domenica 14 febbraio 2010

SAN VALENTINO


 Fabrizio Bellini
Gli uomini e le donne della politica, in terra pontina, festeggiano San Valentino? Il giorno degli innamorati è, per estensione, quello dell’affetto, della stima e addirittura dell’amicizia. Insomma, la festa della concordia. Non dico nel privato delle mura domestiche, dove non so e non mi interessa quello che succede, ma nell’ambito dialettico interno ai partiti. A leggere i giornali direi che il buon Santo, quest’anno, abbia evitato certi direttivi politici. Mi sembra che questo 14 febbraio si richiami più che altro a quello del 1929, la notte di San Valentino. Quella in cui gli uomini di Al Capone massacrarono sette “gentiluomini” di Bug (cimice) Moran. Un San Valentino di sangue. Oddio, l’accostamento è un po’ esagerato, ma nel Pdl non si respira una bella aria se è vero, a dar retta alle cronache, che Fazzone e Zaccheo sono quasi venuti alle mani. Perché cosa? Per la candidatura di Fabio Bianchi alle regionali, considerata antitetica a quella di Stefano Galetto. Ammazza che cosa ‘mportante! Più del nucleare, termoinceneritore, viabilità, acqua, Ciarelli e Co., strisce blu e chi più ne ha più ne metta. La questione è: chi si becca i voti a Borgo Faiti e li trasferisce in Regione? Del re-corking (sostituzione dei tappi) del Porto annata 1889, discussa alla vigilia della I guerra mondiale, ve ne ho già parlato, ma a questo livello non credevo che saremmo scesi. In casa del Partito democratico la situazione appare più distesa. I grossi calibri manifestano un sostanziale allineamento e si dimostrano determinati e concordi nel sostenere la difficile candidatura di Emma Bonino. Sono compatti, decisi e molto ben preparati. Almeno quando discutono è un piacere sentirli. Possiamo dire la stessa cosa del lessico fluente dei candidati scazzottatori di destra? Tra Sandro Bartolomeo e Galetto o Bianchi, la differenza la fa il partito perché, a parole, tra loro non c’è partita. Ed ecco che la questione torna al solito punto: Emma e Renata, chi le appoggia e come vengono sostenute. Con quali argomenti che non siano semplici slogan? Nel Pdl aleggia la pericolosa convinzione, più che altro negli ambienti romanocentrici, che le prossime elezioni siano una formalità. In troppi, vista la schiacciante, ipotetica, superiorità che emerge dall’analisi delle intenzioni di voto, si sentono autorizzati ad impegnarsi in “altro”. Sembra che molti si sentano così sicuri di vincere da occuparsi già del “dopo” più che dell’immediato. Non porta bene, qualcuno si “gratti”. Ma tutti si ricordino che la qualità alla fine conta sempre. Chi ce l’ha la faccia vedere e si tolga i guantoni. Ho sentito e sento dire che il voto cattolico non si riverserebbe mai su Emma. Ricordo a chi ha la memoria corta, che tale ingenua previsione ha già segnato le proprie ulcere nella trasversalità del voto sul divorzio prima e sull’aborto dopo. Che Benedetto XVI non è Giovanni Paolo II e che anche le gerarchie della Chiesa guardano alla secolarizzazione con una prospettiva diversa. Se non fosse duttile il cattolicesimo non sarebbe sopravvissuto per duemila anni. Aggiungo poi che i cattolici non sono un partito, non lo sono mai stati neanche ai tempi di Don Sturzo, e che la verginità della Madonna, dopo Pio IX, è un dato acquisito, ma non è un modello a cui le donne si ispirano molto volentieri. Questo per dire che la destra deve assolutamente prendere atto che Renata è una candidata debole, oggi direi debolissima, e che, al contrario, Emma è fortissima. E se anche non fosse vero, deve agire come se lo fosse. Sessantadue anni di rughe politiche rendono straordinariamente affascinante il viso di una donna che, non a caso, è vice Presidente del Senato. Riempie le sale e piace ai giovani come una loro coetanea. E soprattutto, parla. Sa cosa dire e come dirlo. Sente, vive quello che propone e convince la gente. Per batterla ci vuole un’altra sirena che canti come minimo la stessa melodia e un gruppo di coristi, armonico e ben intonato, che ne sostenga gli acuti. I pugili non servono a niente. E poi, Vincenzo e Claudio, almeno a San Valentino, fate l’amore, non la guerra.

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