lunedì 5 luglio 2010

Unicredit, si inasprisce la protesta

Teresa Faticoni
Si inasprisce la situazione in Unicredit Banca di Roma per i dipendenti che da tempo sono in stato di agitazione. La protesta coinvolge sia le filiali di latina sia quelle di Frosinone. Nei giorni scorsi si sono tenute le assemblee provinciali di Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Silcea, Ugl Credito e Uilca e amaramente non si è potuto far altro che constatare che la situazione all’interno dell’azienda non si è assolutamente modificata rispetto alle motivazioni che hanno indotto i rappresentanti sindacali nei mesi passati alla dichiarazione dello stato di agitazione. Il cahier des doleances è lungo. I dipendenti lamentano di subire pressioni «esasperanti» per la vendita dei prodotti commerciali. La formazione del personale risulterebbe insufficiente e non idonea. La gestione e l’organizzazione del personale sarebbe, secondo la denuncia delle sigle sindacali, confusa. Il tutto si inserisce in un organico carente con conseguenti ritmi e carichi di lavoro divenuti insostenibili. Pesa, inoltre, l’incertezza che aleggia intorno alle ricadute che potrebbero determinarsi per ONE4C. Si tratta sostanzialmente della fusione, cioè il progetto “One for Clients” (“Uniti per i Clienti”) che secondo Unicredit è “programma di evoluzione del nostro approccio al mercato e un programma di cambiamento culturale”. Esso prevede la rivisitazione dei criteri con cui sono ripartite le aree tematiche: Corporate Banking, Families, SME Banking e Private Banking. Da un punto di vista organizzativo, i segmenti saranno raggruppati in due Strategic Business Area: la SBA Families & SME Banking e la SBA Corporate and Investment Banking and Private Banking. In Italia è anche prevista la modifica dell’articolazione societaria tramite l’integrazione in UniCredit S.p.A. di tutte le attività attualmente svolte nelle principali società italiane del Gruppo e la creazione di 7 “presidenti territoriali” cross-divisionali come interfaccia tra UniCredit Group e i principali interlocutori locali. Cosa significa in termini di qualità del lavoro? Non è ancora dato sapere. Da qui dalle assemblee è emersa in maniera unitaria la volontà di cominciare con una protesta più dura: non saranno caricati bancomat e non saranno eseguite attività lavorativa durante l’orario di intervallo del pranzo; i dipendenti si asterranno da qualsiasi prestazione di lavoro straordinario, («che come recita il contratto collettivo nazionale del lavoro è una prestazione eccezionale e non permanente come solitamente avviene, tra l’altro nella maggior parte dei casi non retribuito»); saranno segnalati ai rappresentanti sindacali comportamenti eticamente non corretti relativamente a pressioni commerciali e personali. «Non abbiamo proclamato sciopero per non creare disservizi alla clientela – sostiene Claudio Fargnoli, coordinatore provinciale per la UniCredit banca di Roma della Uilca Uil – Non si tratta di rivendicazioni di carattere salariale, ma solo di carattere normativo che non graveranno economicamente sulla banca. Cerchiamo un clima di serenità sul posto di lavoro e una gestione del personale che tenga conto delle persone». I rappresentanti sindacali hanno richiesto un incontro con la Direzione Commerciale per la verifica e la possibilità di interventi a breve. Saranno interessate anche le Segreterie Regionali per un coinvolgimento al fine di interventi presso le strutture superiori della azienda e per la proclamazione, se necessario, di eventuali giornate di sciopero, congiuntamente ad altri territori  della Direzione Commerciale. Hanno già incrociato le braccia i lavoratori di Lombardia, Toscana e Campania. Si avvicina anche l’ora di quelli pontini. 

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