martedì 1 giugno 2010

NEXANS ULTIMO ATTO


Teresa Faticoni
L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Tranne che in provincia di Latina, dove il lavoro affonda. Ieri Nexans ha confermato la decisione di chiudere lo stabilimento di Latina. Una laconica dichiarazione, a nulla è servita questa settimana di tempo. Nemmeno un centimetro di arretramento. Al tavolo del ministero dello sviluppo economico c’erano i segretari delle categorie chimici di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confail. C’era anche una rappresentanza dell’amministrazione provinciale di Latina. Nexans Italia era rappresentata da Francis Krähenbühl (presidente del consiglio di amministrazione di Nexans Italia), Giuseppe Borrelli (amministratore delegato Nexans Italia), Franco Visco (direttore risorse umane Nexans Italia) e Giovanni Salvioli Mariani (direttore finanziario Nexans Italia). Sotto le finestre del dicastero i lavoratori sfogavano la loro rabbia con gli striscioni e i fischietti. Nel corso dell’incontro Francis Krähenbühl ha dichiarato: «Le perdite generate da lungo tempo dallo stabilimento di Latina hanno gravato pesantemente sul generale andamento della società in Italia. Questa situazione non è più sostenibile. Dopo aver analizzato tutte le alternative possibili, per poter garantire la nostra presenza industriale in Italia, siamo arrivati alla conclusione che non esiste altra soluzione se non quella di cessare la produzione dello stabilimento di Latina». In sostanza all’altare della multinazionale si immola lo stabilimento ex Fulgorcavi. Si voleva anche far partire la mobilità dal domani. A quel punto è partita la trattativa, lunga e a tratti drammatica. «È impensabile chiudere in una settimana, sia dal punto di vista sociale sia organizzativo», dichiara Alessandra Crociara rsu Ugl. E infatti il ministero, su pressione delle parti sociali che hanno ricordato come questo territorio sia stato sfruttato e abbandonato, ha convinto il management a congelare il tutto per un mese, per capire come muoversi. Ma come ci si può muovere se un killer ha ucciso le tue speranze e il boia ha il cappio in mano pronto a stringerlo sul tuo collo? « Consapevoli della complessità della situazione, abbiamo accolto con senso di responsabilità la proposta del ministero a utilizzare un massimo di 30 giorni per trovare, in accordo con le parti sociali e le Istituzioni, soluzioni per le persone con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto sociale e garantire un futuro economico al sito di Latina». Ha dichiarato Giuseppe Borrelli. «Abbiamo raggiunto un piccolo obiettivo – commenta Armando Valiani segretario della Ugl chimici e dipendente Nexans – abbiamo scongiurato per il momento i licenziamenti. Noi non vogliamo ammortizzatori sociali, ma linfa vitale per il sito produttivo. Ci serve l’aiuto di tutti». Domani mattina alle 10 nel sito di via del Crocefisso si terrà un’assemblea sindacale e poi nel pomeriggio parte la trattativa territoriale in Confindustria. Una delle soluzioni immediate possibili, considerato che non ci sono cavi da produrre, è il ricorso alla cassa integrazione straordinaria che resta aperta fino al 26 luglio. Da sottolineare però che ci sono 40 lavoratori somministrati che da ieri sono a casa, solo con il sussidio di disoccupazione. Nelle parole di Borrelli si legge, tra le righe, quello che anche ieri è stato ventilato: un tentativo di reindustrializzazione. Sarà vero che ci sono aziende interessate a quel sito, o a una part di esso? «Noi non ci fidiamo – dice Roberto Cecere segretario della Femca Cisl –. Siamo aperti al confronto ma Nexans deve rimanere anche se in modo parziale e con meno produzione a Latina. Di castelli in aria in questa provincia ne abbiamo visti tantissimi, ci sono decine di progetti di reindustrializzazione fermi al palo. Al fianco del vecchio devono farci vedere il nuovo. Poi valuteremo». «Non si può lasciare alle organizzazioni sindacali la gestione di questa partita, conseguente a una decisione di carattere politico – aggiunge molto amareggiato Dario D’Arcangelis, segretario della Filctem Cgil –. Serve un coinvolgimento di tutta la filiera politica che è in debito con il nostro territorio perché solo intervento politico può portare a rivedere una eventuale decisione». Qualcuno ha sentenziato: Nexans di Latina deve morire. Ma i lavoratori sono determinati: «Noi non molliamo».

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