sabato 22 maggio 2010

LA VIPERA - L’EUTANASIA DI UNA CULTURA MILLENARIA

aemme
Quante donne a rappresentare l’Italia. C’è pure Valeria Marini sul tappeto rosso di Cannes. E che ci fa? Chi l’ha invitata? Cos’ha a che fare col cinema lei e le decine e decine come lei che sfilano mezze nude e poi non si sa cosa fanno? Glissano coloro che dovrebbero partecipare ed ecco in cambio chi troviamo. Parrebbe una lenta eutanasia della cultura italiana. Un’Italia che si fonda e cresce nei secoli avvalendosi della sua storia, la sua cultura, la sua incomparabile arte, intesa in senso lato, nel senso più elevato del termine, semmai ne avesse uno negativo, subisce una serie di pugni che la stanno mettendo all’angolo del ring e senza una adeguata reazione sarà costretta di qui a poco a prendersi il knockout definitivo, quello che la stenderà irrimediabilmente a terra. E li saranno dolori. Il ministro per i beni culturali Sandro Bondi, rifiuta senza usare mezzi termini e senza ripensamenti l’invito a partecipare al Festival di Cannes. Motivazione: fuori concorso, è bene ribadirlo, viene proiettata la pellicola di Sabrina Guzzanti, Draquila, che lui definisce in maniera a dir poco preconcetta, offensiva per il governo italiano. E non ci va, scatenando l’ira e lo stupore di tutti, compreso il direttore del Festival. Ma non si limita a questo firma: un Decreto che porta il suo nome con cui si da inizio ad un riordino delle Fondazioni liriche, scatenando una seria protesta di tutti i lavoratori del teatro e dei relativi sindacati, degli artisti definiti “accattoni  genuflessi”. Dopo i tagli alla scuola, all’ università, alla ricerca, ai musei, alle scuole di restauro adesso nel mirino c’è una delle culture più importanti del mondo: il Teatro d’Opera. Proprio in coincidenza col 150esimo anniversario dell’unità del nostro Paese. Proteste continue ma di poca efficacia vista la scarsa risonanza che gli viene dedicata dai mezzi di comunicazione. Più attenzione ce l’avranno sicuramente tutti coloro che da ieri stanno manifestando contro il testo del ddl Alfano che per l’approvazione definitiva sta per passare al Senato. Ed è proprio da Montecitorio che è partita una maratona, piuttosto che un sit in, fatta di cittadini, politici, molti giornalisti che manifestano pacificamente contro quella che è stata definita “legge bavaglio”. Un clima sereno ma determinato a non concludersi tanto facilmente. Ci sono tutti, anche le associazioni: il Popolo viola, Articolo 21, Valigia blu e diversi partiti politici. “Meno informazione uguale più corruzione” scrivono su uno striscione che impera nella piazza di Montecitorio. L’unica speranza è che il Presidente Napolitano non firmi, in caso di approvazione da parte del Senato. E’ l’unica speranza che abbiamo, dicono, per difendere il diritto di cronaca, la libertà degli editori, dei social network. Ci sono anche le più prestigiose firme del giornalismo italiano che garantiscono pieno appoggio all’iniziativa. Qualcuno parla di regime che si può impedire solo non andando in vacanza. E’ richiesta la partecipazione massiccia di tutti e loro sono intenzionati ad iniziare con uno sciopero dei giornalisti per arrivare fino, dove fosse necessario, alla Corte europea. LA Busi se ne va, rinuncia al suo telegiornale e al video e mentre il mondo dell’arte e della cultura fanno la loro battaglia noi ci accontentiamo di vedere ai vari TG la Croisette del Festival di Cannes strapiena solo di bombe sexy che scendono da automobili lunghe kilometri e sono vestite solo di lustrini. ‘Un popolo ignorante è più facile da governare’, ma tante scollacciate signore che si sciolgono dinnanzi a flash e riflettori, forse servono per far sembrare la regressione culturale meno grave. Vuoi mettere il fascino, i baci soffiati, di tante belle donne? 

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