sabato 27 febbraio 2010

Il nostro compleanno e la signora Teresa



Lidano Grassucci

Sono sei anni che usciamo tutti i giorni con questo giornale. Tanti? Pochi? Potrei dire faticosi. Sei anni, oltre 2100 numeri. Tanti e difficili. Perché è difficile fare cose nuove in un paese vecchio, in un paese dove regna il privilegio di chi si è sistemato prima. Siamo entrati in un mercato in cui i nostri competitori avevano contributi pubblici, a noi negati, andavano con un eterno due al prezzo di uno, dove c’erano rendite di posizione. Davide contro tanti Golia, eppure siamo qui. A fatica ma ci siamo, ogni giorno 10.000 copie diffuse in free press e in edicola, 30.000 lettori. Siamo qui a testimoniare e a raccontare una provincia fuori dai luoghi comuni, fuori dal politicamente corretto. Siamo diventati per molti un’abitudine, siamo una voce di queste terre. Ed era il nostro obiettivo, certo non è semplice presentarsi senza “inventare” le notizie, senza criminalizzare chi la pensa diversamente. Ma credo che altro spirito per fare questo lavoro non c’è, è comunque il mio spirito.
Non nascondiamo la nostra attenzione ad una nuova classe dirigente provinciale, ma non possiamo neanche non raccontare, come il caso delle regionali, di candidature improvvisate, tirate fuori dal cilindro come i conigli negli spettacoli dei maghi di periferia.
Ho prestato attenzione al percorso di movimenti che nascevano liberali, innovatori (come Forza Italia), ma vedere nel listino della Polverini la moglie di Alemanno, la figlia di Rauti, non mi fa una bella impressione. Vedere due compagni di vita entrambi in lista (Veronica Cappellari e Francesco Pasquali) mi lascia basito, perplesso. Preoccupato. La stessa perplessità che provai ad una trasmissione di Radio 1 Rai in cui le elezioni romane, con la vittoria di Alemanno su Rutelli, erano commentata da Bianca Berlinguer e Barbara Palombelli. Trovai la cosa stucchevole e sapeva di sinistra, trovo questa vicenda del listino della Polverini stucchevole ancor più.
Questo è lo spirito di questo giornale che, se potrò, continuerò a mantenere. Sono sei anni che teniamo questa barra, che teniamo questa rotta. Non raccontiamo il mondo che vorremmo ma il mondo che c’è, mai banali spero.
Seguiremo questa campagna elettorale con onestà intellettuale, ma le nostre perplessità di metodo restano tutte. Perché per noi la politica è la cosa più seria che c’è, è l’idea stessa di vivere insieme, è cosa per cui vale la pena mettere in gioco anche la vita. Per questo ci indigniamo di compari, comari, di mogli. Pino Rauti è stato un esponente di spicco della destra italiana, personalmente non ho mai (e mai lo farò) condiviso niente del suo pensiero, ma lui si è sempre proclamato meglio della partitocrazia degenere e liberale: ora il genero è sindaco di Roma e la figlia sarà consigliere regionale. Forse era meglio la vecchia partitocrazia.
La nonna di un mio collega, Giovanni Del Giaccio, la signora Teresa commentava nel lontano ’94 quando spariti i partiti di centro rimasero solo ex fascisti e ex comunisti: “i fascisti li abbiamo conosciuti e non so gente bona, i comunisti non li conoscemo ma non sono boni manco loro”. Mi sa tanto che aveva ragione la signora Teresa.

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