martedì 26 gennaio 2010

Villaggio del Parco, tutti condannati

Elena Ganelli
Cinque condanne e la conferma del sequestro per case e terreni. Si è concluso così, ale 14.30 di ieri pomeriggio il processo per il “Villaggio del Parco”, la lottizzazione realizzata a Bella Farnia per la quale sono finiti sul banco degli imputati l’ex sindaco di Sabaudia Salvatore Schintu, Carmine Ciccone e Carmen Lorenzi rispettivamente committente dei lavori e ammministratore della Petrarca costruzioni proprietaria dei terreni, Carlo Gurgone e Vincenzo D’Arcangelo, entrambi dirigenti del Comune.
Il Tribunale (presidente Toselli, giudici a latere De Robbio e Minunni) ha giudicato tutti colpevoli del reato di abuso d’ufficio e li ha condannati a  due anni di reclusione ciascuno accogliendo soltanto in parte le richieste del pubblico ministero Giuseppe Miliano il quale aveva avanzato richieste di condanna che andavano dai 4 anni ai 4 anni e 10 mesi di reclusione. Unica assoluzione quella riconosciuta a Schintu per l’imputazione relativa al falso ideologico. Per i cinque è stata inoltre disposta l’interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena.
Ma a scatenare tensione nell’aula del Tribunale è stata la parte del verdetto relaiva agli immobili di Bella Farnia: i giudici infatti hanno disposto la confisca sia delle villette che dei terreni e respinto la richiesta di risarcimento dani presentata dalle 130 parti civili costituitesi nel processo, vale a dire gli acquirenti delle abitazioni:  per gli imputati è stata sancita la condanna a restituire le somme versate dagli acquirenti in esecuzione dei contratti in essere. Un passaggio che ha fatto esplodere la rabbia di molti proprietari che sin dall’inizio dell’indagine hanno sempre sostenuto di essere le vittime di un imbroglio. «Questa non è giustizia - hanno urlato all’uscita dall’aula guardando il rappresentante dell’accusa - nessuno ha riconosciuto i nostri diritti. Ma adesso siamo davvero stanchi e ci muoveremo diversamente, magari anche dandoci fuoco». 
Dall’altro lato del corridoio ci sono invece i legali della difesa che quasi all’unisono dicono di attendere le motivazioni e preannunciano ricorso in appello. 
«Eravamo e siamo completamente convinti della legittimità degli atti amministrativi che hanno portato al’approvazione di quel progetto - sottolinea l’avvocato Armando Argano - come spiega la nostra memoria difensiva, quindi ricorreremo». Commenti analoghi sono arrivati dagli avvocati  Angelo Fiore e Carlo Alberto Melegari. Quest’ultimo in particolare sottolinea che «il Tribunale, di fronte ad una richiesta piuttosto severa del pubblico ministero ha applicato una pena contenuta nei limitidella sospensione condizionale». 
Come dire che questo rappresenta un buon punto di partenza per ottenere un risultato diverso nel processo di secondo grado.

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