lunedì 23 agosto 2010

L'ARCINORMALE - Elezioni, qualche dubbio



Lidano Grassucci



Andremo a votare di nuovo, anche questa volta sarà un referendum sull’orlo di un baratro. Naturalmente non sarà così, ma se la politica continua a giocare con il consenso ci sono dei rischi.
 I latini amano molto Cesare e il cesarismo, sono naturalmente affascinati dagli uomini della Provvidenza, salvo poi odiarli quando la Provvidenza cambia uomo, e la nostra è volubile forte.
Vengo da terre schiave per secoli di preti e, quindi, gli esempi coi preti mi vengono meglio: “chi entra Papa in conclave, ne esce cardinale”. Che vuol dire? I calcoli che si fanno a monte spesso non  tornano con quelli che poi si riscontrano a valle.
Vanno di moda, tanto, i sondaggi ma il popolo non è come il deserto arabo che se fai il buco esce il petrolio, qui se buchi ti esce indifferentemente acqua, melma, gas o terra e ancora terra, e talvolta escono conchiglie. Il popolo è volubile, imprevedibile e i risultati delle elezioni sono sempre cinici e bari. Una volta i socialisti decisero di unirsi dopo che un odio fratello li aveva divisi per lustri, Saragat e Nenni insieme. Pensavano di fare bingo, di sommare i loro voti e di mettercene sopra altri. Erano ottimisti, presero meno consensi di quelli presi divisi la volta prima. “Cinico e baro” avrebbe definito il destino che porto a quel risultato Giuseppe Saragat che era uomo provveduto e razionale.
Mai scherzare con le elezioni: Bossi è convinto, ma ha visto la faccia della sua prole? Non è nobile mettere il cognato nella casa del partito, ma fare consigliere regionale il pargolo, bocciato alla maturità tre volte, è una figata?
Berlusconi ha il dovere delle riforme: cosa ha fato per limitare il potere (lo strapotere, l’abuso di potere) dei magistrati? Perché chi giudica è collega di chi accusa? Perché non c’è una norma efficace che impedisca ai miei colleghi di trasformare il diritto di raccontare cose pubblicamente rilevanti con l’abuso di sputtanarmi per cose personali e penalmente ininfluenti?
Perché in questo paese, e solo in questo, non vale il principio che tutto è lecito tranne ciò che è espressamente vietato? Perché la legge sulla procreazione assistita l’hanno dettata i preti non determinata liberamente i rappresentanti del popolo sovrano?
Ci ragionerei sopra queste cose, so bene che i sanfedisti i Pavolini sognano eroiche rese di conti nel ridotto della Valtellina (che non resta famosa per resistenze eroiche ma per la prosaica bresaola), ma la politica democratica è ragione non entusiasmo, fanatismo.
Penserei e tanto prima del voto, Bossi cerca di anticipare la resa dei conti dei suoi colonnelli, lo capisco ma quando si va in guerra mica è detto che la vinci. In un paese siciliano alla fine della guerra campavano male e avevano fame. Uno sveglio dei paesani propose: “dichiariamo guerra agli americani, ci vincono, ci fanno prigionieri e a quel punto sono tenuti a darci da mangiare”. Idea geniale, solo che un compaesano trovò da ridire: “Tutto giusto, ma se vinciamo?”
Non se ne fece nulla.
Bossi ha ragione, ma se vincono gli altri? 

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