lunedì 24 maggio 2010

EDILIZIA, meno 1200 posti di lavoro in meno

Teresa Faticoni
Meno 1.200 lavoratori in edilizia in pochi mesi. Numeri che fanno poco rumore, perché cadono goccia a goccia nel mare della crisi pontina. Ieri Ezio Giorgi, segretario della Fillea Cgil di Latina, Salvatore Pastore, segretario della Feneal Uil, e Cesare Pannozzi, segretario della Filca Cisl, hanno lanciato un allarme chiaro e diretto. Serve un immediato cambiamento di rotta. Perché se è vero che in Italia si sono persi 120mila posti in edilizia, sono aumentate di 35mila le partite iva, con un imbarbarimento del settore. In provincia di Latina a conti fatti la forza lavoro è stata depauperata del 12%. I segretari di categoria hanno deciso di coinvolgere le trentatre amministrazioni comunali e gli enti appaltanti della provincia di Latina per gli stati generali dell’edilizia. «Sono disoccupati invisibili - precisa Giorgi - una emorragia lenta che crea un esercito di disoccupati». Il problema sta nel fatto che nel comparto sono tantissime le ditte con uno o due dipendenti, che se vengono licenziati non fanno notizia. La proposta è concreta: «cantierare immediatamente le opere già finanziate». Basti pensare che in Italia oltre il 75% delle risorse stanziate a favore dell’edilizia scolastica rimangono inutilizzate, con l’esigenza di cominciare del piccolo invece di progettare opere faraoniche che finiscono nel nulla, «come la pedemontana di Formia - sottolinea Pastore. Non vorremmo che anche la superPontina faccia la stessa fine. Sarebbe l’opera più grande in Italia che significherebbe anche il rilancio di questo territorio». «La cittadella giudiziaria è bloccata - aggiunge Giorgi - perché mancano sei milioni di euro per il completamento. Noi proponiamo di riprendere in mano i piccoli e medi appalti che danno ricchezza al territorio restando nei parametri del patto di stabilità». «Stiamo mettendo in piedi questa iniziativa - conclude Pannozzi - che ad alta voce faccia percepire a tutti gli amministratori l’importanza e la necessità di dare gambe a progetti che dormono negli uffici tecnici comunali». Il tutto con un occhio sempre puntato sulla questione della sicurezza. Se dal piccolo si può ricominciare, da grandi saremo forti. Chi deve risponda.

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