domenica 14 dicembre 2008

La questione morale e la morte della politica (editoriale dell'11 dicembre 2008)


Le cose mutano, come mutano le nuvole, ma le cose hanno ragione e memoria. Dico questo perché in questi giorni è emersa una questione, una domanda, che è stata rimossa da tempo, messa nell'angolo dell'ipocrisia. Sono emerse le conseguenze della questione morale che mise in campo Enrico Berlinguer, segretario del Partito comunista italiano. Partiva dal presupposto che davanti alla tragedia del "socialismo applicato", dietro la fine dell'utopia dell'eguaglianza di Stato, la diversità dei comunisti stava nella loro "superiorità etica". La questione morale è questione centrale nei totalitarismi, fuori dalla politica per i laici. Machiavelli aveva "separato" l'etica della politica. La politica era il "governo della città così come era", per le religioni (e poi per i totalitarismi) era uno strumento per
insegnare a vivere". La differenza sta in chi vede la politica come tecnica di governo per l'uomo così come è e chi la interpreta come scuola di vita per creare un "uomo nuovo", un uomo migliore di quello che è dato. Questa seconda modalità
ha bisogno di élite che "interpretino" il bene, che siano eticamente superiori. I
l leninismo crea il "partito per le masse" contro la visione menscevica(socialdemocratica, laburista, socialista) di un partito delle masse. Nel primo caso i membri del partito sono iniziati del vero (o della storia) nel secondo caso sono pari ai rappresentati. Nel primo caso sono sopra, nel secondo allo stesso livello.
Essere allo stesso livello significa essere parte delle virtù, ma anche dei vizi degli altri. Berlinguer tira fuori se stesso e i suoi da questa visione, loro sono "moralmente diversi". I socialisti, i menscevichi barano, rubano, si distraggono, amano i lussi, i comunisti no, mai. Questa differenza entra dentro la
società civile, dentro i nervi comunitari. Tanto che Gaber in "eravamo comunisti" sostiene: "eravamo comunisti, perché da noi il peggiore partito socialista
d'Europa"; "eravamo comunisti, perché Berlinguer era una brava persona".
E' la "questione morale" berlingueriana è il presupposto per l'offensiva giudiziaria degli anni '90. La moralità diventa l'unica categoria per la politica e mette dentro
la dicotomia bene-male che è propria della religione. La conseguenza è l'arresto dell'avversario che è, in quanto avversario, immorale, cattivo. I menscevichi, i
socialisti sono il nemico per eccellenza, sono come Jessica Rabitt: disegnati cattivi. La morte giudiziaria dei menscevichi italiani produce l'unica conseguenza
possibile, la morte della sinistra. Perché la sinistra in Europa o è menscevica, socialdemocratica o semplicemente non è.
Le categorie morali non stanno dentro l'internazionale socialista che è pragmatismo, che è politica come trasformazione del reale nell'aspetto materiale: migliorare
le condizioni degli ultimi ora e qui, non rimandare a paradisi futuri. La diversità etica significa, poi, l'affrancarsi da qualsiasi rapporto con le differenze del reale, la superiorità morale può prescindere dal consenso, dal bisogno volgare.
Il Partito democratico non è per sfamare gli affamati, ma per spiegare come si mangia. Se in tavola c'è companatico il pane è superfluo, basta mantenere l'etichetta, non ruttare, e saper usare le posate. Anzi l'avere cibo a tavola
è un problema ulteriore, nel senso che mangiando sul serio ci si sporca le dita e anche la tovaglia e si scompone l'ordine delle posate. La sinistra etica ha nel partito delle toghe la sua sublimazione, la sua realizzazione. E godeva di
buona stampa e buoni intellettuali: il suffragio universale, la democrazia non piace alle élites, la fame non è conosciuta da chi ha sempre mangiato
Ma quando i meccanismi si mettono in moto non si fermano, ora la "questione morale" è arrivata nelle amministrazioni diverse, quelle degli orfani comunisti e
non c'è speranza. Domenici, il sindaco di Firenze, è impotente giudici e Repubblica,
giudici e stampa non badano al consenso, alla buona amministrazione, serve una amministrazione etica. Serve La Pira, non Domenici.
Naturalmente non gioisco di questo "sistema", inorridisco di come la democrazia italiana si è suicidata, di come per via giudiziaria (morale) sia stato cancellato tutto il pensiero politico liberal-socialista dando la stura alla sopravvivenza
degli eredi del peggio del '900: il comunismo e il fascismo. Categorie che nel resto
dell'Europa non hanno senso mentre in Italia esprimono classe dirigente.

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