sabato 22 maggio 2010

LA LETTERA - Italia, un Paese normale

Salvatore Antoci
Egregio Lidano Grassucci,
Leggo quasi sempre con piacere e condivido spesso il Suo “Arcinormale”.
Da quello odierno estrapolo liberamente quello che mi sembra il filo conduttore:

“vorrei vivere in un posto dove è permesso fare tutto quello che non è espressamente vietato, e non in un posto (il nostro) dove è tutto vietato, tranne ciò che è espressamente consentito; vorrei vivere in un posto dove le Istituzioni incentivino il lavoro e lo sviluppo, invece di punirlo”.

Condivido il concetto al 100% ma, a mio parere, è necessario fare una precisazione: l’Italia, non solo non è un paese liberale, ma è addirittura un paese totalitario. Esagerato! Mi dirà Lei! Vediamo se riesco a convincerla.

Nessun altro paese occidentale possiede la mole di leggi e regolamenti che sono in vigore qui da noi; ci sono decine di migliaia di leggi e leggine (spesso in contraddizione le une con le altre), che hanno la pretesa di regolamentare tutto, persino argomenti risibili… e qui va a farsi benedire lo Stato liberale.
Poi però c’è la prassi consolidata (tacitamente accondiscesa dalle Istituzioni) che queste decine di migliaia leggi non è necessario rispettarle e quindi ognuno fa quel che gli pare (e qui va a farsi benedire lo Stato di diritto). Ma! C’è un ma! È vero che tutti sono tacitamente autorizzati a violare qualsiasi legge (facendo dell’Italia il regno dell’illegalità)... però le leggi ci sono! e il potente di turno (l’impiegato dell’anagrafe, il vigile, il poliziotto, l’assessore, il sindaco, il presidente del consiglio…) può, in qualsiasi momento, attingere discrezionalmente all’enorme serbatoio di leggi (che, ricordiamolo, dicono tutto e il contrario di tutto!), estrapolarne una che fa al caso suo e, arbitrariamente, applicarla contro il cittadino che in quel momento gli sta sugli zebedei. Questo, caro Grassucci, a mio parere è uno Stato totalitario.

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