martedì 23 febbraio 2010

L'ARCINORMALE - L’Italia di Pupo e quella di Verdi

Lidano Grassucci
Quando da queste parti venne Felice Cavallotti a portare il verbo libertario e repubblicano lasciò quella impronta che ancora la mia gente porta con sé: l’odio per re, padroni e onore alla Patria dei liberi. Sarà per questo che anche io non amo i re e i sudditi che per me uomini non sono. Il suddito serve, il cittadino sceglie. Racconto questo per via della penosa esibizione di un signore, mi pare si chiami Vittorio Emanuele, che senza alcuna grazia ed alcuna voce ha cantato dell’Italia a Sanremo.
L’Italia è la sua tragedia di divisione, è la schiavitù sotto il gioco nemico che sono state raccontate nel “Va Pensiero” di Verdi. Sono le ansie italiane nella lirica che a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento hanno infiammato di ardore patrio milioni di ragazzi, italiani. L’Italia di tante cose ha bisogno ma non di canzonette, non di retorica italiota.
Marcello Caliman su queste colonne ha spiegato di un esilio ingiusto di un bimbo innocente. Caro Marcello quel giovine che ingiustamente è stato tenuto lontano dalla Patria non è uno che si sentiva italiano, ma “re degli italiani”. Si sentiva “sovrano”, sopra tutti. E non lo ha rinnegato. Quando ero piccolo mi hanno insegnato che “i somari hanno padrone, i cani hanno padrone. Gli uomini sono liberi”. Caro Caliman racconta la tua ingiustizia a quei ragazzi morti, in nome del Re, a Porta San Paolo, a Cefalonia. Avevano intorno a 20 anni e mentre loro difendevano il Re, il nonno del bimbo esiliato, fuggiva, pensava alla pelle. I reali inglesi rimasero a Londra quando sulla loro testa piovevano le V1 e le V2, i reali inglesi stavano con il loro popolo.
Il bisnonno del nostro ragazzo era un pò nano, per via di quella cosa che capita ai re di non mischiarsi con gli altri. Se non cambi sangue esce sangue marcio, lo fecero sposare con la regina di Montenegro, una bella donna fatta a forma di donna e la razza migliorò, ma non credo che la cosa abbia fatto effetto sul cervello, tanto che il padre ha avuto problemi con la giustizia francese e ne fece le spese un povero turista in quel di Cavallo.
L’Italia è quella che muove sulle musiche di Verdi, altro che bimbi viziati e ginevrini. E’ vero, il rampollo è stato in esilio perché Re e questo, caro Caliman, è una colpa, è un reato contro l’umanità che non è umana se non è libera. Per le arie di Verdi ci viene da piangere, per il Piave ci viene da piangere, per questa roba del re ci viene il rigetto. Una, libera e repubblicana come pensava Giuseppe Mazzini il padre di questa Patria. 

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