lunedì 10 maggio 2010

LATINA - San Marco, la messa della discordia



Luisa Guarino
Giorno dopo giorno stiamo perdendo molte certezze, in diversi ambiti, da quello internazionale a quello locale. Il ‘colpo di grazia’ per la nostra città, che colpisce la comunità religiosa di San Marco, cattedrale di Latina, è il ‘ferale’ annuncio del cambiamento d’orario di una messa. Direte: che esagerazione. Ma vediamo prima i fatti. Da tempo immemore, e qui chiamo a raccolta gli storiografi della città, ma già che ne conservi memoria personale sono diverse decine d’anni, l’ultima messa della domenica mattina è sempre stata celebrata alle 12.15. Ma proprio l’altro ieri, in pieno clima di festa e comunioni, è stato annunciato che d’ora in poi, tutte le domeniche, l’orario delle 12.15 slitterà alle 12.30. A informarci sono state delle persone che frequentano assiduamente quella chiesa e che ci hanno steso in merito una sorta di breve relazione. Abituati ad assistere alla celebrazione delle 11, i nostri hanno dovuto negli ultimi tempi (diciamo grosso modo poco più di un anno) cambiare abitudini perché l’orario della fine di quella messa è lievitato sempre più, soprattutto a causa di omelie troppo lunghe, con un’ulteriore ‘ipertrofia’ in occasione di battesimi e comunioni. Cosa fanno allora questi ‘fedelissimi’ che sono cresciuti all’ombra di San Marco e dell’oratorio e non vogliono trasferirsi in una chiesa dai tempi più ‘umani’? Rinunciano alla messa delle 11 per quella delle 12.15, già in cima alla hit parade di tanti parrocchiani per la presenza di don Nicola, un sacerdote attualmente molto anziano e con grandi difficoltà di deambulazione ma da sempre vivace, colto e interessante. Non a caso alcuni anni fa un’Associazione che operava in seno alla parrocchia ha pubblicato un paio di volumi da lui scritti, dal titolo “San Marco, dodici e un quarto” che raccoglie le omelie del sacerdote durante ‘l’ultima messa’ nell’arco di alcuni anni.
La circostanza è emblematica: un vero e proprio simbolo.
Sembra dunque incredibile che dopo tantissimi anni, proprio ora debba esserci questo cambiamento ‘epocale’, il cui significato va ben oltre lo slittamento dell’orario di una messa. I nostri amici sono contrariati, arrabbiati, amareggiati. E ci auguriamo che almeno a titolo di sfogo personale siano andati a parlare con il parroco: anche perché è proprio lui ‘il titolare’ di quella benedetta messa delle 11, che si è allungata a dismisura, a nostro avviso con grande mancanza di rispetto sia nei confronti dei parrocchiani che del sacerdote (che nel caso specifico è don Nicola, peraltro anziano e sofferente) che deve celebrare subito dopo.
Almeno in televisione, quando i programmi si allungano troppo, li sfumano e scorrono in gran fretta i titoli di coda… A questo punto cosa chiediamo? Ridateci la messa delle 12.15. Se non altro come segno di rispetto, civiltà e umiltà. Quella che ai sacerdoti non dovrebbe mancare.

     

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