sabato 15 maggio 2010

Di Cocco, la Marina e il coraggio



Lidano Grassucci


Deve essere stato un bel parlare: da una parte Italo Di Cocco che rappresentava i commercianti pontini, un novello Braveheart, pronto a tutto per affermare diritti negati. Tipo la libertà che i perfidi inglesi negavano agli orgogliosi scozzesi. E dall’altra il subcommissario di governo Alicandro ed Elena Lusena come interlocutori. Ed eccolo Italo Di Cocco che davanti al commissario e all’avvocato del Comune chiede l’auspicata libertà: quella di poter fare al mare le feste d’estate. Non si è spinto oltre, perché poteva pure, con lo stesso ardire, chiedere l’autorizzazione a fare il bagno, a prendere il sole, e di sostare sulla spiaggia in costume la mattina con il sole. Naturalmente non ha osato tanto. Si è limitato a domandare che gli esercenti commerciali del lungomare possano tenere aperti i loro negozi. Una cosa così non si era mai sentita. Ora anche quelli di Rimini vogliono le stesse libertà chieste da quelli di Latina. Apriranno un contenzioso con il loro Comune e con la Regione Emilia Romagna. Perché lì poter fare le feste d’estate, tenere aperti i locali la sera col fresco è un sogno. Italo Di Cocco ci informa anche che visto che parte della spiaggia è stata erosa dal mare quelli degli stabilimenti si possono allargare di qua e di là dalla loro concessione. Pagando, naturalmente, per lo stesso numero di ombrelloni. Anche questa è una cosa coraggiosissima, non ci aveva pensato nessuno. Siamo alla prima rivoluzione dolce che riafferma la conquista dell’ovvio. Al Comune di Latina concedono agli esercizi commerciali del mare di somministrare bevande fino alle 21. Perché, lo sanno tutti, dopo Carosello tutti a nanna, soprattutto d’estate e nelle zone balneari. La movida spagnola? Finisce alle 6 del pomeriggio. La costa azzurra? Lì chiudono addirittura alle 5. Solo noi a Latina possiamo dare gazzose, chinotto e spuma fino alle 21. Anche qui i funzionari di Rimini e Riccione hanno chiesto a noi consiglio per sapere come si fa. In tutti i Comuni del Lazio i sistemi di autorizzazione sono semplificati e veloci. A Latina emeriti avvocati studiano i singoli casi, i funzionari ricercano con maggiore attenzione di quanto fanno quelli della Monsanto quando creano gli ogm. Poi tutti parlano di rilancio della Marina, ma forse intendono nel senso di lancio nella discarica di Montello di qualsiasi ipotesi di sviluppo turistico. A questo punto non resta che appellarci al neo assessore regionale Stefano Zappalà affinché “commissari” Latina, tolga dalle mani di Latina, dei suoi amministratori e dei suoi funzionai la gestione del turismo ed emetta un provvedimento legislativo che dica semplicemente: «Latina è Italia, è Lazio, e valgono le stese regole che ci sono negli altri Comuni di questa Regione». Scrivendo così, semplicemente, gli operatori turistici di Latina darebbero vita senza lacci e lacciuoli al più grande boom turistico del Mediterraneo. E non servirebbero Braveheart alla Italo Di Cocco, ma semplicemente cittadini e operatori commerciali consapevoli dei loro diritti davanti a amministrazioni consapevoli del loro ruolo di servizio ai cittadini. Avere la Confcommercio che autorizza le feste al mare è come avere Paperon De Paperoni che autorizza Paperino a spendere l’unico cent che ha in tasca. 

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