venerdì 22 gennaio 2010

Firenze con i colori del mondo



Firenze. Terrazza Brunelleschi, all’ultimo piano dell’albergo che ci ospita. Io e la mia amica di sempre. Panorama mozzafiato sulla città. Vedo la cupola del  Duomo che si erge su tutto il resto di questa visione incantevole. Ci sediamo ad un tavolo vicino alla vetrata. Penso: “così mi godo lo spettacolo.”  Da li a pochissimi minuti comincio a notare qualcosa, più di qualcosa, per la verità, che mi distrae dalla vista. La mia amica (e in questo le femmine sono tremende, figuriamoci se una delle due è pure vipera!), mi invita a guardare l’ingresso in sala di due ragazze, dall’aspetto grazioso, vestite, più o meno, come tutte. Minigonna di jeans e camicetta, una, mentre l’altra, un vestitino di maglina grigio. Niente di particolarmente originale. Su tutto, però, un cappellino dalla foggia arzigogolata. In realtà, con un gran fiore azzurro/turchese tenuto su da un cerchietto per capelli, con tanto di veletta che scendeva quasi a coprire gli occhi. Uno azzurro, l’altro, ancora più sexy, di velluto nero. Con difficoltà nel distogliere lo sguardo, chiedo un cappuccino, ma vedo una signora, non più giovane, che trionfalmente entra e percorre il corridoio fra le file di tavoli. Neanche Marylin Monroe all’apice del successo. Lo percorre avanti e indietro più volte, prima di prendere posto, quasi a dire. “  Per chi non avesse fatto in tempo a notarmi prima, offro altre possibilità”. Un collo di pelliccia altissimo e vaporoso di non meno di 20 centimetri di lunghezza e una chioma di capelli folta, lunga e rossa che litiga con ogni singolo pelo del rever della signora. E’ Eleonora Vallone, una mancata promessa del cinema e della conduzione italiana e figlia del grande Raf. Impossibile non notarla, pure per chi, come noi, ancora sonnecchiava. Da lì la gara, fra noi, a chi vedeva più stranezze. Così, una ragazza con capelli lunghissimi, stile Santa Agnese, (per chi non la conoscesse, vada a leggersi la sua affascinante leggenda) che mangiava, con i suoi bei capelli, che si appoggiavano e si ripiegavano, sul tavolo. Ma anche una signora, più che robusta, con un vestito aderente che le segna ogni curva ed ogni singolo rotolo di ciccia e con, sul punto vita, un largo nastro intrecciato in un gran fiocco. Colori, colori e colori. Non mi chiedo di dove fossero, ma inizio la giornata sorridendo alla diversità dei colori che questo posto, un po’ cosmopolita, mi offre di vedere.   
chevipera@libero.it                                                                                                                                     

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