giovedì 19 agosto 2010

Sardegna un posto dove c’è il mare



Geronimo Stilton


Che il suo Dio, quello in cui credeva, lo accompagni per il tempo senza tempo. Il presidente Cossiga è stato seppellito ieri a Sassari, nel cimitero monumentale della città, lì dove era nato. Si gira sempre il mondo per tornare a casa e fermarsi. Sul feretro la bandiera della Repubblica e quella della sua Sardegna, i 4 mori. Simbolo di fierezza la seconda quanto di libertà il tricolore italiano. A onorarlo i suoi soldati: i piccoli fanti della Sassari, i giganti dei granatieri di Sardegna. I primi erano la sua gente, i secondi erano la guardia, quelli che arrivano quando tutto, tutto è finito e solo l’onore è da salvare. Ai secondi regalò la divisa che per secoli avevano indossato e per anni dimenticato da retoriche pacifiste che offendono la storia. Simboli, le bandiere e i soldati, che nessuno sa più leggere, come se fossero tutti analfabeti di ritorno. Come puoi capire Cossiga se non conosci la storia di quelle teste mozzate, di quel segno a incuter timore per chi vuole far prepotenza ai sardi, da lontano la senti la paura per quell’offendere alla dignità.
E il tricolore mutato dalla rivolta grande di Francia per la Francia e per il mondo, niente parrucche, niente privilegi liberi, fratelli e uguali. Ma chi la legge più, bande colorate sono. Boh, sono principi. I soldati presentano le armi, a dire che il loro è servire per la libertà di tutti. Ma chi lo legge più, si corre oggi sui giornali ci spiegano che il capo del governo è stato visto con due donne e che  al mare la prole indossa un costume succinto. Tempi nuovi corrono, tempi in cui le bandiere le fanno i designer, le divise gli stilisti.
Tempi nuovi corrono, e Repubblica è solo un giornale e la Sardegna un posto dove c’è il mare. 

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