mercoledì 11 agosto 2010

UTINA DAY - Non mancava proprio nulla

Teresa Faticoni
Alla partenza - 7 in punto -  il raduno mezz’ora dopo l’urlo del signor Angelo «Si parteeee» - tutti ciarlieri e vivaci, i cani animati da mille curiosità stiravano all’inverosimile i guinzagli dei padroni, le magliette a maniche lunghe ancora addosso per il freschetto scrocchiante di Bassiano. 
Così è cominciato l’Utina day. 
Con l’assessore alla cultura Maurizio Orsini a distribuire i fazzolettoni a quadri bianchi e rossi legati ai quattro angoli opposti pieni di ogni bendidio (un quarto di vino di Cori, una pagnottella di pane da fare ‘nfusso, pomodori-cipolle-olive, un pizzico di sale e una “ciammelletta”) attaccati ai bastoni freschi di taglio. Utina è il nome che i Lepini danno al fagotto che i pastori attaccavano al gomito quando salivano in montagna con le bestie (da uto, in dialetto, appunto, gomito). E noi moderni senza scimmiottare ma con un sano divertimento ci siamo incamminati verso la fonte Sant’Angelo. A metà percorso, che segue la cascata dell’acqua incanalata in un sentiero di sassi, nessuno parlava più. Solo i bambini, e qualche pigro con la ruggine antica nelle ossa, a chiedere quanto mancava. 
Il gruppone si è sparso per la montagna, con le sapienti guide a tenere d’occhio tutti. La vista della fonte è sembrata un’oasi nel deserto come nelle barzellette della settimana enigmistica. A quel punto l’utina è stata scartocciata, mentre l’assessore distribuiva a tutti alici al tacco (da sbattere contro le scarpe per toglier via il sale), il pane è stato bagnato nelle freschissime acque di montagna (d’estate e di inverno a dieci gradi e mezzo), i pomodori spaccati con i coltellini da campeggio, e vino a volontà. Erano le dieci del mattino. Il gruppo Jo menaturo, con uno splendido adolescente a cantare in dialetto, si è prodotto nelle sconce e divertenti canzoni lepine; una guida ha spiegato flora e fauna dei monti nostri; lo storico Gino Zaccheo (arrivato in seconda battuta con Memmo Guidi) ha raccontato la storia della fonte e degli acquedotti. Non mancava proprio nulla. Anche i cavalli che si sono abbeverati alle vasche dove un cane aveva pensato bene di rinfrescarsi qualche minuto prima. Poi tutti ci siamo spostati qualche metro più in su, in un largo prato dove in un pentolone sono state cucinate per tutti le lacne con i fagioli piccanti al punto giusto. E complice l’atmosfera bella e calda, una compagnia gradevolissima e l’immancabile bicchiere di vino sono partite anche le barzellette sui preti. Esperienza da ripetere, perché se dovessimo immaginare frotte di turisti arrivare sui monti nostri le penseremmo così. Con tutto quello che abbiamo da offrire che è la nostra storia, le nostre risorse naturali e la nostra gente che sa parlare e divertirsi.

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