giovedì 18 dicembre 2008

Senato e Popolo di Latina e la non festa (editoriale del 18 Dicembre 2008)

Lidano Grassucci



Oggi Latina fa il compleanno. Auguri, prima di tutto, perché la festa é un atto di sfida alla piatta normalità. Il problema é che questa é la festa di una città, non dei cittadini. Perché Latina é nata (aveva un altro nome, ma ho un certo ribrezzo nel ricordarlo per via del mio odio per i dittatori) perché qualcuno a Roma aveva deciso così. Non é nata infatti dove il fiume si stringe, dove si può guadare, non é nata dietro un porto da cui si può arrivare e partire, non sta neanche in alto per potersi difendere dai mori. E’ l’unica città che sta dove gli uomini non avrebbero mai fatto una città, ma dove i geometri potevano coltivare un sogno: fare case senza vincoli di mare, fiumi, o colline.
Una città da laboratorio. Tutto quadro e squadro, tutto ordine e disciplina, tutto un credere.
Festeggiate la città, c’è sempre una ragione per far festa. Ma vorrei, un giorno, festeggiare i cittadini.
Sul simbolo di Roma c’è la sigla SPQR, una cosa che mi ha affascinato per via dei giochi di parole che stavano nelle strisce di Asterix il gallico che trasformavano la sigla in “Sono Pazzi Questi Romani” o in “Sono Porci Questi Romani”.
Oderzo, l’autore della striscia di Asterix, giocava tra nazionalismo francese e brogli sulla storia. Ma sapeva bene che era per quella sigla che Roma aveva conquistato il mondo, in quella sigla c’era il segreto di Roma. Perché quella città era il Senato e il Popolo di Roma. Erano i suoi cittadini.
Latina sarà città quando sarà possibile scrivere sotto il simbolo della città Senato e Popolo di Latina, una città libera, una città della sua gente.
Per questo oggi non faccio festa, ma auguro ai festanti tanta fortuna e di pensare a quella storia del Senato e del Popolo, fa la differenza.

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