domenica 14 febbraio 2010

EMMA la pasionaria che conquista Latina

Alessia Tomasini
Le dieci del mattino di sabato. Giorno considerato di festa ma non per chi come Emma Bonino è conosciuta per essere una donna instancabile fuori e dentro la politica. La pasionaria che guida la ricerca di conferma del centrosinistra alla guida della Regione Lazio sfiora le lancette della puntualità. La folla che in molti si attendevano stenta a formarsi. Il boom arriva solo mezz’ora dopo. La Bonino viene accolta da tantissime persone che si sono conquistate una poltrona all’interno del teatro Cafaro. Non ci sono quelle che vengono definite le truppe cammellate. C’è l’entusiasmo e c’è quel silenzio che solo un vero, grande, leader politico sa imporre. Introdotta dal deputato del Pd, Sesa Amici, che si limita a dare una descrizione delle criticità made in Latina la Bonino prende la parola accolta da un applauso che assorda per la continuità. E’ concreta, diretta, immediata nei messaggi che rivolge in estrema sintesi alla folla. Sa come parlare alle persone ma non intimorisce dall’alto degli incarichi che ha ricoperto e dell’esperienza che pochi politici possono vantare. «Dobbiamo fare della differenza la nostra forza senza farci inghiottire da facile cannibalismo interno e - spiega - dobbiamo capire che la sfida con i nostri avversari non sarà nè facile nè scontata perchè loro hanno risorse finanziarie, e non solo, maggiori rispetto alle nostre». Ogni riferimento alle polemiche e alle perplessità suscitate dal Pd al momento dell’ufficializzazione della sua corsa alla guida della coalizione di centrosinistra e alla possibilità di verdersi protagonista di qualche sgambetto interno colpisce in pieno volto i presenti. Guarda negli occhi i presenti mentre parla. Tutti sono protagonisti di uno spaccato del suo discorso. «Dovete sentirvi tutti candidati alla presidenza della Regione Lazio e tutti dovete pensare a cosa potete fare per arrivare alla vittoria. Abbiamo tanti strumenti, da internet ai social network, usiamoli insieme per vincere». Ma la Bonino diventa un gigante, nonostante il suo fisico esile, quando entra nel vivo. Snocciola i punti principali del suo programma. Si va dalla sanità alla formazione passando per l’energia, il sociale, il lavoro e l’acqua. «Voglio chiarire che sul nucleare sono contraria ma non nel Lazio come fanno molti. Sono contraria ad una scelta che non è altro se non un ritorno ad un passato cancellato, superato e da superare con strumenti che abbiamo a disposizione come la creazione di un piano per il fotovoltaico che darebbe nuovo impulso e lavoro anche per le piccole e medie imprese della provincia». Insomma non si deve aver paura del cambiamento nè tantomeno di diventare grandi. La Bonino non si lascia andare a nessuna forma di radicale presa di posizione. Vola basso, non si addentra in questioni che potrebbero “imbarazzare” gli esponenti del Pd nè gli altri alleati. Dimostra, come se ce ne fosse bisogno, che si possono avere idee precise sma che se non si è figli di un bieco pregiudizio le si possono rendere compatibili con tutte le altre. «Il nostro imperativo deve essere uscire dall’isolamento e fare del Lazio una grande regione europea e non come accaduto sino ad oggi isolata e staccata da tutto il resto del mondo». Un’altra Regione è possibile nella versione radicale e contemporanea della Bonino. «Per farlo però è necessaria un’inversione di rotta della politica. Se vogliamo legalità dobbiamo essere noi i primi a rispettare le leggi e non conoscerle solo per modificarle a nostro uso e consumo. Solo regole sono una garanzia per tutti, le eccezioni invece garantiscono pochi e sempre gli stessi. Questo sistema va ribaltato». E’ tanta la voglia di acoltarla che anche glòi applausi quando entra nel vivo delle situazioni si fanno più radi. In sala solo tante teste che annuioscono come una marea che cresce trascinata dalla forza delle onda rossa Emma. E allora dopo una piccola pausa incalza. «Il Lazio di domani sarà una Regione dove tutte le province avranno il proprio peso, il proprio ruolo e un posto in giunta. Perchè solo con il contributo di tutti, di chi conosce il territorio che lo ha eletto, potremo lavorare insieme per un futuro diverso ma possibile. Dobbiamo volere e non aver paura di credere che volere questo sia la nostra meta».

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