giovedì 19 agosto 2010

L'ARCINORMALE - Il cancro della Sinistra



Lidano Grassucci



Il dibattito seguito agli articoli sulla scomparsa di Francesco Cossiga hanno riportato a galla un mondo che, sinceramente, credevo scomparso. Ogni tanto, con il mio compagno Massimo Passamonti, facciamo i reduci della eresia riformista che ci accumunò, dividendoci (ma la bellezza di essere socialisti è questa, in due fondiamo almeno tre correnti), pensando che i tempi nuovi avessero cancellato le scomuniche che ci portiamo dietro da quando scegliemmo quell’eresia nella patria dei sanfedisti.
 Claudio Lolli, interpretando l’ostilità verso i catari che eravamo, cantava:“ La socialdemocrazia è un mostro senza testa.
La socialdemocrazia è un gallo senza cresta. Ma che nebbia, ma che confusione che vento di tempesta. La socialdemocrazia è quel nano che ti arresta”.
Erano certamente tempi bui quelli che vanno dalla fine del ’68 all’inizio degli anni ’80. Ecco noi eravamo (e ahimè, siamo socialdemocratici), eravamo letti come i preti romani leggevano i catari: “servi del demonio”. Ora che il demonio è l’America, il riformismo, l’Spd tedesca, cambia poco, le chiese hanno poca fantasia.
Ma mentre loro, i puri, mandavano i ragazzi a morire per strada e trattavano per andare al governo, noi facevamo “piccole cose”, cose borghesi, io direi socialdemocratiche: lo Statuto dei lavoratori; l’energia elettrica come diritto per tutti; la possibilità di sciogliere il sacro vincolo del matrimonio quando non si andava più d’accordo tra uomini e donne che erano, per noi, eguali nei diritti e nei doveri; il diritto alla salute gratuito e per tutti (ancora oggi il migliore e più equo sistema sanitario al mondo); la riforma della scuola con l’obbligatorietà della istruzione fino a 14 anni, la scuola media unica, l’accesso per tutti all’università.
Cose stupide mi direte, cose che il mio padre politico Riccardo Lombardi definiva “riforme di struttura”. “Noi - ci spiegava Lombardi – viviamo in una casa che non ci piace, ne sogniamo una nuova, ma nel frattempo dobbiamo tenerla in piedi e cambiare mattone dopo mattone fino a quando della vecchia casa non rimarrà un mattone”.
Loro, i massimalisti gli estremisti, contemporaneamente stavano in piazza, aspettavano Godot.
Socialdemocratici significa cambiare ora e non rimandare al prossimo futuro, significa capire il contemporaneo, analizzarlo studiarlo, pensarlo. Ci siamo confrontati sempre con il livore puro ma improduttivo dei puri, siamo stati tacciati di tradimento, il marchio di “social fascisti” non lo cancellano. Oggi, sulle analisi legate alla figura di Cossiga, ho ritrovato quello stesso livore, quella stesa purezza che carsicamente si è nascosta dentro la società italiana fichetta e politicamente corretta. Si ricordano i ragazzi morti per mano poliziotta, ma si dimenticano i poliziotti morti per mano “rivoluzionaria”. Giorgiana Masi aveva 19 anni, è stata uccisa mentre passeggiava con il fidanzato, ma Settimio Passamonti, agente di polizia morto solo qualche giorno prima per mano rivoluzionaria, di anni ne aveva 23. Dimenticato?
Qualche domanda i puri se la dovrebbero pur fare. Pierpaolo Pasolini, la mente più lucida dell’intelligenza italiana per alcuni lustri, anni prima sul Corriere della Sera aveva pubblicato una nota. La ripropongo in uno stralcio, è una poesia ed era il giugno ‘68:
“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all’altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici.”

Quella incapacità di leggere il mondo in maniera non manichea è rimasta tutta, l’incapacità di vedere le ragioni nell’altro fosse lui anche l’avversario più acerrimo resta tutta. Forse questo spiega la distanza siderale tra la sinistra pura, e inutile, e la società italiana, che infatti pragmaticamente non la sceglie. Cossiga è considerato responsabile di tutto il male del mondo: lui ha ucciso Giorgiana Masi, lui ha ucciso Moro, lui ha ucciso la rivoluzione, lui era il depositario dei segreti. Dire che Moro è stato ucciso dalle Brigate Rosse è, per questa vulgata, una bestemmia, l’assassino è Cossiga. Settimio Passamonti, poi, è morto meno degli altri. La sinistra “ufficiale” si è mai interrogata sulle radici (universitarie? Operaie? Oratoriali?) del terrorismo? Come oggi non si interroga sulla presa tra gli operai della Lega nel profondo nord.
Mai un dubbio, mai un errore. Del resto i cattolici romani hanno mai avuto dubbi sulla repressione dei catari?
Qui cambia sempre poco e i crociati sono sempre lancia in resta, noi siamo qui sulle montagna a sognare un mondo senza fedi, un mondo “senza testa” appunto.

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