lunedì 24 maggio 2010

LA FORMICA ROSSA - La protesta scivola giù dal cielo

Teresa Faticoni
La mattinata era cominciata in via Ufente, sotto la Torre Pontina. All’alba. Una ventina di lavoratori Nexans si sono dati appuntamento sotto il grattacielo Bianconi per protestare anche dal cielo contro la chiusura della loro fabbrica. Trentacinque piani e anche di più con due striscioni e tre fumogeni colorati per chiedere sostegno alla cittadinanza per questa difficile vertenza. Una volta su c’è da rimanere a bocca aperta, e la prima cosa che tutti fanno, con le loro magliette blu con la scritta Nexans in arancione, è andare a cercare un paio di metri sotto la cupola del cielo, se si vede lo stabilimento di Borgo Piave. Qualcuno lo vede, e indica i capannoni, ora tristemente vuoti. Nonostante lo stupore di un panorama dal quale si vede la terra pontina, il pensiero è fisso alla fabbrica, al lavoro che scivola sotto le strategie incomprensibili della multinazionale francese. Ci sono famiglie intere che per generazioni hanno lavorato alla Fulgorcavi, e adesso ci sono famiglie intere impiegate in Nexans. Da qui su, guardando l’orizzonte, viene in mente una canzone di Pino Daniele che si intitola “Terra mia”: «Comm'è triste, comm'è amaro assettarse pe guardà' tutt'e ccose tutt'è parole ca niente pònno fa'. Terra mia terra mia comm'è bello a la guardà». La terra nostra così amara.

Nessun commento:

Posta un commento