martedì 25 maggio 2010

L'ARCINORMALE - La Fulgorcavi e il grattacielo


Lidano Grassucci

Sono piccoli gli operai della Fulgorcavi per quanto è grande il grattacielo di Bianconi, 150 metri il secondo, meno di due quegli omini che stanno sotto. 148 metri di differenza tra l’ardire di un uomo, quel Roberto Bianconi che ha osato fare questo edificio e il dramma di uomini che non hanno diritto a sperare nel loro futuro. Le cose, i simboli, contano.
La Latina della Fulgorcavi aveva l’audacia di Bianconi moltiplicato per 70 mila (più o meno erano questi gli abitanti della città), la Latina della Fulgorcavi si pensava piena di giganti da 150 metri quanto la Latina di oggi si pensa piena di piccole disperazioni. Gli operai della Fulgorcavi erano una elite operaia, avevano accanto quelli delle Fonderie Genovesi e allora le fabbriche non chiudevano ma aprivano. Quando finiva il turno c’era l’ingorgo di macchine, oggi c’è l’ingorgo per andare al centro commerciale. Da produttori ci hanno trasformato in consumatori, pure tristi.
Gli operai della Nexans vanno da Bianconi gli chiedono di salire sull’unico gigante che resta del sogno dei giganti (parafraso Antonio Pennacchi, spero non me ne voglia). Si sente il vento forte a 150 metri da terra, lo stesso che si sentiva da basso quando le case erano poche.
Borgo Piave era un polo industriale, sembrava Lambrate che dava il nome agli scooter che osavano sfidare le Vespa della Piaggio. Ora le fanno in India le Lambrette, le Vespa in Vietnam e i fili? Boh, i cavi li faranno in Cina. Cosa resta a noi? Una idea di cosa potevamo fare e non abbiamo fatto, resta l’idea di un futuro del fare che ci è negato, contano i rating e non cosa fai, contano i numeri virtuali sui bilanci e non la quantità dei pezzi prodotti. Mi spiegarono, tempo, fa durante una riunione in Camera di Commercio a Latina che la “ricchezza futura sarà immateriale”, quelli del Mof, mi pare ci fosse Enzo Addessi, guardarono lo scienziato di turno perplessi: “e cosa ci mangiamo, l’immateriale?”.
Forse qualcuno dirà agli operai della Nexans che domani e nei giorni a venire mangeranno “immateriale”, forse dovremmo ripensare questi luoghi comuni e tornare a lavorare: a Borgo Piave si faceva grano, poi ghisa e fili di rame, ora è deserto sotto al grattacielo. Il grattacielo guarda Borgo Piave come le statue dell’isola di Pasqua guardano il mare…
I giganti son diventati piccoli uomini senza speranza, uomini soli.  

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