di Lidano Grassucci
Violante, quello del Pd, ora dice di stare attenti sui magistrati. Per via della vicenda del sindaco di Pescara D’Alonso (del Pd) arrestato con tanto di grancassa e ora “scarcerato”, e anche Veltroni dice che quel che è accaduto è “un fatto gravissimo”. Già, ha ragione il socialista Cicchitto che commenta (per una volta col cuore): “Dovevano dirlo 14 anni fa”. Sì, dovevano dirlo anche quando sotto le forche caudine dei magistrati c’era Ottaviano Del Turco. Ma per i comunisti difendere i socialisti è sempre stato difficile, anzi la loro disgrazia era una piccola soddisfazione.
Il super moralista Antonio Di Pietro da qualche giorno è meno rigoroso per via del figliolo che pare di favori ne chiedesse e come. Se pensi male degli altri, primo a poi qualcuno pensa male di te. Moralista il padre, ma discolo il figliolo.
Ho letto i redditi del re della nuova morale, quel Grillo che fugge nella libera Svizzera davanti alla italica dittatura e dal suo fisco. Gli anarchici andarono a Lugano senza mezzi, lui ci va in villa, non è proprio la stessa cosa.
Vi racconto queste storie per le ricadute in casa nostra. Sono socialista e non mi è mai passata l’offesa per essere stata considerata la mia idea come criminale e mariola a fronte delle virtù degli altri. Mi sono preoccupato di una magistratura che faceva politica, eravamo in pochi i più buttavano monetine e incensavano i giudici come nuovi sovrani e stavano con loro. Rino Formica chiese di stare attenti: “A fare il puro trovi sempre uno più puro che ti epura”. Non aveva l’aria di profeta Formica, ma lo è stato.
Ora mi chiedo: se a Fondi la mafiosità l’accertano non i carabinieri ma dei travet, cosa ci impedirà domani di allargare il sospetto a Terracina, a Sabaudia, a Latina, a Roma? I comunisti (o ex fa lo stesso) pensavano di essere esenti dal sospetto, avevano un’etica superiore. Si facciano spiegare da D’Alonso.
Noi naturalmente stiamo dalla parte di D’Alonso, tanto quanto i suoi ci hanno gettato le monetine come si fa agli infami, ai traditori. Noi difendevamo, 14 anni fa, un principio. Sempre lo stesso: “la sovranità appartiene al popolo”. Sempre lo stesso da Genova nel 1892, prima nella Repubblica Romana, nell’Italia unita che abbiamo sognato, quando siamo entrati a liberare Roma, quando abbiamo cacciato i dittatori. Sovrano è il popolo a Pescara come a Fondi.
venerdì 26 dicembre 2008
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