lunedì 28 giugno 2010

Biblioteca di Latina, egoisti di libri

Teresa Faticoni
Ci hanno raccontato che questa era una città universitaria. Hanno realizzato un bel campus al posto del campo profughi, peccato che sia vuoto e triste come un monumento dedicato alla memoria a quello che potevamo essere e non siamo diventati. Nessun laboratorio di ricerca, pochi seminari, qualche master che non crea occupazione; solo tante licenze commerciali rilasciate a bar, copisterie, forni e quanto può essere frequentato da uno studente medio durante le lezioni. E che dietro l’idea di università pontina non ci sia stata nessuna strategia, nessun vero progetto, lo fanno capire tante cose, dalle minuscole a quelle più macroscopiche. Miopia amministrativa per la quale non si costruisce, ma si sfrutta e basta. Una delle carenze, piccola e semplice, la si può riscontrare alla biblioteca comunale di Latina, una delle quattro che fanno parte del sistema cittadino. I libri in prestito sono a disposizione solo dei cittadini residenti. Il tutto sancito dal regolamento, ancora in vigore dal 1999 che all’articolo 31 comma uno impone l’assurdo limite: “Il prestito del materiale documentario delle biblioteche del sistema è riservato ai cittadini, enti, istituzioni e associazioni con residenza o sede nel Comune di Latina e alle biblioteche italiane”. Solo gli universitari latinensi possono prendere in prestito i volumi: significa che uno studente fuorisede, che già fa fatica ad arrivare alla fine del mese tra vitto alloggio e tasse universitarie, i libri deve comprarseli per forza. La struttura di corso della Repubblica, che si affaccia anche su Piazza del Popolo, è frequentata quotidianamente da centinaia di ragazzi che sfruttano, o cercano di sfruttare, i servizi messi a disposizione. Tra questi il prestito funziona così e così, la connessione wifi è artificiosa e lenta. Per connettersi con un portatile bisogna iscriversi alla biblioteca, poi ogni giorno che si vuole consultare una pagina web bisogna chiedere un codice di accesso e sperare che la connessione sia accettabile. Cosa che accade con poca frequenza, almeno a sentire i ragazzi che la frequentano. La biblioteca Aldo Manuzio è anche inserita nel catalogo nazionale di ricerca. Se, per esempio, uno studente di Brescia o di Catania scoprisse a Latina un libro introvabile dovrebbe venire qui e consultarlo e basta. Niente prestiti. Gli impiegati imbarazzatissimi spiegano che qualcuno stava pensando a una convenzione con l’università. Il patrimonio librario della Manuzio è di circa 37.368 volumi. Di questi circa 4.000 sono nel Fondo Locale che raccoglie tutte le opere che, direttamente o indirettamente, hanno una relazione con il territorio pontino (opere sul territorio, opere di autori territoriali o edite da case editrici locali). 

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