Teresa Faticoni
Ci hanno raccontato che questa era una città universitaria. Hanno realizzato un bel campus al posto del campo profughi, peccato che sia vuoto e triste come un monumento dedicato alla memoria a quello che potevamo essere e non siamo diventati. Nessun laboratorio di ricerca, pochi seminari, qualche master che non crea occupazione; solo tante licenze commerciali rilasciate a bar, copisterie, forni e quanto può essere frequentato da uno studente medio durante le lezioni. E che dietro l’idea di università pontina non ci sia stata nessuna strategia, nessun vero progetto, lo fanno capire tante cose, dalle minuscole a quelle più macroscopiche. Miopia amministrativa per la quale non si costruisce, ma si sfrutta e basta. Una delle carenze, piccola e semplice, la si può riscontrare alla biblioteca comunale di Latina, una delle quattro che fanno parte del sistema cittadino. I libri in prestito sono a disposizione solo dei cittadini residenti. Il tutto sancito dal regolamento, ancora in vigore dal 1999 che all’articolo 31 comma uno impone l’assurdo limite: “Il prestito del materiale documentario delle biblioteche del sistema è riservato ai cittadini, enti, istituzioni e associazioni con residenza o sede nel Comune di Latina e alle biblioteche italiane”. Solo gli universitari latinensi possono prendere in prestito i volumi: significa che uno studente fuorisede, che già fa fatica ad arrivare alla fine del mese tra vitto alloggio e tasse universitarie, i libri deve comprarseli per forza. La struttura di corso della Repubblica, che si affaccia anche su Piazza del Popolo, è frequentata quotidianamente da centinaia di ragazzi che sfruttano, o cercano di sfruttare, i servizi messi a disposizione. Tra questi il prestito funziona così e così, la connessione wifi è artificiosa e lenta. Per connettersi con un portatile bisogna iscriversi alla biblioteca, poi ogni giorno che si vuole consultare una pagina web bisogna chiedere un codice di accesso e sperare che la connessione sia accettabile. Cosa che accade con poca frequenza, almeno a sentire i ragazzi che la frequentano. La biblioteca Aldo Manuzio è anche inserita nel catalogo nazionale di ricerca. Se, per esempio, uno studente di Brescia o di Catania scoprisse a Latina un libro introvabile dovrebbe venire qui e consultarlo e basta. Niente prestiti. Gli impiegati imbarazzatissimi spiegano che qualcuno stava pensando a una convenzione con l’università. Il patrimonio librario della Manuzio è di circa 37.368 volumi. Di questi circa 4.000 sono nel Fondo Locale che raccoglie tutte le opere che, direttamente o indirettamente, hanno una relazione con il territorio pontino (opere sul territorio, opere di autori territoriali o edite da case editrici locali).
lunedì 28 giugno 2010
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