ci incitava a continuare nel nostro lavoro. La foto era di lei sorridente, forse in montagna tra la neve o al mare adesso non ricordo bene, ma comunque è la foto di un posto dove era stata e dove c’era tanta vita. Ecco la voglio ricordare così questa donna che ingiustamente è andata via. E io e gli altri siamo ancora qua a raccontarci le storie che forse servono a poco. Ma credo che un messaggio lei lo voleva dare, che è quello di una vita che va vissuta fino all’ultimo istante per il tempo che ci è dato nella speranza che il tempo che manca non esiste e quindi lo dobbiamo pensare senza fine, il nostro tempo. Era veramente elegante con quel cappello di pelliccia, perché la bellezza resta se ce l’hai, anche con i “piccoli problemi” o con le grandi disperazioni o con il sorriso. Io la saluto pensando e sperando che la sua speranza è la mia speranza e quella di tutti quelli che l’hanno conosciuta che lei ha vissuto il suo tempo nella maniera giusta. Sorridendo appunto. Ciao Anita e non penso che incontrerò un’altra donna capace di indossare con la tua eleganza quel cappello di pelliccia  davanti e con dentro un “piccolo problema”. Grazie per il tuo coraggio e ciao. Ci rivediamo. 

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