martedì 23 febbraio 2010

Il Dono Svizzero di Formia eccelle

Raffaele Vallefuoco 
Qualcuno storcerà il naso, qualcun'altro, invece, si ricrederà, ma, secondo un’analisi comparata tra tutte le strutture sanitarie, effettuata dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio, il Dono Svizzero di Formia registra punte di eccellenze. In particolare la ricerca, che mostra il grado di efficacia e sicurezza degli ospedali della Regione, mette al secondo posto il nosocomio formiano, in una speciale classifica di alta performance, per quanto concerne l'Ima, la mortalità a 30 giorni da infarto miocardico acuto. A precedere in questa graduatoria Formia, solo l’Aurelia Hospital. Nel dettaglio tutte strutture che hanno conquistato i risultati più favorevoli mostrano un tasso di mortalità medio pari a 10.1%. E nelle altre strutture? I dati offrono un quadro ad alta variabilità. Cerchiamo di capire meglio: osservando i tassi “aggiustati” risulta che la struttura con le migliori performance è l’Ospedale Vannini con un 12.2%, mentre la maglia nera spetta al Policlinico Umberto I di Roma, con una mortalità del 24.5%. In sintesi, al Policlinico Umberto I si rischia il doppio. Entrando nel dettaglio, oltre agli ospedali di riferimento e dopo il Vannini, gli esiti più favorevoli si registrano al Policlinico Gemelli (12.3%), al Santissima Trinità di Sora (12.4%), al San Paolo di Civitavecchia (12.5%) e alla Nuova Itor (12.6%). I valori peggiori, invece, dopo il Policlinico Umberto I, si registrano al Presidio ospedaliero di  Anzio - Nettuno (20.9%), al Policlinico Tor Vergata di Roma (20.8%), al Policlinico Casilino (20%) e al San Giovanni Evangelista di Tivoli (19.2%). Come più volte ribadito in campagna elettorale dalle candidate alla presidenza della Regione, la sanità è un terreno di confronto e d’investimento. Qualcuno chiede sacrifici, i cittadini vogliono eccellenza e questo riconoscimento, parzialmente li accontenta.

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