martedì 23 febbraio 2010

Grasso è meglio, almeno nei volatili

Raffaele Vallefuoco 
Chi ha detto che il grasso fa male? Gli scienziati, certo. Ma ora alcuni ricercatori italiani ne pontificano l'utilità, almeno nei volatili migratori. Attraverso una serie di dati raccolti sull'isola di Ventotene, infatti, Fernando Spina e Andrea Ferri, dell'Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale di Ozzano Emilia, con la collaborazione di Leonida Fusani, del Dipartimento di biologia ed evoluzione dell'università di Ferrara, in sinergia  con Wolfgang Goymann del Max-Planck-Institut für Ornithologie della Germania, hanno pubblicato su Biology Letters, uno studio che evidenzia i vantaggio ottenuti dai volatili con uno strato adiposo più consistente. «La migrazione  - scrivono i ricercatori italiani su Biology Letters  - rimane uno dei grandi misteri della vita animale. I piccoli uccelli migratori contano su scali di rifornimento, dopo aver attraversato barriere ecologiche come deserti e mari. Studi precedenti hanno suggerito che le riserve di carburante possono determinare la durata della sosta, ma questa ipotesi non può essere testata a causa delle limitazioni metodologiche. Qui, forniamo le prove che le riserve di grasso sottocutaneo determinano la durata della sosta, misurando con il metodo della telemetria la durata della permanenza dei beccafichi  su una piccola isola del Mediterraneo durante la migrazione primaverile. I beccafichi con grandi quantità di depositi di grasso partono dall'isola in maniera significativamente prima degli uccelli magri. Tutti, tranne un uccello grasso, hanno lasciato l'isola la sera stessa dopo la ‘‘cattura’’, con una stima media di sosta totale di 8,8 ore. Al contrario, la durata media stimata dello scalo totale degli uccelli magri è di 41,3 ore». I ricercatori, quindi, sottolineano: «Siamo giunti alla conclusione che nei beccafichi le riserve di grasso determinano la durata delle pause durante la migrazione. Poiché le condizioni atmosferiche erano perfette per la migrazione lungo tutto il periodo dello studio, le differenze tra i due gruppi sono probabilmente imputabili a fattori interni, quali, ad esempio, le riserve di grasso». Quello realizzato a Ventotene è il primo studio al mondo che misura la vera durata della sosta minima di un uccello canoro durante la migrazione. Gli ornitologi italiani, che lavorano da anni a Ventotene, svolgendo anche una preziosa attività di educazione ambientale,  tanto che sono diminuiti diminuire drasticamente i fenomeni di bracconaggio. Secondo Wolfgang Goymann, quindi: «I risultati ottenuti sono inequivocabili. I beccafichi più robusti riescono a fare pause più brevi per reintegrare le riserve di grasso durante il viaggio annuale verso le aree di riproduzione. Riteniamo che la maggior parte degli uccelli fossero arrivati sull'isola la mattina in cui li abbiamo ‘‘catturati’’. Tuttavia, anche se non  fosse così, i nostri dati hanno evidenziato chiaramente che gli uccelli più in carne aspettavano solo fino all'imbrunire dello stesso giorno per ripartire. Al contrario, gli uccelli più magri dovevano aspettare il giorno successivo, in modo da aver accumulato riserve di grasso sufficienti per poter continuare il viaggio». Insomma,  cammello docet. 

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