domenica 31 gennaio 2010

LATINA - Faida, città a ferro e fuoco

Daniela Bianconi
«Chi ha visto non parla. Ci sono dei testimoni ma preferiscono tenere le labbra cucite». A confermarlo è il vicequestore a capo della Squadra Mobile, Cristiano Tatarelli. Si apre un nuovo scenario sul tentato omicidio e sui due delitti che hanno messo in ginocchio una città definita tranquilla. L’agguato a Carmine Ciarelli, l’omicidio Moro e il delitto Buonamano non sono allora passati inosservati? Qualcuno ha visto e la polizia ha i nomi e i cognomi, ma nessuno, almeno stando a quanto trapelato, collabora. Che tutto sia ormai collegato non ci sono più dubbi. Gli investigatori non hanno mai negato l’esistenza di uno stretto legame tra quanto accaduto in meno di 48 ore a Latina. Il movente della scia di sangue potrebbe essere strettamente collegato al passato giudiziario di Carmine Ciarelli e a quello di Massimiliano Moro. Il primo è stato arrestato più volte per i reati collegati all’usura e all’estorsione. Il 45enne era stato arrestato l’estate scorsa e poi rimesso in libertà per i reati di estorsione, minacce, lesioni e droga. Massimiliano Moro il giorno del ferimento del 44enne si è recato in ospedale a fargli visita. Solo qualche ora dopo, nonostante fosse sua abitudine barricarsi in casa, ha aperto la porta agli assassini. Alle 17 di mercoledì scorso Fabio Buonamano è stato visto nell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Meno di tre ore dopo è stato assassinato. Fabio Buonamano, conosciuto con il soprannome di Bistecca, conosceva molto bene Massimiliano Moro e aveva anche un ottimo rapporto con Costantino di Silvio detto Patatone. Lui, secondo gli investigatori è l’ultimo ad averlo visto vivo, ma da lunedì scorso, seppur iscritto nel registro degli indagati, è irreperibile. Fabio Buonamano aveva anche contatti con Carmine Ciarelli e quest’ultimo è in buoni rapporti con Costantino Di Silvio. A distanza di quattro giorni dall’omicidio Buonamano, un testimone chiave dell’inchiesta è desaparecidos. «Molti volti noti - ha precisato la questura - che sono stati ascoltati lunedì dopo il primo agguato sono irrintracciabili. Ma anche testimoni chiave - tra la gente comune - si sono trincerati dietro il muro dell’omertà». Il 33enne, l’ultima vittima, è salito sulla macchina dell’assassino. Su questo non ci sono dubbi. «LaY10 - ha proseguito Tatarelli - l’unica che ci risulta in uso a Buonamano è stata ritrovata già da alcuni giorni. Come del resto anche la Smart con il logo del centro sportivo che lui gestisce. L’utilitaria l’aveva venduta l’abbiamo già esaminata e non c’è nulla di interessante. Ieri mattina abbiamo eseguito altre 10 perquisizioni e fatti altri esami specifici come quelli per lo stub, per accertare la presenza di residui di polvere da sparo. Ma per gli esiti ci vogliono ancora alcuni giorni. I punti fermi di un’indagine complessa restano: la pista locale legata ad una lotta interna per tenere in mano le redini della microcriminalità in zona e Costantino Di Silvio iscritto nel registro degli indagati. La difesa ha comunque rinunciato alla nomina di un proprio consulente tecnico per quello che riguarda l’autopsia sul corpo di Fabio Buonamano che si è svolta ieri. Ma su chi e come sia stata messa in moto questa spaventosa reazione a catena, gli investigatori e i pm Giancristofaro e De Pasquale tengono la bocca cucita.

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