lunedì 31 maggio 2010

CONSORZIO AGRARIO - In tribunale la fotografia dei debiti accumulati

Teresa Faticoni
Trentasette milioni e rotti di debiti. Venerdì scorso il commissario liquidatore del Consorzio agrario di Latina, l’avvocato costituzionalista romano Roberto Aloisio, ha depositato alla cancelleria del tribunale di Latina lo stato passivo dell’ente di via dei Monti Lepini. Un atto dovuto, che fotografa lo stato delle cose, ma che rappresenta virtualmente un passo verso il fallimento del Consorzio. Il debito maggiore è quello verso le banche, che devono avere 20 milioni 676 mila 150 di crediti chirografari e 2 milioni 618.237 di crediti privilegiati, questi ultimi derivanti da un mutuo ipotecario. I dipendenti, anche essi creditori privilegiati, aspettano circa 1 milione di euro (per lo più sono liquidazioni e incentivi all’esodo). 13.281.429 euro devono essere corrisposti ai fornitori: di questi 1.328.131 sono privilegiati, 11.492.310 chirografari e 81mila verso enti pubblici e liberi professionisti. Un quadro decisamente complicato, anche perché dei circa 38 milioni di crediti vantati dal Consorzio molti risultano essere inesigibili. Come dichiarato dallo stesso Aloisio al momento del suo arrivo a Piccarello. In sostanza per quei clienti del Consorzio che non dichiarano di non avere un centesimo da restituire, è inutile proseguire la procedura in contenzioso. Ci sono solo 5 milioni di euro di crediti ordinari dei quali si dovrebbe rientrare in possesso abbastanza facilmente. E adesso? Il prossimo passaggio è la ricognizione della massa attiva, i crediti più il patrimonio immobiliare, con la quale soddisfare immediatamente i creditori privilegiati. E il futuro? Al momento, nonostante il sacrificio di molti lavoratori espulsi dal processo produttivo, il Consorzio ha ripreso la sua attività, più o meno a regime, anche se si è privato di 4 agenzie. Su tutto pesa solo un grande punto interrogativo, che si chiarirà solo quando Aloisio sarà riuscito a mettere mano alle cause di un dissesto così drammatico, che lui stesso definì «un’anomalia. Un dato patologico». Servirà un dottore particolarmente bravo. 

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