lunedì 24 maggio 2010

L'ARCINORMALE - La lezione di Dobbiaco



Lidano Grassucci


Dobbiaco è un paesino del profondo Alto Adige. 3.500 abitanti di cui meno di 400 di lingua italiana. Per gli amanti della statistica un misero 12,8% di madrelingua italiana, il resto ha come prima lingua il tedesco. Eppure domenica scorsa è avvenuto quello che nessuno si aspettava. È stato eletto sindaco proprio uno della minoranza italiofona, e non era mai avvenuto nella storia di questo paese. Racconto questo episodio per dire che in politica non esiste l’impossibile, ma esiste il coraggio di proporsi. Guido Bocher, il sindaco italiano di Dobbiaco, è semplicemente una brava persona, un cacciatore come tanti cacciatori ci sono a Dobbiaco, uno che vive tra la gente e credo anche sia uno capace. Credo che se anche a Latina ci mettessimo a ragionare non più per categorie politiche ma per persone capaci, capaci di stare tra la gente, generazionalmente contemporanei, forse si aprirebbero prospettive politiche nuove. Anche nel paesino del nostro esempio l’egemonia della Südtiroler Volkspartei sembrava indiscutibile e indiscussa. Sembrava che la politica non potesse esprimere niente di nuovo se non la ripetizione dell’antico. E lì la divisione era ancora più profonda perché aveva aspetti etnici che sono muri quando si presentano in quei luoghi in cui i popoli si incontrano che sono le città a cavallo dei confini. Oggi Latina ha bisogno di uno scossone, ha bisogno di superare quello steccato che l’ha bloccata per mezzo secolo di ripetizioni democristiane, e per venti anni di revanscismo nostalgico fascista. Potrebbe nascere un sistema dell’alternanza politica capace di evitare la sclerosi delle classi dirigenti, dei funzionari, e dell’apparato pubblico. In questo gioco, come dimostra Dobbiaco, tutti sono giocatori, anche quella sinistra che ha il dovere di ritrovare il coraggio e le ragioni del suo futuro dopo la condanna post ‘93 a ragionamenti legati alla sindrome da sconfitta inevitabile. Il primo sindaco della Latina democratica era repubblicano, le classi dirigenti mutuate dai Monti Lepini erano orientate a sinistra. Non esiste una condanna all’uniformità politica di questa città che rimane profondamente avulsa dagli estremismi, per questo l’esperienza Finestra-Zaccheo è rimasta corpo estraneo rispetto al profondo sentire della comunità. Questa città ha bisogno di un confronto tra un centrosinistra moderato e un centrodestra democratico e moderato a sua volta. Che poi è il modello di confronto proprio di tutto l’occidente. Laburisti e conservatori si alternano al governo della Gran Bretagna non predicando i primi la rivoluzione, i secondi la conservazione assoluta. Ma un moderato riformismo attento, il primo agli aspetti sociali, il secondo alle libertà individuali. Vale per la Francia, vale per la Germania. A Latina per diciotto anni abbiamo visto al governo forze che si confrontavano con il proprio estremismo recente e non con il riformismo del futuro. Dobbiaco insegna che non ci sono tra i moderati conventio ad excludendum. La prossima gara sarà aperta, il centrodestra dovrà cercare il miglior candidato moderato possibile. Il centrosinistra altrettanto. E tutti e due dovranno immaginare la città futura e non le memorie del passato. 

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