lunedì 17 maggio 2010

L'ARCINORMALE - Il colpo arrivato vicino

Lidano Grassucci 
 
La guerra è lontana, l’abbiamo mandata lontano per evitare di pensare che questa pace che viviamo non è normale, non è sempre stato così. Muore un soldato e in tanti commentano: “beh lo sapeva”. Cosa sapeva? Nessun uomo sa di morire, puo’ immaginare di morire ed un soldato non muore di meno di un civile, si muore soltanto umano per noi uomini, non ci sono altre categorie. Ma che ci stava a fare un nostro ragazzo in Afghanistan? La domanda è sempre la stessa, la stessa che si ponevano i ragazzi europei nel ’39: “vale la pena morire per Danzica?”.
In molti pensavano che era inutile, stupido. Se non l’avessero fatto tanti giovani oggi saremo servi. Perché la domanda era mal posta: “non si puo’ lasciare Danzica ai cani, perché i cani in branco poi arrivano a casa tua, ogni casa è Danzica”. Ecco in Afghanistan siamo per non esser schiavi, per non pregare tutti allo stesso modo. Siamo contro quelli che hanno sparato alle statue del Buddha perché blasfeme con i cannoni, contro quelli che impediscono alle bambine di leggere, di scrivere, di sognare. Siamo lì contro i cani che usano la fede per uccidere l’umano. L’afghanistan è casa nostra, le bimbe a cui i cani negano la scuola, la salute, la dignità sono le nostre bimbe.
Massimiliano Ramadu’ è un ragazzo che poteva stare in discoteca, poteva ridere davanti al bar del corso di Cisterna, che poteva essere il nostro vicino di cinema al Corso, con cui forse abbiamo visto la partita insieme. Era un ragazzo morto troppo giovane e siccome che fa il soldato muore per gli altri, è un morto generoso della stess pasta di quei ragazzi che ricordiamo nei monumenti ai caduti di cui sono piene le nostre città, quei monumenti che guardiamo con idiota indifferenza. Davanti la casa della mia infanzia, a Sezze, c’è una statua di un soldato che bacia la bandiera, con passione, come fosse una bellissima dama. Ricorda i ragazzi che morirono sul Piave, forse è un po’ retorica ma ieri quando mi hanno raccontato la storia di Massimiliano l’ho rivisto in quel soldato che non incuteva timore, ma amava. Retorica? Sarà per il libro Cuore  che mi ha insegnato che l’amore non è solo quello della vita quotidiana. Ma chi lo ricorda Cuore.

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