domenica 24 gennaio 2010

IDEE - Dall'epos... all'eros


Fabrizio Bellini
Che bella notizia! Il passaggio dalle gesta eroiche dei politici della prima ora ai gesti erotici di quelli di ultima generazione, è compiuto. Da epos a eros. Tinto Brass, cantore insuperabile di una ben precisa parte dell’anatomia umana, si appresta a riprendere il discorso, in Regione Lazio, da dove il precedente Governatore l’aveva interrotto. Esattamente dallo stesso punto, senza cambiamento di prospettiva. Si candida. Il suo programma è semplice, comprensibile, sintetico e … apre un mondo: “tutto è tabù, l’eros è liberazione”. Accattivante e intrigante. Chi vuole essere libero, in senso tintobrassiano, alzi la mano. Tutti quelli che l’hanno alzata, votino per Tinto. Tutti quelli che non l’hanno alzata, esclusi quelli che avrebbero voluto ma non hanno potuto per motivi anagrafici, facciano outing. Tutti quelli che l’avrebbero fatto ma sono rimasti bloccati da principi etici o religiosi, si iscrivano al Partito dell’amore. Non è proprio la stessa cosa ma in qualche modo ci si avvicina. Chi ha alzato solo un dito, beh, ha un problema. Grave. Ha detto il grande regista:”…i politici sono litigiosi e non fanno sesso”. Questo è il suo vero punto debole. La sua analisi è difettosa. Non è bene informato e in materia di sesso e politica ha le idee molto confuse. Chissà da quanto tempo non legge un giornale. Eppure la sua candidatura nasce nel Partito radicale che, in proposito, ha già fatto belle esperienze. Vi ricordate Ilona Staller? L’Onorevole Cicciolina, per capirci. Messo a fuoco, sicuri? Ecco, in Parlamento ce l’hanno portata loro, Pannella, Bonino e company. E’ da quel momento che siamo stati tutti più liberi e la Durex ha triplicato il fatturato. Politica, sesso e economia. Assolutamente geniale in un paese di bigotti repressi come siamo noi. Il modello tailandese all’arrembaggio. E pensare che non era venuto in mente a nessuno. Ciampi, Prodi, Giavazzi, Padoa Schioppa, Visco, Draghi, Tremonti e via dicendo. Tutti deficienti. Sarebbe bastato abolire la legge Merlin, riaprire un po’ di case, un bonus profilattico, uno Viagra, Tantum rosa per tutti e via alla grande. L’economia sarebbe ripartita, in libertà. E Brass, signore della cul-tura radicale, avrebbe girato pure “Paprika due, il ritorno”, “Fallo bis”, “Così fan tutte, di nuovo” e chissà quante altre delizie cinematografiche. Ma sì, mettiamola a ridere, perché a fare i seri sull’argomento, si rischia di essere fraintesi. Per la verità a me Tinto Brass piace. Lo trovo audace, indipendente intellettualmente e non condivido l’aggettivo, grottesco, con cui spesso viene definito. E’ un bel satiro settantasettenne ricco di rimpianti e con un chiodo ancora fisso in mente. Tuttavia un problema si pone: la sua cul-tura è quanto di più distante si possa immaginare dall’ortodossia cattolica, dal perbenismo dominante, dalla morale corrente e dal comune senso del pudore. Al suo confronto la Bonino sembra una Carmelitana scalza. Ho visto che i cattolici del Pd si sono inventati di tutto per giustificare la scelta di appoggiare Emma, ma ora, con Tinto in lista, che ci verranno a raccontare? Che dirà la Binetti? E la Bindi? Come si mette Franceschini? Come farà Claudio Moscardelli, cattolico democratico pontino, a giustificare l’accostamento? Che racconterà in Curia? Bonino, Brass, Moscardelli, non suona bene. Neanche un po’. Veramente in questa campagna elettorale non c’è nulla che suoni bene. L’unica cosa sicura è lo sconcerto degli elettori di entrambi gli schieramenti. Non si è mai visto un casino simile. Mai, a memoria di votante. Ad esempio, si è sempre detto che l’elezione diretta dei Presidenti avrebbe favorito il giudizio puntuale degli elettori. Amministri bene, ti rivoto. Amministri male, vai a casa. Semplice. Ora, guarda caso, Nichi Vendola ha amministrato bene. La gente lo rivorrebbe, D’Alema no. Allora baffino gli mette contro Boccia e mezzo partito e punta all’appoggio di Casini. Anche Berlusconi preferisce Boccia come candidato del Pd. Perché? Ovvio, battere Vendola non serve a molto, mentre fottere Boccia significa farne a pezzi tre: D’Alema, Casini e Boccia. Tre a zero in casa del nemico. E la regione Puglia? Non gliene frega niente a nessuno. Amici, ecco i termini del ragionamento. L’importante non è solo vincere, ora bisogna stravincere. E non pensate che questo sia l’unico caso. Lo stesso proposito vale per tutti i candidati ex-diessini appoggiati da Casini. Insomma in ballo, a marzo, c’è molto di più che l’elezione dei Governatori, si decide il quadro politico del futuro. E non c’è posto per tutti. Di conseguenza nessuno vuole rischiare di perdere con le proprie bandiere al vento. Meglio camuffarsi. Credo che sia per questo che tutti i partiti, Udc compreso, stiano annacquando le proprie identità. La Polverini, per sua ammissione, non ha mai avuto la tessera di nessun partito. Mai fatto politica. Mai. Allora, chi rappresenta? Chi è? Come la pensa? Che sa fare? Se perde lei, chi perde veramente? La Bonino, al contrario, si sa, è un corpo estraneo alla logica politica tradizionale. Si è “scelta” da sola e rappresenta idee che sono trasversali ai partiti. E quindi è “buona” per tutti e per nessuno. Chi voto? Non so decidere, mi sento preso per il “brass”. Confesso che, in campo Pd, sono un tifoso di Veltroni, così come in area Pdl ero un supporter di Urbani. Penso e continuo a scriverlo, che Walter era “troppo” per un partito così modesto. Erano in troppi a non poterlo capire. Così ho ripreso il suo “La nuova stagione” che considero il manifesto dell’originario Pd e leggo a pag.23: “in nessuna grande democrazia europea sarebbe immaginabile presentarsi agli elettori con una coalizione priva dei requisiti minimi di coesione interna, tali da rendere credibile la sua proposta di governo: un’operazione politico-elettorale siffatta non avrebbe alcuna possibilità di vittoria, perché sarebbe inesorabilmente bocciata dagli elettori.” Signori, non è preistoria, è roba di meno di tre anni fa. Il mondo intero si regge su questo principio. E’ possibile che a sinistra non capisca più un “tinto” nessuno?

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